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Un converting più semplice con le soluzioni Omet

Il processo di converting è una parte strategica e molto delicata della produzione di etichette e packaging: implica tempi, costi e rischi che ogni stampatore vorrebbe abbattere. Per affrontare queste criticità, Omet ha sviluppato soluzioni esclusive e personalizzabili da applicare in linea sulle proprie macchine, creando preziose opportunità per i propri clienti.

In particolare, per ogni linea del suo portfolio, Omet può proporre delle fustelle speciali che velocizzano il cambio lavoro, rendendolo più sicuro e più facile rispetto agli standard che richiedono lunghi tempi di fermo macchina.

Le linee di stampa Omet iFlex, OMET X4 e OMET X5 prevedono la possibilità di integrare il sistema di fustellatura Omet Easy-Change Die Cut – ECDC, un modulo ergonomico e compatto con sistema a cambio facilitato che permette di effettuare un cambio lavoro in meno di un minuto grazie a uno speciale dispositivo di scorrimento veloce, facile e sicuro, senza necessità di sistemi di sollevamento.

Per la linea Omet X6 è stato studiato un sistema di fustellatura innovativo e performante. Omet Twist è una fustella speciale con dispositivo Omet Easy-Change Die, dotata di doppio cassetto scorrevole dove appoggiare i cilindri magnetici e un sistema Omet In&Out che permette un cambio lavoro intuitivo e immediato: spingendo un cilindro nello slot di fustellatura, l’altro viene contemporaneamente espulso con tempi e sforzi ridotti al minimo. Pochi secondi per il pre-registro automatico e il cambio lavoro è completo. I numeri parlano chiaro: se con il gruppo di converting standard la sostituzione richiede 20-30 minuti, Omet Twist permette di limitare il tempo di fermo macchina a meno di 1 minuto per un cambio completo di formato e di sagoma.

Omet MonoTWIN Cut è un altro gruppo di fustellatura dedicato a Omet X6, che permette di eliminare il problema della sostituzione del cilindro: questo modulo utilizza un unico cilindro magnetico per qualunque formato di fustellatura. Lavora con un sistema che adatta automaticamente il cilindro ai parametri inseriti a pannello, limitando il lavoro dell’operatore alla mera sostituzione del lamierino magnetico. Il gruppo Omet MonoTWIN Cut, oltre a semplificare il cambio lavoro, abbatte i costi d’acquisto dei cilindri e il problema dello stoccaggio.

Omet offre diverse opzioni, sviluppate ad hoc, per la fase del converting. La linea Omet Varyflex può essere configurata con diverse soluzioni dedicate ad applicazioni speciali, incluse le fustelle intercambiabili dedicate a operazioni specifiche per la conversione di etichette e cartoncino pieghevole. Le linee Omet hanno sviluppato una flessibilità di configurazione tale da poter garantire ai clienti anche gruppi di fustellatura personalizzati per applicazioni speciali. Sono state studiate soluzioni per la finestratura di carta e cartoncino, o addirittura per l’inserimento di fustella e sfridatore fra le stampe oltre che alla fine del processo, per poter realizzare etichette a due strati con forme, dimensioni e materiali diversi in un solo passaggio.

 

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Acqua, un bene prezioso nella stampa flessografica

Inchiostro, acqua e flessografia sono tre parole legate a doppio filo sin quasi dagli albori dell’esperienza tecnologica flessografica. Per marcare i supporti cartacei destinati alla produzione degli imballaggi era sufficiente utilizzare un inchiostro a base acquosa, che in parte veniva assorbito e in parte evaporava abbastanza facilmente.

Quindi parlare oggi di inchiostri all’acqua in flessografia verrebbe da dire: «Beh, dov’è la novità?». Questi inchiostri vengono utilizzati da molto tempo per stampare su supporti cartacei, a volte quasi considerati di «serie B» perché destinati a prodotti con grafiche relativamente semplici, a supporti meno brillanti e con esigenze cromatiche inferiori rispetto agli imballaggi su film plastico con inchiostri a solvente.

E invece oggi il binomio acqua e flessografia suscita un nuovo interesse. Subito si pensa alla maggiore qualità richiesta ai prodotti in cartone ondulato che devono offrire una «qualità offset» su un prodotto che spesso deve assolvere a funzioni ibride di imballo secondario e primario con una forte importanza dell’aspetto comunicativo, grafico, emozionale, di vendita. Quindi la scelta della stampa flexo di alta qualità in post-print, in sostituzione alla offset in pre-print, è una naturale conseguenza.

E l’uso degli inchiostri ad acqua, invece che di quelli a base di solventi, aiuta anche nel posizionamento «green» sia dello stampatore che del brand, garantendo un messaggio di sostenibilità che accompagna il marketing dei prodotti. La cosa interessante è che tutto questo si declina oggi anche sui supporti plastici, tradizionalmente stampati con inchiostri a base solvente. Ma per stampare con successo questi supporti è necessario un approccio tecnico ragionato, conoscere bene le caratteristiche dell’inchiostro e le possibilità di impiego per ottenere i migliori risultati, a partire dalla qualità.

Inchiostri a evaporazione

Gli inchiostri per stampa flessografica all’acqua e quelli a solvente appartengono alla categoria degli inchiostri a evaporazione, dove un componente evapora lasciando un residuo secco sul supporto stampato, a differenza di quelli a indurimento dove l’intera quantità di inchiostro umido viene fissata al supporto tipicamente con un processo di polimerizzazione o reticolazione (inchiostri UV o EB).Gli inchiostri a evaporazione, a base acqua o a solvente, consentono la rimozione della componente volatile in maniera pressoché identica ma hanno una struttura diversa. Entrambi hanno il pigmento in dispersione nel veicolo, mentre la resina negli inchiostri a solvente è totalmente in soluzione, e in quelli ad acqua è in parte in dispersione e in parte in soluzione. Questo piccolo dettaglio sembra una finezza ma per capirci meglio è simile alla differenza di struttura tra un cucchiaino di sale disciolto in acqua e il latte.

La differenza tra queste modalità di soluzione della resina determina un diverso comportamento nella fase di creazione del film di inchiostro, quindi nel momento in cui l’inchiostro deve bagnare il supporto e stendersi creando un velo uniforme sulla superficie stampata. La resina degli inchiostri all’acqua viene resa liquida con un processo detto di saponificazione: la resina è composta da una parte acida solubile e da una parte grassa insolubile; queste entrano in contatto con un reagente alcalino (ammoniaca) che si combina con la componente acida e sviluppa un sale solubile in acqua. Questo sale si scioglie in acqua generando la vernice, una soluzione che contiene circa il 60% di acqua (che poi evaporerà) e circa il 40% di resina che si solidificherà.

E proprio durante l’evaporazione dell’acqua avviene la trasformazione più importante: si genera un composto insolubile che non si riscioglie con l’acqua. Quindi la differenza principale tra un inchiostro a base solvente e uno a base acqua è che quest’ultimo, dopo l’essiccazione, è più difficilmente risolubile.

Quando si parla di inchiostri si parla anche di colori, e quindi di pigmenti. Anche per gli inchiostri a base acqua valgono le stesse raccomandazioni relative alla corretta selezione del pigmento. La scelta del corretto Colour Index* va effettuata insieme al fornitore dell’inchiostro in base all’utilizzo finale del prodotto stampato.

Tra i componenti dell’inchiostro ci sono anche piccole quantità di additivi che consentono la regolazione delle proprietà dell’inchiostro sia in fase di utilizzo (formulazione e stampa) che sul prodotto finito. Tra i principali additivi troviamo gli antiblocking, gli antischiuma, gli antigraffio, gli antisedimentanti e disperdenti, i bagnanti per pigmenti, i promotori di adesione, i regolatori di scivolosità, e tanti altri. Questi prodotti sono presenti in percentuale molto bassa e vanno gestiti con attenzione senza esagerare con le quantità. E infine arriviamo al «solvente» dell’inchiostro a base acqua: l’acqua appunto.

Questo componente non ha solamente lo scopo di evaporare, ma ha importanti funzioni: deve stabilizzare i componenti solidi in dispersione, deve consentire una sufficiente volatilità per consentire un’accettabile asciugatura in macchina, deve dissolvere la parte solubile della resina e essere compatibile con i componenti del gruppo stampa e non provocare effetti avversi. Chiaramente l’aspetto di evaporazione costituisce una delle maggiori differenze tra gli inchiostri a solvente e quelli ad acqua. L’acqua asciuga più lentamente del solvente: ha un tempo di evaporazione dalle tre alle sei volte più lento, e quindi occorre considerare la necessità di un maggiore scambio d’aria, circa +30%, nel tunnel di asciugatura a parità di energia, abbinato a una riduzione di velocità di circa 20-25%. Peraltro, è relativamente semplice controllare il livello di essiccazione degli inchiostri a solvente misurando il livello di saturazione del solvente nell’aria in uscita dall’asciugatura. Nel caso degli inchiostri ad acqua è un po’ più complicato controllare l’umidità residua senza l’influenza dell’umidità dell’ambiente. Questo significa che l’uso di questi inchiostri impone dei controlli più attenti alle condizioni di coibentazione dell’ambiente di lavoro.

Nonostante tutto questo, l’utilizzo degli inchiostri all’acqua è supportato da grandi benefici sia in termini di sicurezza che di costi delle attrezzature oltre che evidentemente dal punto di vista della sostenibilità e dell’impatto ambientale.

La maggiore sicurezza si ottiene grazie all’assenza di emissione di solventi, valori di VOC nulli o molto bassi, e nessun rischio di incendio.

Ne consegue che gli investimenti in impianti siano più contenuti in quanto non è necessario alcun sistema di recupero o abbattimento solventi. Gli impianti di sicurezza, antideflagranti, e per smaltimento dei solventi avranno un impatto economico inferiore e ci sarà chiaramente un minore consumo di solventi in sala stampa.

Come si prepara un inchiostro ad acqua

Dal punto di vista della produzione, il ciclo di preparazione degli inchiostri all’acqua segue gli stessi principi di quello degli inchiostri a solvente, chiaramente con ingredienti differenti. La formulazione del colore invece, per ottenere una tinta a campione, è basata esattamente sulle stesse modalità operative: si tratterà di avere il file delle basi monopigmentate corrispondente alla serie di inchiostri fornita dal produttore e i necessari additivi. I principi di ottenimento del colore e della forza coprente sono quindi gli stessi: le caratteristiche di tinta e coprenza vengono gestite con lo spessore dello strato di inchiostro (volume) oppure con la diluizione o concentrazione del pigmento. Da questo punto di vista, lavorando con gli inchiostri all’acqua, è più facile intervenire sulla pigmentazione aggiungendo una pasta concentrata, cosa invece meno semplice da gestire da parte dello stampatore con gli inchiostri a solvente.

Nel caso di diluizioni verrà utilizzata la cosiddetta vernice da taglio, cioè l’inchiostro senza pigmento (vernice tecnologica) opportunamente diluito alla viscosità di stampa. È fondamentale ricordare, anche nel caso degli inchiostri ad acqua, l’importanza della fase di ottimizzazione del processo: formulare l’inchiostro in funzione delle caratteristiche della condizione di stampa, e non cercare di correre dietro a un risultato cambiando il rullo anilox o usando la macchina da stampa come un tirabozze in produzione.

Alcune caratteristiche tipiche degli inchiostri all’acqua

Sicuramente l’aspetto più specifico degli inchiostri all’acqua è il pH. Abbiamo detto che la resina viene resa solubile mediante una reazione chimica di saponificazione con un reagente alcalino, quindi il pH alcalino dell’inchiostro deve garantire che questa reazione possa avere effetto. Gli inchiostri vengono solitamente forniti già con il pH adatto all’uso, tra pH 8,5 e 9,5, e l’utilizzatore deve assicurare che questo valore rimanga stabile tramite il controllo con pH-metro e opportuni additivi. Durante la stampa, la componente alcalina tende a evaporare facendo diminuire il pH: le resine si separano dal pigmento, diminuisce l’adesione dell’inchiostro, si possono notare sporchi sulla stampa e un aumento della viscosità. Ebbene la cosa peggiore da fare è diluire con acqua che con pH vicino a 7 diminuisce ulteriormente l’alcalinità aumentando i problemi.

La reazione di saponificazione della resina implica la possibilità di presenza di schiuma che è quindi un aspetto intrinseco nella chimica degli inchiostri ad acqua. È possibile ridurre la schiuma con additivi tensioattivi ma senza esagerare perché possono generare un effetto «tappo» oleoso sulla superficie dell’inchiostro. Molto più efficace è il controllo del flusso dell’inchiostro per garantire un flusso costante, con agitazione continua, e possibilmente mediante l’utilizzo di pompe peristaltiche invece di quelle a membrana. Non dimentichiamoci infine della viscosità che evidentemente si combina con il controllo della temperatura per garantire il corretto trasferimento dello strato di inchiostro. I valori sono normalmente tra 16”÷22” DIN4 (~30÷70 cP) ma il fornitore dell’inchiostro saprà consigliare relativamente ai valori opportuni da mantenere durante la produzione.

La sequenza dei colori

Il suggerimento tipico di procedere alla stampa con una sequenza di colori dal più chiaro al più scuro in stampa esterna (esempio Ymck), e dal più scuro al più chiaro in stampa interna su film trasparenti (esempio Kcmy e bianco), diventa piuttosto importante nel caso degli inchiostri all’acqua. Un colore chiaro che stampa dopo uno più scuro può incorrere nel rischio di raccogliere tracce dell’inchiostro precedente non perfettamente asciugato, causando un inquinamento del colore. Inoltre, i colori più chiari tendono ad avere un’opacità maggiore di quelli più scuri, quindi, per evitare problemi nelle sovrapposizioni degli strati di colore è opportuno che i colori più scuri siano in primo piano rispetto all’osservatore. In ogni caso la sequenza dei colori determina la caratteristica di stampa e, una volta definita durante le fasi di fingerprint e checkup del sistema, non va cambiata.

Posso usare gli stessi anilox?

Sebbene sia piuttosto atipico, anche se non impossibile, equipaggiare una macchina da stampa per lavorare sia con gli inchiostri a solvente che con quelli ad acqua, i volumi di trasferimento sono molto simili ed è quindi possibile usare gli stessi rulli anilox per entrambi i tipi di inchiostro, anche se è opportuno tenere in considerazione alcuni dettagli. I rulli anilox per inchiostri ad acqua vengono realizzati con opportuni trattamenti di protezione anti-corrosione che in alcuni casi vengono omessi nel caso di inchiostri a solvente. Le incisioni troppo profonde (tipicamente per cercare di avere un alto volume insieme a un’alta lineatura) tendono ad aumentare la turbolenza dell’inchiostro nelle cellette, con possibili problemi di schiuma e occlusione delle celle, quindi è meglio scegliere delle specifiche che non superino il classico rapporto profondità:apertura di ~1:3. In ogni caso è opportuno calcolare il volume dell’anilox, e di conseguenza la sua lineatura, con uno specifico test durante la fase di ottimizzazione del processo per la condizione di stampa necessaria.

Ma posso stampare su film plastico con gli inchiostri all’acqua?

Una regola generale dice che per potere stampare un inchiostro su un supporto in flessografia è necessario che la tensione superficiale dell’inchiostro sia di almeno 10 mN/m superiore rispetto a quella del supporto. Laddove il supporto non avesse la necessaria tensione superficiale, questa può essere modificata con un opportuno trattamento corona compatibilmente con eventuali altre lavorazioni che il prodotto deve subire (saldature, laminazioni ecc) che possono risentire di livelli di trattamento un po’ alti.

Un’ultima raccomandazione

È importante ricordare che l’inchiostro ad acqua quando si asciuga non è facilmente ri-dissolubile. Parziali ridissoluzioni possono mettere in circolo corpuscoli induriti nel flusso dell’inchiostro con il rischio di provocare indentature sulla racla e rigature degli anilox. Quindi è molto importante lavare tutti i componenti che entrano in contatto con l’inchiostro, anilox, cliché, camera racla, tubi e contenitori, utilizzando detergenti specifici alcalini e facendo attenzione all’aggressività sulla ceramica dell’anilox. La decisione di utilizzare inchiostri all’acqua non è un vezzo o una scelta da fare all’ultimo minuto. Bensì deve essere frutto di una pianificazione di processo che abbraccia l’intero flusso delle lavorazioni, seguendo le fasi fondamentali di ottimizzazione, fingerprint e caratterizzazione.

Solo così sarà possibile ottenere dei dati significativi e utili per poter effettuare le lavorazioni di prestampa e condurre un efficace controllo del processo al fine di ottenere risultati prevedibili e di sicura soddisfazione.

 

Impresa digitale, il dialogo è il futuro

Qual è il ruolo del digitale nel concepire nuove tipologie di prodotti? Come si deve trasformare la mia impresa per accogliere il digitale? Che cosa significa integrare il digitale nelle logiche della nostra impresa?

Nel settore della grafica stanno nascendo forme inedite di commistione tra carta e digitale come per esempio gli Smart Writing Set di Moleskine, prodotti che creano un ponte tra gli appunti presi su un normale foglio carta che diventano in modo automatico e in tempo reale collegati e sincronizzati ad applicazioni digitali come Microsoft Office. Oppure le nuove forme di SmartPackage basati sulla Internet delle Cose (Internet of Things) che – tramite etichette intelligenti basate sui ricevitori Rfid – consentono ai consumatori di avere maggiori informazioni sui prodotti e ai produttori di avere informazioni importanti sulle abitudini di utilizzo e più in generale su come i prodotti rispondono ai bisogni delle persone nel momento in cui vengono utilizzati. Ci siamo occupati specificamente di queste forme di pack basati su etichette intelligenti con casi di studio presi da settori più svariati (come per esempio le etichette intelligenti presenti sulle bottiglie del Whisky Jonnie Walker). Spesso rimaniamo piacevolmente stupiti e impressionati da prodotti come Moleskine che permettono alle nostre idee scritte su carta di dialogare con applicazioni come Evernote, Microsoft OneNote e il calendario del nostro Smartphone e Jonnie Walker.

Ma come nascono questi prodotti? Sono figli dell’innovazione tecnologica oppure nascono da idee che creano innovazione tecnologica?

In questo articolo analizziamo i meccanismi e le logiche che stanno dietro la nascita di nuove tipologie di prodotti nella quasi totalità dei casi legati in un qualche modo al digitale. La nascita di prodotti così di rottura con il passato sono il segno evidente che il digitale è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana.

Ed è importante notare come la nascita di questi prodotti è la conseguenza del fatto che il digitale rappresenta la IV rivoluzione industriale ed è quindi un aspetto fondante della nostra vita. Tutto ciò implica una trasformazione delle abitudini delle persone: provate a farci caso, nel momento in cui state leggendo questo articolo avrete sicuramente a portata di mano il vostro smartphone, acceso e quasi certamente carico, segno che lo smartphone ha trasformato le tue e nostre abitudini integrandosi prepotentemente nella nostra vita.

Nel momento in cui le abitudini delle persone sono modificate dal digitale accade che anche i modelli organizzativi delle imprese (che sono fondate da persone e vendono prodotti utili alle persone) subiscano delle modifiche e delle conseguenze. I dipendenti, per esempio nelle loro pause, dialogano – oltre che con i loro colleghi – anche con persone esterne all’impresa via Whatsapp. Sempre più spesso capita che un cliente o un fornitore o un consulente, impossibilitato a visitarci fisicamente, ci chieda di fare un meeting o una consulenza tramite piattaforme di Conferencing. Tutto questo impatta sulla nostra impresa che di fatto è digitale: noi infatti possiamo decidere, come impresa, semplicemente di accettare questo cambiamento che una volta si definiva innovazione e che ora si chiama digitale, oppure possiamo decidere che la nostra impresa diventi un’impresa integrata nel digitale, trasformando le proprie logiche.

Che cosa significa integrare il digitale nelle logiche della nostra impresa? Significa attuare una trasformazione globale che implica la modifica dei nostri processi di ideazione di nuovi prodotti, di mantenimento dei prodotti esistenti e di gestione della relazione con i nostri clienti, accogliendo il digitale nei nostri processi organizzativi. Ovvero cambiare le nostre abitudini e prassi di impresa accogliendo il digitale così come lo abbiamo fatto nella nostra vita privata.

Che cos’è la trasformazione digitale

La trasformazione digitale è l’adozione di un nuovo approccio che tocca l’organizzazione di imprese nate prima nel digitale, per integrare (trasformazione) gli strumenti del digitale nell’organizzazione. L’esperto e autore di diverse pubblicazioni sul management Peter Drueker ha coniato una frase, che ha una triplice lettura, molto celebre: Every company is a software Company. Da un lato ci dice che un’impresa è ormai pervasa da strumenti digitali. Dall’altro ci rivela che un’impresa crea tramite il digitale dei prodotti.

All’interno di questa frase di Druker vi è contenuto un terzo concetto fondamentale: tramite il digitale siamo in grado di analizzare i bisogni del nostro target. E analizzando i bisogni del nostro target siamo in grado di creare prodotti che diano – come ha fatto Moleskine – delle risposte ai bisogni impliciti dei clienti.

Collegando i nostri prodotti a internet siamo in grado di creare degli oggetti intelligenti che dialogano con l’utente, come i package delle creme solari che misurano il grado di esposizione della cute tramite cerotti contenenti sensori Rfid e informano l’utente su come usare il prodotto tramite app. Ma questi strumenti del digitale sono accessibili a una PMI? La risposta è certamente sì. Nel senso che hanno dei prezzi accessibili a ogni impresa e alcuni di essi – come Google Trends, Facebook Insights sul Pubblico e altri – sono addirittura gratuiti.

Dall’analisi dei dati di questi strumenti siamo in grado di leggere i bisogni inespressi (nel senso che non eravamo in grado di intercettarli prima di questi strumenti) del target a cui le imprese devono e possono dare una risposta con nuovi prodotti.

Per questo motivo per la nostra impresa è importante, anzi imprescindibile, abbracciare la trasformazione digitale.

Cosa non va sottovalutato

Ci sono dei punti fondamentali a cui prestare attenzione quando si decide di adottare la trasformazione digitale nelle logiche produttive e organizzative di un’impresa.

  1. La trasformazione digitale è contemporaneamente un processo tecnologico e un processo culturale.
  2. La trasformazione digitale è un processo che prevede l’adozione di tecnologie digitali, ma anche l’adozione di una cultura organizzativa e produttiva aperta e non ostile al digitale. L’aspetto culturale della trasformazione digitale è molto importante per un’impresa. Perché deve entrare nella cultura di quell’impresa. Se, per esempio, i dipendenti sono indifferenti, noncuranti o addirittura prevenuti e ostili nei confronti del digitale, purtroppo l’impresa potrà comprare fior di tecnologie digitali, fare master e workshop sul digitale, avvalersi di consulenti, docenti e altro, ma difficilmente riuscirà a integrare il digitale. È pertanto necessario che nelle logiche di assunzione di nuove figure professionali vengano inseriti come criterio di valutazione il rapporto che i futuri dipendenti avranno nei confronti del digitale. Creare un equilibrio tra sostenitori, indifferenti e detrattori del digitale è importante: in un’impresa possono (ed è giusto che sia così) coesistere figure restie e figure propense al cambiamento, ma l’eccesso nell’uno o nell’altro verso non fa bene alle dinamiche e ai processi organizzativi e produttivi.

Essere pronti alle evoluzioni del mercato

Siamo in un’epoca di evoluzione accelerata e molti prodotti che non si sono trasformati digitalmente sono scomparsi. Basti pensare a tecnologie in uso fino al 2010 come le cartine geografiche e gli orari dei treni che sono stati soppiantati da applicazioni digitali; oppure gli orologi come gli Swatch, che soffrono dello spostamento di un’azienda come Apple che fino al 2000 produceva computer e ora produce anche un orologio (Apple Watch) che è un acerrimo e temibile competitor dello Swatch. Vedere i nostri prodotti di punta essere aggrediti da competitor o addirittura diventare obsoleti non è un rischio, è una certezza a cui possiamo fare fronte. Un’impresa deve essere organizzata a un cambiamento repentino del mercato che rende obsoleto il proprio prodotto: è una logica che prende il nome di innovazione di scala.

L’esperto di trasformazione digitale Jez Humble sottolinea come un’impresa debba essere organizzata a un cambiamento repentino del mercato che rende obsoleto il proprio prodotto con una logica che nel suo libro Lean Enterprise1 spiega con il termine innovazione di scala.

Ogni impresa ha uno o più prodotti di punta che le permettono di esistere e di prosperare. Nel momento in cui il prodotto di punta assolve la sua funzione bisogna ideare parallelamente nuovi tipologie e prototipi di prodotti che subentreranno quando il prodotto di punta entrerà nel ciclo di invecchiamento. E i nuovi prodotti, non è detto che siano aderenti alla tradizione dell’impresa, ma possono avere una logica di rottura così come è avvenuto per Moleskine nel creare un prodotto tra carta e digitale, per Apple (che fino agli anni 2000 – ricordiamolo – si chiamava Apple Computers e adesso produce e vende telefoni, orologi e dal Natale 2017 venderà anche apparecchi per riprodurre musica Hi-Fi.

Creare forme di ascolto organizzato monitorando i bisogni dei consumatori prima, durante e dopo l’acquisto, aiuta a rispondere alle loro difficoltà.

La trasformazione digitale implica l’usare questi strumenti per ascoltare in modo organizzato e trarre valore da queste conversazioni – trasformando i bisogni degli utenti in opportunità. Per questo motivo dobbiamo ascoltare le esigenze dei clienti in tre fasi: prima dell’acquisto, durante l’acquisto e dopo l’acquisto. Ascoltando gli utenti prima dell’acquisto saremo in grado di migliorare i prodotti esistenti o creare nuovi prodotti che rispondano ai loro bisogni. Ascoltando gli utenti durante l’acquisto ci consentirà di assistere meglio i clienti durante la fase di vendita. Ascoltare gli utenti dopo l’acquisto ci consentirà di fare customer care proattivo e quindi di trasformare un utente che ha un disagio in un utente soddisfatto e fidelizzato.

Da un ascolto organizzato sono nate idee di rottura, come nel caso delle tende Quechua: sono partite dall’ascolto delle conversazioni degli appassionati di campeggio, dalle quali emergeva il desiderio di tende che si montassero in pochi minuti se non secondi. Da questo desiderio è nato un prodotto che – tramite una tecnologia antica come il metallo armonico (ovvero quel processo di fusione del metallo che gli imprime una «memoria» facendolo ritornare in caso di torsione alla propria forma primitiva) – permette alle tende Quechua di essere lanciate in aria e di montarsi automaticamente in tre minuti o addirittura in cinque secondi. Questa è un prodotto disruptive nato da un ascolto organizzato.

Federazione Carta e Grafica partner di Bookcity 2017

Per il quarto anno consecutivo la Federazione Carta e Grafica è partner di Bookcity Milano per sostenere un evento che promuove la lettura quale bene pubblico primario per la formazione umana di giovani e adulti e quindi per lo sviluppo del nostro Paese, dove solo il 40% delle persone con 6 e più anni di età (circa 23 milioni di cittadini) ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti (Fonte: dati Istat, Aie, Censis).

In particolare la Federazione sarà presente all’evento organizzato da Borsa Italiana “Investire in titoli: impegno economico delle istituzioni nel mondo del libro. Francia, Italia e Svizzera: quali le prospettive, quali i risultati?” durante il quale interverranno Yari Bernasconi dell’ufficio federale della Cultura di Berna, il presidente della Commissione Cultura della Camera Flavia Piccoli Nardelli e il presidente della Federazione Pietro Lironi con un intervento sull’importanza di supportare in modo strutturale la lettura, caratterizzata in Italia dai più bassi indici rispetto alla media Europea, quale bene pubblico primario al pari di salute, istruzione e sicurezza.

«Con il bonus cultura ai diciottenni – afferma Pietro Lironi – strumento fortemente voluto dalla Federazione (e da AIE) stiamo sicuramente andando nella giusta direzione, ma un tema portante per lo sviluppo del Paese come il sostegno alla cultura richiederebbe il perfezionamento della misura con l’estensione ai giornali. È indispensabile arrivare a una “detrazione per la cultura” per l’acquisto di libri e l’abbonamento a quotidiani e periodici pari al 19% dell’importo speso nel corso dell’anno, in analogia a quanto avviene per le spese sanitarie e quelle veterinarie, che riguardi tutti i cittadini».

Testine di stampa Xaar per la nuova stampante verticale Wallpen

Una soluzione innovativa e pratica che utilizza la tecnologia a getto di inchiostro di Xaar per creare disegni su pareti interne ed esterne è stata lanciata da Wallpen. La stampante Wallpen è un sistema per la stampa UV brevettato, mobile, di grande formato per stampare foto e grafica direttamente su pareti e superfici verticali. È in grado di eseguire stampe di alta qualità in colori brillanti, resistenti e ad alta definizione direttamente su un’ampia varietà di substrati compresi gesso, carta da parati, legno, pietra, plastica, piastrelle, vetro, metallo e calcestruzzo.

Dopo aver eseguito molte ricerche di mercato, la stampante Wallpen è stata sviluppata in due anni con 15 brevetti. Incorporando una barra di stampa a quattro colori Xaar 128, la stampante Wallpen utilizza una struttura in alluminio rigida e leggera per stampare l’immagine. Allo stesso tempo esegue la scansione di tutta la superficie utilizzando un laser per regolare le imperfezioni superficiali e le ondulazioni. Pertanto, la stampante regola automaticamente e continuamente il braccio di stampa per eventuali cambiamenti nella superficie del substrato su cui si stampa.

In grado di creare design colorato sulle pareti fino a quasi 4 metri di altezza, con nessun limite alla larghezza stampabile, la stampante Wallpen può coprire fino a quattro metri quadrati per ora a una risoluzione di 370 x 600 dpi. È compatta e si adatta a un’auto di medie dimensioni, può essere trasportata facilmente e può essere configurata da una sola persona in soli cinque minuti.

La Wallpen è il frutto del managing director di Wallpen Andreas Schmidt, che ha sviluppato appositamente la stampante verticale per disporre di una vasta gamma di possibili applicazioni. Queste includono la stampa di disegni su superfici verticali negli spazi pubblici come i centri commerciali, portando il colore negli ospedali e in altri edifici comunali e creando display sulle pareti dei musei o dei corridoi degli uffici.

«Sin dal suo lancio, abbiamo avuto un grande interesse per la stampante da una vasta gamma di settori e le vendite sono già molto promettenti», ha commentato Schmidt. «Le testine di stampa Xaar 128 sono centrali per il nostro prodotto a causa della loro capacità di gettare inchiostro UV e anche perché possono essere facilmente incorporate in una piccola e leggera unità della testina di stampa. Di conseguenza, la tecnologia Xaar gioca un ruolo importante nel successo della stampante Wallpen».

 

Faenza Group acquisisce Formagrafica

 

L’azienda di Carpi (MO), infatti, entra a far parte del Faenza Group, che amplia ulteriormente la propria offerta in un settore ad alto potenziale di crescita come quello dei prodotti cartacei e di packaging di alta qualità stampati con tecnologia H-UV.

In particolare, Faenza Group e Coptip Industrie Grafiche Soc. Coop., ricordiamo due importanti e storiche aziende di stampa a livello nazionale, hanno sottoscritto un accordo che porterà nelle prossime settimane all’acquisizione, da parte appunto di Faenza Group, di Formagrafica, specializzata nella realizzazione di prodotti stampati di qualità con tecnologia HUV, al fine di rafforzarne ulteriormente il percorso di crescita per linee esterne. Formagrafica nasce dall’integrazione di 2 preesistenti realtà nel campo della stampa a foglio che Coptip ha acquisito e integrato, portandola a essere un vero e proprio punto di riferimento nel mercato dell’HUV di qualità. L’azienda, infatti, negli ultimi 18 mesi ha sviluppato internamente una serie di soluzioni e finiture esclusive a forte valore aggiunto, grazie a una macchina tra le più performanti presenti sul mercato, del valore di circa 2,5 milioni di euro, capace di stampare fino ad 8 colori H-UV in linea più spalmatore flexo.

Dopo un periodo che ha visto il consolidamento delle 6 acquisizioni fatte negli ultimi 8 anni (Plastigraf Faenza nel 2010, Grafiche Damiani di Bologna e Grafiche Bazzi di Milano entrambe nel 2012, Intertisk di Ljubljana in Slovenija e Altamedia web di Ravenna entrambe nel 2013, AGC Colombo di Milano 2014), con questa operazione, avvenuta con nuovi capitali apportati dagli azionisti, Faenza Group mira ad ampliare significativamente la propria offerta in un settore ad alto potenziale di crescita come quello dei prodotti cartacei e di packaging di alta qualità.

Faenza Group, grazie ai 3 stabilimenti presenti sul territorio nazionale – che lavorano sulle 24 ore per cinque giorni la settimana – nonché agli uffici esteri di Londra e Parigi, con oltre 70 persone impegnate quotidianamente, integrandosi con le circa 20 persone di Formagrafica potrà offrire ancora maggiori e innovative soluzioni per comunicare. «Siamo particolarmente soddisfatti per aver finalizzato l’acquisizione di Formagrafica – ha commentato Claudio Rossi, amministratore delegato e azionista di maggioranza di Faenza Group – L’integrazione di questa società specializzata nella stampa H-UV all’interno del Gruppo ci permetterà di arricchire le nostre competenze in un mercato strategico come quello dell’alta qualità, che nei prossimi anni sarà contraddistinto da tassi di crescita sia in Italia sia, soprattutto, all’estero. Il nostro orizzonte, infatti, deve essere sempre più proiettato anche verso i mercati internazionali dove, anche per il nostro settore, il made in Italy rappresenta ancora un “marchio” attrattivo perché sinonimo di qualità, professionalità e attenzione ai particolari».

«COPTIP – afferma il presidente Giuseppe Rovatti – ha deciso il rafforzamento del proprio core-business concentrando il proprio lavoro nella stampa commerciale per la grande distribuzione organizzata, attuando un importante investimento per una nuova rotativa di grande formato che si affiancherà alle 3 roto-offset già esistenti. Formagrafica, con la nuova proprietà, entrerà a far parte di un gruppo industriale più ampio che già opera nel mercato dell’alta qualità e continuerà, pertanto, il proprio percorso di alta specializzazione».

 

Eurocliché investe nel CtP Lüscher MDX UV-Flex

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Per rispondere con la massima flessibilità alle esigenze del mercato, Eurocliché vuole coniugare innovazione tecnologica e valorizzazione delle risorse umane. Ed è in quest’ottica che si può leggere la recente installazione del CtP Lüscher MDX UV-Flex: la volontà di crescere e rinnovarsi, per ottimizzare il processo produttivo.

Eurocliché inizia la propria attività nel 2003 con una precisa connotazione: una struttura giovane e dinamica in grado di assicurare ai propri clienti flessibilità e rapidità nell’evasione degli ordini. L’azienda, guidata da professionisti con esperienza nel settore, è specializzata nella produzione di cliché in magnesio, alluminio e ottone per stampa a caldo e a rilievo.

Oggi, grazie a un assetto societario rinnovato nel 2014, l’azienda è in grado di sviluppare, con intuito e passione, soluzioni ottimali per il controllo qualitativo della produzione affiancando alla flessibilità una maggiore efficienza e qualità del prodotto.

«Oggi la nostra clientela è rappresentata da cartotecniche, etichettifici e stampatori, – spiega Elena Belotti di Eurocliché – che offrono effetti di stampa a caldo e rilievo per prodotti di elevata qualità. Il nostro cliente principale è una multinazionale americana che stampa liquori di prestigio. La strategia di rimanere snelli ci ha consentito di offrire sempre un servizio rapido e flessibile: non abbiamo diversificato l’offerta, ma ci siamo fortemente specializzati».

La scelta del nuovo CtP Luscher MDX UV-Flex IR 830 HP ha alla base delle motivazioni che si orientano in una logica di eco-sostenibilità. Le tradizionali fotounità infatti prevedono l’utilizzo di due sostanze chimiche, lo sviluppo e il fissaggio, che sono dannose per la salute degli utilizzatori. «Con l’installazione del nuovo impianto di produzione lastre, – spiega Elena – il nostro obiettivo era fare un passo avanti nella direzione di azienda green, passando ad un’incisione a laser senza emissioni di sostanze chimiche. Un altro aspetto non secondario è la questione della qualità. Il sistema di impressione laser garantisce una risoluzione più elevata con una definizione maggiore dei dettagli. Il nuovo CtP è stata la risposta a quello che cercavamo per i nostri clienti. Abbiamo coniugato il fatto di poter ottenere una risoluzione maggiore con la nostra attenzione al rispetto ambientale».

Oggi il CtP, installato alcuni mesi fa, lavora a ciclo completo e da allora non ha mai smesso di funzionare. E i benefici sono giunti: oltre all’eliminazione di sostanze tossiche e nocive dal ciclo produttivo e una maggiore rapidità nel processo, è stato eliminato il procedimento di ritocco delle lastre dopo l’esposizione; anche gli errori e i rifacimenti si sono ridotti ulteriormente. Come già detto, l’azienda ha ottenuto un notevole miglioramento nella qualità dell’immagine, oltre alla riduzione dei consumi energetici grazie a un sistema a elevata efficienza energetica che non richiede tempi di riscaldamento.

Nel settore della stampa riveste particolare importanza l’affidabilità dei tempi di consegna oltre che una qualità controllata e costante della produzione. Per questo, pur essendo l’incisione chimica più veloce rispetto a quella meccanica, è nata l’esigenza per Eurocliché di ridurre ulteriormente i tempi necessari alla produzione di cliché ottimizzando il processo produttivo.

«Abbiamo chiesto a NTG di studiare per noi tutta la parte del workflow e dei software, creando un programma capace di gestire tutto il flusso operativo che, con l’introduzione del CtP, è diventato più flessibile. Oggi è necessario seguire e controllare il processo in modo completo in tutte le fasi di lavorazioni».

NTG Digital distributore esclusivo dei sistemi CTPlate, CTFlexo, CTScreen, fornisce un’assistenza professionale su tutto il territorio Nazionale con la propria organizzazione di assistenza tramite personale tecnico diretto proveniente da una delle due Sedi NTG di Milano e Roma.

Soddisfazione per l’open house di KBA Italia presso Nuova Grafica di Prato

Quasi 70 persone e una trentina di aziende hanno risposto all’invito di KBA Italia e hanno raggiunto a Prato a fine ottobre la tipografia in via Campostino di Mezzana, dove ha sede l’azienda Nuova Grafica gestita dalla famiglia Costa, per un evento semplice, ma ricco di spunti di discussione e che ha suscitato molto interesse.

Massimiliano e Leopoldo Costa, già clienti di Koenig & Bauer con una Rapida 105 installata nel 2007, sono molto soddisfatti della nuova Rapida 106-6+ vernice con tecnologia LED UV, entrata in funzione a fine marzo 2017. La loro produzione si concentra soprattutto su libri d’arte, cataloghi e opuscoli di pregio, ma anche produzione cartotecnica per astucci e pieghevoli di lusso, calendari e shopper.

Dopo una introduzione da parte dell’ingegnere Falk Sparbert, AD di KBA Italia e un ringraziamento ai titolari che hanno permesso la realizzazione dell’evento, si sono susseguiti alcuni interventi tecnici sui vantaggi della tecnologia LED-UV, su vernici e inchiostri da parte di partner come Actega, oltre a una presentazione di Optimus come protagonista importante del prestampa. È stato, inoltre, possibile ascoltare due interventi relativi al Piano Industria 4.0.

Dopo pranzo l’attenzione si è focalizzata sulle dimostrazioni dal vivo sulla nuova Rapida 106-6+L LED UV, la prima Rapida in Italia con questa tecnologia.

Diversi i soggetti di stampa, con finitura lucida, opaca e drip off, poster, ma anche cartoline e astucci realizzati live con cambi lastra rapidissimi e una regolazione colore senza errori grazie ai dispositivi di misurazione ErgoTronic Color Control con Ergotronic Lab ed ErgoTronic ACR con videocamera per la regolazione automatica della messa a registro.

Assemblea Acis: stato dell’arte e futuro del packaging in cartone ondulato

Si è svolta a Lazise (Verona) il 13 e 14 ottobre scorsi l’Assemblea nazionale dell’Associazione Italiana Scatolifici. Due giorni di iniziative, incontri e networking per fare il punto sullo stato del settore degli imballaggi di cartone ondulato e ragionare sulle sue evoluzioni, che hanno visto la partecipazione massiccia degli Associati, provenienti da tutta Italia.

L’Assemblea nazionale del 13 ottobre è stato il momento ufficiale di condivisione delle attività in corso. Si è parlato di marketing associativo, di formazione, di scenari economici e di mercato, di rapporti istituzionali e si sono poste le basi per la definizione delle priorità e strategie associative del prossimo anno. «L’Assemblea di ottobre è il nostro momento di incontro più importante dell’anno. Lo scambio e la condivisione di temi e stimoli sono per noi una enorme ricchezza, oltre che principi fondanti della nostra Associazione», ha dichiarato Riccardo Cavicchioli, presidente dell’Associazione CIS.

Evoluzione e innovazione sono state invece al centro di una tavola rotonda, durante la quale cinque importanti aziende rappresentative di settori diversi – Alfa Graphics, BW Papersystems, Euler Hermes, Kao Chimigraf e AL.BA Futurenergy – hanno condiviso visioni prospettiche e direzioni future che diverranno sempre più importanti per il settore della trasformazione del cartone ondulato, sia dal punto di vista tecnico sia manageriale.

Un’altra importante novità della due giorni Acis di Lazise è stata l’area espositiva: un foyer riservato ai numerosi sponsor della manifestazione che hanno avuto modo di presentare la propria offerta e novità all’interno di contesto esclusivo di decisori aziendali.

I lavori si sono conclusi sabato 14 ottobre con un convegno: una mattinata di approfondimento di tematiche tecniche, tra cui il M.O.C.A – materiali e oggetti a contatto con gli alimenti – e i nuovi aggiornamenti sulla direttiva macchine, con il contributo di esperti che hanno articolato i temi e gestito delle animate sessioni di domande e risposte. Nel convegno si è parlato anche di software gestionali per gli scatolifici, con l’intervento di infomath e di industria 4.0 e rating di legalità, grazie alle competenze di Astolfi Spa.

«Sono molto soddisfatto di questi due giorni di incontri. Il successo delle nostre iniziative credo sia anche legato al fatto che cerchiamo sempre di innovare le formule e stupire i nostri associati ma anche i nostri partner. Le aziende sponsor che ci seguono fedelmente sono, infatti, sempre più numerose questa per noi è una conferma importante del nostro posizionamento, sempre più consolidato e riconosciuto sul mercato», ha concluso Cavicchioli.

L’evento ha visto la partecipazione, in qualità di sponsor e partner, di: AL.BA Futurenergy; Alfa Graphics; Astolfi Spa; Bendazzoli; BW Papersystems; Design&Digital; Euler Hermes; Infomath; Italian Printing; Kao Chimigraf; Massenzana; Simec Group.