Tendenze

E l’offset cresce, nonostante la crisi

Abbiamo intervistato i quattro grandi attori del mercato, e ascoltato il parere di Argi.

Non deve stupire, leggendo i dati del rapporto Argi, che due mondi distanti e spesso contrastanti tra loro, l’offset e il digitale, siano oggi collocati alla pari. Per la prima volta il fatturato del venduto digitale ha infatti superato di pochissimo quello offset. Segno della maturazione delle nuove tecnologie ma soprattutto del forte aumento dei volumi ottenuti dal production printing digitale. Ma questo non può essere interpretato come un segnale di sofferenza dell’industria offset, la quale sta attraversando un momento di ristrutturazione e consolidamento epocale. E nel compiere questo passo evolutivo, sta sondando nuovi orizzonti per svilupparsi.

I dati di vendita dei gruppi stampa sono ancora lontani dai numeri degli anni pre-crisi, ma mostrano comunque una crescita interessante, almeno rispetto all’annus horribilis, il 2013. «La situazione sembra essersi un poco sbloccata rispetto a un anno fa», evidenzia Roberto Levi, presidente di Argi, «e le vendite delle unità di stampa hanno effettivamente segnato un buon incremento durante tutto il 2014. Questo miglioramento è dovuto soprattutto al sistema bancario che ha riaperto marginalmente le proprie disponibilità erogando il credito. Ma sfortunatamente, per ora, solo ed esclusivamente verso aziende in possesso di un rating bancario dal medio in su. Inoltre il parco macchine italiano, obsoleto rispetto alla media europea, dovrebbe migliorare nei prossimi anni il proprio trend di vendite, con un progressivo ammodernamento dello stesso».

Bene il grande formato, anche per la carta

«Crisi finita? È un po’ troppo presto per dirlo», dice Joachim Nietschke, amministratore delegato di Kba Italia. «Diciamo che si intravede la luce in fondo al tunnel ma non esageriamo. La ripresa è molto relativa, pensi che nel 2014 si sono registrati 51,6 milioni di fatturato ma se li confrontiamo ai 360 milioni di euro del 2005 si capisce che un mondo è ormai tramontato. Occorre dire che questi trenta gruppi in più rispetto al precedente anno non sono poi un gran numero. La crescita del fatturato del 30% deriva invece principalmente dalla buona vendita delle macchine di formato più ampio. Stiamo parlando del 100×145 e 120×160. L’aumento che c’è stato tra 2013 e 2014 è dovuto quindi alla buona dinamica del settore cartotecnico. Con una novità interessante: a formare questo dato partecipa un poco anche l’imprenditore grafico che stampa i libri. Da metà 2014 si registra infatti un aumento della richiesta del settore carta anche nel grande formato».

Postvendita sempre più remunerativa

«È vero, la crescita del 30% registrata nelle macchine a foglio sull’anno precedente è un segnale positivo che aspettavamo da tempo. Anche se l’incremento non è poi così è grande, a ben vedere», afferma Massimiliano Veronesi, direttore generale di manroland Italia. «Il formato dominante resta il 70×100 con una buona presenza dei grandi formati. Mentre il 50×70 e il 35×50 sono ormai diventati delle vere occasionalità, dal momento che si tratta di formati destinati solo a specialisti offset. Tornando al dato macro del 2014, direi che è impossibile fare una comparazione con un mondo pre-crisi che non tornerà più. In ogni caso, in proporzione alle nostre dimensioni, lo scorso anno abbiamo realizzato un risultato veramente interessante. Sottolineo che oggi la mera vendita non è più parte preponderante delle nostre attività. I numeri sono quindi composti da molte più cose, perché diventa di importanza strategica, parallelamente alla vendita di macchine, anche l’opportunità di seguire i nostri clienti in tutte le loro necessità successive, vale a dire l’assistenza, i pezzi di ricambio, i service e la formazione».

Il ruolo salvifico degli incentivi

«L’andamento del mercato proiettato da Argi, ci trova d’accordo», spiega Silvano Bianchi, amministratore delegato di Komori Italia. «L’incremento c’è stato ed è però spiegabile con un’assenza di rinnovamento del parco macchine che si era protratto per diversi anni. Molti imprenditori anno infatti sfruttato i contributi statali per fare nuovi investimenti in macchinari. Sono dunque d’accordo sulla tendenza all’acquisto del nuovo, ma il mercato è stato stimolato a sostituire macchine vetuste approfittando di un’opportunità e riuscendo finalmente a operare un miglioramento sul piano delle performance. Se è vero che il 2013 è stato l’anno più brutto in assoluto, gli operatori hanno però osservato un effetto parallelo: quasi tutti i costruttori hanno infatti registrato un incremento dell’assistenza e della vendita dei ricambi, perché sulle macchine esistenti occorreva fare riparazioni e messe a punto con frequenza maggiore. E andando a guardare nei bilanci di tutte le aziende produttrici, è possibile evidenziare questo fenomeno, cioè il calo del fatturato nella vendita di macchinari da stampa e un discreto incremento nell’area service e ricambi. E questo trend c’è anche oggi»

Vendere progetti, non macchine

«È ormai evidente che è in atto un’evoluzione inarrestabile e necessaria», dice Alberto Mazzoleni di Macchingraf-Heidelberg. «Credo che questa crisi, come tutte le crisi, lasci sul campo molte vittime da un lato, ma dall’altro abbia stimolato e forzato gli imprenditori a trovare soluzioni in una logica di efficienza e organizzazione. E parte di queste soluzioni sono certamente gli investimenti in nuove tecnologie e macchinari con più elevata produttività. Lo vediamo chiaramente noi come azienda che oggi si vendono progetti produttivi e non più solo macchine. Si tratta quindi di progetti che devono essere completi e compiuti, con un accompagnamento che parte dalla fase della consulenza iniziale fino alla messa in produzione finale con performance e output che devono essere perfettamente in linea con le aspettative. Per quanto riguarda il futuro, credo che la tecnologia offset non scomparirà ma ci sarà una convivenza e in alcuni casi una convergenza tra tecnologie. Quindi verranno rilasciate nuove soluzioni e applicazioni sia per la stampa commerciale sia per il mercato del packaging.

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