Come ogni anno ormai da diverso tempo, dal consueto rapporto ARGI, presentato durante il recente Print4All, emergono dati interessanti e indicativi sul mondo dell’industria grafica. Riferimenti importanti, ancora di più in un periodo contrassegnato da cambiamenti ormai continui e spesso imprevedibili.
Non c’è quindi da meravigliarsi se tra le prime considerazioni, dal report 2024 emerge un settore in trasformazione, con dinamiche varianti da comparto a comparto. Nel complesso però, convergenti nell’indicare una fase di riassestamento, considerato simbolo di maturità, dopo i picchi del biennio post-Industria 4.0.
«L’Osservatorio è molto più di una raccolta di dati, è uno strumento strategico per leggere e interpretare l’evoluzione del nostro settore – afferma Antonio Maiorano, presidente di ARGI -. I numeri ci raccontano un comparto che, pur tra trasformazioni e nuove sfide, continua a dare segnali di vitalità. L’industria grafica sta dimostrando di saper reagire con visione, innovazione e responsabilità».
Prima ancora di addentrarsi nell’analisi dei singoli comparti, una considerazione questa fondamentale. Se a prima vista tutti i grafici presentano cali vistosi all’interno dell’ultimo triennio, è fondamentale considerare gli effetti degli incentivi per la digitalizzazione e gli ultimi effetti a lungo termine della pandemia.
Anche per questo, nel corso dell’ultimo anno, ARGI ha ampliato il panel di analisi e rivisto in profondità la struttura dei dati, adottando metodologie più accurate e allineate agli standard europei. Il risultato è una fotografia del mercato considerata più fedele e dettagliata, utile a restituire con chiarezza l’evoluzione in corso.
«Grazie all’alta rappresentatività dei vari panel, i risultati dei settori monitorati rispecchiano meglio i reali andamenti del mercato – osserva Mauro Tironi, dell’Osservatorio di mercato ARGI – Seppure per motivi differenti, il 2024 può essere interpretato come un anno dove la curva di discesa cambierà la tendenza».
È tempo di smaltire la sbornia Industria 4.0
Primi segnali evidenti, il mercato offset, a partire dal segmento lastre. La discesa iniziata nel 2023 è decisamente rallentata, attestandosi su una riduzione totale dei volumi del 3%. Come tutti gli altri settori tradizionali, risente anche del calo nelle tirature. È un comparto dominato dalle lastre digitali che rappresentano ormai oltre l’86% del venduto.
«Da quest’anno la precisione dei dati è aumentata grazie all’ingresso nel panel dei principali importatori e produttori dal mercato asiatico – sottolinea Tironi -. Aggiunti ai tradizionali marchi presenti, hanno consentito una maggiore capacità di analisi».
Il settore del Pre Press è caratterizzato da una stabilità tecnologica che ne determina anche la bassa rotazione. Non è raro, infatti, trovare CTP con una discreta età che, se correttamente manutenuti, svolgono ancora egregiamente il proprio lavoro. Il 2024 ha registrato un fatturato di 14,9 milioni di euro, quasi seimila meno rispetto all’anno precedente, ma anche rispetto al 2021, pre incentivi.
Parlando invece di unità, nel 2024 si registrano 39 nuovi motori, 26 dei quali digitali, con un andamento proporzionato al fatturato, anche se più accentuato rispetto all’immediato post pandemia.
A riprova della stabilità tecnologica e della bassa rotazione delle vendite, il dato del service, ormai da molti anni più preponderante rispetto alla vendita dell’hardware. All’interno di questa cifra sono compresi anche i sistemi di workflow, uno degli argomenti di innovazione più importanti del comparto.
Sul fronte delle macchine da stampa offset, dato il peso nel mercato, vale la considerazione iniziale ovvero che il 2024 possa essere archiviato come l’anno dove la curva di discesa terminerà.
Dal confronto del fatturato per gruppi stampa e verniciatori con quello dei service, emerge un dato interessante. La prima voce pesa sempre di più, 71,5 milioni di euro contro 27, 4 milioni di euro, ma mentre una è in netto calo da due anni, la seconda è praticamente stabile, con una lieve crescita.
«Il 2022 rimane l’anno di maggiori ricavi, una sorta di grande abbuffata dove si è venduto di tutto a tutti. Soprattutto, gruppi stampa in formato 50×70, dove comunque anche nel 2024 si registrano oltre ottanta impianti nuovi. I bruschi cali degli ultimi due anni non hanno comunque intaccato la prestazione triennale».
Un triennio comunque positivo
Allungando infatti la lente di analisi al triennio 2022-2024 rispetto al precedente, la crescita è importante e vale per tutte le voci considerate. «Essendo questo un mercato maturo, dove assistiamo ad accorpamenti aziendali e partnership fra stampatori, questi risultati restano soddisfacenti». Interessante infine notare come il formato di stampa dominante resti il medio (70×100), anche nel 2024 con risultati di vendita importanti.
Sempre in ambito offset, guardando alle due tecnologie del comparto, la stampa convenzionale ha ottenuto risultati migliori di quella UV-UV Led che, per le proprie qualità intrinseche, vede la propria applicazione soprattutto in settori specifici.
Il rinnovato metodo di classificazione delle stampanti, in linea con un modello europeo, ha portato a una revisione totale dei numeri del triennio e una conseguente riscrittura. Nel complesso, il bilancio resta comunque positivo, con un fatturato composto da 266 milioni di euro nell’offset convenzionale, al quale si aggiungano 118 milioni di euro dal mondo UV e UV-LED e altri 81 milioni di euro al Service.
Tra i numeri più significativi, la scomparsa delle vendite di macchine a bobina per il settore monocromatico, ora terreno delle apparecchiature a foglio. Persiste tuttavia una buona base di installato, segno di una validità tecnologica che consente alle bobine di restare tuttora attuali.
Per le categorie di macchine A3+ vendute nel mercato grafico, un approfondimento sulle vendite indirette ha favorito l’emergere dell’importanza del Canale. In particolare, per i modelli A3+ Light, dove l’84% è gestito dalla distribuzione.
Passando al segmento Macchine Colore a foglio 50×70 e superiori, nel 2024 si conferma un decremento delle vendite da dieci a sette, con un passaggio da 72 a 70 del parco installato. Dato questo motivato dall’evoluzione tecnologica che ha portato ad avere sistemi più produttivi in questa categoria.
Andamento simile sul fronte delle stampanti a colori su bobina, dove si è passati da 14 unità vendute nel 2023 a 9 lo scorso anno. In questo caso però, l’installato è cresciuto, da 136 a 148.
Per quanto riguarda il fatturato complessivo, pur restando stabile, il segmento Cut Sheet colore resta il maggior contribuente con 39,4 milioni di euro, contro i 18,6 milioni di euro della bobina a colori, in crescita del 10%, e il restante 4,8 milioni di euro dal monocromatico.
A livello di fatturato però, la quota più sostanziosa arriva dai servizi, consumabili compresi. Si parla di 105 milioni di euro nel 2024, il leggero calo rispetto ai 110,4 del 2023. Una discesa del 5%, ma comunque due volte superiore rispetto a quanto generato dalla vendita dei macchinari. «Un decremento riconducibile in parte al calo nei volumi di stampa e in parte alle nuove contrattualizzazioni sui parchi macchine installati nel corso dell’anno».
Nel complesso, si arriva a un fatturato totale per la stampa digitale nel 2024 di 168 milioni di euro. Poco più di un milione di euro in meno, ma comunque oltre 4 milioni di euro in più rispetto al 2022. «Si ricava uno scenario sostanzialmente stabile – conclude Mauro Tironi -. Un mercato consolidato è un mercato che lavora; guardando alla produttività, negli ultimi anni emerge infatti un livello costante».