Opinioni

In attesa di drupa 2016… Frank Romano

L’anno scorso, più o meno di questi tempi, a Frank Romano è andato il riconoscimento Michael H. Bruno Award, il premio organizzato ogni anno dall’Associazione tecnica delle arti grafiche (Taga).
Professore emerito del Rochester Institute of Technology, Romano è noto nell’industria della stampa e nel mondo delle arti grafiche come uno dei più autorevoli interpreti dell’evoluzione tecnologica del settore, nonché come autore di migliaia di articoli sull’argomento.
È stato testimone diretto di 56 anni di storia dell’industria della stampa ed è autore di 56 pubblicazioni, tra cui l’Encyclopedia of Graphic Communications, considerata uno standard di riferimento per tutti. Romano è stato consulente per grandi aziende, editori, governi e per molti autorevoli clienti della stampa digitale e del publishing. Ha scritto la prima relazione sulla stampa on-demand digitale nel 1980 ed è stato il principale ricercatore della prestigiosa fondazione Electronic Document Scholarship Foundation (Edsf) con lo studio Printing in the Age of the Web & Beyond, pubblicato nel 2001. Romano vanta 20 anni di insegnamento a tempo pieno presso il Rit e altri 15 come professore a contratto per il Rit e per la Cal Poly (California Polytechnic State University). Attualmente ricopre l’incarico di presidente del Museo della Stampa a North Andover, nel Massachusetts.
Oltre a Frank Romano sono stati premiati da Taga anche Erwin Widmer, vicedirettore di Ugra, e Guy Gecht, Ceo di Efi. FrankRomano

Un anno fa abbiamo intervistato Frank Romano, che si espresse su drupa 2016… Ecco, a un anno di distanza, l’intervista, quanto mai attuale.

È in atto un processo evolutivo che porterà il settore della stampa a strutturarsi su un rinnovato assetto economico globale. Arricchito però da un numero crescente di business paralleli come la comunicazione cross-media, il marketing e la stampa di qualità. Parola di Frank Romano.

Frank Romano, professor emeritus al Rochester Institute of Technology, non è certo un personaggio qualsiasi. La sua esperienza nel settore delle arti grafiche e la sua conoscenza della storia industriale della stampa ne fanno un testimone prezioso di tutte le vicende tecnologiche di questo comparto negli ultimi cinquant’anni. Difficile raccogliere da lui osservazioni banali o atteggiamenti modaioli o di circostanza. Il suo impegno sulle «cose della stampa» è sempre costante e maturo, e a dimostrarlo ci sono i suoi documentatissimi articoli sulle maggiori riviste tecniche di settore. E, soprattutto, ci sono i numerosi attestati di stima in giro per il mondo, poiché Romano è puntualmente ospitato in tutti gli appuntamenti internazionali che contano. A lui abbiamo voluto domandare quali segnali il mondo della stampa stia trasmettendo oggi al mercato e, viceversa, quali siano i percorsi più probabili che l’industria grafica ed editoriale esplorerà nel prossimo futuro per essere più vicina alle esigenze dei clienti. Previsioni assai difficili da fare, anche per un guru navigato come Frank.

Che cosa si aspetta da drupa 2016?
«Mi aspetto una notevole quantità di innovazioni tecnologiche lanciate da imprese nuove e anche tradizionali. E mi aspetto che queste aziende occupino maggiore spazio rispetto agli abituali grandi espositori che abbiamo conosciuto in passato. Questo sarà la mia undicesima esposizione, è quindi da 44 anni che vado a drupa, e ho un’aspettativa molto alta rispetto all’osservazione di innovazioni originali e di soluzioni reali per gli stampatori».

Molte aziende stanno diventando sempre più imprese di comunicazione, con ricavi in crescita – quindi in controtendenza rispetto al comparto – proprio perché hanno sostituito parte della stampa tradizionale con nuovi servizi. Che cosa sta accadendo secondo lei?
«Questo succede perché il marketing è diventato multimediale mentre la stampa rappresenta oggi solo una porzione di programmi più ampi che includono i social media, i siti Web e le campagne via e-mail. Occorre però sottolineare una cosa importante: le aziende che offrono servizi di stampa sono oggi in grado di gestire i media elettronici molto meglio di quanto le compagnie di servizi di comunicazione elettronica sappiano fare con la carta stampata.
Quel che voglio dire è che i print service provider sono meglio attrezzati per fornire servizi completi di comunicazione multimediale. È vero che il volume di stampa complessivo potrà essere in calo, ma si tratta pur sempre di una parte ancora piuttosto rilevante dei programmi di marketing. Gli opuscoli pubblicitari, le brochure, il direct mailing e molti altri materiali stampati saranno ancora strumenti indispensabili per molte strategie promozionali e di vendita».

Non crede che ciò che è avvenuto nel settore della fotografia con l’avvento del digitale, cioè l’ingresso di una nuova tecnologia «dirompente», possa accadere oggi anche nel nostro settore con un nuovo e più energico perfezionamento del digitale?
«La stampa digitale ha cambiato il settore industriale pressoché a tutti i livelli, dalle piccole stampanti domestiche al grande formato a getto d’inchiostro. Ed è una rivoluzione che ha consentito ai servizi di stampa di essere presenti praticamente ovunque. Lo dimostra il fatto che quasi ogni abitazione privata e ogni impresa dispongono di una macchina da stampa digitale».

Ma, per andare al sodo, secondo lei la nanografia potrebbe rappresentare quel nuovo passaggio digitale veramente «disruptive» che tutti si attendono?
«Difficile dirlo. È vero che i sistemi di stampa Landa Nanographic utilizzano minor quantità di inchiostro e carta comune non trattata per realizzare stampati di alta qualità. Si tratta però di una variante del toner liquido che anche altri produttori stanno mettendo in pratica: sto parlando di Xeicon, di Canon-Océ e anche di Hp Latex. Tuttavia penso che toner secco, thermal inkjet, inchiostro a solvente e Uv inkjet saranno ancora tutti in piena concorrenza reciproca nei prossimi scenari di mercato». 

Il toner secco, come lo ha citato prima Romano.
Per Romano toner secco, thermal inkjet, inchiostro a solvente e UV inkjet saranno ancora tutti in piena concorrenza reciproca nel prossimo futuro.

Anche lei evidenzia però che c’è grande attenzione, in questo momento, verso le tecnologie dell’inchiostro e le loro formulazioni. Potrà mai esserci una tecnologia dominante?
«Credo che tutto l’inkjet, nel suo insieme, dominerà nel tempo. L’offset e il toner avranno ancora buoni mercati, ma la tecnologia a getto d’inchiostro presenta un numero maggiore di vantaggi. La Landa Nanographic, per fare l’esempio dell’ultima grande novità, è in realtà un toner liquido erogato da ugelli a getto d’inchiostro, ed è un esempio significativo dell’ingresso di nuovi approcci in questo settore. Si tratta di tecnologie ibride in grado di trasferire le sostanze coloranti sul supporto attraverso ugelli che spruzzano nuovi tipi di formulazioni. Penso che le aziende di stampa avranno quindi molte più alternative rispetto a oggi, forse più di quanto siano in grado di utilizzare».

I volumi di stampa si sono praticamente dimezzati rispetto a un decennio fa e sembra che sia in atto una vera e propria selezione della specie. Si ha la netta sensazione che i piccoli stampatori scompaiano per lasciare posto solo ai grandi gruppi. Lei che ne pensa?
«C’è da dire che oggi gran parte del volume prima gestito dai piccoli stampatori si è spostato verso i grandi operatori Web-to-print che possono realizzare il gang-run printing, cioè la stampa di più lavori su una stessa imposizione: per cui il biglietto da visita, l’invito, il volantino e altri prodotti di stampa vengono disposti organizzati su una stessa lastra. Ma è anche vero che esistono ancora i piccoli stampatori per coloro che non possono aspettare un giorno o che devono stampare lavori più complessi. I piccoli operatori servono i mercati molto locali. Ed è quindi difficile che scompaiano del tutto». 

Stampa di più lavori su una stessa imposizione.
Secondo Frank Romano oggi gran parte dei volumi prima gestiti dai piccoli stampatori si è spostato verso i grandi operatori Web-to-print che possono realizzare il gang-run printing, cioè la stampa di più lavori su una stessa imposizione.

Oggi c’è un’intersezione di alcuni fenomeni come la sovraccapacità produttiva, l’ingresso di nuove tecnologie prima inesistenti, la contrazione del mercato e il valore sempre minore degli stampati intesi ormai come una commodity. Esiste nella storia dell’economia manifatturiera un esempio che possa ricondurre a ciò che sta accadendo nel mondo della stampa?

«Ogni settore e in tutte le epoche ha sofferto di sovraccapacità. I settori delle ferrovie e delle imbarcazioni a vapore hanno alternato periodi di prosperità ad altri di difficoltà, ma poi queste industrie hanno trovato il loro livello ottimale e hanno cominciato a prosperare. L’industria della stampa è oggi probabilmente in una fase di corretto dimensionamento, vale a dire che sta trovando il suo livello ottimale di assetto sul mercato. Secondo alcune stime, entro il prossimo anno o in quello successivo si raggiungerà con buona probabilità il numero di stampatori e i volumi di stampa in grado di sostenere l’industria della stampa globale da qui alla fine del secolo».

E che ne pensa allora dei cambiamenti indotti dalle nuove tecnologie mobili sugli stili di vita della gente? Le nostre facoltà saranno certamente migliorate, ma la memoria? Come potremo ricordare le cose importanti senza l’uso di carta?
«Stiamo trasferendo i nostri ricordi dal nostro cervello alle nostre apparecchiature. Ovunque vado vedo gente utilizzare i propri dispositivi mobili per mostrare le immagini che sono state memorizzate sugli stessi. Ma solo la stampa permetterà a quelle fotografie di essere viste in futuro. Penso quindi che il business dei photobook sia già e diventerà sempre più un mercato in crescita».

Lei che gira il mondo costantemente può raccontarci quali sono le esperienze di stampa più interessanti che ha vissuto? Magari in Paesi emergenti come India, Asia Pacific o Cina, dove il costo del lavoro è bassissimo…
«L’incontro più interessante è stato finora per me quello avuto all’International Packaging and Printing Industry Exhibition di Ho Chi Minh City, dove mi sono confrontato con quasi l’intera industria della stampa del Vietnam, i cui rappresentanti si erano riuniti tutti in un’unica stanza nella stessa occasione. Un’esperienza davvero istruttiva.
Per il resto occorre dire che il costo del lavoro rappresenta un onere primario per tutte le aziende di stampa e, in conseguenza di ciò, i volumi si stanno spostando nelle aree del mondo che offrono la possibilità di pagare salari molto più bassi. Ma dal momento che gli standard di vita aumentano e migliorano un po’ dappertutto, come successe in Giappone e in Corea dopo la Seconda Guerra Mondiale, anche in Cina e in molte altre ragioni dell’Asia è già da tempo in corso un incremento delle retribuzioni medie. E non appena l’automazione, e la robotica in particolare, verranno impiegate su larga scala, i volumi di stampa si sposteranno di nuovo nei loro Paesi d’origine».

TUTTI GLI «ACCENTI» DI DRUPA DAL 1972 AL 2012 SECONDO FRANK ROMANO
Questa è la sequenza delle diverse caratterizzazioni di Drupa nel corso degli anni secondo Frank Romano, che da ben 44 anni, cioè dal 1972, frequenta la fiera di Düsseldorf.
  • 1972 – Drupa delle piccole macchine da stampa commerciali
  • 1977 – Drupa della prestampa elettronica a colori
  • 1982 – Drupa della fotocomposizione
  • 1986 – Drupa delle pellicole completamente impaginate
  • 1990 – Drupa digitale
  • 1995 – Drupa della produttività migliorata (Ctp, macchine Di, stampa digitale a colori)
  • 2000 – Drupa dell’automazione di stampanti e flussi di lavoro
  • 2004 – Drupa del Jdf
  • 2008 – Drupa dell’inkjet
  • 2012 – Drupa dell’inkjet amplificato e della finitura in linea

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