Stampa digitale ed etichette per vini: verso l’internet of things

Grazie alla stampa digitale, oltre a poter adottare sofisticati sistemi anticontraffazione, le etichette diventano «parlanti», staccabili e formate da più pagine per veicolare informazioni utili a tutta la filiera. Ma la nuova frontiera prevede il connubio tra carta e internet delle cose per catapultare i vini in area social.

Christian Fabrizio non è uno stampatore, non è esperto di tecnologie digitali, non produce sistemi di stampa. Ma il suo intervento è stato particolarmente interessante perché è l’esempio di come un esperto di vini e di problematiche legate alla comunicazione dei loro valori abbia dovuto confrontarsi con ogni tecnologia di stampa e di come sia riuscito a mettere a punto un sistema che parte da una retroetichetta multipagina sino ad arrivare a strumenti di marketing che comprendono l’impiego della realtà aumentata e trasferiscono il vino nel mondo social. Fabrizio, nel suo intervento in occasione del convegno di Italia Grafica sulla stampa digitale, svoltosi lo scorso settembre è partito dalla funzione dell’etichetta e soprattutto da dati obbligatori che deve riportare: categoria (Doc, Docg e così via), nome e sede del produttore e imbottigliatore, nazione di provenienza, contenuto in volume, grado alcolico effettivo, lotto di imbottigliamento, zona e annata di produzione (per Doc e Docg), contrassegno di stato (Docg). Tra i dati che non è obbligatorio inserire nelle etichette e nelle retro etichette, ma che è opportuno vi trovino spazio, ci sono le dizioni aggiuntive (classico, superiore, riserva…), il numero della bottiglia, il vigneto, i vitigni di base, i consigli per la conservazione e per l’abbinamento al cibo e così via.

[Per completezza d’informazioni, riportiamo ora un estratto dell’intervento, che potete leggere per intero sulla rivista, e che abbiamo deciso di riportare questi interventi perché le tematiche sono attualissime.]

Una quantità impressionante d’informazioni, che è difficile inserire in etichette che siano anche belle da vedere e in grado di spiccare sullo scaffale. «L’etichetta del vino – afferma Fabrizio – ha assunto nel tempo un ruolo sempre più importante, diventando un veicolo di comunicazione diretto al consumatore finale, allo scopo di trasferirgli il maggiore valore possibile del prodotto. È diventata, in pratica, uno strumento di marketing. Ecco dunque spiegato la nascita e la grande proliferazione di tecniche di stampa e materiali nuovi che possano dare forma alla creatività dei produttori».

Christian Fabrizio ha fondato nel 2000 la società Autoctono per promuovere la conoscenza dei vini derivanti dai vitigni autoctoni italiani attraverso momenti di «racconto» e di degustazione. Negli anni ha raccolto una buona mole d’informazioni sia sui bisogni dei consumatori, che vogliono conoscere meglio quello che bevono, sia sui produttori, che hanno capito che il bere informati è un fattore di acquisto. In particolare ha capito che le cantine vogliono sempre di più comunicare la loro filosofia produttiva e i valori aziendali (familiari), far conoscere le caratteristiche particolare dei fini, testimoniare l’impegno nella salvaguardia e nel recupero di antiche varietà autoctone, effettuare un’attività di cross-selling, promuovendo con la retroetichetta l’intera gamma dei vini prodotti o altri servizi forniti in cantina (agriturismo, ospitalità e così via).

La stampa digitale

Ha dato così via all’iniziativa Vino Parlante, il cui punto centrale è rappresentato da una retroetichetta multipagina che consente al consumatore di ottenere informazioni complete sul prodotto che ha acquistato. «L’idea è nata per caso – sostiene – vedendo un pieghevole che corredava una confezione di prugne secche. Abbiamo investito molte risorse per sviluppare un’etichetta multipagina che potesse essere applicata su una forma cilindrica, cercando di risolvere sia le problematiche legate alle tensioni in fase di applicazione sia al fatto che una volta staccata dal consumatore, sulla bottiglia dovevano comunque rimanere le informazioni di legge. Alla fine abbiamo brevettato l’etichetta di Vino Parlante, che è composta da una parte cartacea staccabile accoppiata a una lamina di base flessografica stampata a un colore. All’inizio l’etichetta era stampata in offset, mentre oggi grazie all’evoluzione tecnologica viene stampata in digitale». È stato un successo, ma un’etichetta di questo genere è costosa ed è “ammortizzabile” soltanto nei vini di fascia alta. «I produttori ci hanno in effetti chiesto di rendere disponibile questa tipologie di etichette anche per i vini di fascia più bassa e allora abbiamo messo a punto un supporto più agile, che contiene meno informazioni ma che è costituito da un meno costoso supporto adesivo che si disattiva in fase di estrazione, stampato a un colore».

Cosa c’è oltre la stampa? Leggi tutto l’articolo a pagina 28!

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