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Cimpress, l’Amazon di domani? Perché no!

Cimpress ha aperto le porte dei propri stabilimenti, rivelando i suoi numeri da record: noi siamo stati a visitare l’impero di Venlo, e qui ve lo raccontiamo.

CIMPRESS - personalizzazione1

Chi si ostina ad affermare che la stampa è morta e questo business, proprio perché eccessivamente maturo, non possa più essere interessante dal punto di vista dei profitti, non conosce Cimpress e la sua sorprendente crescita. L’azienda olandese, definibile a tutti gli effetti una multinazionale del Web-to-print, dal momento della sua fondazione nel 2004 a oggi ha conosciuto una crescita esponenziale con investimenti continui in tecnologia all’avanguardia e un’espansione planetaria, grazie a un serie sistematica di acquisizioni. La statunitense VistaPrint, le italiane Pixartprinting ed Exaprint, la belga Priendeal, la olandese Albelli, l’inglese Tradeprint, la francese Printishop e la tedesca WIRmachenDruck – solo per citarne alcune – sono entrate a far parte di questo «impero».

Il Gruppo, nel 2015, ha prodotto nei suoi 1.500.000 m2 di stabilimenti 46.000.000 di pezzi unici customizzati, 4.000.000 cartelloni di grande formato e 6.129.341 capi di abbigliamento personalizzati. Ma la cifra più sbalorditiva riguarda i nove zeri dei biglietti da visita stampati e distribuiti, che hanno raggiunto il traguardo dei 5.900.000.000. Numeri possibili grazie a un modello organizzativo che trascende le logiche dell’industria della stampa tradizionale per adottare quelle dell’e-commerce i cui punti di forza sono la capillarizzazione e la consegna rapida. In questo gioca il ruolo da protagonista lo gioca la piattaforma informatica proprietaria MCP, in grado di creare un network sofisticato di raccolta dati, gestione della produzione e logistica.

L’industria di stampa più grande di sempre

Sulla mappa del mondo le conquiste di Cimpress toccano tutti i continenti a eccezione dell’Africa: la diffusione coinvolge 20 paesi, con 40 uffici e 50 siti internet localizzati. La presenza più massiccia riguarda l’Europa in cui gli stabilimenti sono 20, di cui il più grande (34.200 m2) si trova a Venlo nel quartier generale che oggi per la prima volta apre le sue porte alla stampa internazionale di settore per mostrare il proprio sito produttivo. La sede si trova poco lontano da Düsseldorf, dove si è appena conclusa un’edizione di drupa in cui Cimpress ha fatto parlare di sé per l’annuncio di un ordine di oltre 20 macchine Landa S10P Nanographic Printing. «Abbiamo individuato nella Landa Nanography la tecnologia più adatta alle nostre esigenze di azienda che ha raggiunto in breve tempo una produzione con volumi industriali – dichiara Robert Keane, presidente e chief executive officer di Cimpress, che prosegue – l’acquisizione di queste macchine ci permetterà di essere ancora più competitivi in quanto sono in grado di stampare in modo rapido ed efficiente, con una buona qualità e con costi contenuti. Queste installazioni ci permetteranno di migrare gli alti volumi dalla stampa offset a questa nuova tecnologia».

Robert Keane, presidente e chief executive officer di Cimpress.
Robert Keane, presidente e chief executive officer di Cimpress.

Gli inventori della mass customization

La formula di tale successo consiste nel modello di business ed è semplice a dirsi: «Ci siamo posti l’obiettivo di diventare i leader mondiali della mass customization rivoluzionando i mercati tradizionali – spiega Bernie Gracy, SVP product manager – abbiamo creato un sistema in grado di realizzare piccole tirature e anche pezzi unici personalizzati con le regole della produzione di massa, ovvero in grado di essere efficiente, rapido, affidabile e di offrire una buona qualità, ma soprattutto sfruttando le economie di scala della produzione industriale».

Bernie Gracy, SVP product manager.
Bernie Gracy, SVP product manager.

L’equazione vincente della mass customization – che di per sé può sembrare un ossimoro – è presto fatta: ottimizzazione dei costi a livelli di produzione in larghissima scala e un prezzo di vendita, per quanto accessibile, superiore a quello di un prodotto anonimo in quanto offre il valore aggiunto della personalizzazione e dei tempi di consegna rapidissimi. In altre parole è il costo unitario a fare la differenza. Il risultato è profitto, ma non solo, anche crescita esponenziale. Naturalmente gioca un ruolo di primo piano la focalizzazione su quattro target precisi: PMI, rivenditori, BtoC, grafici e agenzie.

Da produzione, a personalizzazione, di massa

«Oggi lo stabilimento di Venlo serve tutta Europa distribuendo circa 33.000 ordini al giorno, che fanno a capo a un portfolio multi brand, numero che raggiunge il picco di 125.000 durante le festività natalizie» specifica George Horvat, VP Plant Operations.

George Horvat, VP Plant Operations.
George Horvat, VP Plant Operations.

La produzione è organizzata secondo una logica lean in quattro macroreparti: piccolo formato (produzione fino al formato B1); grande formato, in controtendenza con le sale stampa tradizionali le offset sono posizionate in quest’area; decorazione (personalizzazione oggetti promozionali); e ricamo. I brand delle macchine installate sono tutti nascosti dietro al logo Cimpress che campeggia su ogni singolo dispositivo, secondo una politica di assoluta democratizzazione e standardizzazione dei rapporti con i fornitori. A quelli produttivi si aggiungono i reparti di imballaggio e logistica, anello finale della catena. Ogni dipendente deve avere almeno tre specializzazioni in modo da consentire una perfetta flessibilità ed efficienza finalizzata a far fronte alle variazioni dei picchi di lavoro. Per avere un’idea dell’efficienza produttiva basta pensare che vengono stampati oltre 50.000 adesivi al minuto.

Tutto questo ci fa pensare a un ingranaggio perfetto che esige che non trascorrano più di 45 minuti dal momento in cui un ordine è pronto al suo arrivo nella piattaforma di spedizione a esso assegnata. E alla domanda, che sorge spontanea, se possiamo definire Cimpress l’Amazon della stampa, Ceryl Wadsworth, responsabile media relations, risponde: «Non ancora: ma perché no, la nostra ambizione è di continuare a crescere».

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