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Taga Day 2024 Out of the box, novità e aggiornamenti sul packaging

Torna l’appuntamento con il Taga Day 2024, l’evento che unisce formazione, ricerca e networking, che si svolgerà il 22 marzo 2024 a Milano.

Il Taga Day è la giornata evento di Taga Italia in cui tecnici, aziende e professionisti si incontrano per condividere spunti e riflessioni sui molteplici aspetti del mondo della comunicazione stampata.

L’edizione 2024 avrà come focus il mondo della cartotecnica, con interventi che vanno dal mondo della creatività e dei trend alla realizzazione del prodotto e le normative aggiornate. Ecco alcuni dei momenti salienti che ti aspettano:

  • Novità normative per il packaging
  • Trasformare la creatività in riproducibilità
  • Materiali per packaging: Carta, Cartone, richieste e specifiche relative a prodotto
  • Inchiostri, vernici, protezione funzionali all’uso del packaging.

Imballaggi PPWR: dall’accordo del 15 marzo al Coreper emergono obiettivi di sostenibilità sfidanti ma concreti

“L’accordo sulla revisione della direttiva imballaggi (PPWR) – raggiunto il 15 marzo scorso dai rappresentanti dei 27 Stati membri della UE (COREPER) – riconosce l’economia circolare e il riciclo essenziali per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal” afferma Michele Bianchi, presidente della Federazione Carta e Grafica, che aggiunge “Il testo finale risente molto dell’azione dell’Italia svolta sia tramite il Governo e le Amministrazioni, sia del Parlamento UE, in cui i parlamentari italiani Salini, Toia e Fiocchi tra tutti, hanno svolto un ruolo determinante.”

Nella filiera rappresentata dalla Federazione, Lorenzo Poli Presidente di Assocarta esprime la “soddisfazione del settore cartario – che effettua il riciclo finale all’interno del proprio processo produttivo da sempre, ma innovando ogni giorno nella tecnologia e nelle applicazioni. Nel 2023, nonostante la riduzione della produzione industriale, il tasso di utilizzo delle fibre secondarie ha segnato un +5% totalizzando il 67% sul totale delle fibre utilizzate dal settore”. “Per il settore cartario – continua Lorenzo Poli –, in considerazione dell’attuale stato della tecnologia, è positiva l’introduzione di una definizione di riciclo di alta qualità che include l’applicazione nell’imballaggio ma anche le altre applicazioni – commenta Lorenzo Poli – e la definizione di imballaggio composito che esclude componenti plastici al di sotto del 5% del peso totale, oltre agli altri trattamenti necessari per migliorare la protezione degli alimenti”.

Anche la componente della trasformazione della Federazione plaude l’intesa finale che supera la contrapposizione tra riciclo e riuso introducendo la deroga generale (di cinque anni) dal riutilizzo per lo Stato membro che dimostra di superare di 5 punti percentuali gli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2025 ed esenta il cartone dagli obiettivi di riutilizzo per gli imballaggi per il trasporto B2C (incluso il commercio elettronico) e B2B, per i grandi elettrodomestici, per il cibo d’asporto, per le bevande come il latte e le altre deperibili. Per Emilio Albertini, Presidente di Assografici “La proposta iniziale era caratterizzata da molti divieti ed imposizioni irrazionali che andavano a penalizzare imballaggi riciclabili e ampiamente riciclati per sostituirli idealmente con soluzioni di riuso dall’impatto ambientale incerto. Bene, quindi, le esenzioni dai target di riutilizzo per il cartone e lo stralcio dei divieti per gli imballaggi a base carta per frutta e verdura fresca e per alimenti e bevande nel settore HORECA. Peraltro, l’obbligo di contenuto minimo riciclato per la plastica va in contrasto con i divieti vigenti nella normativa dei materiali a contatto per alimenti”.

Ci sarà meno tempo per gli Stati membri per adottare divieti nazionali. Inizialmente prevista per la data di applicazione della normativa (terzo trimestre stimato del 2026), la presidenza ha modificato il testo in modo che gli Stati membri possano mantenere le restrizioni adottate prima del 1° gennaio 2025 all’immissione sul mercato di imballaggi. Tutto ciò è positivo, ma è anche un “vulnus”” al mercato interno: infatti, un regolamento che entrerà subito in vigore (senza una legge di recepimento) “consentirà” la sopravvivenza delle norme nazionali tradendo lo spirito di armonizzazione della norma comunitaria e della stessa Unione.

Packly, dalla progettazione alla stampa il packaging è su misura

Una visione fortemente improntata al digitale e al cliente ha affermato il progetto  come una nuova interpretazione del web to print al servizio del packaging.

Di fronte alle pressanti richieste di personalizzazione, riduzione dei tempi di consegna e grande flessibilità, la risposta peggiore è tergiversare. Nonostante i dubbi infatti, oggi i mezzi per garantire risposte adeguate non mancano, a condizione di sposare senza remore la transizione digitale ed essere in grado di sfruttarla a dovere. «Il nostro progetto attuale nasce una decina di anni fa – ricorda Giuseppe Prioriello, CEO e socio fondatore di Packly -, come spin-off di un’altra nostra iniziativa, perché avevamo deciso di votarci totalmente all’innovazione».

Un punto importante questo, per capire la volontà e il relativo potenziale di non seguire sempre e comunque un’evoluzione lineare, ma capire quando e quanto sia importante invece una svolta decisa rispetto al passato. Per distinguersi in un settore molto attuale ma anche molto legato a modelli di lunga data come il packaging, era necessario ripartire da zero dal punto di vista progettuale.  «Nel corso del tempo abbiamo sempre seguito un approccio orientato al cliente, pronti ad analizzare e risolverne i problemi – sottolinea Prioriello -. Sono emersi diversi punti fondamentali, come abbassare la quantità minima per un ordine, assecondare la domanda di personalizzazione e standard qualitativi elevati».

Adattare un’organizzazione tradizionale, costruita intorno a tecnologie offset e procedure lunghe anche settimane, si è presto rivelato impensabile. La scelta è stata quella di ridisegnare i processi, dipendendo il più possibile da se stessi. La piattaforma Packly, come buona parte dei flussi di lavoro, è quindi il risultato di uno sviluppo software interno. Sicuramente impegnativo, ma al tempo stesso anche garanzia di aggiornamento tempestivo e fattore distintivo.

Il packaging nell’era digitale

Dedicarsi esclusivamente a un servizio web to print  di packaging online ha poco a vedere con la stampa online come è stata concepita in origine. Più di volumi e consegne rapide, in questo caso si parla di personalizzazione, di flessibilità nei tempi e nei volumi, con margini comunque ristretti, e soprattutto garantire supporto.

«Uno dei principali fattori distintivi per noi è la piattaforma di progettazione. Permette al cliente di operare da qualsiasi postazione in qualsiasi luogo, realizzare il modello desiderato, visualizzarlo in 3D ed eventualmente confrontarsi al di fuori della piattaforma con i propri consulenti e acquirenti. Inoltre, stampare al limite anche una sola copia, per verificare il risultato. In pratica, offriamo le stesse garanzie di chi acquista un abito su misura e prima di pagare lo prova in negozio».

Dal lato utente, il ragionamento appare perfettamente lineare. Solo guardando al grande lavoro e alla perfetta organizzazione alle spalle, è possibile capire la dimensione e il tasso di innovazione del progetto. Aspetti che dovrebbero essere rivelati il più possibile a chi decide di affidarsi ai servizi dell’azienda molisana. La procedura è infatti alla portata degli operatori della comunicazione visiva, senza doversi preoccupare di competenze tecniche. Un progetto può infatti partire da una libreria di modelli predefiniti ai quali aggiungere le dimensioni volute, i materiali e i colori, compresa eventuale vernice o tinte speciali. Oppure, sfruttare la particolarità di una funzione dove semplicemente inserire le dimensioni dell’oggetto per ottenere una serie di modelli di   packaging compatibili e realizzabili per le misure immesse.

«È una sfida decisamente complessa per noi, perché dobbiamo combinare il mondo digitale con quello reale. Da una parte, organizzare le apparecchiature per garantire una produzione uniforme, entro i limiti stabiliti, quando a seconda delle necessità si usa la stampa offset o quella digitale. Oppure, gestire produzioni con esigenze particolari, come quelle del settore alimentare».

Al momento, una sfida affrontata e superata senza particolari difficoltà. Grazie anche al momento particolarmente favorevole per il packaging, i risultati non mancano. Per consolidarli nel tempo però, non serve solo saper cavalcare l’onda. Anzi, cercare di restare sempre un passo avanti in un settore molto dinamico è un degli aspetti più delicati.

Se un portale web bene organizzato è facilmente fruibile in qualsiasi luogo del mondo, la vera sfida inizia subito dopo. «Il mercato chiede stampe veloci, ormai allo stesso ritmo di un qualsiasi e-commerce. I tempi della comunicazione sono diventati strettissimi; di conseguenza le aziende tendono a validare diversi progetti, con relative forme e colori. Subito dopo, spetta a noi essere altrettanto veloci, e per quanto possibile anche proattivi».

La risposta sono spedizioni al massimo entro quarantotto ore dall’ordine, anche per decine di grafiche diverse. Quelle sempre più spesso utilizzate dalle aziende per effettuare dei test sul campo e capire quali siano adatte alla produzione in grandi volumi. Una volta individuate, a loro volta da garantire nel rispetto dei tempi concordati. Chi invece vuole affidarsi a Packly anche per rendere più flessibile e meno onerosa la gestione interna del magazzino, può contare su spedizioni organizzate nell’arco di due, cinque oppure otto giorni.

L’importanza di sostenibilità e qualità della vita

Alle spalle di tutto questo è indispensabile costruire un sistema a prova di errore, dove di conseguenza il digitale non è da intendersi solo per gli aspetti riguardanti la stampa. L’intero processo produttivo, dal prelievo dei supporti in magazzino alla consegna al reparto spedizioni, è il più possibile automatizzato. Nel pieno rispetto dei principi di Industria 4.0, l’utilizzo di codici prodotto e dei più attuali sistemi RFId permette un flusso bidirezionale dei dati. Utile da una parte per gestire le operazioni interne e dall’altra ad allinearsi agli standard di tracciamento.

Anche se l’esperienza dei fondatori è decisamente di lunga data, un’azienda nata una decina di anni fa, non può fare a meno di confrontarsi con la richiesta di sostenibilità. Se ben gestita, pronta a trasformarsi in valore aggiunto. «Ci abbiamo creduto e scommesso da subito. Oggi il nostro stabilimento è alimentato al 100% da energia sostenibile. Quando il nostro impianto fotovoltaico non è sufficiente, ci serviamo da fornitori con produzione proveniente esclusivamente da eolico o fonti rinnovabili certificate. Inoltre, scegliamo i materiali di stampa in base alle caratteristiche di sostenibilità e recuperiamo ogni scarto possibile. Sempre più, il cliente guarda a questi aspetti, e li apprezza».

Liberi di fare impresa

Una volta fuori discussione la validità del progetto Packly, è possibile affrontare anche un aspetto certamente meno tecnico, ma altrettanto importante. Investire su uno stabilimento in Molise va contro le convinzioni ancora radicate di essere avvantaggiati da una posizione vicina alle grandi opportunità offerte dai mercati di riferimento. Grazie anche all’appoggio del digitale, oggi questo è un principio ormai superato, in favore di una maggiore distribuzione del lavoro, una migliore valorizzazione delle risorse locali, non necessariamente costrette a trasferimenti, e in definitiva alla qualità della vita, facilmente traducibile in una forza lavoro più soddisfatta e quindi efficiente.

«È stata una parte importante della sfida e sicuramente nelle esperienze precedenti all’estero io e mio fratello avevamo trovato maggiore facilità a investire. Nella nostra terra però, possiamo contare sull’enorme vantaggio delle persone. Abbiamo la possibilità di sceglierle, formarle e qualificarle secondo le necessità. Questo rende più facile anche tenerle con noi, mentre altrove è spesso difficile trovare chi è disposto a condividere un progetto, concentrarsi e risolvere problemi nel tempo. Credo abbiamo realizzato qualcosa che prima nel mondo della cartotecnica non c’era».

Personalizzazione a tutto campo

Oltre alla giustificata soddisfazione per uno scambio con il proprio territorio vantaggioso per entrambi, è importante anche non sentirsi mai arrivati. Sviluppare e realizzare tecnologie in proprio significa anche questo, assicurare crescita e stimoli tali da non sentire la necessità di cercare alternative. «Il nostro team di R&D è in grado di individuare e richiedere personalizzazioni alle linee produttive   utili per raggiungere i nostri obiettivi di qualità e produttività. Un aspetto non di rado condiviso con realtà straniere, utile a entrambi».

Una visione di lungo termine, dove è sempre importante pensare sempre al passo successivo. Se per quanto riguarda la personalizzazione spinta, intesa come gestione di dati variabili in stampa, la domanda è ancora limitata, su altri aspetti gli obiettivi sono già chiari. «Dobbiamo diventare ancora più reattivi sui tempi di produzione e consegna, dove ormai l’attesa è sempre più stringente – conclude Giuseppe Prioriello -. Un altro aspetto impegnativo è la riduzione dei costi, da intendersi soprattutto come minori sprechi e maggiore capacità di adeguare una tiratura alle esigenze effettive. Guardando oltre, vedo prospettive interessanti per l’impiego di tecnologie come RFiD e NFC nel packaging, per interagire in modo più evoluto di quanto si faccia spesso già oggi con un QR-Code».

Epson a Fespa 2024: articoli personalizzati e tutte le funzionalità della tecnologia di microproduzione

In occasione di Fespa 2024 (Amsterdam, dal 19 al 21 marzo) Epson presenta due novità: SC-V1000 e SC-F1000, rispettivamente la sua prima stampante piana UV con ingombro ridotto e il nuovo modello ibrido DTG entry-level. Non solo: quest’anno l’azienda si è focalizzata sul tema della personalizzazione nel settore della microproduzione ed espone una vetrina di articoli stampati su misura dal design accattivante, colorati e di alta qualità.

“Durante Fespa – dichiara Renato Sangalli, head of sales C&I Printing di Epson Italia -dimostreremo come la tecnologia per la stampa digitale per microproduzioni di Epson è in grado di supportare le aziende che realizzano prodotti personalizzati e di qualità. La varietà di tecniche di stampa in esposizione dimostra le numerose applicazioni avanzate e flessibili della gamma di stampanti digitali Epson, tra cui le più recenti stampanti a sublimazione, Direct-to-Garment (DTG) e a ultravioletti (UV) per oggettistica”.

Progettata per soddisfare le esigenze delle aziende del settore degli articoli promozionali (dai negozi di fotografia ai produttori di articoli di piccole dimensioni, dall’e-commerce alle attrazioni turistiche, come i parchi a tema), il modello piano UV A4 SC-V1000 di Epson è estremamente compatto e conveniente e stampa su un’ampia gamma di substrati con spessori fino a 70 mm, tra cui acrilici, policarbonati, PVC, alluminio, metallo, poliestere, pannelli in schiuma, stirene, legno e pietra.

Espon DTG SC-F1000 invece è il primo modello DTG entry-level in grado di stampare direttamente su tessuti chiari e scuri. Si aggiunge alla gamma di stampanti ibride DTG e DTF (Direct-to-Film) di Epson, leader del settore, ed è di particolare interesse per hobbisti, rivenditori e aziende che necessitano di una soluzione conveniente con la flessibilità necessaria per stampare su un’ampia gamma di tipi di tessuto.

Non solo: grazie alla sua velocità, è ideale per quelle realtà che stampano in negozio e consegnano direttamente al cliente ed è l’unica della sua categoria a includere l’inchiostro bianco, per stampare direttamente su indumenti scuri e su pellicola. Ciò consente ai produttori di stampare su molti articoli quali t-shirt, felpe con cappuccio, borse, felpe e cuscini.

Ad accompagnare SC-F1000 presso lo stand G20 c’è SC-F2200, il recente modello ibrido DTG progettato per stampare motivi complessi su numerosi capi di abbigliamento e che risulta particolarmente adatto per le start-up o le aziende di medio volume che richiedono alti livelli di versatilità, precisione e tempi di consegna brevi. SC-F2200 utilizza l’avanzata tecnologia della testina di stampa Epson PrecisionCore MicroTFP e fornisce una maggior velocità di stampa e di elaborazione dei dati, con un aumento della produttività fino al 25% rispetto al modello precedente, pur mantenendo una qualità di stampa estremamente elevata.

A Fespa è presente anche SC-P5300, la stampante fotografica e per applicazioni artistiche da 17 pollici lanciata di recente: essa coniuga la tecnologia avanzata dei modelli SC-P700/P900 con la flessibilità e la capacità produttiva di SC-P5000.

Progettata per soddisfare le esigenze di fotografi professionisti, utenti di applicazioni artistiche, agenzie di design e negozi di fotografia, offre una straordinaria qualità dell’immagine grazie all’uniformità e all’accuratezza della tecnologia della testina di stampa Epson Micro Piezo, a una gamma cromatica ottimizzata e agli inchiostri UltraChrome Pro10 con viola di serie. Non solo: le modalità BEO (Black Enhanced Overcoat) e Carbon Black assicurano un’elevata densità del nero, migliorando al contempo il contrasto e la tonalità e riducendo l’effetto bronzing nelle aree scure sui supporti lucidi.

 

PrintingUp, la piattaforma online di Faenza Group che spazia dal printing al packaging

PrintingUp è la piattaforma online di stampa in grado di rispondere alle esigenze di piccole tirature, finiture di altissima qualità e, se necessario, consegna in 48 ore.

È un web to print atipico, quello di PrintingUp, perché si poggia sulle larghe spalle di Faenza Group e grazie a esso attinge a un know how che spazia dal printing al packaging. Come tutti gli stampatori web to print anche l’azienda milanese deve affrontare il tema dirimente delle marginalità: la concorrenza è infatti sempre più numerosa e quei piccoli vantaggi di un tempo, dettati dalla rapidità della consegna e dall’efficienza della logistica, sono ormai appannaggio di un po’ tutti i player. Eppure, anche da questo punto di vista, il caso di PrintingUp è davvero particolare perché alle componenti decisive di reattività e copertura logistica unisce un’eccellente qualità dell’output di stampa e un’elevata componente di servizio. Mette cioè a disposizione la stessa qualità della stampa tradizionale in tempi brevissimi e su poche copie.

Tecnologia in house

«PrintingUp», spiega a Italia Grafica Claudio Rossi, founder e Ceo di Faenza Group, «è un web to print estremamente customizzato e dedicato solo a grandi e selezionati clienti. Direi che è quasi un web to print privato per primari i clienti del settore moda e automotive. Il nostro target è rappresentato da aziende grandi e strutturate, molto attente alla comunicazione offline, con brochure, biglietti da visita, tutto realizzato in alta qualità e con finiture particolari. È vero, queste strutture comprano online, ma con noi possono contare su professionisti in grado di fornire un servizio consulenziale a tutto tondo. Inoltre attraverso il portale di PrintingUp serviamo clienti in ogni parte del mondo».

«La chiave di volta è la nostra tecnologia proprietaria», sottolinea Rossi. «Tutto viene monitorato, mappato da un portale che abbiamo sviluppato in casa. La tecnologia che gestisce l’autoprint, l’assistenza logistica, la preventivazione e il controllo amministrativo è stata realizzata internamente. La nostra piattaforma proprietaria è stata pensata per essere persino linkata al sistema di fatturazione e al controllo di gestione Sap del cliente. Si poggia quindi su un software molto complesso e costoso che trova una ragione di business solo se da entrambe le parti c’è l’esigenza di gestire dei volumi con una certa continuità. Insomma PrintingUp è una piattaforma one to one, con prodotti e prezzi personalizzati che può essere plasmata sulle esigenze del cliente. Niente a che vedere, quindi, con i player “classici” del web to print da cui siamo distanti anni luce per modello di business e servizi offerti. E, a dire il vero, nel panorama nazionale non ci sono realtà simili alla nostra».

Realtà in crescita

«Il 2023 di PrintingUp si è concluso molto bene con un incremento importante del fatturato che, con la sola attività di web to print e stampa digitale, si attesta su una cifra superiore ai due milioni di euro», continua Rossi. «Siamo contenti anche perché nel 2022 e nel 2023 PrintingUp è cresciuta senza che fosse spinta più di tanto. Quest’anno prevediamo un ulteriore avanzamento anche in considerazione di nuovi investimenti che andranno a regime a marzo e aprile. Nei prossimi mesi sarà infatti operativa una linea di produzione per prodotti di cartotecnica come scatole fondo coperchio, ma anche prodotti cofanetti speciali, cofanetti per libri sempre di alta gamma. Entro febbraio avremo anche un plotter con tanto di fresa per le lavorazione particolari e quindi allargheremo non poco il portafoglio prodotti medio alti. Tra le macchine abbiamo sempre Hp Indigo12000 e Konica Minolta di ultima generazione. E poi tutto quello che costituisce il giro di legatoria, quindi brochure a fresata e punto metallico. Infine ci sono le finiture lavorate internamente: la plastificazione in tutte le tipologie possibili fino alla serigrafia 3D e alla lamina con tecnologie digitali».

«Uno dei costi maggiori per uno stampatore web to print è quello dei macchinari», sottolinea il manager di Faenza Group, «dal momento che in questo particolare settore c’è una rapidissima obsolescenza tecnologica. Nel nostro specifico caso direi che abbiamo macchine in leasing, acquistate cash e in noleggio operativo. Utilizziamo, insomma, tutte le formule possibili a seconda della convenienza dettata dalla tipologia del macchinario stesso. Devo dire che nel caso dell’area stampa siamo maggiormente orientati a un noleggio operativo perché le tecnologie di rifermento invecchiano molto rapidamente e quindi conviene cambiarle con maggior frequenza senza accollarsi il peso dell’ammortamento. A dire il vero, oltre all’obsolescenza tecnologica, si verifica anche una sorta di condizionamento da parte della casa costruttrice con cui si è instaurato un rapporto di fiducia e continuità. L’acquisto tout court, invece, avviene per i macchinari di finitura che tipicamente durano nel tempo. Macchine, cioè, che hanno un contenuto tecnologico non così significativo da giustificare un ricambio elevato».

Una nuova “casa” produttiva

«Nell’aprile dello scorso anno», spiega Rossi, «abbiamo inaugurato il nuovo stabilimento a Rodano Millepini, nel milanese. In precedenza eravamo nella sede della Grafiche Bazzi che era stata accorpata dopo l’acquisizione da parte di Faenza Group nel 2012. Poi, però, sono cambiate molte cose e proprio l’anno scorso abbiamo colto l’occasione di realizzare uno stabilimento adeguato per un’azienda che produce digitale e che deve essere flessibile e assolutamente just in time. Con una produzione quindi molto pulita e molto lineare. Il nuovo stabilimento è stato pensato e costruito con il layout della commessa, cosa che prima con la sede storica di Grafiche Bazzi, cresciuta e modificatasi nel corso del tempo, non era possibile. Lo stabilimento semplicemente non era più adatto all’azienda di oggi. Ora siamo molto più flessibili e più competitivi perché abbiamo costi più bassi anche grazie a una produzione più celere».

AI artificial illusion, piccolo viaggio nell’intelligenza artificiale

Questa è l’unica tra le immagini proposte a non aver usato uno dei prompt già disponibili, volevo riprodurre il logo IG sotto forma di una lampada da muro creata come origami. Base di partenza ottima che può diventare anche un file di buone dimensioni con un paio di passaggi di interpolazione generativa e qualche intervento manuale qua e là

Analizziamo  una risorsa per l’arte generativa di grande semplicità che negli ultimi tempi ha incuriosito: Krea.ai. Ecco qualche spunto di riflessione.

Data la sua notevole semplicità d’uso non sprecherò righe preziose riportando un tutorial passo passo su come trascinare uno o più cursori, vi presenterò piuttosto alcuni spunti di riflessione o di lavoro così da stuzzicare la vostra curiosità, magari come all’inizio si è stuzzicata la mia.

In questo modo potrete affacciarvi anche ad altre risorse analoghe (sì, ce ne sono molte altre che possono operare in modo simile) senza sentirvi troppo vincolati da uno specifico workflow.

L’antefatto

Come spesso capita nella storia le scoperte più sorprendenti vengono fatte per caso (d’altronde se uno se l’aspetta, che sorpresa è?), e anche per me l’applicazione di cui vi parlerò tra poco è stata un incontro quasi casuale scaturito da un interesse iniziale per le tematiche percettive dell’immagine qui sotto.

Si tratta di un tipico esempio di immagine ibrida, un’illusione ottica legata alla diversa percezione sulle frequenze spaziali: l’immagine grande (quindi come se fosse vista da vicino) catturerà la nostra attenzione sui dettagli sottili, dette anche alte frequenze, mentre l’immagine piccola (come vista da lontano), ci porterà a raccogliere spontaneamente le informazioni sulle basse frequenze, ossia le aree chiaroscurali più “grossolane”. Non ho trovato informazioni certe sugli strumenti utilizzati per questo “Subliminal CocaCola ADV”, ma sulle immagini facilmente reperibili in rete sono presenti i credits dell’autore: tale “argentinox”. Dal mio punto di vista il fascino di questa immagine, eccellente prodotto di immagine generativa, risiede nella tanto ovvia quanto inevitabile percezione dell’insalata in tutti i suoi dettagli se viene vista a grandi dimensioni, mentre guardandola in miniatura risulta altrettanto inevitabile la visione del logo Coca Cola. L’aspetto molto interessante e, al tempo stesso, per me duro da digerire, è che risulta praticamente impossibile rileggere Coca Cola quando l’immagine torna a grandi dimensioni: in sostanza il nostro cervello codifica le informazioni visive in modo mutualmente esclusivo nonostante la nostra doppia consapevolezza da esperienza passata (la prima è la conoscenza acquisita del logo Coca Cola, la seconda è l’averlo visto ben chiaro guardando l’immagine piccola).

Un po’ di storia…

Il meraviglioso (e spesso apparentemente contraddittorio) mondo della nostra percezione visiva è noto da tempo, anche se i primi tentativi di una codifica pragmatica sono iniziati con la Gestalt solo a inizio ‘900. Per vederlo affrontare poi con una connotazione più strettamente neuroscientifica dobbiamo addirittura aspettare altri 50 anni, e le Neuroscienze sono al giorno d’oggi una delle “moderne” discipline più affascinanti e trasversali. Esperimenti artistici nel campo delle illusioni ottiche e delle immagini ibride si possono trovare in diverse epoche (il Mantegna, Holbein, Escher, Dalì, Vasarely… giusto per citare i principali) ma per l’approccio scientifico si deve aspettare il 1994, con gli psicologi Aude Oliva e Philippe Schyns.

È importante questa brevissima premessa storica? Secondo me sì, dal momento che nello scorso numero ho proprio parlato della potenziale vacuità dell’intelligenza artificiale nell’arte generativa, se questa non viene adeguatamente istruita dall’operatore umano.

L’AI ha a disposizioni velocità di elaborazione e produzione inimmaginabili, così come svariati Zettabyte(s) di informazioni a cui attingere, l’unico aspetto in cui l’uomo può fare davvero la differenza sta nel saper dare un filo logico ed una direzione a tutto questo, senza diventarne vittima passiva.

…e un po’ di presente

È arrivato il momento dell’applicazione nominata in apertura: Krea.AI. Il suo punto di forza è la grande semplicità d’uso, e come tale sarà plausibilmente il suo tallone d’Achille per gli utenti già esperti ed esigenti, che probabilmente migreranno su Stable Diffusion.

Ma per tutti gli altri costituisce un aggregato di più strumenti che non mancheranno di intrattenere per diverso tempo, qualora si decidesse di ficcarci dentro il naso.

La formula d’uso gratuita lascia libertà sufficiente per molti test, e si può tranquillamente passare alla versione a pagamento solo dopo aver consolidato le proprie basi operative e aver raggiunto i limiti del tool gratuito.

L’interfaccia base ha poche zone interattive, chiare e molto intuitive. Se ha dei limiti (ok, li ha, come tutti gli applicativi AI in circolazione) di sicuro richiede molto tempo arrivarci

Logo Illusions

… e siamo arrivato al dunque: quello che il team di Krea.AI ha chiamato Logo Illusions.

Il pacchetto di soluzioni che ad oggi propone non si ferma a questo generatore di immagini “illusorie”, troverete anche:

  • un Canvas di disegno che tradurrà in tempo reale le vostre forme stilizzate in qualcosa di figurativo (da provare, anche se a tratti caotico e imprevedibile);
  • un tool di ingrandimento e miglioramento immagine
  • un generatore di pattern (che pattern non sono, ma somigliano di più ad una variante del Logo Illusions, ma più concreto)

Altre parti sono in fase di rilascio o richiedono account a pagamento.

È oltremodo ovvio che la funzione Logo Illusions sia strettamente legata all’immagine in apertura di articolo, e anche se non credo sia possibile raggiungere risultati di quella qualità semplicemente usando il solo riquadro di prompt proposto, ce n’è di che divertirsi più che abbastanza.

Con l’account gratuito si possono generare fino a 50 immagini al giorno, scrivendo nel prompt il proprio desiderata e impostando il valore di presenza del logo con l’apposito slider.

A titolo dimostrativo ci sono già una serie di loghi famosi con cui provare, ma se ne possono caricare altri a piacimento, giocando sia sul logo in positivo che sulla sua controforma (da provare, i risultati cambiano).

Anche per le descrizioni nel prompt sono presenti degli esempi già pronti, giusto per prenderci la mano, e usando la stessa descrizione modulando l’intensità del logo si ottiene una serie di proposte anche molto distanti l’una dall’altra.

Il logo di Italia grafica in una generazione con valori di presenza incrementali: 50, 60, 70, 80, 90. Per la mia esperienza valori inferiori a 50 tendono a generare immagini con scarsissime probabilità anche solo di intuire la presenza del logo
La presenza di dettagli è interessante, anche se non stupefacente. Tenendo presente la funzione principale di Krea, quella di generare draft molto plausibili in tempi record, è ovvio e giusto che sia così. In caso si volesse aumentare risoluzione e relativo grado di dettaglio Krea.AI offre anche un tool di ricampionamento molto interessante
Questa è l’unica tra le immagini proposte a non aver usato uno dei prompt già disponibili, volevo riprodurre il logo IG sotto forma di una lampada da muro creata come origami. Base di partenza ottima che può diventare anche un file di buone dimensioni con un paio di passaggi di interpolazione generativa e qualche intervento manuale qua e là

Conclusioni

Possiamo concludere qualcosa? Onestamente no, le porte aperte dall’arte generativa si moltiplicano esponenzialmente settimana dopo settimana, parlare di “conclusioni” adesso a me sembra parecchio antifrastico.

Possiamo parlare di opportunità, di sperimentazioni, di tentativi, ma di certo niente di conclusivo.

Questo viaggio è appena cominciato, e non finirà tanto presto, ma a differenza di questa semicitazione dal film 300, a noi credo piacerà parecchio.

Tecniche Nuove cresce ancora con l’acquisizione di REDA

Il Gruppo editoriale Tecniche Nuove SpA ha espanso la sua offerta formativa attraverso l’acquisizione completa del ramo d’azienda REDA (Ramo Editoriale degli Agricoltori) da La Scuola SpA. REDA rappresenta un pilastro nella fornitura di testi scolastici destinati agli Istituti Tecnici Agrari e agli Istituti Professionali Agrari, vantando un catalogo di più di 50 pubblicazioni che coprono le venti discipline fondamentali per formare i futuri professionisti nel campo agroalimentare, un settore che contribuisce quasi a un terzo del PIL nazionale. Il valore dell’offerta è ulteriormente ampliato da una varietà di risorse digitali e multimediali, tra cui video, mappe, lezioni, esercizi interattivi, webinar, tutorial e molti altri strumenti, per arricchire l’esperienza educativa di studenti e insegnanti. A queste risorse si aggiungono numerosi titoli professionali, rafforzando ulteriormente il catalogo.

«Nell’anno che celebra i 60 anni di attività del gruppo, abbiamo voluto completare l’offerta formativa creando una connessione con i futuri lettori delle nostre piattaforme di informazione e comunicazione – dichiara Ivo Alfonso Nardella, presidente e AD di Tecniche Nuove – L’acquisizione del ramo d’azienda è l’inizio di un percorso comune con La Scuola SpA che ci vedrà sempre più partner nell’offerta formativa per i licei e gli istituti tecnici e professionali dei settori coperti dal Gruppo primi fra tutti l’agroalimentare e il manufacturing che rimane di gran lunga l’ambito in cui c’è più richiesta di diplomati Its con circa 14.300 entrate l’anno».

«Sono molto soddisfatto per questa operazione – dichiara Giorgio Riva, amministratore delegato del Gruppo La Scuola – che vedrà il rafforzamento dell’offerta educativa nel settore agroalimentare, grazie alle competenze del Gruppo Tecniche Nuove, e della promozione e distribuzione dei prodotti Reda grazie alla rete commerciale del Gruppo La Scuola. La partnership consentirà di sviluppare anche ulteriori iniziative in ambiti disciplinari, a partire dalle competenze e dalle posizioni di leadership dei due Gruppi».

Una conoscenza che viene da lontano

Fondata negli anni ’30 del secolo scorso, REDA ha rappresentato e rappresenta a tutt’oggi un punto di riferimento per studenti, operatori, tecnici e studiosi del settore agrario e agroalimentare. Riconosciuta per aver pubblicato l’opera monumentale “Enciclopedia Agraria” edita in 12 volumi e il “Manuale dell’Agronomo” il mitico “Tassinari” strumento di studio e di lavoro per intere generazioni dal 1941 ancora in catalogo con le sue versioni sempre aggiornate. Una produzione tecnico-didattica innovativa e in continua crescita, che allarga i propri orizzonti anche oltre all’ambito agroambientale e territoriale. Il catalogo REDA continuerà ad essere distribuito e promosso dal Gruppo Editoriale La Scuola SpA.

Grafiche Arrara, 100° anniversario con la nuova Jet Press 750S High Speed Model di Fujifilm

Grafiche Arrara è un’importante azienda di stampa con una tradizione che risale al 1923. Con un team di 11 professionisti, l’azienda è specializzata in una vasta gamma di prodotti, come biglietti da visita, brochure, cartoline, stampa di grande formato e stampa diretta su supporti rigidi. L’azienda, oltre alla attività di stampa, offre servizi di graphic design.

In occasione della celebrazione del centenario di attività Grafiche Arrara ha investito in una Jet Press 750S High Speed Model di Fujifilm a giugno 2023, puntando sulla digitalizzazione e sui suoi numerosi vantaggi.

Fabio Peviani, CEO di Grafiche Arrara, commenta: “La decisione di investire nella Jet Press 750S High Speed Model di Fujifilm è stata determinata dalla nostra volontà di rinnovamento, perché sapevamo bene quali potenzialità potesse garantirci la sostituzione delle vecchie attrezzature con tecnologie all’avanguardia”.

Questa installazione non è la prima esperienza di Grafiche Arrara con Fujifilm, dato che in passato aveva già investito in una Acuity LED 1600, ma un’ulteriore conferma della sua fiducia nella tecnologia e nel supporto di Fujifilm.

Peviani commenta: “L’integrazione della stampante Jet Press 750S High Speed Model rappresenta un passo avanti di Grafiche Arrara nella tecnologia commerciale inkjet. Il risultato è stato il notevole miglioramento dell’efficienza in generale e la velocizzazione della stampa di lavori che in precedenza richiedevano la preparazione di lastre, avviamenti offset e lavorazioni esterne.”

Peviani commenta: “Il feedback dei clienti rispecchia la grande soddisfazione per la qualità dei prodotti realizzati con Jet Press 750S High Speed Model. I clienti non hanno notato alcuna differenza con i prodotti realizzati in offset”.

Grafiche Arrara, riconoscendo le costanti sfide del settore, tra cui la concorrenza della stampa online e la necessità di maggiori velocità di stampa, dichiara che grazie alla nuova macchina e alla collaborazione con Fujifilm potrà far fronte con efficacia a questi problemi.

Peviani aggiunge: “Unitamente alla nuova Jet Press 750S High Speed Model, anche le nostre relazioni con Fujifilm ci aiutano ad attirare nuovi clienti, a fornire stampe di qualità superiore, a garantire una maggiore produttività e ad aumentare la nostra competitività nel settore. Sappiamo che possiamo affrontare con sicurezza tali sfide e proseguire nel nostro percorso di crescita aziendale”.

Taro Aoki, head of digital press solutions, Fujifilm Europe, commenta: “L’installazione di Jet Press 750S High Speed Model di Fujifilm da parte di Grafiche Arrara è un’importante pietra miliare che rientra perfettamente nello straordinario impegno dell’azienda, ormai centenaria, in favore di innovazione e crescita sostenuta. Noi di Fujifilm non siamo semplici fornitori di tecnologie all’avanguardia, ma partner orgogliosi nel viaggio intrapreso da Grafiche Arrara per migliorare le possibilità di stampa. Questa partnership sottolinea la nostra visione condivisa per andare oltre i limiti delle possibilità nella tecnologia di stampa e permettere alle aziende di prosperare in un mercato dinamico. Ci auguriamo di avere una lunga e continua collaborazione con Grafiche Arrara, durante questo viaggio per entrare in una nuova era di efficienza ed eccellenza”.

Congresso Giflex, “Flessibile: un packaging da raccontare”

Torna il tradizionale appuntamento primaverile di Giflex, Gruppo Imballaggio Flessibile, in programma a Roma, il 17 e 18 aprile prossimi, presso l’Hotel Villa Pamphili, evento di approfondimento e networking per gli stakeholder del packaging flessibile.

La due giorni romana, dal titolo Flessibile: un packaging da raccontare”, ospiterà importanti presenze istituzionali e autorevoli relatori al fine di approfondire ed esplorare i temi chiave del programma:

  • Geopolitica: Europa, Cina e Stati Uniti nello scenario globale
  • Il ruolo del packaging per la brand reputation: percezioni, valutazioni e aspettative del consumatore
  • Sostenibilità: Linee guida LCA e fine vita del packaging flessibile
  • Packaging &Packaging Waste Regulation: atti finali e ricadute

“Nonostante scenari internazionali estremamente complicati e dibattiti sul futuro del packaging troppo spesso contaminati da un ecologismo radicale che non considera tutte le complesse componenti in campo, è nostro dovere continuare a raccontare di temi che impattano sul nostro presente e comprendere come procedere senza compromettere le esigenze delle nuove generazioni”, dichiara il presidente di Giflex, Alberto Palaveri.

Fedrigoni rafforza la presenza nel mercato asiatico

Con l’acquisizione di Arjowiggins Hkk3 Limited, 1,3 milioni di euro di fatturato, Il Gruppo Fedrigoni diventa proprietario di Arjowiggins China e della cartiera di Quzhou, protagonista mondiale nella produzione di carte traslucide, vendute con i marchi Gateway e Sylvicta. In questo modo Fedrigoni Special Papers, la business unit specializzata nelle carte speciali di alta gamma, compie un ulteriore step di crescita. Ne parliamo con Marco Nespolo, AD di Fedrigoni.

Dopo aver stretto un anno fa una partnership industriale con Arjowiggins HKK3 Limited, Fedrigoni ne ha rilevato, sul finire del 2023, l’intero capitale sociale. Nell’operazione è incluso il controllo totale di Arjowiggins China che permette al gruppo veneto di acquisire il suo primo impianto cinese, la cartiera di Quzhou, e di ottenere un considerevole presidio sul mercato asiatico. La cartiera, situata nella provincia di Zhejiang, non è uno stabilimento qualsiasi: impiega 130 lavoratori e produce circa 7mila tonnellate di carte traslucide per applicazioni che vanno dall’advertising all’industrial design, dal luxury al food packaging. Si tratta di un vero e proprio player di rifermento in questo segmento e ciò rende particolarmente significativa l’acquisizione da parte di Fedrigoni. Il produttore italiano infatti non solo rafforza la propria presenza in Asia, dove peraltro ha già un’ampia rete di distribuzione in Cina, Hong Kong, Filippine, Indonesia e Bangladesh, compresi undici magazzini, un impianto produttivo di materiali autoadesivi e uno di inserti e tag RFID a Guangzhou, ma espande il portafoglio prodotti nel mercato delle carte traslucide che oggi godono di grande considerazione presso le aziende clienti perché hanno il potenziale per sostituire sempre più la plastica nel packaging in quanto monomateriale riciclabile al 100%.

Carte, cioè, un tempo impiegate per il disegno architettonico e che ora trovano ampio utilizzo nel packaging food e non food e che, a parità di robustezza, idrorepellenza e igiene, sono enormemente più sostenibili della plastica.

Cavalcare la transizione dalla plastica alla carta

«L’acquisizione di Arjowiggins China» spiega a Paper Industry World, Marco Nespolo, Ceo di Fedrigoni «è strategica per rispondere all’esigenza sempre più sentita dall’industria del lusso globale, non solo del mondo asiatico, di avere a disposizione soluzioni performanti per sostituire la plastica con carte dalle medesime caratteristiche, ma ovviamente molto meno impattanti per l’ambiente, il cosiddetto plastic-to-paper, richiesto ormai in moltissime applicazioni. Avere arricchito la nostra offerta con le carte traslucide prodotte dalla cartiera di Quzhou, specializzata proprio in questo segmento, ci permette di essere ottimamente posizionati. Inoltre, in Cina il mercato del packaging di lusso è molto grande: moltissime confezioni che vediamo in Europa, infatti, sono realizzate da aziende manifatturiere cinesi. Questa acquisizione consente a Fedrigoni di entrare in contatto con converter cinesi che esportano nel mercato globale e, allo stesso tempo, di lavorare con aziende che producono per il mercato locale».

Packaging alimentare a packaging cosmetico: un’area in forte sviluppo

«Grazie all’acquisizione della cartiera di Quzhou e alla produzione di carte traslucide sempre più performanti» prosegue Nespolo «potremo imprimere un forte boost al nostro posizionamento sul packaging di lusso e, nello specifico, sul premium packaging per food and beverage, oltre a rinforzare la transizione plastic to paper che ci vede protagonisti da qualche anno. Sylvicta, il prodotto più rilevante della gamma translucent, ha delle caratteristiche tecniche che consentono un perfetto utilizzo in sostituzione della plastica nel packaging di cibo, cosmetici e più in generale nel packaging di lusso: si tratta di materiali high barrier molto resistenti, completamente trasparenti, anti grasso, che non fanno penetrare ossigeno e che conservano l’aroma. Questo genere di tecnologia permette ai nostri clienti di sostituire la plastica conservandone le performance e di essere allo stesso tempo sempre più sostenibili: le nostre carte infatti sono riciclabili, compostabili e biodegradabili. L’impatto sarà forte anche sul consumatore finale che vedrà cambiare il packaging dei prodotti presenti a scaffale».

L’importanza di essere tra i first mover

«Inoltre» aggiunge Nespolo «i nostri più diretti concorrenti in quest’area non sono molti, perché si tratta ancora di un mercato di nicchia. Certo, il suo potenziale di sviluppo è assai ampio. Bisogna però dire che creare materiali di questo tipo e con questa tecnologia comporta notevoli investimenti e un’importante attività di ricerca. Nel mercato cinese il competitor più rilevante è Minfeng Special Paper, un’azienda con poco più di 1.000 dipendenti, mentre in Europa è Reflex Paper, azienda tedesca che, tra i vari prodotti, propone materiali translucent per il mercato food».

La spinta continua sull’innovazione

«Nello specifico» spiega il manager «innovare nel settore delle carte speciali significa cercare soluzioni sempre più all’avanguardia capaci di coniugare prestazioni, estetica e attenzione all’ambiente: sono più di 20 anni, infatti, che facciamo ricerca per ridurre l’impatto ambientale della nostra filiera ed elevare allo stesso tempo la creatività di marchi, designer, stampatori e converter. Si tratta di tecnologie avanzate per sviluppare specifici progetti, prodotti e applicazioni in grado di supportare i clienti nella transizione ecologica. Alcuni esempi? I sensori RFID per carte intelligenti e non solo per etichette, l’introduzione di carte realmente alternative alla plastica (antistrappo, anti unto, impermeabili, trasparenti) realizzate con fibre rinnovabili o materie prime riciclabili, come i termoformati in cellulosa, o ancora Replay, un progetto in cui la glassine, il supporto siliconato che viene separato e scartato nella fase di applicazione delle etichette autoadesive, per la prima volta diventa la parte nobile, l’etichetta decorativa che caratterizza il prodotto».

Altre M&A all’orizzonte?

«Negli ultimi anni siamo stati molto proattivi e siamo cresciuti per linee esterne. Di sicuro, la crescita per acquisizioni continua a essere uno dei nostri obiettivi, specialmente nei settori in forte sviluppo come le soluzioni RFID per carte ed etichette “intelligenti”, a cui guardano con attenzione molti dei nostri clienti, le carte speciali per usi specifici e i materiali autoadesivi innovativi. In particolare ci interessa espanderci in Nord America e in Asia-Pacific e le operazioni finanziarie che stiamo conducendo, dalla vendita degli immobili industriali all’emissione di nuovi bond, servono anche a liberare liquidità in vista di ulteriori operazioni di M&A (si veda box)». «Poi» conclude Nespolo, «per quanto riguarda la possibilità di una exit in Borsa del Gruppo, su cui in passato mi ero espresso positivamente, posso solo dire che rimane ancora un’opzione interessante ma non nell’immediato, anche perché nel capitale dell’azienda è appena entrato (a fine 2022) un secondo fondo d’investimento, BC Partners, a fianco di Bain Capital. Certamente nei prossimi cinque anni è una possibilità che valuteremo».