Etichette&Mercato

Opinioni: il futuro delle etichette, secondo Jules Lejeune, direttore generale di Finat

Il ruolo delle etichette sta cambiando e gli etichettifici si trovano di fronte a scenari sempre più complessi. Lo stesso “sistema etichetta” si è trasformato in una fitta rete dove si intrecciano gli interessi di clienti, fornitori, consumatori, produttori di macchine e tecnologie; solidità ed efficienza aiutano il settore a crescere, contribuendo a stabilizzare i livelli di impiego e a sostenere l’economia.

Intervista a Jules Lejeune, direttore generale di Finat.

Jules Lejeune, direttore generale di Finat.
Jules Lejeune, direttore generale di Finat.

Dal 1958 Finat è un punto di riferimento per i produttori di etichette autoadesive, prodotti e servizi correlati; vi aderiscono 500 aziende, attive in 50 Paesi. L’associazione favorisce gli scambi d’informazioni e la condivisione di conoscenze, fattori rilevanti ora che nuovi scenari economici e altrettanto nuove tecnologie influenzano a fondo le dinamiche del settore.
Il futuro degli etichettifici dipenderà dalla loro capacità di innovare nonché dalla diffusione e integrazione dell’ICT, dalla sua penetrazione presso tutte le imprese, comprese quelle piccole e piccolissime.

I media parlano a giorni alterni di ripresa o di aggravarsi della crisi. La produzione di etichette è un affidabile indicatore dell’andamento della produzione industriale e dell’economia reale. Cosa vede Finat dal suo osservatorio privilegiato?
«L’associazione elabora e condivide con gli addetti ai lavori il Radar Finat, un documento semestrale frutto di una meticolosa raccolta di dati dai quali sono estrapolate tendenze e previsioni per un possibile futuro. Il settore è analizzato da quattro diverse angolazioni: gli utilizzatori di etichette, i converter, i fornitori di materiali, i fornitori di macchine e attrezzature per etichettifici.
I dettagli sono riservati ai soli soci, ma mi fa piacere rendervi partecipi di alcune considerazioni: nell’ultimo periodo abbiamo colto diversi segnali che fanno ben sperare per il futuro. Nel primo quadrimestre del 2015 la domanda europea di materiali per etichette autoadesive è aumentata del 7,1% rispetto al medesimo periodo del 2014; dalla fine del 2013 la richiesta dei materiali per etichette di carta in rotoli ha registrato un +5,8%, quella dei materiali per etichette in film plastico un +8,3%. Nel 2014, sono stati lavorati 6,4 miliardi di metri quadri (aggregato etichette in rotoli e in foglio); con una crescita di 320 milioni di metri quadrati anno su anno.»

«L’etichetta multi-versione è all’ordine del giorno: per questo la stampa digitale ha ormai superato l’11% in volumi e il 18% in valore nella produzione dalle aziende che partecipano al RADAR FINAT

Se allargassimo il quadro all’ultimo ventennio, cosa vedremmo?
«Dal 1996, la produzione è più che raddoppiata con una forte accelerazione dal 2002 a oggi. Il dato è ancor più lusinghiero constatando il considerevole aumento nella produzione delle etichette più pregiate e di quelle in film plastico. Facendo 100 il mondo dell’autoadesivo, oggi in Europa, queste ultime assommano il 25% dei volumi. Non è una cannibalizzazione delle quote di mercato delle etichette autoadesive in carta, ma è un vero e proprio incremento dell’intero settore trainato dall’innovazione di prodotto e dal progressivo abbandono delle etichette carta e colla.»

Ci sono differenze tra i Paesi europei?
«La domanda cresce soprattutto nell’Est Europa (+8,7%), seguito dal Sud (+6,3%). L’aggregato UK e Irlanda segna un +5,6%, il Nord +5,2; fanalino di coda è il Centro con +2,6%. Quest’ultima area si conferma però seconda nel mondo per produzione e impiego di sleeve, subito dopo l’Asia.»

Gli etichettifici stanno diversificando la produzione ed entrando pian piano nel settore imballaggi flessibili….
«Un quarto delle aziende partecipanti al Radar Finat ha dichiarato di aver intrapreso, con discreto successo, la produzione di imballaggi flessibili, un altro 15% lo farà a breve. Molti si sono dedicati alle pouch stand up, mercato che dovrebbe crescere del 6% all’anno nei prossimi cinque anni; un’ azienda su cinque produce anche etichette in-mould, comparto di nicchia ma con ottime possibilità di crescita. L’attuale congiuntura favorisce anche la nascita di accordi e di collaborazioni tra etichettifici e altri produttori di packaging o di macchine e linee di confezionamento. Un unico interlocutore riesce così a fornire un servizio integrato e completo, inoltre alcune multinazionali e diversi importanti retailer hanno acquisito o aperto propri etichettifici.»

Parliamo di Futuro…

Quali sono i punti di forza e di debolezza del settore delle etichette?
«Est Europa, Cina e India sono i nuovi grandi mercati per i produttori europei, ma le aziende locali imparano in fretta e la concorrenza si inasprisce. È in corso un notevole consolidamento frutto di acquisizioni e fusioni; questi nuovi grandi gruppi cambieranno la regole di un mercato finora contraddistinto dalla piccola e media impresa. Per resistere e crescere sarà necessario innovare e personalizzare i servizi.»

Se le dico “stampa digitale”?
«Mike Fairley è solito dire che la stampa flexo è e resterà ancora per anni il “cavallo da tiro pesante” del settore, ma la stampa digitale è in rapida ascesa. Oltre il 30% delle aziende interpellate da Finat ha pianificato l’installazione di una o più macchine digitali.
Gli investimenti sono equamente suddivisi tra sistemi a getto di inchiostro (54%) e toner (46%). La qualità di stampa è molto migliorata. Un forte contributo all’innovazione viene anche dalla completa digitalizzazione della prestampa che consente di progettare, produrre prototipi e verificare tutti i dettagli lavorando con clienti situati a migliaia di chilometri di distanza.»

L’entità dei lotti è ancora in diminuzione?
«Solo il comparto alimentare lavora ancora con grandi numeri, negli altri la tiratura media non supera gli 8mila metri lineari, l’etichetta multi-versione è all’ordine del giorno. Per questo la stampa digitale ha ormai superato l’11% in volumi e il 18% in valore nella produzione dalle aziende che partecipano al Radar Finat.»

“Smettere di vendere etichette e iniziare a vendere idee” è una buona idea?
«L’etichetta che “lascia il segno” nell’immaginario collettivo è frutto di un’idea vincente e di un’ottima qualità di stampa. Durante la seconda convention degli aderenti al Young Managers Club di Finat, Péter Nagy (direttore marketing e vendite della pluripremiata cantina ungherese Nyakas Pince) ha dichiarato: “le etichette non devono fare breccia nella mente, ma nel cuore del consumatore”.
Personalizzazione, tutela del marchio e dell’acquirente, nuove tecnologie (codici QR, RFID, NFC, near field communication) vanno in questa direzione. Queste ultime applicazioni offrono una miriade di nuove alternative di stampa. Il poter condividere le informazioni “in cloud”, abbinato a scelte manageriali più impegnative come il passaggio generazionale, produrre in patria o delocalizzare, restare generalisti o specializzarsi, sono solo alcune delle sfide che gli etichettifici affrontano in questi mesi.»

«Personalizzazione, tutela del marchio e dell’acquirente, nuove tecnologie: queste ultime applicazioni offrono una miriade di nuove alternative di stampa. Il poter condividere le informazioni “in cloud”, abbinato a scelte manageriali più impegnative come il passaggio generazionale, produrre in patria o delocalizzare, restare generalisti o specializzarsi, sono solo alcune delle sfide che gli etichettifici affrontano in questi mesi.»

In un contesto dove reale e virtuale saranno sempre più intrecciati ci sarà ancora spazio per le etichette?
«Sì, saranno uno dei mezzi per collegare i due mondi. I giovani imprenditori avranno un ruolo fondamentale in tal senso, forti della loro propensione al nuovo e della abitudine a confrontarsi quotidianamente con le nuove tecnologie.»

Gli utilizzatori di etichette autoadesive secondo il Radar Finat

  • Un quinto preferisce avere un unico interlocutore per tutte le forniture dei materiali di confezionamento.
  • Un quarto vuole etichette con la certificazione ambientale; un altro 35% ritiene che tale certificazione abbia un’importanza crescente.
  • Un quarto è disposto a pagare o sta già pagando, qualche cosa di più pur di avere etichette in materiali più ecocompatibili, ma il 50% è dubbioso e il restante 25% non è disponibile a sostenere questi extra costi.
  • Un terzo indica tra i punti deboli del settore le pretese talvolta poco sensate delle catene della grande distribuzione, la normativa troppo stringente, la scarsa innovazione.
  • Un terzo non impiega shrink sleeve ma non scarta l’ipotesi di farlo in futuro, il 50% le utilizza e continuerà a farlo.
  • Un quinto non ha interesse a cambiare fornitore di etichette nel breve periodo; per politiche aziendali, gli altri due terzi chiedono sempre più di un’offerta.
  • La metà ha spostato gli approvvigionamenti da etichettifici del Centro Europa a etichettifici dell’ Est Europa o extra UE.
  • Poco meno di tre quarti indica che i motivi che inducono un’azienda a cambiare fornitore di etichette sono: miglioramento della qualità e della affidabilità delle consegne. 20340WNE

I produttori di etichette autoadesive secondo il Radar Finat

  • Forte crescita (>5%) della domanda di etichette per l’igiene personale, cosmetici e bevande;
  • crescita soddisfacente (2-4%) della domanda di etichette per prodotti chimici industriali e per la casa, vendita al dettaglio, farmaceutico, alimentare e automobilistico;
  • crescita lenta (0-2%) della domanda di etichette di beni di consumo durevoli, prodotti per ufficio, trasporto e logistica
  • tirature dell’ordine medio: 2.000 metri lineari per i prodotti per ufficio, farmaci, beni durevoli, comparto automobilistico, 8.500 metri lineari per i prodotti per la detergenza, 13.000 metri lineari per le etichette per le bevande; gli altri settori hanno tirature comprese tra 5.000-7.000 metri lineari;
  • Un quinto degli etichettifici intervistati comprerà una macchina da stampa digitale nei prossimi sei mesi; oltre la metà delle macchine acquistate saranno a getto di inchiostro;
  • un quarto degli etichettifici interpellati produce anche imballaggi flessibili (14%) e/o etichette multipagina (12%) utilizzando le consuete macchine a banda stretta per etichette autoadesive;
  • più della metà degli etichettifici intervistati ha la certificazione ambientale.

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