Nuovi materiali

Mercato ortofrutticolo: packaging di nuova generazione

Entrerà quest’anno sul mercato un nuovo packaging alimentare che promette di ridurre di almeno il 10% gli scarti di frutta e verdura senza ricorrere ad additivi chimici.

di Simone Montonati (si ringrazia Macchine Alimentari)

Il consorzio Bestack (un’organizzazione no-profit di ricerca che fa capo ai produttori italiani di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari di Cesena dell’Università di Bologna, ha messo a punto un imballaggio attivo che utilizza solamente composti naturali. Dopo cinque anni di studi, i ricercatori hanno messo a punto una miscela di oli naturali che, aggiunta al cartone ondulato, permette di realizzare innovative confezioni in grado di rallentare significativamente il processo di deterioramento dei prodotti ortofrutticoli.

«Si tratta del primo studio in assoluto di questa portata», spiegano i rappresentanti del consorzio i quali hanno svolto il test finale su fragole, albicocche e nettarine per tre mesi consecutivi durante i quali hanno effettuato 200 campionamenti in sei punti vendita e 4.500 analisi. I risultati della ricerca, presentati a dicembre alla Camera dei deputati hanno messo in evidenza un’elevata capacità del packaging attivo di contrastare il deperimento dei prodotti “in tutte le condizioni di temperatura ma specialmente nei periodi più caldi”: la frutta confezionata con questo nuovo imballaggio ha prodotto quantità di rifiuti inferiori allo standard in ogni punto vendita, con percentuali di scarto che si sono ridotte dal 13 all’8% per le fragole, dal 18 al 13% per le albicocche e dal 25 al 20% per le nettarine. In termini di quantità di prodotto, si tratta di un risparmio quantificabile in 1-1,6 tonnellate di fragole, 2,8-3,9 tonnellate di albicocche e 4,5-5,6 tonnellate di nettarine. I prodotti ortofrutticoli, con questa soluzione, estendono la propria shelf life di 1-1,5 giorni rispetto agli imballaggi di cartone ondulato non attivi che, di per sé, offrono già due-tre giorni di vita supplementari a frutta e verdura rispetto agli altri tipi di packaging. Risultati importanti che, se proiettati su scala nazionale, equivarrebbero a risparmi per 8.300 tonnellate di fragole (pari a un valore di 29,1 milioni di euro), 12mila tonnellate di albicocche (€ 27,9 milioni) e 84mila tonnellate di pesche (€ 134 milioni). Estesa all’intero mercato ortofrutticolo italiano, spiegano ancora i ricercatori, questa soluzione consentirebbe di evitare sprechi fino a 850mila tonnellate di prodotti con un risparmio economico pari a circa 1 miliardo di euro. Nel 2017 gli imballaggi in cartone ondulato attivo verranno applicati in molteplici modalità distributive e a diversi livelli: distribuzione estera, export verso il far east, mercati generali, piccoli rivenditori nazionali e perfino e-commerce. È un progetto che, pur non essendo ancora giunto alla fase di commercializzazione, sembra aver già suscitato l’interesse del mercato soprattutto in seguito all’approvazione della legge 166/2016 sulla riduzione degli sprechi alimentari.

Questo anche grazie alle caratteristiche innovative di questa soluzione, come ha spiegato in un’intervista Claudio Dall’Agata, direttore del consorzio Bestack, di cui qui riportiamo degli stralci.

«Il cartone ondulato è per proprie caratteristiche un materiale composto di fibre naturali termoregolatrici in grado mitigare gli sbalzi di temperatura e umidità che accelerano i processi di marcescenza di frutta e verdura. Sullo stesso principio si è pensato di partire dagli imballaggi in cartone tradizionale e di aggiungere a questi ultimi, attivandoli, una miscela di olii essenziali naturali che rallentano i processi degradativi e mantengono per più tempo frutta e verdura ad un livello di maturazione ottimale. In questo senso sono certamente imballaggi in cartone ondulato speciali. Da tanto la ricerca si era concentrata sull’utilizzo degli oli essenziali per regolare i processi di conservazione dei prodotti alimentari, prima sui trasformati, come per esempio succhi di frutta e conserve, e poi sui freschi in atmosfera modificata, come la IV gamma. Questa è certamente la prima applicazione sul frutta e verdura fresca tal quale.»

Quali sono le funzioni principali svolte dagli oli naturali?

«L’azione prevalente è quella antibatterica e cioè di controllo dell’incremento della popolazione microbiologica che causa l’accelerazione dei processi degradativi in tutti gli stati della distribuzione del prodotto, dal magazzino di confezionamento alla tavola del consumatore. Di fatto si va al cuore del problema e dell’agente principale che fa marcire la frutta combattendo la proliferazione della carica batterica. Nessun altro agente esterno che interviene sulla riduzione dell’umidità o sulla temperatura ha benefici così diretti sul prodotto.»

La miscela di olii naturali sostituisce integralmente l’impiego di prodotti chimici?

«Qui non c’è nulla di chimico! È tutto naturale, si utilizzano estratti naturali presenti nei vegetali. Funzionano appunto perché vengono inseriti negli imballaggi gli stessi olii che sono presenti nelle piante. Di fatto la frutta nell’imballaggio attivo in cartone ondulato continua a maturare, per usare uno slogan, come se fosse ancora sul ramo. Per altro occorre ricordare che la produzione ortofrutticola ha limitato sempre più l’impiego della chimica di sintesi, la produzione italiana è all’avanguardia in Europa per numero e casi di residui, e che comunque quest’ultima è limitata al periodo pre raccolta, con stringenti periodi di carenza da rispettare, mentre è vietata nel post raccolta nel condizionamento e all’atto del confezionamento.»

In che modo questa soluzione consente processi di conservazione meno energivori rispetto ai tradizionali imballaggi?

«Il metodo più antico del mondo per conservare frutta e verdura utilizza la catena del freddo che costa soldi ed energia. Se si individuano meccanismi di regolazione microbiologica alternativi al freddo ne consegue che il rispetto di temperature basse nelle celle, nei camion frigo, nelle piattaforme, fino ai banchi dei supermercati non è indispensabile e stringente come in precedenza. In pratica possiamo dire che utilizzando gli imballaggi attivi potremmo avere frutta e verdura fresca come oggi ma con una catena del freddo che viaggia da 0,5 a 1 grado in più. Quindi meno energia prodotta e tanti soldi in più risparmiati oppure un enorme polmone energetico potenzialmente allocabile altrove. In ogni caso un enorme beneficio.»

La miscela di oli è già stata brevettata? Quando potrebbe essere immessa sul mercato?

«Il brevetto c’è, è datato novembre 2015 e recentemente è stato esteso a livello internazionale. Nel 2016 abbiamo fatto la prima sperimentazione in scala reale. Nel primo semestre 2017 condurremo 5 test in cinque situazioni diverse molto rappresentative per canale, prodotto, dimensione e distanza senza trascurare l’e-commerce. Contiamo quindi di essere pronti per fine anno.»

Si tratterà di una sostanza applicabile ai tradizionali cartoni ondulati o dovrà essere realizzato un’apposita linea di produzione?

«Di fatto sì. Uno dei punti di forza di questa innovazione è la flessibilità. Non stravolgeremo il mondo da un giorno all’altro. La produzione degli imballaggi in cartone ondulato rimarrà la stessa di oggi, ma da oggi offriremo un accessorio in più. Come l’ABS per le auto che inizialmente è stato testato in F1 poi è diventato prima un optional poi di serie sulle ammiraglie e poi oggi è un prerequisito di serie anche sulle utilitarie.»

In termini economici, qual è il rapporto tra i costi di investimento necessari e i risparmi ottenuti rispetto all’impiego di imballaggi tradizionali?

«Con la premessa che i benefici saranno diversi caso per caso, i dati di oggi ci dicono che la riduzione dello scarto di tutto il prodotto contenuto è sempre stata superiore al 10%, l’elemento fondante è quantificare il valore del prodotto che non viene buttato e quindi venduto e consumato. La sostenibilità economica dell’innovazione, oggi misurata teoricamente, è garantita se il valore del prodotto che non viene buttato ma venduto e consumato è superiore al prezzo commerciale dell’innovazione. I dati di cui disponiamo oggi ci dicono che nelle applicazioni misurate il rapporto economico tra costo dell’innovazione e prodotto in più commercializzato è compreso tra 1/10 e 1/20. In sintesi potremmo dire l’ABS contro la marcescenza della frutta se costasse da 10 a 20 volte in più varrebbe il prodotto che salva e sarebbe quindi conveniente.»

Vi sono degli aspetti critici che avete riscontrato durante il suo utilizzo?

«Per ora no e ma stiamo con le dita incrociate ad ogni sperimentazioni per non trovarli. Se così fosse anche in futuro oltre che attivo e speciale sarebbe anche un imballaggio magico. Noi lavoriamo per questo.»

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