Formazione

Formazione e mondo del lavoro: l’obiettivo è colmare il vuoto

Abbiamo intervistato diverse realtà formative sul territorio italiano, ed ecco cosa ci hanno detto docenti, coordinatori e dirigenti scolastici e anche l’Enipg. L’avvicinamento della formazione al mondo del lavoro è sicuramente l’obiettivo comune.
Una panoramica dell’offerta a disposizione di tutti i giovani che vogliano intraprendere un’attività lavorativa in ambito grafico.

La scuola, che tra i suoi compiti ha quello di formare adeguatamente delle figure aderenti alle richieste di mercato, si trova di fronte a delle richieste complesse e in continua evoluzione. Ecco perché Italia Grafica ha deciso di condurre questa mini-inchiesta.
Non è stato un compito facile perché i programmi didattici, la durata temporale e gli intrecci tra i percorsi formativi previsti dal Miur sono tanti e complessi.
Questo in buona parte dipende dall’evoluzione che il settore ha subito, e continua a subire, sull’onda dei cambiamenti tecnologici, delle esigenze espresse dal mercato del lavoro e dalle modifiche introdotte a suo tempo dalla riforma degli istituti tecnici. Che l’argomento sia interessante lo testimonia il fatto che, per problemi di spazio, non abbiamo potuto riportare tutti gli argomenti affrontati con gli intervistati, di cui scriveremo in un numero successivo.
Il ruolo della lingua inglese, gli accordi con scuole estere per scambi culturali, il progetto Erasmus per i soggiorni all’estero, le azioni formative nei riguardi dei docenti. Certo è che la scuola guarda sempre più al mondo aziendale e agli sbocchi professionali che essa propone; è auspicabile che tutto questo sforzo venga adeguatamente ricambiato dalle imprese che devono aprirsi sempre di più ai tirocini accogliendo, seguendo gli studenti durante tutto il periodo di stage e valorizzandone allo stesso tempo il lavoro.

La scuola, oggi

Che ci sia la necessità di esperti in comunicazione è un dato di fatto; meno chiaro invece è il percorso che tali esperti dovrebbero seguire per poter soddisfare al meglio queste esigenza. Questa difficoltà è strettamente legata all’incertezza che agita il mercato del lavoro alla ricerca di tecnici e di gestori di quella che oggi viene definita comunicazione multicanale, un qualcosa i cui confini non sono stati ancora stabiliti in modo univoco e preciso.
Secondo Matteo Dittadi – segretario nazionale settore grafico Cnos e coordinatore della scuola grafica San Marco di Mestre «Formare grafici e stampatori una volta era un compito più facile; i programmi didattici erano frutto di anni di esperienza. Le esercitazioni di laboratorio più focalizzate su aspetti verticali del processo. Oggi le aziende si aspettano tecnici in grado di spaziare dalla stampa al Web, operatori capaci di impaginare per la carta e per i dispositivi digitali. Tutto questo in un lasso temporale limitato e immerso in un percorso formativo che contempla anche le altre materie tipiche di ogni percorso scolastico che porti al diploma. La scuola ha un compito difficile perché oltre a insegnare agli studenti deve continuare a formare il proprio corpo docente e recepire in modo costante le richieste provenienti dal tessuto industriale in cui si trova a operare.» 

Matteo Dittadi, Segretario Nazionale Settore Grafico Cnos-FAP e direttore della Scuola Grafica e Formazione Continua e Superiore dell’Istituto Salesiano San Marco.
Matteo Dittadi, Segretario Nazionale Settore Grafico Cnos-FAP e direttore della Scuola Grafica e Formazione Continua e Superiore dell’Istituto Salesiano San Marco.

La formazione professionale, basata su tre anni di scuola, è stata per anni uno dei pilastri nell’impianto formativo grafico. Oggi sempre di più ha un naturale proseguimento in un quarto anno di studio che consente allo studente di conseguire un diploma professionale meglio spendibile nel mercato del lavoro.

«La figura dello stampatore offset iperspecializzato che la scuola professionale una volta formava oggi ha difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro. Alle competenze prettamente tecniche devono affiancarsene delle altre riconducibili ad aspetti più umani e sociali. Dopo tre anni lo studente deve sapersi muovere in un contesto lavorativo, rispettando regole e orari. Deve sapere lavorare in gruppo e tenere comportamenti adeguati. Noi non vogliamo formare solo degli esecutori, noi abbiamo l’obiettivo di creare tecnici che sappiano vivere e operare correttamente nelle società» dice Federico Gozzi, Responsabile del Settore Grafico & Coordinatore del Cnos-FAP sede di Bologna.

Federico Gozzi, attualmente, all’interno del Centro di Formazione Professionale di Bologna svolgo l’incarico di Coordinatore del Cnos-FAP sede di Bologna e Coordinatore del Settore Grafico del Cnos-FAP di Bologna.
Federico Gozzi, attualmente, all’interno del Centro di Formazione Professionale di Bologna svolgo l’incarico di Coordinatore del Cnos-FAP sede di Bologna e Coordinatore del Settore Grafico del Cnos-FAP di Bologna.

L’accento sulla formazione del cittadino, oltre quella mirata a formare competenze verticali e culturali, è stata riportata da tutti gli intervistati e si ricollega a quanto già emerso al convegno Enipg del maggio scorso (Italia Grafica, maggio 2015) dove fu detto che le richieste più frequenti esposte dalle aziende riguardano le competenze trasversali e «più umane» come lavorare in team, saper gestire in autonomia il proprio aggiornamento, saper condividere il proprio sapere con i colleghi.

Questo lavoro di educazione alla cittadinanza è più marcato nei primi tre anni di formazione, sia professionale che tecnica, per poi lasciare spazio negli anni successivi a un lavoro più focalizzato sulle competenze di settore anche se è bene ricordare che le continue evoluzioni nella comunicazione stanno generando molte variabilità e i profili in uscita sono innumerevoli. È evidente che la scuola non ha tempo sufficiente per trasferire tutte le competenze, ma deve avere come obiettivo quello di formare un individuo flessibile e aperto, capace di imparare da solo quello che non sa.

Trasferire le competenze necessarie

In un contesto così vario il rapporto scuola-azienda gioca un ruolo fondamentale. Questo è risultato evidente durante le interviste: sono infatti emerse differenze significative rispetto alle competenze tecniche espresse dal tessuto industriale a cui la scuola fa riferimento. L’approccio di «ascoltare» il mercato è a nostro avviso positivo perché favorisce l’inserimento dello studente nel mondo del lavoro.

L’offerta formativa secondo Enipg. Lo studente che oggi vuole intraprendere degli studi inerenti la grafica ha a disposizione una scelta articolata che può essere declinata a seconda della Regione di appartenenza. Oltre ai percorsi elencati in tabella esistono corsi di raccordo tra il quarto anno della formazione professionale e il diploma che abilita all’accesso all’Università.
L’offerta formativa secondo Enipg. Lo studente che oggi vuole intraprendere degli studi inerenti la grafica ha a disposizione una scelta articolata che può essere declinata a seconda della Regione di appartenenza. Oltre ai percorsi elencati in tabella esistono corsi di raccordo tra il quarto anno della formazione professionale e il diploma che abilita all’accesso all’Università.

«Le figure più richieste nel nostro territorio sono quelle di un operatore grafico polivalente, maggiormente indirizzato sulle piccola e media impresa che produce stampa digitale piccolo e grande formato, con una piccola (rispetto agli anni precedenti) richiesta di stampatori offset. L’Istruzione e Formazione Professionale è uno dei segmenti individuati dalla vigente legislazione per consentire l’assolvimento dell’obbligo scolastico. Spesso viene dipinto in modo contraddittorio: da porta di accesso privilegiata al mondo del lavoro a scuola di serie “B”; da incisivo argine alla dispersione scolastica a ghetto per chi non ce la fa in altri percorsi. In realtà, così come esiste la buona scuola e la cattiva scuola, esiste la buona formazione professionale e la cattiva formazione professionale. La nostra scuola sul territorio si è sempre contraddistinta per iniziative volte a coniugare esigenze formative e di educazione con quelle occupazionali» spiega Salvo Morana, docente della Scuola Grafica dei Salesiani di Palermo.

Salvatore Morana, docente presso la Scuola Grafica Salesiana di Palermo.
Salvatore Morana, docente presso la Scuola Grafica Salesiana di Palermo.

Marco Franceschini, giovane Coordinatore didattico Responsabile dell’Alta Formazione presso l’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento interviene dicendo che: «Il progetto formativo dell’Istituto è impostato su cinque anni, durante i quali si alternano metodologie didattiche differenti che hanno l’obiettivo di migliorare il livello di apprendimento degli studenti, non solo per quanto riguarda le competenze di settore ma anche in relazione alle competenze umane personali. La parte umanistica è importante e strategica in quanto permette di approfondire molti contenuti essenziali e sviluppare competenze fondamentali per la professione. Alcune discipline tecniche sono proposte in lingua inglese. La parte tecnica ha un forte impatto sull’impianto formativo e permette a tutti gli studenti di affrontare tutti gli aspetti della multicanalità, consentendo però a ciascuno, già dopo il primo anno, di specializzarsi in settori per poter essere appetibile sul mercato del lavoro. La disciplina “grafica multicanale” viene proposta in due modalità formative: a classe unita, per permettere di acquisire competenze in tutto il flusso di lavoro, e a piccoli gruppi per sviluppare progetti di alta qualità e dare l’opportunità a ciascun studente di specializzarsi in settori specifici, in linea con le proprie attitudini e lavorando in team con altri allievi, come i processi di stampa, il packaging, la fotografia, il video, le riviste digitali».

Marco Franceschini, Coordinatore didattico area grafica e comunicazione e Responsabile Alta Formazione.
Marco Franceschini, Coordinatore didattico area grafica e comunicazione e Responsabile Alta Formazione.

«La nostra scuola prevede due percorsi: istruzione tecnica e istruzione professionale, quest’ultima con la possibilità di ottenere, già al terzo anno, una qualifica regionale. Su un arco di tempo di cinque anni, per entrambi i percorsi ma con pesi diversi, riusciamo a formare tecnici dove la componente informatica e digitale è rilevante. La composizione e la progettazione editoriale e commerciale, il trattamento delle immagini, e più in generale tutta la prestampa digitale sono materie a cui dedichiamo molte ore di teoria e pratica in entrambi i percorsi. Nel settore ITI, inoltre, si approfondiscono anche le tematiche della comunicazione multimediale e multicanale come le app editoriali, l’audio-video e il Web-design, con particolare riferimento ai più moderni CMS, come Joomla e WordPress, oggi molto richiesti sul mercato», Roberto Zambelloni, docente di Laboratorio Grafico all’istituto Silvio d’Arzo di Sant’Iliario d’Enza.

Roberto Zambelloni, Docente di Laboratorio Grafico presso Istituto Superiore Silvio D’Arzo - Sant’Ilario d’Enza (RE).
Roberto Zambelloni, Docente di Laboratorio Grafico presso Istituto Superiore Silvio D’Arzo – Sant’Ilario d’Enza (RE).

Anna Borando, Dirigente scolastico dell’Istituto Galileo Galilei di Milano parla di forma mentis, più che di “istruzione e basta”: «Nel nostro percorso noi prestiamo grande attenzione alla progettazione grafica orientata al Web poiché le richieste che ci arrivano dal mercato sono queste. Per esempio la gestione dei social media è una competenza molto richiesta e noi cerchiamo di integrare l’insegnamento delle materie grafiche di base proprio con queste, più specifiche e legate al momento storico tenendo sempre il focus su questo punto: operare nel settore della comunicazione e della grafica richiede uno studio per tutta la vita, un aggiornamento continuo

Annamaria Borando, dirigente Scolastico dell’IIS G.Galilei - R.Luxemburg di Milano.
Annamaria Borando, dirigente Scolastico dell’IIS G.Galilei – R.Luxemburg di Milano.

Il rapporto con le aziende

Come già detto nel contesto di mercato attuale la scuola deve avvicinarsi il più possibile al mondo aziendale con l’obiettivo di individuare i percorsi didattici più idonei a creare occupazione. In questo senso va anche la riforma della «Buona scuola» di recente approvata. Gli stage o tirocini formativi, resi ora obbligatori per tutte le scuole, rappresentano un’opportunità per affacciarsi al mondo del lavoro permettendo agli studenti di apprendere tecnologie non presenti nel contesto scolastico. La pianificazione delle attività correlate allo svolgimento dei tirocini è un processo complesso che richiede un’attenta fase di progettazione, l’attivazione di figure dedicate allo scopo, il monitoraggio e la valutazione finale. «Il rapporto con le aziende è reso costante e sistematico attraverso la costituzione di un Comitato Tecnico Scientifico, composto da rappresentanti dell’Istituto, dell’Enipg, del mondo del lavoro e delle Associazioni di categoria, con il compito di co-progettare il percorso in alternanza, individuando modalità di integrazione efficaci tra scuola e tessuto imprenditoriale, definire le attività e le prestazioni richieste ai discenti, a scuola e in azienda, verificare la congruità delle azioni previste, in relazione al curriculum» Maria Teresa Bertoglio, Referente Alternanza Scuola/Lavoro e rapporti con le Aziende per l’I.I.S. Carlo Urbani di Acilia (RM).

Maria Teresa Bertoglio al momento si occupa di Alternanza Scuola/Lavoro, curando i rapporti con il M.d.L., e di Mobilità europea, in seno al  progetto Erasmus+.
Maria Teresa Bertoglio al momento si occupa di Alternanza Scuola/Lavoro, curando i rapporti con il M.d.L., e di Mobilità europea, in seno al progetto Erasmus+.

Nel percorso triennale della Scuola Grafica dei Salesiani di Palermo le classi che vengono coinvolte nello stage sono prevalentemente le seconde e le terze per una attività complessiva 156 ore distribuite in cinque settimane di cinque  giorni lavorativi di sei ore di tirocinio, spiega Salvo Morana: «Il tutor, dopo aver preso contatti con le aziende presenti nel territorio di Palermo e provincia e ricevuta la loro disponibilità, stipula la convenzione secondo le normative vigenti a tutela dell’allievo-ente-azienda. A questa fase di preparazione della documentazione necessaria segue la visita in azienda del tutor per la firma della convenzione da parte del titolare o responsabile aziendale. I meccanismi di controllo attivati dalla struttura formativa attraverso il tutor prevalentemente si basano sul monitoraggio continuo con visite periodiche giornaliere durante le settimane di attività che vengono alternate a contatti telefonici per seguire i ragazzi dal punto di vista presenze, puntualità, rispetto delle attrezzature e collaborazione fattiva rilevando eventuali problematiche che si dovessero presentare in itinere e valutando in termini di formazione umana e professionale la ricaduta sugli allievi.»  L’Istituto Galileo Galilei di Milano ha regolamentato il periodo di tirocinio con un disciplinare creato dalla scuola e condiviso con l’azienda: in esso sono stabiliti tempi, modalità di svolgimento e criteri di valutazione. «Il progetto formativo ritagliato sulle capacità di ogni studente nasce quindi dal confronto scuola-azienda. Ogni studente ha il proprio tutor che lo segue lungo tutto il periodo in azienda. Per ogni tirocinante la scuola appronta una scheda suddivisa in tre parti che serve a valutare il comportamento dello studente sul lavoro, la qualità della prestazione e il raggiungimento degli obiettivi. La valutazione genera un voto che mediante una tabella di conversione viene tramutata in un voto in decimi che fa media con il voto di una delle materie di studio» spiega Anna Borando, dirigente scolastico.

Attenzione al packaging

Il buon andamento del settore del packaging offre un ritorno in termini occupazionali a cui la scuola sta guardando con attenzione. Certo non è facile attivare percorsi didattici sull’argomento poiché anche i docenti devono maturare competenze specifiche nel settore prima di insegnarle. Comunque molte scuole hanno già intrapreso il cammino di avvicinamento riservando spazio alle materie correlate, essenzialmente prestampa e gestione della commessa, nelle ore di laboratorio e progettazione grafica. Il passo successivo molto importante sarà quello di inserire materie inerenti la progettazione del pack che richiedono oltre a docenti opportunamente formati, una strumentazione hardware e software adeguata. Il concorso YouPack… l’imballaggio sostenibile del futuro? promosso nel 2014 da Giflex e da Enipg ha contribuito a creare attenzione sul tema e a sensibilizzare studenti e professori rispetto anche ad altri aspetti come la sostenibilità, il riciclo e lo smaltimento consapevole.
«Noi dedichiamo negli ultimi due anni circa il 30% del percorso formativo al tema del packaging; in particolare progettazione e realizzazione delle fustelle, sia per ciò che concerne le lezioni teoriche, che per quanto riguarda le esercitazioni di laboratorio» ha detto Maria Teresa Bertoglio.
Reggio Emilia è un distretto industriale importante, e la scuola non può certo non tenerne conto, come spiega Roberto Zambelloni: «la crisi c’è stata ma le aziende hanno continuato a richiedere operatori specializzati in grafica. Il packaging è uno dei settori più vitali e da tempo abbiamo iniziato dei percorsi didattici di avvicinamento alla tematica. Nei preventivi dedichiamo spazio alla materia e nelle ore di laboratorio con i software creiamo la grafica con cui vestire il pack. La nostra intenzione è di dotarci, quanto prima, di programmi e attrezzature specifiche per iniziare a fare anche progettazione, ma non è facile poiché sarà necessario ampliare i laboratori, formare gli insegnanti e soprattutto trovare i fondi, tutte cose oggi sempre più difficili nella scuola pubblica».

Il ruolo dell’ITS

Dopo il conseguimento del diploma allo studente di grafica si aprono tre scenari per continuare a studiare in Italia: l’università, i corsi a mercato promossi da enti di vario tipo, e gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), un percorso di alta specializzazione in grafica e comunicazione della durata di due anni. Voluti dal Miur, sono delle Fondazioni a cui partecipano scuole, enti di formazione, imprese, università e centri di ricerca ed enti locali.  Gli ITS, è bene sottolineare, non sono un mero prolungamento del sesto e settimo anno della scuola superiore ma bensì corsi professionalizzanti di alta specializzazione tecnica realizzati secondo i modelli internazionali più avanzati (le Supsi svizzere, le IUT francesi e le Fachhochschule tedesche) che vogliono costruire le competenze richieste dalle imprese e dal mondo del lavoro sia pubblico che privato.
Sono quindi una valida alternativa all’università con un percorso più breve e con un focus molto più pratico e orientato al soddisfacimento delle esigenze espresse dal mercato; ed è forse questa una delle caratteristiche più importanti dell’ITS che ha nel proprio dna l’attenzione al mondo del lavoro con l’obiettivo di creare un profilo professionale di alto livello e allo stesso tempo aderente alle esigenze del territorio.
«Il nostro percorso trasferisce le competenze tecniche e tecnologiche per pianificare e gestire le attività di comunicazione di un’azienda con un’attenzione particolare ai media e ai canali digitali. I principali destinatari di questa figura professionale sono le imprese per le quali, attualmente, comunicare è condizione necessaria per esistere. Fra i principali sbocchi occupazionali, pertanto, si individuano le organizzazioni aziendali con una struttura interna di marketing e management; ma anche le agenzie di comunicazione e di pubblicità e tutte le imprese creative che necessitino di inserire al proprio interno profili tecnico-strategici. Noi vogliamo formare un profilo in uscita che abbia la capacità d indirizzare la comunicazione dell’azienda che sappia partecipare all’impostazione di una strategia. La durata del nostro percorso è di 1.800 ore di cui 1.115 ore di aula/laboratorio (la metodologia didattica è molto interattiva: lezioni frontali, ma soprattutto esercitazioni, analisi di casi, visite guidate, simulazioni), 55 ore di project work (gli studenti realizzano progetti “veri” sulla base di input dati da imprenditori), 630 ore di stage. Il 70% dei docenti è rappresentato da imprenditori del settore e liberi professionisti che portano all’interno del corso i contenuti reali richiesti dalle imprese, e dei feedback delle aziende in cui si svolgono gli stage: siamo in grado di cogliere in tempo reale i cambiamenti del settore e di proporre quindi integrazioni e modifiche al piano didattico (coerentemente con le linee guida ministeriali e con l’articolazione del percorso)» ci ha raccontato Morena Sartori, direttore Fitstic (Fondazione Istituto Tecnico Superiore Tecnologie Industrie Creative) di Cesena.

Morena Sartori, direttrice della fondazione Fitstic.
Morena Sartori, direttrice della fondazione Fitstic.

L’Alta Formazione in Trentino prevede 600 ore di praticantato per ciascuno dei due anni permettendo di realizzare progetti significativi, anche orientati alla ricerca e all’innovazione. Gli studenti sono «guidati» da un progetto formativo e sono molto seguiti dallo staff di docenti che in collaborazione con il tutor aziendale monitorano l’andamento del tirocinio. La Provincia autonoma di Trento è titolare del corso e per questa ragione ha istituito un comitato scientifico che, in collaborazione con il comitato tecnico, ha il compito di dettare le linee guida del percorso formalizzate nel referenziale professionale. «Ogni biennio è differente dal precedente e il profilo in uscita viene concordato assieme alle aziende di settore che pongono una particolare attenzione alle richieste del mercato del lavoro. Il progetto didattico viene quindi strutturato, sia a livello metodologico che di contenuti, assieme a professionisti dei diversi settori di riferimento», Marco Franceschini.
Gli iscritti a questi percorsi post-diploma sono in massima parte provenienti da scuole grafiche, come indicato dal Miur, ma esiste una quota rilevante di studenti con percorsi di studio differenti. Questa è un’ulteriore sfida per chi ha il compito di seguire gli studenti lungo i percorsi didattici previsti che viene affrontata mediante attività formative di supporto specifiche e tutoraggi mirati.

La riforma della «Buona scuola»
Il 9 luglio 2015 la Camera ha approvato la Legge 13 luglio 2015, n. 107, detta «La Buona Scuola». La legge contiene diverse novità suddivise su più ambiti; tra questa la disposizione che istituisce l’alternanza scuola-lavoro è di particolare interesse poiché stabilisce le modalità con cui il mondo della scuola deve interfacciarci con il mondo aziendale.
Negli scopo della Legge l’alternanza scuola-lavoro è il mezzo con cui integrare le conoscenze di base dello studente con quelle competenze indispensabili a inserirsi nel mercato del lavoro. In questo modo alle ore di studio e di formazione in aula si affiancheranno le ore trascorse all’interno delle aziende che costituiranno un’esperienza «sul campo» contribuendo a colmare il gap «formativo» tra mondo del lavoro e mondo scolastico in termini di competenze e preparazione. Uno scollamento che spesso ha caratterizzato il sistema italiano contribuendo a rendere più difficile l’inserimento lavorativo una volta terminato il ciclo di studi.

Fonte: http://passodopopasso.italia.it/Web/temi/scuola
Fonte: http://passodopopasso.italia.it/Web/temi/scuola

Università e master
L’offerta formativa di livello universitario nel settore della grafica è molto vario e per questo è difficile incasellarlo in modo semplice. Se prendiamo in esame solo Milano troviamo ben sei università (Naba, IED, Iulm, Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università Statale Bicocca) in grado di proporre percorsi che hanno relazione con il tema ma propongono declinazioni molto diverse che spaziano dalla comunicazione alla psicologia, dal design del prodotto alla modellazione 3D, dal video alla grafica multimediale.
Questa varietà e ricchezza di offerta è presente in tutto il territorio nazionale dove molte università si sono date dei percorsi in cui la grafica è materia di insegnamento ma in forma diversa rispetto a quello che un’azienda del settore si potrebbe aspettare. In questo articolo abbiamo quindi deciso di restringere il campo di analisi orientandoci su due realtà: l’Isia di Faenza e l’università di Parma. Entrambe le realtà ci hanno detto che tra gli iscritti predominano studenti provenienti da percorsi di studio differenti da quello grafico. Questo dato è molto interessante poiché da un alto conferma il grande appeal che il settore esercita ma, dall’altro, pone in evidenza l’esigenza di attivare corsi di riallineamento sul tema della grafica che, invece, dovrebbe essere un prerequisito.

«Il nostro è un istituto principalmente incentrato sul design di prodotto», ci ha detto Roberto Ossani, direttore dell’Isia, Istituto Superiore per le Industrie Artistiche «che rilascia diplomi accademici di primo e secondo livello, equiparati alle corrispondenti lauree. All’interno del piano degli studi vi sono anche diversi corsi di Comunicazione e Graphic Design, e l’argomento del Packaging Design è stato visto come un punto d’incontro fra prodotto e comunicazione e fra prodotto e mercato. È con questo scopo che all’interno del nostro piano studi esiste un corso di Packaging Design e un corso di Tecnologia di stampa. Intratteniamo relazioni da anni con il Master di Branding & Packaging della Luca School of Arts di Gent (Belgio), attraverso il quale organizziamo workshop e seminari sullo stesso argomento. Nonostante la crisi, gli Isia continuano a godere di ottime performance occupazionali. A un anno dal conseguimento del titolo di studio, i laureati di II livello del 2014 hanno trovato lavoro nella misura del 93%. Di questi, circa il 42% in ambito di progettazione grafica, e il 33% in ambito di design di prodotto. Attualmente abbiamo relazioni con più di 50 imprese, e in particolare stiamo incentivando il Placement, che è un periodo di lavoro all’estero, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del progetto Erasmus+. Proprio per gestire al meglio questi aspetti al nostro interno operano un Coordinatore dei rapporti con le imprese e un Coordinatore per i progetti Erasmus+.»

«L’obiettivo più difficile, in periodi di trasformazioni sempre più veloci, è quello di immaginare quali saranno le professioni legate al design fra cinque o fra dieci anni». Roberto Ossani, Direttore ISIA di Faenza. Fotografia di Raffaele Tassinari.
«L’obiettivo più difficile, in periodi di trasformazioni sempre più veloci, è quello di immaginare quali saranno le professioni legate al design fra cinque o fra dieci anni». Roberto Ossani, Direttore dell’Isia di Faenza. Fotografia di Raffaele Tassinari.

Nel 2016 prenderà il via un’altra edizione del Master Universitario di I livello, istituito dall’Università degli Studi di Parma e promosso dal Dipartimento di Chimica. Durerà un anno e servirà a dare una risposta concreta alle esigenze del settore del confezionamento alimentare, cosmetico e farmaceutico. «Per progettare packaging ci vogliono tante competenze. La figura che vogliamo costruire», ci ha detto Giovanni Brunazzi, docente al Master «sarà in grado di progettare gli imballaggi valutandone anche gli aspetti normativi ed economici con un’attenzione sempre maggiore al recupero degli imballaggi e all’ambiente. Avrà nozioni di logistica, di controllo di qualità, di marketing, di comunicazione e delle legislazioni connesse. Insegnerà a conoscere i materiali e i prodotti da confezionare, le loro possibili incompatibilità e resistenza alle aggressioni chimiche. Gli studenti che escono dal nostro master avranno l’opportunità di collocarsi in tre differenti contesti aziendali che fanno parte della filiera: nelle aziende che usano il packaging per contenere il prodotto, presso gli stampatori, nelle imprese che progettano il packging. Per rendere possibile tutto questo la nostra università parla con tutte e tre le realtà e ha uno stretto rapporto con Giflex, l’associazione che raggruppa i produttori di imballaggi flessibili stampati in rotocalco e in flessografia. Per l’ammissione al master è richiesta una laurea tra queste discipline: Agrario, Architettura, Farmaceutico, Economico-Statistico, Geo-Biologico, Ingegneria, Psicologico, Scientifico. Al termine delle lezioni è previsto uno stage aziendale.»

Giovanni Brunazzi, docente di Design e Comunicazione al Master in Packaging dell’Università degli Studi di Parma.
Giovanni Brunazzi, docente di Design e Comunicazione al Master in Packaging dell’Università degli Studi di Parma.

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