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OKI, dall’Expo della Pubblicità al Print4All

Si è conclusa con un risultato decisamente positivo la partecipazione di OKI all’ultimo Expo della Pubblicità. Il più importante evento siciliano sulla comunicazione visiva e sulla stampa digitale ha coinvolto circa 4.000 visitatori, giunti a Catania da tutta la Sicilia e dalla Calabria. Presente a supporto dello storico reseller siciliano Sicilsat, OKI ha ancora una volta dimostrato estrema attenzione alle necessità dei propri partner, sostenendo attivamente il processo di crescita del loro business. L’Expo della Pubblicità, ha rappresentato un’ottima occasione per esaltare la modularità dei dispositivi appartenenti alla Serie Pro9000.

I visitatori hanno avuto modo di scoprire la varietà applicativa delle stampanti OKI Pro9541 e Pro9542. Quest’ultima è stata abbinata a un sistema di alimentazione e scarico automatico per la stampa di buste, ideale per realizzare piccoli lotti di direct mailing. Questo tipo di comunicazione commerciale rappresenta uno strumento privilegiato per veicolare informazioni pubblicitarie agli utenti finali, con una capacità d’impatto che si conferma superiore all’email marketing.

OKI Pro9542 è un dispositivo dotato di 5 stazioni colore (CMYKW) e dispone di una tecnologia di stampa totalmente scalabile, che consente di produrre dalla singola busta fino a lotti di medie dimensioni, con la massima libertà creativa. La possibilità di stampare anche con toner LED bianco abilita, infatti, all’utilizzo di supporti di qualsiasi colore, realizzando prodotti in grado di attrarre e coinvolgere l’utente finale in maniera assoluta.

Anche OKI Pro9541 ha suscitato l’interesse dei visitatori dell’Expo della Pubblicità, grazie alla capacità di alternare la stampa di bianco e trasparente lucido in affiancamento alla quadricromia, non solo su supporti cartacei fino a 360 g/mq, ma anche su pellicole plastiche, tra cui quelle autoadesive. L’uso del dispositivo in abbinamento a una soluzione di fustellatura digitale a foglio ha mostrato al pubblico siciliano le notevoli possibilità di OKI Pro9541 per la realizzazione di packaging, etichette e materiale per allestimenti POS.

La Serie Pro sarà tra le tecnologie protagoniste anche al Print4All, dove saranno presenti anche le soluzioni inkjet eco-solvent per la stampa wide format: la best seller ColorPainter M-64s e l’ultima nata ColorPainter E-64s, entrambe con luce di stampa di 160 cm.

ColorPainter E-64s è estremamente versatile, ideale per l’industrial printing. È dotata di 6 canali colore (CMYK, Lc, Lm) e abbina alta risoluzione (leggibilità dei caratteri fino a 2 punti) a un range impressionante di applicazioni indoor e outdoor su materiali come backlit, tessuto tecnico, carta da parati, mesh, PVC, banner, vinile e altri tipi di supporto.

ColorPainter M-64s offre una combinazione esaltante tra costi e prestazioni. Robusta, produttiva ed estremamente affidabile, è ideale per la comunicazione visiva indoor e outdoor su supporti in PVC, pellicole adesive e carta. Grazie al modulo LCIS (Large Capacity Ink System), ColorPainter M-64s permette lavorazioni non presidiate, ottimizzando il lavoro degli operatori.

Pixartprinting: innovazione tecnologica on demand con Tecnau

Una nuova installazione per Pixartprinting. Si tratta del sistema per la brossura grecata progettato appositamente da Tecnau sulla base delle necessità espresse dall’azienda veneta che potenzia la linea dedicata alla stampa digitale su foglio di libri, cataloghi e riviste in piccole tirature.

«Messa a fuoco la nostra esigenza produttiva, ci siamo resi conto che a oggi sul mercato non fossero disponibili macchinari capaci di garantire le prestazioni a cui ambivamo – commenta Alessio Piazzetta, chief manufacturing officer di Pixartprinting.- Tecnau si è dimostrata azienda affidabile, strutturata e con il giusto approccio, pronta ad affiancarci in un percorso di partnership sicuramente lungo e che ha dato frutto a un sistema che prima non esisteva».

La nuova Libra 800 B2 si affianca alle stampanti digitali a monte e i sistemi di finissaggio a valle e viene utilizzata per la fresatura dei blocchi di fogli, il successivo incollaggio della copertina, per finire poi con il rifilo trilaterale. Dopo il processo di raffreddamento, libri e riviste sono pronti per la spedizione. Oltre ai moduli standard di Libra 800, quali brossura e trilaterale variabili, la linea include una serie di innovazioni, prima tra tutte il modulo di taglio e raccolta dinamico di blocchi libro che permette di processare formati carta 50x70cm (B2). Il sistema Tecnau, inoltre, è estramamente versatile e può gestire in automatico i parametri relativi ai vari formati, che spaziano dall’A5 al 17x21cm, dal 21x21cm all’A4, sia in orizzontale sia in formato album, rendendo ancora più efficiente il processo produttivo.

«Si è trattato di una sfida tecnica molto entusiasmante. Libra 800 B2 è una soluzione modulare altamente tecnologica che offre canali di input e output multipli per poter soddisfare un flusso continuo di produzione, mischiando non solo formati diversi, ma anche carte e copertine con grammature, qualità e nobilitazioni differenti, grazie alla flessibilità offerta dalle stampe a foglio e alla capacità della linea di adattarsi a seconda della qualità del materiale in ingresso. La soluzione è stata realizzata in stretta collaborazione con il team di Pixartprinting che ha delineato le proprie esigenze e seguito le fasi di implementazione passo dopo passo, con un contributo fondamentale alla finalizzazione di un progetto davvero ambizioso» ha commentato Stefano De Marco, direttore commerciale di Tecnau.

«La brossura grecata è una lavorazione che proponiamo da tempo. Oggi il sistema Tecnau ci permette di offrire ai nostri clienti un servizio a valore aggiunto, assicurando al contempo gli elevati standard qualitativi che contraddistinguono tutti i nostri servizi di stampa», aggiunge Piazzetta. Il potenziamento della linea produttiva con il sistema Tecnau è un’ulteriore conferma dell’impegno riposto da Pixartprinting nell’intercettare le esigenze del mercato ed elaborarle attraverso il lavoro congiunto dei reparti Research & Innovation, Research & Development e produzione per mettere a punto risposte innovative capaci di modificare i paradigmi, garatendo innovazione di processo e di prodotto.

Tecnologia e applicazioni Canon in tour

Canon vuole guidare i propri partner alla scoperta delle opportunità di business che la tecnologia e le applicazioni sviluppate per le arti grafiche possono offrire. È con questo obiettivo che Canon inaugura Live The Applications Story Tour 2018, un viaggio tutto italiano per dimostrare come attraverso la stampa digitale sia possibile dar vita a nuove idee e proposte grafiche in grado di attrarre il consumatore in ogni fase del suo percorso di scelta: dall’iniziale consapevolezza del brand al primo acquisto fino alla fidelizzazione al marchio.

Un dato su tutti basta a testimoniare il grande potenziale della stampa digitale per il marketing: si stima infatti che in Europa nel 2021 la stampa promozionale raggiungerà il 31% del volume della stampa digitale, rispetto al 28,9% del 2016 (InfoTrends, Western European Digital Production Printing 2016 – 2021, 2017). A trarre massimo vantaggio da questa crescente domanda sono, e a tendere lo saranno sempre di più, quei print service provider capaci di massimizzare la creatività e l’intuizione dei brand, integrando in modo intelligente stampe e formati digitali, adattando e personalizzando il materiale di marketing anche con stampe in quantità selettive e infine offrendo l’opportunità di una efficace misurazione del ROI.

La mission di Canon è quella supportare i fornitori di servizi di stampa nel creare strategie volte a realizzare pienamente il loro potenziale commerciale e creativo. Live The Applications Story Tour 2018 sarà l’occasione per parlare dei nuovi scenari resi possibili dalla stampa digitale insieme ai partner Canon. Protagonista di questo viaggio a tappe è la tecnologia di stampa per il grande e piccolo formato tra cui la serie imagePRESS C850, la serie imagePRESS C10000VP, Océ Colorado1640, la serie Océ Arizona ed infine la serie imagePROGRAF. Il tour non offrirà solo un’opportunità per toccare con mano le più avanzate soluzioni di stampa Canon, ma anche per entrare nel vivo di una vera e propria campagna di marketing multicanale. Ad ogni tappa sarà infatti presentata la campagna Elemental, creata per mostrare la gamma di applicazioni realizzabili con la stampa, le funzionalità digitali e la conoscenza del marketing che Canon è in grado di offrire a un fornitore di stampa quando lavora con brand reali.

Per scoprire le tappe del tour è possibile visitare la pagina dedicata: http://www.applicationstour.it/#

Assocarta sul Treno Verde di Legambiente

Il prossimo 26 marzo, Assocarta sale sul Treno Verde di Legambiente, alla stazione di Rovigo (ore 15.00-17.00) per raccontare il ciclo del riciclo della carta: dalla rinnovabilità della fibra di cellulosa alla raccolta differenziata, al riciclo con il suo re-impiego per produrre nuova carta. Ogni minuto, in Italia, si riciclano 10 tonnellate di carta, un contributo importante all’economia circolare del Veneto e dell’Italia.

Tra i relatori, oltre a Massimo Ramunni di Assocarta che tratterà il tema del recupero e della gestione dei residui del processo di riciclo, Dora Rigoni di Comieco, che illustrerà i risultati e le prospettive della raccolta della carta a livello nazionale e nella regione Veneto e una buona pratica territoriale di riciclo della carta raccolta dai Comuni: Cartiere del Polesine con Enrico Scantamburlo.

 

 

Borsa di studio A. Sironi, Edizione 2018

La borsa di studio, giunta alla sua quarta edizione, del valore di euro 3.000, è assegnata agli studenti dei CFP, in procinto di terminare il percorso di Formazione Professionale nell’area delle Arti Grafiche (per operatore o tecnico grafico), intenzionati a proseguire la propria formazione, accedendo a un corso di perfezionamento (quarto della formazione professionale o quinto anno istruzione tecnica).
Il candidato dovrà presentare uno studio tecnologico, che verrà valutato unitamente al profilo personale da una giuria tecnica.

Il tema tecnico 2018 su cui dovrà essere sviluppato l’elaborato è: Il controllo nei processi di stampa. L’elaborato dovrà prevedere: una parte espositiva concettuale; una parte deduttiva con risultati e conclusioni; una parte sperimentale.
Gli elaborati unitamente alla lettera di presentazione dovranno essere consegnati in busta chiusa, presso la sede di Taga Italia entro le ore 12.00 del 22 maggio 2018. Il vincitore della Borsa di Studio verrà premiato durante la manifestazione Print4All 2018.

20SEVEN di Bobst, la nuova flessografica per la stampa con gamma cromatica estesa

Con un afflusso di visitatori superiore alle aspettative l’Open House 20SEVEN-We make it happen del 27 e il 28 febbraio svoltosi presso il Competence Center di Bobst Bielefeld è stato un successo. Oltre 400 rappresentati di aziende trasformatrici e fornitori del settore provenienti da più di 20 Paesi si sono recati in Germania per vedere la nuova macchina flessografica a tamburo centrale Bobst 20SEVEN ottimizzata per la stampa con gamma cromatica estesa e per partecipare a sessioni di approfondimento sulla stampa in eptacromia.

Durante le prove, la 20SEVEN ha mostrato le caratteristiche di omogeneità e di ripetibilità di processo che la contraddistinguono. Lo sviluppo delle peculiarità tecniche della macchina è stato infatti focalizzato sulle criticità tipiche della stampa flexo, quali le vibrazioni macchina, l’omogeneità nel flusso dell’inchiostro, l’essiccazione ad alta velocità e relativa tenuta di registro, derivandone soluzioni che conferiscono appunto potenziata omogeneità, precisione e ripetibilità al processo di stampa.

Oltre a mettere in evidenza le prestazioni della 20SEVEN, le dimostrazioni di stampa di un prototipo di imballaggio con cliché a piste multiple e di un imballaggio commerciale, corredate dai test di laboratorio effettuati alla fine di ogni prova, hanno mostrato anche i vantaggi della stampa in eptacromia. La comparazione dei dati relativi al Delta-E colore dello stesso lavoro eseguito la mattina e ripetuto nel pomeriggio, ha dimostrato come la stampa con gramma cromatica estesa sia in grado di garantire ai brand la ripetibilità della corrispondenza cromatica dell’imballaggio, essenziale per la riconoscibilità del marchio, a prescindere da dove venga stampato nel mondo. Altri vantaggi in termini di costi e di tempo per i brand e per gli stampatori sono stati presentati nel corso delle sessioni di approfondimento sul processo animate dai delegati di aziende proprietarie di marchi, trasformatori, fornitori di settore con cui collabora Bobst e che hanno preso parte attiva all’evento.

L’Open House si è conclusa con grande soddisfazione. «È gratificante ascoltare commenti estremamente positivi perché ciò premia il nostro impegno a ricercare soluzioni innovative e di eccellenza in materia di prestazioni macchina e di processo» ha commentato Jens Torkel, amministratore delegato e responsabile della linea di prodotto CI Flexo, Bobst Bielefeld. «Abbiamo colto nel segno migliorando le funzioni macchina che sono essenziali per assicurare l’omogeneità e la ripetibilità del processo di stampa flessografica con le macchine in fascia larga. La 20SEVEN è ideale per la stampa in eptacromia ma potenzia le prestazioni anche con la stampa convenzionale. Questo la rende una scelta vincente con entrambi i processi».

 

Federazione Carta e Grafica: fatturato oltre i 24 miliardi di euro

«La Federazione Carta e Grafica chiude un 2017 positivo, con risultati che ribadiscono la vitalità del settore e il suo peso rilevante nell’economia nazionale pari all’1,4% del PIL con circa 170 mila addetti diretti» commenta Pietro Lironi, presidente della Federazione Carta e Grafica.
Dai preconsuntivi, elaborati dal Centro Studi della Federazione, il fatturato complessivo a fine 2017 risulta di 24,1 miliardi di euro, in aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Sull’andamento favorevole hanno inciso principalmente le vendite interne, a quota 14,8 miliardi di euro e in progresso del 2,6% rispetto al 2016, con una sensibile accelerazione nella seconda parte dell’anno (+6,4 e +8%, rispettivamente nel terzo e quarto trimestre). Sostanzialmente stabili i valori dell’export (+0,1% nei 12 mesi), che consolidano i livelli già ragguardevoli del 2016. Sui dati complessivi di fatturato incide anche la lievitazione dei costi sostenuti dalle cartiere per l’approvvigionamento delle materie prime vergini e per le carte da riciclare di qualità.
«Le dinamiche dei diversi segmenti della filiera evidenziano il persistere della debolezza per il settore grafico» spiega Lironi «parzialmente compensata dalla ripresa della produzione di libri, mentre segna buoni risultati l’imballaggio, con progressi legati alla positiva intonazione della domanda dei settori a valle, anche attraverso lo sviluppo dell’e-commerce. In crescita anche il comparto cartotecnico e trasformatore».
«Da notare – aggiunge Lironi – l’incremento della vendita di macchine sul mercato interno (+6,9%) , che ben fotografa gli effetti delle misure legate al piano Industria 4.0 a supporto dell’innovazione. Il fatturato del comparto cartario cresce ben oltre il 5% soprattutto in seguito alla necessità di recuperare anche i costi di approvvigionamento della cellulosa. Ci aspettiamo che il 2018 prosegua in sintonia con i risultati del 2017 e coerentemente alle previsioni sul PIL che sono finalmente di una crescita abbastanza sostenuta anche per l’Italia».
«Quanto allo scenario politico, oggi quanto mai incerto dopo le elezioni, aggiungiamo la nostra voce a quella chiaramente espressa da Confindustria alle Assise di Verona, prima del voto: è fondamentale che il nuovo Governo, qualunque esso sarà, non smonti quanto di buono fatto in questi anni, a partire dal Jobs Act e dalle misure del Piano Nazionale Industria 4.0» sottolinea il Presidente della Federazione Carta e Grafica.
«Per quanto concerne i nostri settori, riteniamo che il sostegno alla lettura continui a rappresentare una priorità del Paese e auspichiamo che il bonus 18enni venga confermato e affiancato anche da una misura più universale possibile in termine di cittadini coinvolti, che preveda detrazioni fiscali per l’acquisto di libri e giornali. Sul fronte industriale, c’è invece l’esigenza ineludibile di completare la transizione verso un’economia circolare con l’ampliamento delle capacità di trattamento degli scarti del riciclo. La nostra filiera, infatti, vanta un alto tasso di circolarità: il 55% delle materie prime sono riciclate e nell’imballaggio il riciclo è all’80%1», spiega infine Lironi.
Queste tematiche saranno al centro dell’Assemblea della Federazione Carta e Grafica in programma a Milano il prossimo 30 maggio, nell’ambito della fiera internazionale Print4All, durante la quale verrà presentato anche uno specifico rapporto sull’innovazione Industria 4.0 nell’intera filiera, comprensivo di linee guida specifiche per i tre comparti che compongono la Federazione.

Misurare e gestire il proprio target

La tua impresa ha dei parametri chiari di misurazione di come, quanto e perché il tuo prodotto o servizio risponda alle esigenze dei clienti? Vediamo come e perché è necessario rispondere con precisione a questa domanda.

Cominciamo con il sottolineare come sui prodotti o servizi creati sia necessario stabilire una serie di parametri di misurazione della loro efficacia, come ad esempio il «tasso di acquisto» e il «tasso di riordino». Con il primo parametro misuriamo il grado di interesse definitivo del prodotto (in quanto il cliente target lo acquista poiché gli serve per uno scopo) e con il secondo misuriamo il tasso di soddisfazione del cliente (se il prodotto viene riacquistato è poiché il grado di soddisfazione è superiore alla soglia di positività).

Avere dei parametri di misurazione come quelli appena menzionati in questo esempio è molto importante: l’economista Peter Ferdinand Drucker in una sua celebre citazione sosteneva che: «se sai come misurare un processo, sai gestirlo».

È fondamentale comprendere quali sono e come cambiano i bisogni latenti del nostro target, integrare questi bisogni nei prodotti esistenti facendoli evolvere, creare tipologie di prodotti che rispondano alle nuove esigenze dei clienti

Il ciclo di vita del prodotto segue il ciclo di evoluzione del cliente?

In particolare ora ci accingiamo a focalizzarci su alcuni aspetti dati dalla trasformazione digitale nel nostro settore, ossia sulla capacità di comprendere come il ciclo di vita dei nostri prodotti sia aderente all’evoluzione dei nostri clienti. Ci riferiamo al fatto che i nostri prodotti operano in un mercato in cui vi è un ciclo di evoluzione tecnologica in crescita esponenziale che determina la nascita repentina di nuove tecnologie e il riposizionamento di imprese con la conseguente nascita o tramonto di concorrenti.

Tutto questo genera tre fenomeni: cambiano gli interessi delle persone in modo dinamico e continuativo, nascono nuovi prodotti che possono mettere a rischio il business, nascono nuove opportunità spesso derivate da questi cambiamenti.

Gli interessi delle persone cambiano poiché con il nascere di nuove tecnologie e prodotti, il cliente inevitabilmente muta le proprie esigenze ed emergono in lui nuovi interessi prima latenti. Naturalmente con il nascere di tecnologie, nascono competitor che determinano la necessità di fare dei cambiamenti dei prodotti o crearne di nuovi.

Un caso esemplare di questi tre fenomeni appena descritti, è mostrato dalla crisi di Blockbuster e dal suo fallimento che è stato determinato da come questo gigante mondiale dell’homevideo ha gestito (male) la nascita e la diffusione delle nuove tecnologie di streaming video, che in seguito ha determinato la concretizzazione di piattaforme competitor come Netflix. L’incapacità di Blockbuster di leggere il bisogno latente delle persone di potere visionare i film via app su smartphone e/o televisione e la sottovalutazione del potenziale dannoso del competitor Netflix, giudicato da Blockbuster come esterno e non pregiudicante il suo target, sono state le cause che hanno portato la catena mondiale a chiudere nel 2013.

Il digitale dà gli strumenti per leggere i bisogni dei clienti B2B e B2C

Blockbuster è un caso esemplare di studio di un’impresa che è fallita poiché nel 2008 molti degli strumenti e delle opportunità offerte dalla trasformazione digitale non erano ancora noti. E per questo motivo non ha potuto leggere correttamente i dati che emergevano dal mercato. Ma oggi, nel 2018, abbiamo molti strumenti aziendali a nostra disposizione (e addirittura alcuni gratuiti): è quindi necessario fare un cambiamento di mentalità organizzativa e integrare questi strumenti nel processo organizzativo che sta dietro al ciclo di vita ed evoluzione dei nostri prodotti. Tutto questo ci porterà tre benefit: comprendere quali sono e come si evolvono i bisogni latenti del nostro target, integrare questi bisogni nei prodotti esistenti facendoli evolvere, creare nuove tipologie di prodotti che rispondano ai bisogni dei consumatori.

Alcune tipologie di big data a disposizione: i search data e i social data

Vi sono alcune tipologie di dati (in questo caso big data) che sono già a disposizione della nostra impresa in grado di aiutarci a prendere delle decisioni più consapevoli (data-driven decision) sulle strategie da intraprendere. Questi dati – chiamati search data e social data – sono molto utili per le imprese di ogni tipologia e dimensioni, dalle PMI alle imprese più strutturate, poiché contengono indicazioni preziosissime sui comportamenti e sui bisogni latenti del target. Sebbene esistano diverse applicazioni a pagamento che ci consentono di analizzare tramite i search data i bisogni del nostro target, ve ne sono altre gratuite che – pur facendo delle analisi più generiche e non adattate alle specifiche esigenze di una impresa – ci possono dare comunque indicazioni molto approfondite sui bisogni del target.

Google Trends: applicazione gratuita di search data analysis

Una di queste applicazioni è sicuramente Google Trends un’applicazione gratuita di search data analyisis di Alphabet, la società proprietaria del motore di ricerca Google. Google Trends analizza in tempo reale tutte le ricerche che vengono effettuate a livello nazionale e su diverse nazioni del mondo su 5 motori di ricerca dell’ecosistema Google: Google Ricerca, Google Immagini, Google Shopping, Google News, YouTube. I risultati di ricerca sono suddivisi per nazione, lingua e intervallo di tempo. Google Trends è in grado di analizzare sia parole chiave sia argomenti e utilizza un sistema approfondito di intelligenza artificiale per restituire dati e indicazioni di valore per la nostra impresa.

Usare Google Trends come parametro (benchmark) delle performance della rete commerciale

Abbiamo analizzato in Google Trends l’argomento «stampa 3D» in lingua italiana, per la nazione Italia con un arco temporale degli ultimi 12 mesi.

Google Trends ci restituisce per ogni ricerca, la stagionalità ovvero i momenti dell’anno corrente in cui il termine è più cercato e i momenti in cui il termine è meno cercato. Questo dato anche se preso isolato è molto importante poiché possiamo comprendere la stagionalità dei prodotti o come il nostro target percepisce il loro bisogno nei mesi dell’anno. Ma se incrociamo questo parametro con il numero di ordini sui nostri prodotti, possiamo comprendere se le nostre strategie commerciali sono allineate o discostate con i trend di stagionalità. Dobbiamo, infatti, ricordarci che quando un utente usa il motore di ricerca fa un’operazione cognitiva che ha valore commerciale: un utente, infatti, cerca una risposta dal motore di ricerca a una sua domanda (non a caso si parla di query di ricerca) e quasi sempre questa risposta ha una conseguenza nel processo di acquisto. Google stima che oltre il 70% degli acquisti sia preceduto da almeno una ricerca. In alcuni casi Google Trends è in grado di rivelarci delle previsioni future rappresentate dalla linea tratteggiata. Per questo motivo se i risultati della nostra strategia commerciale riflettono i trend di ricerca (per esempio nel mese di marzo dove la curva cresce, aumentano le vendite) ciò significa che i nostri commerciali aderiscono ai bisogni latenti del loro mercato di riferimento. Ma se dovesse capitare che in un mese in cui le ricerche scendono, le vendite invece salgono con un andamento inverso, ciò significa che la nostra strategia commerciale è proattiva e conferma come la nostra rete di vendita riesca a rispondere positivamente a un trend potenzialmente negativo.

Usare Google Trends per localizzare gli interessi: ricerche geolocalizzate

Google Trends è inoltre in grado di rivelare le regioni e le città nelle quali gli interessi sull’argomento da noi ricercato sono più percepiti. Tramite Google Trends siamo così in grado di capire come è distribuito l’interesse nei luoghi geografici e possiamo in questo senso comprendere come strutturare meglio la nostra offerta sulla base di come è localizzata la domanda. Il dato interessante è che cliccando su una determinata regione, possiamo fare un’analisi di consumo per capoluogo di provincia oppure per città. Questi dati sono utili poiché siamo in grado di capire quali caratteristiche deve avere la nostra strategia di marketing a livello nazionale, regionale, provinciale o locale. Possiamo inoltre dare alla nostra rete di vendita locale indicazioni di dettaglio su quali chiavi agire per valorizzare il nostro prodotto o servizio e rispondere in questo senso in modo più adeguato al nostro target. Trends è inoltre efficace quando vogliamo esplorare mercati UE oppure mercati esteri in quanto ci consente di comprendere a livello geografico la distribuzione dell’interesse sulla chiave di ricerca da noi scelta per ogni singola nazione di Europa, Americhe e Oceania.

Usare Google Trends per capire i bisogni manifesti dell’utente

Google Trends ci rivela le query associate. Le query associate sono le ricerche in Google che vengono fatte contestualmente alla prima ricerca. Quando noi utenti cerchiamo qualcosa in Google, raramente ci limitiamo a fare una sola ricerca e a considerare i suoi risultati come definitivi e conclusivi. Gli utenti su Google usano metodi di ricerca che seguono l’approccio sperimentale. A ogni ricerca (che nel mondo digitale va sotto il termine di query) di un singolo utente, seguono generalmente altre ricerche correlate per meglio approfondire o verificare la query principale. Google Trends ci rivela quali sono le ricerche correlate all’argomento cercato. Questi dati sono importanti poiché ricaviamo due indicazioni strategiche per le nostre strategie di marketing e commerciali.

La prima indicazione è lo stile di ricerca di un utente, ovvero come gli utenti generano i loro dubbi o i loro quesiti. Questa indicazione è utile soprattutto per il team commerciale e di vendita poiché gli consente di anticipare i dubbi e le obiezioni mitigandone l’effetto ansiogeno e frustrante sull’utente. La seconda indicazione è che in alcuni casi le query correlate ci possono suggerire politiche di Up-Selling ovvero quando l’acquisto di un prodotto X può determinare una correlazione con l’acquisto di un prodotto Y. Potremmo individuare che nelle ricerche correlate su un prodotto X emerge l’esigenza di un prodotto Y che non abbiamo ancora creato oppure a cui non avevamo pensato.

Usare Google Trends per ricavare i bisogni latenti dell’utente

Uno dei punti di forza di Google Trends sta nel permetterci di comprendere quali sono i bisogni latenti del target ovvero quei bisogni non necessariamente correlati all’oggetto delle sue ricerche. Questi bisogni ci consentono di ottenere indicazioni su come l’utente percepisce l’oggetto della nostra ricerca, di quali argomenti emergono dal mercato che possono o rappresentare una variabile di rischio (threath) per il nostro prodotto, oppure un’opportunità (market opportunity) dal mercato. Trends ci suggerisce degli argomenti correlati alla nostra ricerca. Di questi argomenti Trends ci dà due indicazioni preziose, una quantitativa e l’altra qualitativa. La prima indicazione è il filtro per occorrenza, cliccando su Top vedremo in ordine dal più grande al più piccolo gli argomenti correlati al nostro. Il secondo filtro è per incremento di ricerca, determinato dall’etichetta – come da immagine 4 – In aumento. In questo senso Google Trends ci dice, rispetto al periodo precedente quello in oggetto, quali sono gli argomenti correlati che sono più sentiti rispetto al periodo precedente e quanto essi stanno aumentando con un tasso in percentuale. Come si vede dall’immagine, per alcuni argomenti non vi è la percentuale ma vi è la parola «impennata»: questi sono gli argomenti che hanno un tasso di crescita del +300% rispetto al periodo precedente e quindi determinano un grado di interesse e un cambiamento paradigmatico di abitudini rispetto al periodo precedente.

Quale valore aggiunto per i nostri prodotti o servizi B2B?

Tramite questo strumento siamo in grado di comprendere non solo se e come stanno cambiando gli interessi relativamente ai nostri prodotti o servizi, ma possiamo anche anticipare i cambiamenti dei prodotti. In alcuni casi potremmo vedere negli argomenti correlati, prodotti o caratteristiche di prodotto che potrebbero rappresentare un rischio per il nostro prodotto o servizio e attuare una strategia di contenimento e di innovazione sul possibile threath. Il dato interessante è che Google Trends ci consente anche di fare ricerche comparative tra due ricerche differenti oppure di fare ricerche in mercati di diverse regioni mondiali. Tutto questo ci permette di analizzare nuovi mercati e prendere decisioni più consapevoli.

Come integrare Google Trends nel flusso organizzativo

Questo articolo parla di trasformazione digitale e la trasformazione digitale (che significa accogliere il digitale nel loro processo produttivo per quanto riguarda le imprese nate prima dell’avvento del digitale) rappresenta per le imprese sia un cambiamento di mentalità (mindset shifting) sia un cambiamento organizzativo (e quindi delle abitudini e prassi lavorative). Questi strumenti ci consentono di prendere delle decisioni guidate dai dati (si parla non a caso di data driven decision). Il cambiamento di mentalità che dobbiamo avere è proprio quello di seguire un approccio che dia risposte alle domande latenti degli utenti che – come abbiamo visto – non sono altro che l’espressione dei loro bisogni.

Il secondo aspetto, ovvero quello organizzativo, determina l’adozione di questi strumenti – che è bene ricordarlo fanno analisi in tempo reale – con cadenza come minimo mensile: il continuo utilizzo di essi, meglio se prima di ogni riunione settimanale di allineamento tra marketing e vendite ci consente di adottare tre direttrici strategiche: in primo luogo un quadro di comprensione dell’evoluzione del mercato, in secondo luogo la capacità di risposta di prodotto/servizio ai trend di mercato, in terzo luogo un migliore allineamento tra funzioni di marketing, ideazione di prodotto e vendite.

 

Albertin, ologrammi di sicurezza accessibili a tutti

Con un business che vale 6,9 miliardi di Euro (fonte: studio Censis – 2017), il mercato della contraffazione colpisce qualsiasi settore merceologico. In primis quello dell’abbigliamento, ma dalla cosmetica all’informatica, dall’alimentare all’oreficeria non esiste prodotto che non possa essere imitato e venduto come originale. Qualsiasi brand, grande o piccolo che sia, ha quindi la necessità di proteggersi, e uno dei metodi più utilizzati è l’apposizione di un ologramma di sicurezza sulle confezioni. Un piccolo quadrato creato con una grafica personalizzata, di difficile imitazione e di immediata identificazione, è sinonimo di autenticità. Per crearlo il modo maggiormente utilizzato e conosciuto fino ad ora è stato quello dei foil tridimensionali. La produzione di un master e le lunghe tirature di vendita, però, hanno limitato l’utilizzo di questa protezione a numerose realtà, restringendone l’adozione solo da parte dei grandi nomi.

Albertin, produttore di riferimento di cliché e lastre flessografiche per la stampa, permette anche alle PMI e ai piccoli artigiani di tutelare i propri prodotti con ologrammi di sicurezza totalmente personalizzati.

In particolare, i cliché microincisi di Albertin offrono grandi potenzialità. Realizzati in magnesio o in ottone, questo tipo di cliché presenta una trama finissima a disegni casuali o ripetuti, interamente personalizzati. Loghi, scritte o grafica: non c’è alcun limite per creare effetti di rifrazione ottica che cambiano a seconda dell’angolo di osservazione.

«Per apporre il proprio sigillo oggi basta un cliché», afferma Ferruccio Albertin, CEO di Albertin. «La microincisione apre nuovi scenari e permette di realizzare effetti olografici bidimensionali utilizzando un foil tradizionale. Un grande vantaggio non solo in termini di costi, ma anche di tempi. Incidere un cliché è molto più rapido che produrre un foil personalizzato, e noi promettiamo tempi di consegna di sole 24 ore a partire dalla messa a punto del file di stampa».

A seconda della tiratura di stampa e dell’effetto desiderato (più brillante o più dettagliato), è possibile scegliere di realizzare cliché in magnesio con spessore da 1 a 7 mm o in ottone, microincisi con laser, con spessore da 3 a 7 mm. Qualunque sia il substrato scelto, non cambierà l’effetto finale: un ologramma dai riflessi cangianti da apporre su flaconi, packaging, cartellini ed etichette, alla portata di tutti.

Carte e inchiostri nella stampa digitale

Le materie prime nel processo di stampa digitale sono un tema di rilievo e, per certi aspetti, «scottante» nel panorama dei processi grafici. Dalla stampa a foglio a quella a bobina e al wide format, analizziamo come funziona l’approvvigionamento.

Per un motivo banalmente anagrafico, il processo di stampa digitale è quello più nuovo, in forte sviluppo e per tanto soggetto a modificazioni continue, a evoluzione sia sotto il profilo quantitativo (velocità di produzione, numero di proposte e declinazione delle stesse in varianti) sia qualitativo, nuove tecnologie, nuovi materiali e sistemi di trattamento dell’inchiostro, nuovi ambiti produttivi da esplorare. Se si pone per un attimo lo sguardo all’indietro e si considera negli ultimi 10 anni come è cambiato il mondo della stampa digitale, il confronto con le altre tecnologie di stampa convenzionali è sconcertante. Se dal lato dei processi tradizionali l’evoluzione si è mossa sostanzialmente sul versante delle prestazioni e automazione dei processi, il settore della stampa digitale ha visto un esponenziale sviluppo di tecnologie nuove, materiali stampabili del tutto innovativi, con i conseguenti nuovi «carrier» dell’immagine, inchiostri, primer, trattamenti, sistemi di essiccazione. Una vera rivoluzione che ben lungi dall’essere giunta a destinazione, offre oggi un ventaglio di offerta veramente variegata. Di conseguenza riveste importanza capitale come le aziende approcciano la gestione delle materie prime per la stampa, come queste impattano sul conto economico del prodotto e quali strategie possono essere messe in campo per evitare di essere sopraffatti dalla complessità dell’offerta.

La nascita del supporto

Per raccogliere e confrontare i punti di vista ci siamo confrontati con due responsabili di aziende operanti in due diversi ambiti e con tecnologie digitali differenti, ma che, come si potrà capire, condividono numerosi punti di vista rispetto alle strategie aziendali e rispetto alla gestione delle materie prime. È importante una piccola introduzione di carattere tecnico, ma anche commerciale prima di entrare nel vivo delle questioni. I supporti di stampa cartacei, che ancora rappresentano numericamente la maggioranza dei substrati di stampa (forse) anche in riferimento a quelli stampati in digitale, sono nati, e si sono sviluppati in termini di ricerca, per i processi di stampa convenzionali. Nei quali si utilizzano principalmente inchiostri che poco hanno a che vedere con quelli usati nei processi digitali. Se si pensa al toner impiegato nei processi di stampa elettrofotografico (laser) o all’inchiostro a base acquosa inkjet, si capisce che poco c’entrano con l’inchiostro a base grassa o solvente più o meno fluido impiegato nei sistemi offset, rotocalco, flexografico. Per contro, la varietà dei supporti di stampa che negli anni si è resa disponibile, è stata per la gran parte pensata per essere impiegata con processi tradizionali. Questo per dire che i processi digitali hanno dovuto gioco-forza adattarsi a rendere utilizzabile la più ampia gamma di supporti per la stampa, per lo più pensati e sviluppati per processi del tutto differenti, in termini di pressioni di stampa, velocità di stampa, tipologia di inchiostri e metodi di essiccazione. A partire da ciò prende corpo il discorso attorno alle carte speciali pensate appositamente per la stampa digitale che più avanti verrà affrontato. Fa eccezione a questa logica, l’area della stampa di grande formato, dove, di fatto, le tecnologie di stampa non hanno equivalenti nel mondo convenzionale e quindi la ricerca e lo sviluppo dei materiali di supporto si è focalizzata esclusivamente sui processi digitali.

Stampa a foglio e stampa ibrida

Entrando maggiormente in dettaglio rispetto alle logiche aziendali con le quali viene gestita la fase di approvvigionamento delle materie prime, utilizziamo gli spunti ricevuti da Marco Tortia presidente di PRT Group (Poligrafico Roggero & Tortia Spa) per affrontare alcune tematiche. PRT Group è una realtà storica piemontese specializzata nella stampa tradizionale e digitale, orientata al mercato del transazionale, trans-promo e direct marketing che supporta con tecnologie di stampa tradizionale, digitale laser e inkjet in bianco e nero e a colori. Un settore della stampa digitale che possiamo porre tra quelli a più alto impatto quantitativo in termini di volumi prodotti e conseguentemente di materie prime.

Parlando di stampa digitale in bianco e nero o a colori a foglio, un’alternativa da sempre dibattuta è se acquistare la carta per digitale, già in formato per la macchina da stampa, oppure comprare carta in formato più grande, in pacchi o bancali e poi trasformarla all’interno nei formati desiderati, carta che probabilmente è venduta per il processo convenzionale offset. Un tema che le aziende elaborano con risposte diverse, principalmente in funzione dei quantitativi consumati e della tipologie di lavori realizzati. PRT Group, ad esempio, predilige la soluzione di acquisto di carta già in formato finale per la stampa, nelle applicazioni da stampare con tecnologia laser a foglio. La motivazione di questo risiede in due fattori: la sicurezza del prodotto relativamente alla macchinabilità, (determinata dalla qualità dello stoccaggio e del taglio) e alla coerenza con i processi e la logistica interni, rispetto a tempi e spazi di approntamento della commessa. Va detto che la differenza tra lo stesso prodotto cartaceo, venduto in pacchi o bancali per offset rispetto a quello fornito in risme confezionate per il digitale, in termini pratici risiede solo nell’umidità relativa lasciata nella carta e nell’imballo. Le carte vendute per digitale hanno un’umidità relativa minore rispetto allo standard per offset, per sopperire allo stress termico che subiscono durante il processo di stampa laser. Alcuni produttori producono altresì carte studiate apposta per subire un processo ibrido di stampa, tipico anche di PRT Group, cioè stampa in offset e successiva personalizzazione in digitale, come nel direct marketing, transpromo e prodotti simili. Dovere tagliare la carta in casa propria, con il rischio di avere tagli non perfetti che possono causare inceppature in macchina, lasciare la carta non protetta dalle variazioni di umidità se l’ambiente di stampa non è controllato, sono tutti elementi potenzialmente causa di maggiori fermi macchina. Per contro la carta già in formato, rappresenta un costo di acquisto più alto. Evidentemente gioca un ruolo determinante nella strada da seguire, i volumi di acquisto e il conseguente potere contrattuale, la varietà di supporti che si devono stampare, la gestione delle rimanenze (più ampia è la gamma e più basse sono le tirature, maggiori rimanenze vi saranno). In questi termini dover stoccare pacchi in formati grandi o bancali già iniziati, dal punto di vista della logistica impatta maggiormente rispetto alla carta già in formato. Sui supporti standard e sul processo di stampa laser l’approvvigionamento di carta è un processo consolidato che non riveste particolari rischi neanche sotto il profilo della risposta in macchina sia in termini di affidabilità sia di qualità. L’esperienza di anni di stampa digitale ha permesso di selezionare le tipologie e i fornitori in grado di rispondere ai requisiti di efficienza del processo. La gestione del catalogo carte che ogni sistema di stampa elettrofotografico, indipendentemente dal vendor permette di gestire, assicura che le condizioni di macchina siano le migliori per la tipologia di supporto selezionato, in termini di correnti di carica e di trasferimento, temperature, infeed e così via.

Per le carte particolari, il cui acquisto è pilotato dal cliente, laddove manca l’esperienza diretta di utilizzo e nel database del catalogo carte, non esiste una referenza utilizzabile, per l’azienda si pone invece il problema di testare il supporto in macchina. Come ci spiega Marco Tortia, in funzione della tipologia di lavoro, della sua importanza in termini economici, fare test è fondamentale. Soprattutto sulle carte che hanno una struttura superficiale non particolarmente idonea a ricevere il toner.

L’ambito della stampa inkjet su carta con macchine da alta produzione (webpress) richiede altro tipo di approccio rispetto alla selezione dei supporti di stampa e alla loro gestione. L’inkjet è un sistema di stampa sicuramente non nuovo ovviamente, ma nelle applicazioni industriali di stampa che sfruttano la tecnologia a test multiple ad alta velocità, l’esperienza non ha quel consolidato tipico della stampa elettrofotografica. Viaggiare a più di 100 metri al minuto con un inchiostro a base acquosa, dovendo garantire l’ancoraggio del colorante sul supporto e la sua essiccazione, non è cosa scontata. Per l’azienda che usa queste tecnologie la scelta dei supporti richiede certamene un’analisi. Nelle carte naturali così come in quelle patinate il mercato contrappone le carte standard a quelle trattate appositamente per questa tipologia di stampa, dove lo strato superficiale del supporto ha una struttura più chiusa idonea a trattenere. Ovviamente a livello di costi l’equazione da calcolare per identificare l’opzione più conveniente deve tenere in considerazione anche il consumo degli inchiostri e il conseguente livello di qualità ottenibile. Infatti, se il costo delle carte speciali è senza dubbio più alto, consente in genere un consumo minore di inchiostro e un livello qualitativo più alto. Come fa notare Marco Tortia, gli stampatori sono un po’ alla finestra ad aspettare novità che dovrebbero giungere dal mercato dei produttori di carta. Scenario che già qualche anno fa i vendor di macchine prospettavano per incentivare l’acquisto degli impianti di stampa, riferendo di investimenti in ricerca che i cartai stavano attuando per fornire prodotti con caratteristiche tali da colmare il gap rispetto ai processi convenzionali di stampa sia sotto il profilo della varietà di prodotti sia del costo per tonnellata di prodotto.

Gli stampatori al momento sono alla finestra ad aspettare novità che dovrebbero giungere dal mercato dei produttori di carta

La vivacità del grande formato

Passando a un altro ambito produttivo dove la stampa digitale la fa da padrona da sempre, è possibile incontrare in parte gli stessi approcci e strategie così come diversità. Parliamo della stampa digitale wide format come genericamente possiamo definire il variegato settore della stampa digitale roll-to-roll, stampa diretta, stampa si supporti rigidi e speciali eccetera. L’occasione è data dall’incontro con Manuela Sisler business direct manager di Printerest, una società che eredita il marchio Pentacolor, entrata di recente a far parte del gruppo Trocart, da 25 anni nel settore della cartotecnica e della stampa digitale. Anche a Manuela Sisler abbiamo chiesto di illustrare come l’azienda approccia l’approvvigionamento delle materie prime. Ed emergono similitudini, ma anche punti di vista differenti, ovviamente trattandosi di mercati decisamente diversificati e regolati da esigenze peculiari. Innanzitutto, il mercato del wide format è caratterizzato da una vivacità estrema. La ricchezza di supporti di stampa è pari alla ricerca di materiali innovativi su cui stampare, supportata dall’innovazione tecnologica che interessa i produttori di plotter per la stampa di grande formato. Le tecnologie di stampa che oggi si confrontano e sono più utilizzate nella stampa sono fondamentalmente: il solvente (in calo), l’ecosolvente, il Latex e l’UV. Se si osservano i cataloghi di materiali per stampa con queste tecnologie, si nota che la compatibilità di questi è piuttosto ampia, il che significa flessibilità nella gestione dei materiali. Questo agevola lo stampatore nell’approvvigionamento evitando di dover moltiplicare il magazzino in presenza di tecnologie diverse di stampa. Il panorama dei fornitori e produttori di supporti, affianca ai brand top player del mercato, fornitori di materiali compatibili che si posizionano su una fascia di prezzo più appetibile. L’azienda deve valutare attentamente l’opportunità di utilizzo di questi materiali, soprattutto sulle prestazioni di resistenza dello strato stampato alle sollecitazioni meccaniche e alle prestazioni sul fissaggio del residuo secco colorante. In questo caso la fase di test dei materiali è obbligatoria per definire le condizioni di utilizzo, i parametri di stampa e i limiti d’impiego del materiale. Rispetto alla qualità e alla gestione di detti parametri, come noto il processo di stampa inkjet wide format prevede la linearizzazione del profilo di inchiostrazione, di velocità di stampa (con il numero dei passaggi) al fine di ottimizzare la resa qualitativa e il consumo di inchiostro. Questa pratica è standard ogni qualvolta un nuovo materiale viene adottato in produzione o semplicemente per poter testare lo stesso e definirne la possibilità di impiego. I commercianti di materiali offrono supporto in questo fornendo per lo più indicazioni derivanti dalle specifiche del produttore. Altro capitolo importante per l’azienda è l’ottimizzazione della qualità e del consumo di inchiostro. Per questo il workflow di stampa che Printerest adotta prevede la caratterizzazione di ogni materiale usando un software di linearizzazione, caratterizzazione e ottimizzazione del consumo di inchiostro basato sulla profilazione del materiale e l’applicazione degli algoritmi di repurposing tipici dei color server, che tendono a minimizzare il consumo e preventivare quindi l’impatto sul costo finale del prodotto. Altro aspetto singolare che vale la pena citare riguarda le modalità di presentazione dei cataloghi dei supporti. La vastità della gamma di materiali, e il moltiplicarsi delle aziende che operano nel settore del wide format, sta producendo un nuovo approccio. Storicamente i commercianti hanno sempre fornito agli stampatori le mazzette colore che riportano le campionature nelle diverse declinazioni di colore, grammatura, eccetera. Esattamente come i commercianti di carta fanno con le tipografie. Oggi alcuni fornitori propongono in alternativa, cataloghi stampati che riproducono i materiali in fotografia. Certamente non è la stessa cosa in termini di efficacia, soprattutto se si deve valutare la consistenza e il tatto del materiale. Questo produce un notevole risparmio di costi per il distributore, che ha da un lato la necessità di soddisfare una molteplicità di stampatori, dall’altro la maggiore concorrenza in termini di numero di player sul mercato. Dato che i produttori di materiali non sono in numero elevato, non consentendo pertanto l’instaurazione di un mercato più aperto per quel che riguarda i prezzi di acquisto delle materie prime, i distributori stanno identificando quelle strategie di contenimento dei costi che meglio possono posizionarli nella preferenza da parte dell’utilizzatore finale.

Come per gli altri settori della stampa, oggi la tendenza è quella di non fare magazzino, come riporta Manuela Sisler di Pinterest, anche perché lo stoccaggio delle bobine e dei materiali rigidi (che vanno controllati come temperatura) occupa molto spazio. Anche in considerazione del fatto che il distributore risponde quasi in tempo reale con le consegne avendo nei propri magazzini i materiali maggiormente richiesti. Grosse forniture direttamente spedite dal produttore vengono comunque gestite dal distributore. Come in ambito editoriale, capita che alcuni clienti preferiscano acquistare in proprio i supporti di stampa e li diano in conto lavorazione allo stampatore. Questa pratica viene un pochino subita dall’azienda di stampa che deve gestire un magazzino non proprio, le rimanenze e gli scarti, possibile fonte di discussioni, non essendo sempre perfettamente quantificabili.

Il filo rosso dell’inchiostro

Veniamo, infine, a un capitolo che è trasversale a entrambe le esperienze di stampa con la tecnologia inkjet, seppur diverse come campo di applicazione: gli inchiostri. È risaputo da chi opera con queste tecnologie, come questa voce di costo impatta notevolmente sul conto economico di stampa. Differentemente dalla tecnologia elettrofotografica, dove nel costo fisso del clic che si paga al fornitore è compreso il toner (indipendentemente dal consumo reale), l’inchiostro inkjet si acquista come materiale di consumo, normalmente dalla casa produttrice dell’impianto di stampa. Questo è il vincolo che per lo più i vendor di macchine impongono per mantenere vive garanzie e assistenze tecniche. È altrettanto vero che il consumo di inchiostro impatta in modo decisivo sulla qualità finale del prodotto e spesso il preventivo della lavorazione è il risultato di un’equazione tra costi di materie prime e requisiti di qualità di non facile soluzione. La forbice di prezzo che si crea, dovuta al consumo di inchiostro impatta molto di più rispetto alle altre tecnologie, che non è sempre facile giustificare e far accettare al cliente. Si fa strada quindi l’idea, come nella stampa convenzionale, di poter utilizzare inchiostri di terze parti, compatibili con gli originali, ma che tendenzialmente possono essere acquistati a prezzi più vantaggiosi. E possano quindi ridurre l’impatto del costo dell’inchiostro nella formazione del prezzo di vendita del prodotto. È un tema molto caldo e sentito da parte del mercato degli stampatori, che richiede un ragionamento approfondito da parte di tutti gli attori coinvolti. Forse la crescente diffusione degli impianti di stampa digitali con tecnologia inkjet, unitamente alla maturazione delle tecnologie con la conseguente riduzione dell’incidenza della ricerca e sviluppo, favoriranno un riequilibrio economico, ma non è scontato. Anche nel settore della stampa a toner i prezzi dei clic progressivamente si sono abbassati rispetto agli esordi della tecnologia, man mano che questa ha guadagnato quote di mercato. Sicuramente oggi gli stampatori si sentono presi nella morsa tra cliente e fornitore di inchiostri, senza poter in alcun modo agire sulla leva della concorrenza che, invece, è tipica della stampa convenzionale.