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International Paper annuncia l’accordo per l’acquisizione di DS Smith

International Paper e DS Smith hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per creare un vero e proprio leader globale nelle soluzioni di imballaggio sostenibile.

Il gruppo americano International Paper ha annunciato un’offerta per l’acquisto della britannica DS Smith per 5,8 miliardi di sterline, circa 6,8 miliardi di euro , accettata dal consiglio di amministrazione della società.

“L’unione con DS Smith è un passo logico nella strategia di IP di guidare una crescita redditizia rafforzando la nostra attività di imballaggio globale”, ha dichiarato Mark S. Sutton, presidente e CEO di IP. “DS Smith è un leader nelle soluzioni di imballaggio con un’ampia presenza in Europa, che completa le capacità di IP e accelererà la crescita attraverso l’innovazione e la sostenibilità. Siamo certi che questa combinazione porterà un valore significativo per i nostri dipendenti, clienti e azionisti”.

Il Ceo di DS Smith, Miles Roberts, ha dichiarato: “La combinazione con IP rappresenta un’opportunità interessante per creare un protagonista internazionale nelle soluzioni di imballaggio sostenibile, ben posizionato in mercati interessanti e in crescita in Europa e Nord America. Unisce due attività mirate e complementari. DS Smith è cresciuta in modo significativo grazie al rapporto con i clienti, all’attenzione per l’innovazione, alla qualità degli imballaggi e agli elevati livelli di servizio. In un panorama dinamico di imballaggi sostenibili, la combinazione migliorerà la nostra proposta globale, creerà opportunità e creerà valore per gli azionisti che potranno continuare a investire pienamente in un’attività così entusiasmante. Sono orgoglioso di tutti i risultati raggiunti da DS Smith fino ad oggi e sono sicuro che l’azienda continuerà a prosperare come parte di un gruppo combinato con IP”.

Debutto europeo per Flora X20 powered by Ricoh

Sviluppata in collaborazione con Flora in seguito ad un accordo di partnership avviato lo scorso anno, la nuova soluzione ibrida UV Flora X20 powered by Ricoh offre flessibilità e versatilità ai professionisti della comunicazione visiva e al settore sign & display.

Grazie alle teste di stampa Ricoh GEN6 a goccia variabile, al software RIP ColorGATE e ai profili ICC, Flora X20 UV può stampare su supporti rigidi e flessibili fino a due metri di larghezza e 5,1 cm di spessore, tra cui striscioni in PVC, vinile e pannelli rigidi.

Angelo Mandelli, Senior Product & Business Development Manager, Large Format & Flatbed EMEA Product Marketing, Ricoh Graphic Communications Group, afferma: “Flora X20 UV è stata sviluppata per rispondere alle richieste di un mercato sempre più alla ricerca di soluzioni flessibili e versatili per applicazioni indoor e outdoor. Questa soluzione si aggiunge alla nostra offerta completa che include sistemi a foglio, inkjet ad alta velocità, large format, textile e software. Il nostro portfolio è in costante espansione per mettere a disposizione dei nostri clienti soluzioni grande formato flessibili e veloci, in grado di rispondere alle esigenze del settore delle arti grafiche, dell’arredamento e di quello industrial”.

Seriset, prima installazione italiana di P5 500 in versione D4

È Seriset a mettere a segno la prima installazione italiana di Durst P5 500 in versione D4, la roll to roll in formato superwide con luce fino a 5,2 metri equipaggiata con l’esclusiva tecnologia P5 Double 4 che consente di installare una seconda fila di teste di stampa CMYK, raddoppiando la produttività. Arrivata fine gennaio, ma già operativa a pieno regime presso la sede di Serravalle, nel cuore della Repubblica di San Marino, P5 500 D4 si affianca a un’altra ammiraglia della famiglia Durst, Rho 500 R, potenziando il reparto produttivo di Seriset dedicato alla stampa digitale di grande formato.

In Seriset la stampante P5 500 D4 è destinata alla decorazione di supporti flessibili quali banner e tessuti, ma anche di materiali industriali per la realizzazione di pannelli di comando, pulsantiere e componenti per videogiochi, assicurando performance ancora più elevate in termini di qualità e produttività. L’obiettivo è quello di rispondere in maniera sempre più efficiente alle richieste di una clientela che spazia dal settore industriale al mondo degli allestitori, passando per il comparto del retail e della grande distribuzione.

Nata nel 1975 come serigrafia tradizionale specializzata nella produzione di targhe, negli anni Seriset ha ampliato la propria attività, introducendo progressivamente la tecnologia di stampa digitale, offrendo al settore industriale, principale core business dell’azienda, una gamma di servizi e prodotti più ampia. Successivamente, il campo d’azione è stato esteso anche in ambito visual, con un focus particolare su allestimenti, prodotti per la comunicazione e grafiche per il punto vendita. “Siamo una delle prime aziende in Italia a produrre targhe in digitale”, racconta con orgoglio il titolare Francesco Cardelli, che spiega come l’implementazione della stampa digitale sia stata una naturale evoluzione, dettata da un innato spirito innovativo e dalla volontà di anticipare le esigenze dei clienti in un mercato in costante trasformazione. Oggi le due anime di Seriset convivono sinergicamente, permettendo all’azienda di offrire un servizio a 360°, particolarmente apprezzato dalla clientela industriale, anche oltre i confini nazionali. Attualmente, i settori di riferimento comprendono il comparto del legno, del vetro, del confezionamento e del marmo, per i quali Seriset esporta i propri prodotti fino in Cina.

La scelta di potenziare il parco macchine con P5 500 D4 è senz’altro frutto della positiva esperienza già avuta con il brand altoatesino in occasione dell’acquisto della prima roll to roll, avvenuto 5 anni fa. “Già allora abbiamo avuto modo di apprezzare l’affidabilità e la serietà del team Durst, sin dalle fasi di scelta della macchina e successivamente nell’assistenza post-vendita”, spiega Cardelli. “Caratteristiche imprescindibili per noi di Seriset, che investiamo solo in macchinari top di gamma. Inoltre, la visita presso la sede di Durst a Bressanone, dove abbiamo potuto vedere la stampante in funzione, ha confermato ulteriormente la solidità della nostra scelta”. Ma il legame con Durst ha origini ancora più lontane. “Da appassionato di fotografia ed ex alunno di un istituto d’arte, sin da giovane ho apprezzato la qualità degli ingranditori Durst e da allora ho sempre seguito con interesse l’evoluzione nel mondo della stampa digitale, in attesa del momento giusto per inserire queste tecnologie anche in Seriset”, aggiunge. Tra i plus più apprezzati della nuova P5 500 D4, già messa alla prova in termini di qualità e produttività, anche il nuovo software proprietario Durst Workflow per la gestione del flusso di lavoro. “Sin dai primi giorni, il feedback dei nostri operatori è stato estremamente positivo e stiamo valutando di implementarlo anche su Rho 500 R per automatizzare ulteriormente la produzione”, conclude Cardelli.

Giflex, il nuovo approccio del flessibile

Quali sono le prospettive per l’imballaggio flessibile e quali gli sviluppi che il comparto sta già portando avanti? Se ne parla in questi giorni a Roma in occasione del Congresso annuale di Giflex. Intanto, incontrando la stampa, il gruppo ha spiegato la propria Roadmap per la Sostenibilità 2030.

Il tradizionale congresso annuale di Giflex quest’anno è dedicato a “Flessibile, un packaging da raccontare”.

Un appuntamento che ormai va al di là della consuetudine, divenuto piuttosto l’occasione per fare il punto di importanti cambiamenti che stanno interessando in questi anni il mondo del packaging flessibile – ma non solo – e che richiedono un continuo aggiornamento.

La loro stringente attualità si lega agli obiettivi ambiziosi ma altrettanto necessari che la società odierna è chiamata a porsi e che si intrecciano ai temi cardine della lotta al cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile.

Pensare al fine vita

Nell’arco di pochi anni la prospettiva delle aziende è cambiata e, se sinora avevano sviluppato imballaggi guardando alle finalità di protezione e salvaguardia del prodotto, d’ora in poi lo sguardo dovrà andare anche oltre e considerare – già in fase di progettazione – anche al loro fine vita. Dunque un imballo che sia, dice Alberto Palaveri, presidente di Giflex, non solo «“performante” sullo scaffale di un supermercato», come è sempre avvenuto, ma «anche in un impianto di riciclo, meccanico o chimico che sia».

Come ha spiegato lo scorso 10 aprile, in occasione dell’incontro con la stampa di settore che anticipa l’evento romano, «progettare il packaging del futuro significa partire dal suo fine vita, per questo diventerà sempre più strategico fare ricorso, nella progettazione, al “design thinking” per realizzare imballi con caratteristiche che diano al riciclatore la possibilità di valorizzarli».

Con questo scopo l’industria dell’imballaggio flessibile ha tracciato una propria Roadmap per la Sostenibilità 2030, «anno a partire dal quale tutti gli imballaggi dovranno essere progettati in funzione del loro fine vita».

Le linee guida di LCA

L’approccio che le aziende devono adottare, senza dubbio, dovrà essere scientifico. A tale scopo il Gruppo imballaggio flessibile, attraverso il lavoro dei propri Comitati Tecnici, ha sviluppato le prime linee guida di LCA(Life Cycle Assessment), per produrre valutazioni, appunto, di analisi del ciclo di vita che siano ripetibili, confrontabili e supportate da dati scientifici. Le linee guida, che sono state elaborate in maniera specifica per l’imballaggio flessibile, vengono presentate al congresso di Roma.

È un lavoro importante che non si esaurisce però con la pubblicazione del documento ma prosegue con una nuova impegnativa fase, quella della costituzione di una banca dati che raccolga tutte le informazioni e i dati necessari per il calcolo di LCA dell’intera catena di fornitura del flessibile.

Accanto al lavoro di Giflex e dei suoi Comitati, Palaveri ricorda anche la R&S che le aziende del comparto portano avanti e che, dice, «va nella direzione di sviluppare strutture semplificate o monomateriale» per realizzare i nuovi imballaggi flessibili. E porta l’esempio delle poliolefine, sulle quali «esistono crescenti possibilità di avere materiali stampabili con tecnologie tradizionali ad altissima barriera grazie all’utilizzo di lacche e metallizzazioni trasparenti».

«La sfida che ci attende è quella di un grande cambiamento e di un ripensamento delle strutture di packaging» interviene Andrea Cassinari, coordinatore dei Comitati Giflex. Occorre ripensare le tecnologie del packaging, grazie anche all’aiuto della chimica che offre un’ampia opportunità di selezione delle materie prime. La parola chiave, dice, è circolarità. «Come cambiare il packaging in questa prospettiva è sicuramente qualcosa di nuovo, di complesso e di molto dinamico». E le linee guida sono state pensate esattamente per calare i calcoli e le misure per l’analisi LCA, già previste dall’applicazione delle norme ISO, all’interno della realtà del flessibile, che è molto eterogenea.

L’approccio dovrà essere olistico, spiega Cassinari, si dovranno pensare nuovi cicli produttivi, trasformare delle aziende e i loro processi, e trovare soluzioni verso la circolarità.

«Occorre studiare con la filiera nuovi packaging, nuovi coating e nuovi film che siano pensati già in fase di progettazione perché siano riciclabili» dice. «E cambieranno anche le tecnologie, le macchine da stampa, i software, le tecnologie con cui facciamo trasformazione. Mentre, contemporaneamente, ogni materiale troverà la propria declinazione».

L’obiettivo, spiega il coordinatore, è arrivare a un packaging che, terminato il proprio uso, sia un prodotto che possa essere valorizzato per una seconda vita e la sfida ultima sarà trovare il modo di utilizzare per il packging nel food contact un materiale che possa garantire la sicurezza alimentare ma che sia un prodotto riciclato.

Occasione PPWR

L’industria del packaging è stata fortemente coinvolta anche nella modifica del Regolamento UE PPWR(packaging and packaging waste regulation), il cui voto definitivo è previsto tra il 22 e il 25 aprile. Un regolamento che ha messo in difficoltà il settore dell’imballaggio nel suo complesso e ha avuto un lungo e faticoso iter di approvazione. «Dopo un anno e mezzo di negoziazioni» dice Palaveri «ne usciamo con un documento complicato, a volte di difficile interpretazione, in attesa degli atti delegati».

Tuttavia il nuovo Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio offre anche una nuova prospettiva di sviluppo per il flessibile. Proprio in ottemperanza a quanto imposto dal regolamento che mira a ridurre l’immissione sul mercato di imballaggi, si sta assistendo a quella che Palaveri definisce «un’interessante tendenza di mercato» ovvero un passaggio alla preferenza per il packaging flessibile «sia come packaging primario sia come soluzione per la ricarica di prodotto» per alcuni prodotti, come quelli per la cura della persona e per la pulizia domestica. «Il nostro pack è leggero, anzi leggerissimo, incide per il 2-3% circa sul peso totale del prodotto, utilizziamo poco materiale e produciamo poca CO2» dice il presidente. «In altre parole, la riduzione dell’immesso al consumo con noi si può!».

Giflex ha fatto molto per spiegare alla politica cosa fosse l’imballaggio flessibile e quale fosse il suo valore, trovando anche ascolto e apertura a immaginare percorsi di azione. L’imballaggio flessibile italiano, del resto, con tutta la filiera a monte e a valle, rappresenta un’eccellenza a livello mondiale, non a caso il 50% della produzione italiana di imballaggi flessibili è destinata all’export. «Nel mondo del packaging l’Italia ha una filiera con competenze e soluzioni per la risoluzione di problemi e con opportunità per il futuro che pochi altri Paesi hanno in maniera così completa». Ecco che le opportunità che proprio il nuovo regolamento stimola possono trovare in Italia terreno fertile.

Grifal, un ecosistema digitale per packaging in cArtù

Fabio Gritti, Ceo di Grifal Spa

Con una logica open source il gruppo bergamasco quotato all’EGM di Borsa Italiana sta sviluppando con l’Università di Pavia un ecosistema digitale basato sulla condivisione dei dati fra i diversi attori della filiera per distribuire, con efficacia crescente e minimo impatto ambientale, il suo innovativo cartone ondulato ecosostenibile e ammortizzante.

Sviluppare un ecosistema digitale dove, grazie alla condivisione dei dati di produzione tra i vari attori della filiera, si potrà trasformare su larga scala cArtù, il cartone ondulato innovativo ed ecosostenibile del Gruppo Grifal, in grado di sostituire le plastiche negli imballaggi garantendo uguale resistenza e protezione.

Il progetto, avviato in partnership con l’I.T.I.R. (Institute for Transformative Innovation Research) dell’Università di Pavia, prevede di sviluppare una rete guidata dall’azienda di Cologno al Serio tra scatolifici, aziende del packaging e aziende con linee di confezionamento interne (ad es. logistiche, e-commerce, ecc.) che potranno automatizzare gli ordinativi di materia prima, ovvero cArtù, ricevere il materiale e lavorarlo con le nuove macchine Grifal più adatte alle loro esigenze.

“Stiamo creando – afferma Fabio Gritti, Ceo di Grifal Spa, quotata all’Euronext Growth Milan – una specie di super cervellone, una piattaforma in grado di acquisire da tutti gli attori in gioco un flusso continuo di numeri e informazioni per costruire un grande database dinamico che consente di fornire indicazioni attraverso modelli computazionali di machine learning. Riusciremo, per esempio, a stimare con precisione qual è l’impronta di carbonio generata da un imballaggio, grazie al sistema certificato da terze parti di cui disponiamo. Potremo poi prevedere una serie di caratteristiche tecniche che lo renderanno più durevole e a individuare quali tipi di imballaggio sono più utilizzati e convenienti nel mercato di riferimento del cliente. Si tratta, in sintesi, di un ecosistema completo dove la condivisione dei dati alimenta sempre di più la precisione delle stime fornite dal la piattaforma. Le nostre macchine – conclude Gritti – integrate con il sistema diventeranno uno strumento prezioso a disposizione dei clienti e degli utilizzatori finali, che potranno dialogare costantemente con loro. A settembre sarà pronto il progetto pilota”.

“L’I.T.I.R. dell’Università di Pavia – spiega il professor Flavio Ceravolo, docente di Metodologia della Ricerca Sociale e Metodi di ricerca digitali – ha disegnato per Grifal questo nuovo modello di produzione come una sorta di “district as a service” che consente l’accesso da remoto alle informazioni e l’utilizzo di un bene fisico e virtuale. Infatti, gli attori che partecipano alla collaborazione potranno essere potenzialmente ovunque e tutti collegati in rete, una vera e propria evoluzione digitale locale. L’Università di Pavia avrà diversi ruoli, tra cui quello di introdurre Grifal e cArtù come case study nei corsi accademici, intercettando anche potenziali nuovi accessi ad ulteriori finanziamenti, pubblici e no, a supporto del progetto, oltre a quello di coordinatore tra Grifal e le aziende partner del progetto nello sviluppo dei software”.

Imballaggi in carta e cartone, perché oggi riciclare costa di più

Dal primo aprile Conai ha applicato importanti variazioni nel contributo ambientale per gli imballaggi in plastica, carta e alluminio. Si tratta di una revisione al rialzo finalizzata a coprire gli aumentati costi associati alla gestione dei rifiuti e far fronte a condizioni congiunturali poco favorevoli. E soprattutto a difendere il primato dell’Italia nel riciclo.

Conai, consorzio privato italiano attraverso cui produttori e utilizzatori di imballaggi in carta, alluminio e plastica garantiscono il recupero dei rifiuti previsti dalla legge, rappresenta un vero e proprio modello di sostenibilità che fa scuola a livello internazionale perché porta avanti un’attività di tutela ambientale sempre più essenziale. Non per niente l’Italia è oggi ai vertici delle classifiche europee per riciclo pro-capite di imballaggi e, grazie a una presenza capillare degli impianti sul territorio, il tasso di riciclo in Italia si conferma al di sopra della media europea e dei target comunitari fissati per il 2025. Eppure il tessuto imprenditoriale italiano si trova di fronte obiettivi di circolarità sempre più sfidanti anche perché l’attuale congiuntura economica non fa dormire sonni tranquilli. In un quadro di generale inflazione, di riduzione dei ricavi della vendita di imballaggi post-consumo e di rialzi dei costi legati alla raccolta dei rifiuti di imballaggio, Conai ha disposto dal primo aprile scorso un robusto aumento del contributo ambientale (o CAC) per gli imballaggi in alluminio, carta e plastica. Per la carta, in particolare, il contributo base è passato da 35 a 65 euro per tonnellata. Un aumento notevole che, dopo i consistenti ribassi dal giugno 2022 all’ottobre 2023, è riconducibile a svariati fattori in larga misura imprevedibili e altalenanti. A spiegarli nel dettaglio è Simona Fontana, direttore generale di Conai.

Un contributo per l’ambiente

«Il Contributo Ambientale Conai» afferma Fontana «è lo strumento attraverso cui viene realizzata la responsabilità estesa del produttore: infatti le aziende che scelgono di non gestire in autonomia gli imballaggi che immettono sul mercato, facendosi carico di tutti i relativi costi e garantendo direttamente il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla norma, sono obbligate per legge ad aderire al Consorzio Nazionale Imballaggi e a versare il Contributo ambientale. Il Contributo rappresenta quindi la forma di finanziamento del sistema consortile per la gestione diretta di tutti gli imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale dalle imprese aderenti. È determinato dal Consiglio di amministrazione Conai per ripartire i costi della gestione in proporzione alla quantità totale, al peso e alla tipologia del materiale di imballaggio. Oggi il Contributo non è più unico per ogni singolo materiale. Si vuole infatti promuovere l’uso di imballaggi maggiormente riutilizzabili e riciclabili, collegandovi il livello contributivo: più un imballaggio è riciclabile, meno paga. Quanto al recente aumento del Contributo per gli imballaggi in carta e cartone, è stato determinato principalmente dal rialzo dei costi legati alla raccolta dei rifiuti di imballaggio, in un quadro di generale inflazione, e dalla contestuale riduzione dei ricavi della vendita di imballaggi post-consumo. La rimodulazione al rialzo del CAC è stata necessaria per assicurare la continuità del servizio di raccolta differenziata, riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio, di cui Conai è garante a livello nazionale».

«Inoltre» aggiunge Fontana, «da due anni i prezzi del macero sono letteralmente crollati e ciò ha determinato l’aumento del CAC: le fluttuazioni dei listini dei maceri, come quelle di qualsiasi altra commodity, in questi anni sono diventate sempre più imprevedibili perché correlate all’andamento del mercato nazionale e internazionale, e alle congiunture generali, come le aziende ormai sanno fin troppo bene».

Monitoraggio costante

«Conai non ha scopo di lucro e non si basa su un consenso che varia insieme alle oscillazioni del mercato» dichiara Fontana. «L’adesione a Conai, del resto, non nasce da questioni di pancia, basate sul sentiment del momento. In quanto consorzio di imprese il nostro obiettivo, oltre a quello ambientale, è quello di operare in efficacia, efficienza, economicità e trasparenza: ne è testimonianza il fatto che, quando il mercato della carta da macero andava bene, abbiamo tempestivamente ridotto il CAC. Siamo oggi in un contesto di mercato differente che ci ha costretto a intervenire, altrettanto tempestivamente, invertendo la rotta. Continuiamo però a monitorare l’evoluzione dei principali fattori di contesto difficilmente prevedibili per capire eventuali margini di intervento futuri».

L’Italia campionessa nelle attività di riciclo

«Quello di Conai» prosegue Fontana «è un punto di osservazione particolare perché noi non facciamo il mercato, ma siamo sussidiari al mercato. Conai deve garantire per legge il ritiro e la valorizzazione a riciclo dei rifiuti di imballaggio dalle Alpi a Lampedusa e a qualsiasi condizione di mercato, intervenendo soprattutto dove e quando il mercato non arriverebbe. È questo il motivo per cui, con listini del riciclato negativi, siamo chiamati a chiedere un contributo maggiore alle imprese aderenti, per mantenere alte le performance ambientali. Che rappresentano appunto la mission di Conai.

Poi, va detto, come in tutti gli ambiti, ci sono sicuramente margini di miglioramento legati, per esempio, alla qualità della raccolta. Ma la situazione in cui ci troviamo oggi è figlia dello scenario macroeconomico con l’inflazione e le varie turbolenze geopolitiche che creano uno scenario incerto per gli operatori del riciclo meccanico dei rifiuti cellulosici. Ma proprio grazie al modello rappresentato da Conai e dai Consorzi di filiera, nonostante queste difficoltà, l’Italia può vantare risultati di riciclo tra i migliori d’Europa».

«Il riciclo degli imballaggi a livello nazionale» conclude Fontana «è un’indiscussa eccellenza, che deve continuare a migliorare. Per farlo, è fondamentale agire su più fronti. In generale, le raccolte differenziate devono continuare a crescere, soprattutto in quelle aree del Mezzogiorno dove ancora si fa sentire la carenza di alcuni impianti per i rifiuti. L’aumento delle quantità raccolte, però, deve accompagnarsi anche a un aumento della qualità. È importante educare i cittadini a fare bene la raccolta differenziata. L’altro fronte di miglioramento è l’ecoprogettazione, che vede coinvolte le aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi nella scelta di soluzioni di packaging a ridotto impatto ambientale, con un’attenzione particolare alla riciclabilità. Più l’imballaggio è riciclabile, più alta sarà la resa a riciclo».

Il Comune di Salerno intitola un largo a Orazio Boccia, fondatore di Arti Grafiche Boccia

Il Comune di Salerno ha deciso di intitolare un largo nella zona industriale di Salerno a Orazio Boccia, che fondò nel 1961 la tipografia Orazio Boccia, trasformatasi successivamente in Arti Grafiche Boccia Srl e poi in Arti Grafiche Boccia Spa.

Il largo si trova all’intersezione delle strade via Tiberio Claudio Felice e via Roberto Wenner.

Venerdì 12 aprile alle 9.30 si svolgerà in loco una cerimonia nel corso della quale sarà scoperta la segnaletica civica e ricordata la figura del benemerito imprenditore.

Saranno presenti, insieme ai congiunti e dipendenti dell’imprenditore, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, i vice presidenti di Confindustria Salerno Antonello Sada, Pierluigi Pastore, Marco Gambardella, il past president Agostino Galozzi e il Presidente ASI Antonio Visconti.

Salerno rende omaggio a un uomo straordinario, il classico esempio di self made man. Orazio Boccia ha vissuto da bambino nell’Orfanotrofio di Salerno dopo esser rimasto orfano di padre. Nell’istituto apprese l’arte tipografica e diventato adulto avviò la propria attività nel settore della stampa.

Le Arti Grafiche Boccia sono diventate, con la sua tenacia e determinazione, un’azienda esemplare leader in Italia e all’estero per qualità dei prodotti e affidabilità dei servizi.

Orazio Boccia dedicava grande attenzione all’innovazione, al capitale umano, alla bellezza dei prodotti, agli investimenti per nuovi macchinari e materiali. È stato un grande pioniere dell’industria moderna ma con una straordinaria dimensione umana. Un protagonista ammirevole di quella generazione d’imprenditori che hanno contribuito alla rinascita ed al boom economico dell’Italia nonostante le durissime condizioni iniziali di vita.

Nato il 26 novembre 1932, Orazio Boccia è mancato il 16 gennaio 2023.

Benjamin Bösch, nuovo direttore vendite Koenig & Bauer Durst

Benjamin Bösch è stato nominato direttore vendite di Koenig & Bauer Durst,  in una mossa strategica volta a capitalizzare i mercati in crescita del cartone pieghevole e dell’ondulato che sono maturi per la trasformazione digitale.

Bösch gestirà i territori e lavorerà a stretto contatto con i dipartimenti di vendita delle organizzazioni Durst e Koenig & Bauer. Il suo compito comporterà una stretta collaborazione con i clienti e i team di vendita esistenti e lo sviluppo di nuove strategie di vendita per aggiungere più valore a Koenig & Bauer Durst nei mercati dell’ondulato e del cartone pieghevole.

Con oltre 25 anni di esperienza nel settore della stampa e dell’imballaggio, Bösch si unisce a Koenig & Bauer Durst da Landa, dove era responsabile regionale per il DACH.

“Accogliamo Benjamin a braccia aperte nella famiglia Koenig & Bauer Durst”, ha dichiarato Daniel Velema, amministratore delegato di Koenig & Bauer Durst. La considerevole esperienza di Benjamin nei mercati del cartone pieghevole e dell’ondulato apporterà un ulteriore livello di competenza mentre continuiamo a espandere le operazioni di stampa digitale nei nostri mercati principali dell’ondulato e del cartone pieghevole, che sono maturi per la trasformazione digitale. Questa nomina rappresenta un importante sviluppo strategico, in quanto continuiamo a sfruttare le capacità e il know-how delle nostre società madri per offrire un portafoglio di macchinari per la stampa digitale che utilizzano inchiostri a base d’acqua, sicuri per gli alimenti e conformi a tutti i requisiti normativi”.

Konica Minolta Italia, il nuovo amministratore delegato è Alberto Steffenini

Konica Minolta Business Solutions Italia Spa ha annunciato la nomina di Alberto Steffenini a nuovo amministratore delegato e di Kiyotaka Suhara a nuovo presidente, a partire dal 1° aprile 2024. Kiyotaka Suhara, già presidente Europeo di Konica Minolta, è subentrato al Presidente uscente Hiroshi Yoshioka.

Hiroshi Yoshioka, insediatosi a luglio 2016, ha avviato un percorso di trasformazione che ha permesso a Konica Minolta di raggiungere traguardi importanti. Volontà del nuovo direttivo è proseguire nel percorso di crescita e rafforzare ulteriormente la posizione dell’azienda giapponese sul mercato.

Alberto Steffenini entra in azienda nel 1996 ricoprendo nel tempo ruoli di rilievo dall’area Tecnica prima a quella Commerciale, fino ad arrivare a dirigere l’area Marketing. Dal 2017 ricopre la carica di Marketing Director, definendo le linee guida e la strategia per il mercato italiano.

La profonda conoscenza dell’azienda e del mercato, oltre che la condivisione dei valori del Gruppo e la vicinanza agli stakeholders, fanno di Alberto Steffenini il profilo ideale per affrontare le sfide presenti e future.

“È con grande entusiasmo che assumo il ruolo di amministratore delegato di Konica Minolta Italia. Sono onorato di guidare questa prestigiosa azienda e di lavorare con una squadra di professionisti altamente competenti. Konica Minolta è da sempre all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, e mi impegno a continuare su questa strada, portando nuove idee e soluzioni per soddisfare le esigenze dei nostri clienti.
La mia visione per Konica Minolta Italia è quella di consolidare la nostra posizione di leader nel settore, mantenendo un forte impegno verso la sostenibilità, l’efficienza e l’eccellenza del servizio. Sono convinto che, insieme, possiamo raggiungere grandi traguardi e affrontare le sfide del futuro con determinazione.” Ha dichiarato Alberto Steffenini.

Canon serie imagePRESS V, tutti i modelli certificati Fogra

I sistemi di produzione a foglio Canon delle serie imagePRESS V1350 e V900 hanno ottenuto la rinomata certificazione Fogra PSD (ProcessStandard Digital) e raggiunto importanti traguardi di vendita.

Fin dal loro lancio, rispettivamente a maggio 2023 e dicembre 2022, nella regione Emea sono state installate oltre 120 imagePRESS V1350 e più di 1.600 imagePRESS V900. Superate, inoltre, le 660 installazioni per il modello imagePRESS V1000, presentato ad aprile 2022 e certificato Fogra ad agosto dello stesso anno.

Le serie imagePRESS V1350 e V900 hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento di grado A della certificazione Fogra, il che significa che sono capaci di offrire la più alta classe di qualità di stampa possibile in termini di fedeltà e coerenza del colore. Uniformità, risoluzione e applicazioni stampate hanno soddisfatto gli standard del noto istituto di ricerca, grazie al server Canon PRISMAsync e ai server imagePRESS basati su tecnologia Fiery.

Serie imagePRESS V900: qualità di stampa e flessibilità

Con oltre 1.600 installazioni nella regione Emea, la serie imagePRESS V900 è una delle più richieste, grazie all’ampia gamma di applicazioni stampabili su un unico dispositivo compatto. Disponibile in tre diversi modelli – V900, V800 e V700 – con velocità di stampa A4   nominale rispettivamente di 90 ppm, 80 ppm e 70 ppm, la serie è progettata per gli ambienti di produzione più dinamici e offre coerenza, alta qualità, versatilità e una vasta scelta di supporti.

imagePRESS V1350: la scelta per l’elevata produttività

Con una produttività elevata e una velocità di ben 135 pagine A4 al minuto, la nostra stampante di punta imagePRESS V1350 ha superato le 120 installazioni nella regione Emea, dal suo ingresso nel mercato a maggio 2023. Questo sistema è progettato per garantire grandi volumi di stampa e massima qualità nella produzione di applicazioni quali brochure, opuscoli, campagne pubblicitarie mailing di alto livello e packaging personalizzato.

Davide Balladore, marketing & innovation director DP&S di Canon Italia commenta: “I nostri clienti hanno mostrato un crescente interesse per l’innovazione tecnologica e la versatilità dei due nuovi modelli della serie imagePRESS V. Allo stesso modo è stato apprezzato il percorso di evoluzione compiuto dall’intera serie e il nostro ampio portfolio di stampanti a foglio. Basata su una tecnologia brevettata, potente e comprovata, la serie consente ai fornitori di servizi di stampa di lavorare meglio, più velocemente e in modo sempre più diversificato per offrire prodotti di elevato valore. Siamo felici che l’intera serie imagePRESS V abbia ottenuto la certificazione Fogra e non abbiamo dubbi che gli stampatori commerciali e in-house, così come le divisioni marketing e i brand da loro serviti, possano beneficiare degli elevanti standard qualitativi confermati da questa certificazione.”