PDF 2.0 un percorso lungo otto anni: ora l’output intent è definibile anche a livello di pagina

L’evoluzione della specifica PDF/X delinea i contenuti della norma PDF/X-6 in fase di studio da parte di ISO. La penultima riga della tabella fa riferimento ai metadati; nel PDF 2.0 è stata introdotta una struttura denominata DPart che aveva trovato applicazione nel PDF/VT. Mediante la struttura DPart sarà possibile inserire informazioni aggiuntive (metadati) allo scopo di segnalare pagine o gruppi di pagine che dovranno subire particolari elaborazioni. Da notare che le questioni inerenti la struttura dei metadati per i file PDF è oggetto di studio di un recente working group che entro il 2017 dovrebbe rilasciare la norma ISO 21812 Graphic technology – Digital data exchange – Common document metadata for PDF file. I metadati sono rappresentati in XMP e fanno riferimento alla norma ISO 16684-1:2012 Preview Graphic technology -- Extensible metadata platform (XMP) specification. Figura tratta dalla presentazione fatta durante il convegno PDF Days Europe 2017 da Dov Isaacs Principal Scientist, Adobe Systems Incorporated, Chair, TC130 WG2 / TF2 Co-chair, TC130 WG2/TF3. La registrazione dell’intera presentazione si trova al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=J-UnrTVhie8. Figura 2. PDF Association promuove l’adozione e l’implementazione di standard internazionali per la tecnologia PDF. Le attività dell’Associazione PDF comprendono l’educazione e la promozione della norma ISO-32000 (standard internazionale per PDF) e degli standard PDF/E, PDF/UA, PDF/VT e PDF/ X. Collabora strettamente con ISO e AIIM sullo sviluppo di futuri standard PDF. https://www.pdfa.org
L’evoluzione della specifica PDF/X delinea i contenuti della norma PDF/X-6 in fase di studio da parte di ISO. La penultima riga della tabella fa riferimento ai metadati; nel PDF 2.0 è stata introdotta una struttura denominata DPart che aveva trovato applicazione nel PDF/VT. Mediante la struttura DPart sarà possibile inserire informazioni aggiuntive (metadati) allo scopo di segnalare pagine o gruppi di pagine che dovranno subire particolari elaborazioni. Da notare che le questioni inerenti la struttura dei metadati per i file PDF è oggetto di studio di un recente working group che entro il 2017 dovrebbe rilasciare la norma ISO 21812 Graphic technology – Digital data exchange – Common document metadata for PDF file. I metadati sono rappresentati in XMP e fanno riferimento alla norma ISO 16684-1:2012 Preview Graphic technology -- Extensible metadata platform (XMP) specification. Figura tratta dalla presentazione fatta durante il convegno PDF Days Europe 2017 da Dov Isaacs Principal Scientist, Adobe Systems Incorporated, Chair, TC130 WG2 / TF2 Co-chair, TC130 WG2/TF3. La registrazione dell’intera presentazione si trova al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=J-UnrTVhie8. Figura 2. PDF Association promuove l’adozione e l’implementazione di standard internazionali per la tecnologia PDF. Le attività dell’Associazione PDF comprendono l’educazione e la promozione della norma ISO-32000 (standard internazionale per PDF) e degli standard PDF/E, PDF/UA, PDF/VT e PDF/ X. Collabora strettamente con ISO e AIIM sullo sviluppo di futuri standard PDF. https://www.pdfa.org

I fattori che hanno reso lungo lo studio e rimandato per anni il rilascio della nuova norma ISO 32000-2 sono tanti e derivano proprio dalla versatilità del formato PDF che è utilizzato per molti scopi e in diversi settori industriali: è adatto alla stampa e alla consultazione digitale, può essere letto dentro a un browser e su qualsiasi visore, può essere protetto, firmato digitalmente e tanto altro ancora.

Come è noto a tutti il PDF è nato dagli studi della software Adobe che nel 1993 ha rilasciato la prima versione di Acrobat. Le caratteristiche del formato furono notate da ISO che dalla fine degli anni ‘90 iniziò a proporre standard basati su di esso, tra cui il più noto per il settore grafico è il PDF/X (ISO 15930). Ma la reale svolta si è avuta nel 2008 con il rilascio della prima versione della norma ISO 32000-1 che ha portato in casa ISO le specifiche tecniche del formato. Di fatto nel 2008 è iniziata l’era post-Adobe del PDF. Questo cruciale passaggio non ha portato subito dei vantaggi al mercato poiché la prima versione della norma ISO 32000-1 di fatto si limitava a riprendere il documento di specifica della versione 1.7, documento redatto da Adobe secondo i propri «usi e consuetudini», al fine di renderlo aderente allo stile ISO.

Era quindi necessario iniziare subito a lavorare a una nuova versione ma lo scenario che si offriva al comitato ISO nel 2008 era quanto mai complesso; tante varianti di PDF normate in funzione del mercato di riferimento (PDF/X, PDF/A, PDF/E, PDF/VT, PDF/UA), molti intrecci da scogliere con altre norme che stavano prendendo luce (CxF, BPC, XMP ecc.), una specifica rilasciata molto velocemente (ISO 32000-1) da rivedere per togliere ambiguità e sciogliere dubbi di interpretazione e soddisfare le molte richieste che provenivano dagli utilizzatori e dagli sviluppatori di soluzioni. Tutto quanto appena detto rende plausibile il fatto che ci siano voluti ben otto anni per avere una nuova versione di quasi 1.000 pagine.

Gli scopi della nuova norma

La responsabilità dello sviluppo della norma all’interno di ISO è del TC171 SC2/ WG8 che ha lavorato alla nuova versione tenendo presente alcuni elementi fondamentali:

  • i principi che hanno sempre costituito la base del formato PDF sono stati mantenuti. Il PDF 2.0 è un’evoluzione non una rivoluzione per cui è stata salvaguardata la continuità per i milioni di utenti esistenti e per gli strumenti PDF già utilizzati;
  • il PDF 2.0 è un formato che va bene per innumerevoli scopi. Non è focalizzato su un particolare mercato; costituisce la base comune su cui costruire i vari sub-set. In questo senso vanno visti i diversi «accorpamenti» nella nuova norma di elementi in precedenza presenti solo nelle specifiche PDF/VT o PDF/X;
  • la nuova norma descrive PDF statici e PDF interattivi cioè PDF orientati alla stampa come pure quelli pensati per una consultazione digitale;
  • la specifica è stata completamente rivista nell’ottica di eliminare ogni ambiguità o incertezza interpretativa. Ora il testo è più chiaro e coerente in termini di descrizione delle varie caratteristiche e requisiti e per questo costituisce un vantaggio per gli sviluppatori;
  • ove possibile sono stati inseriti riferimenti a norme esistenti e a formati open-source (come per esempio per gli elementi video inseriti nel PDF). Nel PDF 2.0 sono contenuti ben 91 riferimenti ad altre norme ISO;
  • qualsiasi software che dichiari di saper gestire PDF 2.0 non deve necessariamente implementare tutte le caratteristiche previste dalla norma ma quelle che sono state scelte devono essere conformi alla norma.

Tutti questi principi, per essere onorati, hanno richiesto innumerevoli riunioni e hanno prodotto due versione (bozze) all’anno che hanno dovuto passare, ogni volta, il vaglio di tutti i membri TC171 SC2/WG8. Un lavoro notevole che alla fine ha portato all’eliminazione di molte delle «zone d’ombra» che hanno afflitto per anni la gestione di alcuni PDF.

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La prudenza è d’obbligo

Appare evidente che il PDF 2.0 sia un passo avanti notevole per tutti i settori e inoltre il nuovo formato sarà la base su cui saranno costruiti altri standard sui cui stanno già lavorando i vari sotto-comitati ISO. Per esempio il PDF/X-6 (che si chiamerà ISO 15930-9) è già in versione draft ma, a detta degli addetti ai lavori, non vedrà la luce prima del 2019; inoltre sono già in fase avanzata gli studi per rendere pienamente applicabile il PDF al settore del packaging mentre il PDF/VT, di cui sono state assorbire molte parti nel PDF 2.0, è in fase di revisione.

Insomma molte cose si stanno muovendo ma, per chi vive il mercato dalla parte della produzione, la prudenza è d’obbligo. Innanzitutto prima di vedere qualche soluzione compatibile con il PDF 2.0 dovrà passare almeno tutto il 2018 e poi non è detto che tutti i fornitori decidano di implementare le varie funzioni. I miglioramenti sul fronte del color management (output intent multipli, utilizzo del BPC, dati spettrali per rappresentare i colori spot) e della trasparenza, sono notevoli ma implicheranno pesanti aggiornamenti soprattutto nei flussi di lavoro di prestampa.

A tutti, aziende di stampa e ai grafici creativi, compete l’obbligo di rimanere aggiornati e aperti alle novità che presto dovremo capire e utilizzare. Il fatto che il PDF 2.0 si intrecci con molte altre norme è un dato estremamente positivo che alle volte incute timore perché all’apparenza complesso; niente di più falso! Ma certamente affrontare lo studio degli standard richiede tempo e impegno… ma questo è il compito di ogni tecnico.

Glossario

TC171 SC2/ WG8. Il significato della sigla è, ISO Technical Committee 171, è focalizzato sui temi inerenti Document Management Applications. Sub-Committee 2 si occupa di Document file format, Edms systems and authenticity of information. Working Group 8 si occupa di PDF Specification.

Output intent è il metodo per abbinare le caratteristiche di colore di un documento PDF a quelle di un dispositivo di output di destinazione. In pratica è il riferimento a un profilo ICC.

BPC (Black PoiPointtn Compensation): approfondimenti nell’articolo di Tiziano Fruet.

CxF: formato che definisce un colore spot indicando le sue caratteristiche spettrali.

Render: software generico che analizza il PDF, comprende le struttura e realizza l’output (digitale o stampato).

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