Il nuovo presidente di Federazione Carta e Grafica, Andrea D’Amato, racconta, in un’intervista, le priorità del mandato: rafforzare la filiera, affrontare le sfide regolatorie come il PPWR e gestire la questione energetica, che mina la competitività delle aziende della filiera.
Lo scorso 29 maggio, in occasione dell’assemblea privata dei soci, Federazione Carta e Grafica ha eletto il suo nuovo presidente: Andrea D’Amato.
Già direttore generale di Seda International Packaging Group D’Amato, insieme ai vicepresidenti Aldo Peretti e Lorenzo Poli, guiderà la Federazione che rappresenta l’intera filiera per i prossimi due anni.
Lo abbiamo intervistato, per conoscerlo meglio e scoprire quali saranno i principali punti del suo mandato.
Nel segno della continuità e della filiera
Andrea D’Amato raccoglie il testimone dal predecessore Michele Bianchi, portando avanti progetti già avviati ma anche qualche novità. «Il mandato della Federazione, così come l’hanno voluta le tre Associazioni che l’hanno costituita, resta sempre lo stesso. Quindi anche la mia azione sarà in continuità con quanto fatto dai miei predecessori» commenta il neopresidente. «In particolar modo, Bianchi ha svolto uno straordinario lavoro, sul quale abbiamo avuto modo anche di sintonizzarci nel passato. Come presidente, quindi, continuerò a insistere sulle tematiche di lobby fondamentali per la nostra industria e sul presidio di alcuni temi di advocacy rilevanti per la nostra filiera, in senso sia orizzontale sia verticale». L’intento, spiega, è far crescere la Federazione, costruendo un soggetto che sia sempre più ampio e rappresentativo delle industrie che vi aderiscono. «Intendo estendere e rafforzare il concetto stesso di filiera, andando ad abbracciare anche le categorie collaterali, a valle e a monte del nostro processo produttivo, per cercare di rafforzare, quanto più possibile, la rappresentanza della nostra industria a livello italiano ma, soprattutto, a livello europeo».
Sviluppare sinergie e fare sintesi, dunque, sono tra gli obiettivi della ricca agenda del nuovo presidente.
Obiettivi di filiera
Dalla sua fondazione, in effetti, la Federazione ha dimostrato di saper unire la filiera, dotandola di una voce più forte e di un peso maggiore anche nell’interlocuzione con le istituzioni e la politica. In tal senso, i fronti d’intervento attualmente aperti, su cui FCG sta agendo, sono diversi. «Di grande attualità le nuove normative europee sul packaging, derivanti dal Regolamento (UE) 2025/40, PPWR (packaging and packaging waste regulation) e i temi legati all’energia, che sono trasversali e interessano tutte le aziende rappresentate da FCG. E ancora le tematiche, su cui Federazione continua a spendersi in maniera molto importante, che riguardano il sostegno alla lettura e alla scrittura su carta – preziose per la salute e la crescita dei nostri giovani – e la divulgazione del mezzo cartaceo come elemento culturale». Un tema, quest’ultimo, che sta particolarmente a cuore al nuovo presidente. «È una criticità sociale, più che un mero interesse settoriale. Che riguarda le generazioni future e il loro sviluppo psicofisico. Sosteniamo l’importanza del pluralismo informativo e di giovani in grado di sviluppare pensiero critico e autonomo, il che passa dalla capacità di lettura e di comprensione di un testo scritto» sottolinea «non rinneghiamo il digitale, né l’intelligenza artificiale, ma il paradigma non può essere rovesciato».
Se questi sono i principali filoni su cui Federazione concentrerà le proprie attività, i fronti aperti, in realtà, sono tanti, precisa D’Amato. «L’attività istituzionale e di lobbying è un cantiere in continuo divenire e legato alle novità legislative italiane ed europee».
Il fronte Europa con le sue normative è uno di quelli più delicati per FCG. Il trend di iper regolamentazione assunto, da qualche anno a questa parte, dall’Europa interessa molte delle lavorazioni e dei prodotti della filiera. Oltre al già citato PPWR per il packaging, D’Amato ricorda anche il Cleaning Industrial Deal – o patto per l’industria pulita – una strategia della Commissione europea pubblicata nel febbraio 2025 che mira a decarbonizzare l’industria europea e rafforzare la sua competitività nel contesto della transizione verde. «Sono argomenti che impattano fortemente sui nostri settori e sui quali la Federazione deve inevitabilmente approfondire e, dove necessario, intervenire».
PPWR e l’attesa degli atti delegati
L’attuazione del Regolamento europeo PPWR, con i vari atti delegati, rappresenta uno dei temi centrali per Federazione. «Sul Regolamento, in più di cinque anni di lavoro, c’è stata grande coesione e allineamento tra l’industria italiana, le Associazioni di categoria, Federazione e Confindustria, che ha indirizzato l’azione del Governo e, alla fine, influenzato il processo legislativo europeo» afferma in merito D’Amato. «I risultati raggiunti dimostrano come l’Italia sia stata per una volta un modello eccellente dal punto di vista della compattezza nel perseguire gli obiettivi di interesse del nostro Paese».
Il lavoro sul regolamento è stato lungo e complesso, nel corso del quale, dice il presidente, ci sono state diverse luci e ombre. «Siamo partiti da un regolamento che aveva una vocazione fortemente ideologica e ambiziosa dal punto vista della sostenibilità, ma poco supportata da fatti e verità scientifiche. Abbiamo corretto il tiro, avanzando le argomentazioni dimostrate da studi, analisi e LCA, che hanno supportato e che supportano tuttora la nostra posizione.
Crediamo in una sostenibilità che sia “science and fact-based”» dichiara. «Tra gli obiettivi più importanti conseguiti ci sono la difesa e la valorizzazione dell’economia circolare italiana che ha raggiunto risultati eccellenti a livello europeo, puntando in particolare sul riciclo che, per gli imballaggi in carta, non può essere sostituito da pratiche di riuso. Salvaguardati anche gli imballaggi e i prodotti monouso in carta, che sono sempre riciclabili e ampiamente riciclati. In questo, è stato importante introdurre nel Regolamento il chiarimento che un imballaggio con un 95% di carta è da considerare monomateriale e non alla stregua di un imballaggio in plastica».
Attualmente Federazione prende parte a tavoli tecnici sugli atti delegati con l’obiettivo di definire le linee guida di riciclabilità dei vari imballaggi, previste e necessarie per dare attuazione al Regolamento. «Delicate e rilevanti sono quelle che attengono la progettazione dei prodotti poliaccoppiati a base carta, che la nostra filiera vorrebbe si continuassero a riciclare in in maniera efficiente, all’interno di cartiere standard.
Forte di un background che deriva dall’appartenere a un’azienda presente da decenni nel mondo del packaging – Seda International Packaging Group – D’Amato ha iniziato ad affacciarsi alla questione europea «ben prima che il Regolamento diventasse un rischio concreto per tutte le aziende del nostro settore» dichiara. «Ho anche l’opportunità di fare parte del CdA di Comieco, il che mi ha permesso di approfondire il mondo della carta, anche al di là del packaging, e mi ha fatto scoprire il grandissimo asset che il nostro Paese è in grado di esprimere con l’industria del riciclo. L’Italia è campione e modello nell’economia circolare e sappiamo che, sulla base di questo virtuosismo, poggiamo la nostra credibilità. Dobbiamo continuare a guadagnare e affermare questa credibilità a livello europeo».
Un’energia giusta
Altro tema rilevante per la filiera carta e grafica, si è detto, è quello del costo dell’energia, che si innesta in un momento storico di grande complessità e incertezza, legato a una situazione geopolitica in continuo cambiamento. Tutto questo non giova ai mercati, agli scambi commerciali e agli investimenti. «Il costo dell’energia, ormai da tempo, rappresenta uno degli elementi maggiormente impattanti sulla salute delle nostre aziende, in quanto è un elemento di costo rilevante, sul quale le aziende italiane continuano a scontare un gap competitivo con le concorrenti europee» commenta D’Amato. «Il progetto del mercato unico rappresenta una proiezione che, quanto più possibile, deve avvicinarsi a un elemento di certezza, perché è nel mercato unico che l’Europa deve costruire la propria leadership a livello globale». È un elemento fondamentale, dice il presidente, perché «mercato unico significherà garantire transizione energetica, sicurezza degli approvvigionamenti, competitività del mercato energetico. Sono elementi su cui non possiamo accettare compromessi».
E ricorda come, recentemente, la Commissione europea abbia introdotto, nel nuovo piano di aiuti di Stato, una soglia minima di 50 euro a MWh per gli energivori, come aiuti di Stato per i Paesi europei. Un’azione che mette a rischio il progetto di mercato unico e il principio di coesione, in quanto danneggia Paesi, come l’Italia, che non hanno una flessibilità tale da permettere loro di raggiungere questo tipo di livello. «Politiche che hanno contenuti di questo tipo non fanno altro che generare e contribuire ad accentuare un’asimmetria all’interno del mercato unico dove, ancora una volta, l’Italia viene penalizzata. L’Italia non è figlia di un dio minore» sottolinea «è un Paese fondatore della Comunità europea e, in quanto tale, non può essere in alcun modo penalizzata da politiche che dovrebbero mirare a una maggiore coesione e maggiore forza del progetto del mercato unico». Questo, dice il presidente, deve diventare una certezza.
Gas ed energia elettrica in chiave competitiva
L’Italia attualmente paga i costi di energia e gas più alti rispetto agli altri Paesi della Comunità europea. La situazione si complica a livello globale, dove le imprese italiane sono chiamate a confrontarsi con aziende che non hanno obiettivi di decarbonizzazione. Target imposti con intenti certamente in linea con una strategia futura volta al benessere collettivo e del pianeta, ma che al momento finiscono per penalizzare la competitività delle aziende italiane, in primis, e di quelle europee.
A questo proposito, «il lavoro che si sta facendo sui tavoli di Confindustria – e che Federazione supporta pienamente – va nella giusta direzione» commenta D’Amato. «Si sta portando avanti un dialogo aperto con i produttori di energia, soprattutto sulle tematiche che riguardano lo sviluppo delle rinnovabili, dell’idroelettrico e di ciò che porta a un risparmio e a una maggiore sopportazione dei costi». Proposte, dice il presidente, che mirano alla riduzione dello spread, ovvero del differenziale tra gli indici italiani e la media europea, per cercare di allineare i nostri costi ai livelli attesi europei. E ancora, ridurre il costo del gas facendo leva su nuove forme di energia green per decarbonizzare i settori energivori – dal biometano all’elettrificazione rinnovabile, fino alla valorizzazione delle biomasse. «Queste sono le linee su cui bisogna insistere, ma è indispensabile il supporto dello Stato e una visione strategica che garantisca, anche sul mercato delle rinnovabili, continuità e sicurezza dell’approvvigionamento».
Le sfide del mandato
I prossimi due anni di mandato si prospettano, quindi, ricchi di impegni e di obiettivi da raggiungere. «L’impegno in Federazione è sicuramente gravoso» ci dice D’Amato quando gli chiediamo cosa porterà della propria esperienza lavorativa e personale nella presidenza di FCG. «Ma guardo a Federazione come a un’esperienza dalla quale sicuramente potrò anche imparare molto, soprattutto su temi critici trasversali alla filiera o che impatto più sulla parte a monte della filiera, come quello dell’energia. È poi stimolante e gratificante lavorare sui grandi temi di advocacy ai quali crediamo fortemente: la sostenibilità della carta, il valore dell’imballaggio, l’importanza della lettura su carta e della scrittura a mano. Così come importante accompagnare le aziende del settore sulle due grandi transizioni che impattano su tutti: quella ambientale e quella digitale. In particolare, vogliamo rilanciare l’azione federativa mirata a creare cultura d’innovazione nelle aziende e a promuovere investimenti in nuove tecnologie».



