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Tre “miti” dei giovani lettori sono stati protagonisti a Bookcity

Tre "miti" dei lettori giovanili hanno animato Bookcity.

BookCity_verticale_positivo_RGBBookcity è un’iniziativa voluta dal Comune di Milano e dal Comitato Promotore a cui si è affiancata l’Aie (Associazione Italiana Editori), in collaborazione con l’Aib (Associaizone Italian Biblioteche) e l’Ali (Associaizone Librai Italiani). Un appuntamento condiviso tra tutti i protagonisti del sistema editoriale, con l’obiettivo di «mettere al centro di una serie di eventi diffusi sul territorio urbano il libro, la lettura e i suoi lettori come motori e protagonisti dell’identità della città e delle sue trasformazioni nella storia passata, presente e futura»: tre giorni di incontri, presentazioni, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli e seminari sulle nuove pratiche di lettura.

CristianoMilitelloUn’occasione d’oro anche per la Federazione della Filiera della carta e della grafica per promuovere il binomio carta-cultura in un evento che si è tenuto lo scorso 23 ottobre dal titolo Carta vince sfogliando la vita. Ma… «un evento per chi?», si saranno domandate le stesse associazioni organizzatrici Assocarta, Assografici e Acimga: un evento per tutti e in particolare i ragazzi e i giovanissimi. A cominciare quindi dalla scelta della location ci si è orientati in tal senso: l’appuntamento era in via Tortora 54, nel cuore della Milano modaiola, e accanto ad altri eventi di Bookcity. Non, quindi, in strutture frequentate dagli addetti ai lavori. E poi due grandi ospiti, «grandi» perché amati dal grande pubblico dei ragazzi e non solo: Licia Troisi e Federico Buffa. Una piacevole chiacchierata, arricchita dalla vena ironica di Cristiano Militello.

FedericoBuffa_LiciaTroisi 4Protagonista dell’evento, sullo sfondo e al contempo in primo piano, la comunicazione su carta e i suoi requisiti che la rendono speciale: «la carta è un guardami, un sentimi, un toccami, un odorami», come ha ricordato Militello in apertura. Un’esperienza unica e davvero intramontabile.

Cominciamo quindi a «sfogliare» un poco la vita dei due ospiti…

Licia Troisi, romana, classe 1980, la regina del genere fantasy per ragazzi, i suoi libri – tradotti in 19 paesi – hanno venduto qualcosa come tre milioni e mezzo di copie. Un rapporto con la carta che parte prestissimo: la sua prima raccolta di favole è stata scritta a sette anni e rilegata religiosamente in cartoleria dai genitori. L’anno dopo il primo romanzo di 20 pagine, anche quello rilegato artigianalmente, che intitolò «Le mille e una Licia». In famiglia erano tutti appassionati di lettura, ma nessuno amava scrivere: «sono cresciuta in mezzo ai libri, uno dei primi giochi era quello di sfilarli dalla libreria per fare arrabbiare la mamma», racconta Licia, che parla della carta come di un’esperienza sensoriale che cambia anche a seconda del colore (l’inimitabile «bianco» dei libri Einaudi), e del carattere tipografico in grado di rappresentare diversi stati emotivi. Per lei scrivere è una questione di relazione con l’altro: «Non sono mai stata capace di scrivere per me, ma dovevo immaginare che qualcuno leggesse le mie cose. E ora che un pubblico ce l’ho, so che è un fattore che modifica la scrittura». Enfant prodige per quanto riguarda la scrittura, quando nel 2004 Licia si laurea in astrofisica, il suo primo libro (le Cronache del mondo emerso) era già in libreria, pubblicato da Mondadori.

Federico Buffa, un uomo a dir poco eclettico: principe dello sport italiano, story teller, attore, ballerino e ora anche scrittore, «incredibilmente bravo a fare le sinapsi alla piastra, a creare dei collegamenti, tra i pochi commentatori sportivi in grado di fare riflettere e di emozionare», dice Militello. Per lui la narrazione ha mille risvolti, la si può ascoltare, vedere e leggere. E dopo averla raccontata tramite canali legati alla tecnologia televisiva, ha deciso di portare certe storie, certe vite, prima sul palco e adesso, con la sua prima opera narrativa, anche su carta. Nelle sue parole, emerge tutta l’influenza dell’esperienza all’estero. All’età di 14 anni ha stilato una lista di dieci cose che avrebbe voluto fare prima di morire – tra cui recitare – e ora le ha realizzate tutte.

Parliamo di svolte

Licia Troisi, una laurea in astrofisica e un percorso parallelo che la codifica come scrittrice di genere fantasy. E poi un cambio di rotta: Dove va a finire il cielo, un libro divulgativo in temi di astrofisica, un modo per fare «divertire con le cose pazze, bellissime, incredibili che popolano il nostro cielo».

Per Federico Buffa di svolte ce ne sono tante: dai tempi della rivista specializzata «Superbasket» ne è passata di «acqua» e le esperienze sono davvero tante: dai libri divulgativi sul basket, attraverso la televisione prima e poi il teatro, Buffa approda all’esperienza della scrittura. E ora lo spettacolo teatrale Le Olimpiadi del 36 – una quarantina di date in tour per l’Italia – è diventato anche un romanzo scritto a quattro mani con Paolo Frusca, fresco di stampa, dal titolo L’ultima estate di Berlino.

A proposito di carta…

Se parliamo di lettura, il libro di carta ha una marcia in più, perché senza la carta la ritualità resta un po’ penalizzata: il segnalibro, le annotazioni… Federico Buffa racconta di un’infanzia immersa nei libri, una parte fisica della sua vita: «siamo cresciuti, mia sorella e io, in una casa di un uomo che aveva più di 7.000 volumi, e abbiamo avuto sempre un rapporto fisico anche di ingombro coi libri di nostro padre, che aveva un bellissimo ex libris che recitava que sais-je, espressione tratta dall’esistenzialismo francese. Un uomo che ha sempre nutrito il dubbio come uno strumento fondamentale di progresso emozionale, e ce l’ha trasmesso. I libri sono stati una parte ingombrante e fisica della nostra vita: io non posso leggere se non sulla carta. Posso leggere un articolo di giornale sull’ipad ma non posso leggere nient’altro, non saprei raccontarlo perché chioso tutto quello che leggo». E a proposito degli strumenti di lettura digitali, Licia Trosi aggiunge: «La cosa che non mi piace è non poter vedere il progresso fisico sul libro, le pagine che mi lascio indietro».

Cosa leggete?

Licia legge di tutto, spazia dai libri per ragazzi ai libri di divulgazione, dai saggi alla narrativa: «Mi piace di tutto e c’è da imparare da tutti i generi, e in questo periodo leggo i fantasy perché fanno un po’ parte del mio lavoro». Anche Federico Buffa racconta di leggere più libri nello stesso momento e uno di questi è L’età del caos di Federico Rampini, un manuale di circumnavigazione di quello che ci sta succedendo.

Prestate libri?

Era abbastanza scontato per due appassionati dell’oggetto «libro». Licia presta solo a un pubblico selezionato, piuttosto se li fa prestare ma se poi le sono piaciuti se li compra perché si considera una feticista del libro. Quanto a Buffa… cosa ci si può aspettare dal figlio di un uomo che aveva 7.000 libri in casa?

E per finire, un «consiglio a un giovane scrittore»…

Domanda di rito, puntualizza Militello, ma più che lecita, visto che i due ospiti sono stati accolti da una sala gremita di ragazzi dai tredici anni in su. In primo luogo, non avere la pubblicazione come scopo finale, raccomanda Licia: «Quando ho cominciato a scrivere le Cronache del mondo emerso, la cosa più importante è stata concentrarmi sulla storia e divertirmi a raccontarla, e quello che è successo dopo è stato semplicemente la conseguenza del piacere del racconto e il bisogno – semmai – di raccontare una storia. Perché il «viaggio» è più importante dell’arrivo a destinazione». Per Stefano Buffa, invece, il consiglio è di crearsi una propria originalità, nella telecronaca così come negli altri strumenti di comunicazione, «per distinguere la propria emozione da quella altrui».

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