Home Blog

Stampa digitale inkjet a foglio: il vero cambio di passo per la produzione professionale

La stampa digitale inkjet a foglio segna una nuova era nel settore, offrendo qualità costante, costi ottimizzati e massima flessibilità. Il sistema Kyocera TASKalfa Pro 15000c unisce innovazione e affidabilità nella stampa di produzione.

Per anni il settore della stampa ha assistito a un’evoluzione costante, dal tradizionale offset alle prime soluzioni digitali a toner, fino ai sistemi a bobina per l’alta produzione. Oggi, la trasformazione è entrata in una nuova fase: la stampa digitale inkjet a foglio rappresenta il vero cambio di passo per le aziende che vogliono coniugare produttività, qualità e sostenibilità, senza più compromessi.

Questa tecnologia completa il percorso della digitalizzazione del printing, unendo la flessibilità dei lavori on demand alla velocità e all’affidabilità richieste nei reparti di produzione. Non a caso, è considerata la scelta più strategica per il futuro degli investimenti da parte di direttori di stabilimento e responsabili di stampa.

Le priorità di chi investe nella stampa di produzione

Chi guida un’azienda di stampa oggi sa che la tecnologia è una leva fondamentale di competitività. Nel valutare un nuovo sistema di stampa di produzione digitale, gli stampatori indicano alcuni fattori chiave che influenzano in modo determinante le loro decisioni d’acquisto.

Quando si valutano le stampanti a getto d’inchiostro per la produzione, le priorità più ricorrenti sono:

  • Affidabilità e continuità operativa, con un tempo di attività sempre costante;
  • Qualità di stampa elevata, stabile e ripetibile nel tempo;
  • Assistenza tecnica competente e reattiva, capace di garantire interventi rapidi;
  • Costi di gestione e manutenzione sostenibili, per una previsione chiara dei margini;
  • Produttività e velocità coerenti con le esigenze dei clienti e del mercato.

In questo contesto, la stampa digitale inkjet a foglio emerge come la risposta più completa: una tecnologia capace di garantire volumi elevati, tempi di setup ridotti e una gestione semplificata, in grado di adattarsi tanto alle tirature corte quanto alle produzioni più impegnative.

Perché la stampa digitale inkjet a foglio è il nuovo paradigma

L’adozione dell’inkjet non è solo un salto di qualità, ma un cambio di paradigma produttivo. Con il superamento delle limitazioni del toner, questa tecnologia consente di automatizzare il flusso di lavoro, riducendo i fermi macchina e migliorando la prevedibilità dei costi.

A livello operativo, il minor consumo energetico, la riduzione degli sprechi e la capacità di gestire una gamma più ampia di supporti (dai materiali standard alle carte speciali) trasformano l’inkjet in una scelta sostenibile e versatile.

Le aziende possono così rispondere in modo agile a richieste di personalizzazione, tirature variabili e consegne rapide, ottimizzando il ROI e liberando risorse per nuovi progetti di crescita.

TASKalfa Pro 15000c: la proposta Kyocera per l’eccellenza produttiva

In questo scenario Kyocera Document Solutions si distingue con una soluzione che incarna tutti i punti di forza della stampa digitale inkjet a foglio: il sistema TASKalfa Pro 15000c.

Progettato per ambienti di produzione che richiedono affidabilità continua e alti volumi, questa macchina combina precisione meccanica, gestione intelligente degli inchiostri e costi di esercizio tra i più competitivi della categoria.

TASKalfa Pro 15000c è basata su un’architettura inkjet piezoelettrica con teste Kyocera proprietarie, note per la loro durata e stabilità nel tempo.

La risoluzione di 600×600 dpi reali garantisce una resa impeccabile su testi e immagini, mentre la velocità fino a 150 pagine A4 al minuto consente di affrontare senza esitazioni produzioni impegnative o picchi di commessa.

Il sistema di asciugatura ottimizzato riduce i tempi tra stampa e finitura, mentre la gestione avanzata del colore mantiene costante la qualità anche nei lunghi cicli di lavoro.

A tutto questo si aggiunge un’interfaccia utente intuitiva, che semplifica il setup e permette agli operatori di intervenire con rapidità anche in caso di lavori complessi o personalizzati.

Dal punto di vista economico la TASKalfa Pro 15000c offre un TCO (Total Cost of Ownership) estremamente competitivo, grazie alla bassa manutenzione programmata e alla robustezza dei componenti, elemento distintivo del DNA Kyocera.

Un investimento che si traduce nel tempo in stabilità produttiva, margini costanti e minori fermi macchina, favorendo la continuità operativa e la pianificazione accurata delle commesse.

Una scelta strategica per la crescita

In un mercato dove i margini si giocano sulla capacità di innovare e ottimizzare, la stampa digitale inkjet a foglio rappresenta una scelta strategica per chi vuole affrontare il futuro con strumenti moderni e affidabili.

Kyocera Document Solutions, con la TASKalfa Pro 15000c, mette a disposizione degli stampatori una soluzione che combina produttività, qualità e sostenibilità, portando la stampa di produzione verso una nuova era.

Per scoprire come la tecnologia di stampa digitale inkjet a foglio può trasformare la produzione, contatta gli esperti Kyocera per una consulenza personalizzata sul sistema TASKalfa Pro 15000c.

Rotoprint brevetta la stampa Braille su packaging flessibile: innovazione italiana premiata in Europa

Un’innovazione tecnologica tutta italiana promette di cambiare il volto del packaging flessibile, coniugando inclusione, design e sostenibilità. Rotoprint Sovrastampa, azienda di Lainate (MI) attiva da quasi cinquant’anni nel settore della sovrastampa, ha sviluppato e brevettato una tecnologia unica al mondo che consente di realizzare Braille, loghi e scritte in rilievo a registro su materiali flessibili, direttamente integrati nel flusso produttivo.

La nuova soluzione di embossing, ideata nel 2025 dal fondatore Gian Carlo Arici insieme al figlio Giovanni Luca Arici, CEO dell’azienda, ha già ottenuto il brevetto negli Stati Uniti (con richiesta internazionale in corso) e ha raccolto importanti riconoscimenti a livello europeo: il Prestige Award 2025 e l’European Excellence Award (EEA) 2025nella categoria “Innovazione dell’anno”.

Un passo avanti per l’accessibilità

Il valore della tecnologia Rotoprint è soprattutto sociale. Fino a oggi il Braille era applicabile quasi esclusivamente su imballaggi rigidi in cartone, come quelli farmaceutici, dove è obbligatorio per legge. La nuova soluzione supera un limite tecnico storico, rendendo possibile la stampa a rilievo anche su packaging flessibile, largamente utilizzato nei settori alimentare e consumer.

«Nessun altro è oggi in grado di realizzare l’embossing a registro su materiali flessibili in modo industriale e integrato», spiega Giovanni Luca Arici. «Con il nostro procedimento ogni confezione può diventare premium e accessibile alle persone non vedenti». Un’innovazione che potrebbe avere sviluppi rilevanti anche a livello normativo: in Paesi come la Cina si sta valutando l’introduzione dell’obbligo del Braille sulle confezioni alimentari, aprendo scenari di mercato di ampia portata.

Design e valore del brand

Oltre all’accessibilità, la tecnologia brevettata apre nuove prospettive anche per il design del packaging. Loghi e testi in rilievo consentono di valorizzare il brand e differenziare il prodotto sugli scaffali, trasformando l’imballaggio in un’esperienza non solo visiva ma anche tattile. «Un packaging non solo da vedere, ma da sentire», sintetizza Arici.

Interesse internazionale e sostenibilità

L’innovazione ha già attirato l’attenzione di converter e operatori internazionali durante le principali fiere di settore, tra cui la Pack Expo di Las Vegas, con contatti provenienti da Stati Uniti, Cina, India, Messico, Canada, Corea e Turchia.

Il nuovo brevetto si inserisce coerentemente nella filosofia di Rotoprint, definita nel settore “il pronto soccorso del packaging”. L’azienda è infatti specializzata nella sovrastampa di imballaggi già stampati ma non utilizzabili, contribuendo in modo concreto alla riduzione degli sprechi e delle emissioni di CO₂. In quasi 50 anni di attività, Rotoprint ha recuperato oltre un milione di chilometri di imballaggi, evitando la produzione di rifiuti e il consumo di nuove risorse.

Fabio Testa, DTD packaging, le imprese che generano futuro

Il lavoro fa crescere tutti 

di Enrico Sbandi

Con le nostre imprese dobbiamo far crescere anche il contesto sociale. A colloquio con Fabio Testa, amministratore unico di DTD packaging, vicepresidente di Unione GCT Milano con delega all’istruzione.

Fabio Testa, 50 anni, fondatore e amministratore unico di DTD packaging vicepresidente Unione GCT Milano con delega per il settore packaging con specifico riferimento all’istruzione e alle relazioni per stabilire convenzioni tra fornitori esterni e l’insieme delle aziende che fanno parte dell’associazione.

«La presidente Lara Botta ci ha scelto proprio per l’ancoraggio ai rispettivi settori di riferimento. Sono al primo incarico con delega specifica, avevo solo una precedente esperienza come consigliere. Ma intendo trasferire in questo compito, la filosofia che porto avanti in azienda: essere efficienti ed empatici con i nostri interlocutori».

La sua DTD Packaging ha un approccio che definirei olistico, mettete assieme i diversi segmenti per dare vita a un prodotto dotato, se si può dire, di una sua personalità, un packaging con l’anima. Esagero?

«Siamo un’azienda piccola, ma con un ciclo produttivo completo: partiamo dalla progettazione, dalla prestampa e dalla grafica, fino ad arrivare alla produzione vera e propria, con volumi che spaziano dal singolo pezzo fino a milioni di unità. La descrizione è perfettamente centrata, e sono lieto che emerga chiaramente l’immagine che ci rappresenta: realizziamo un vero e proprio abito su misura per ogni prodotto e per le esigenze specifiche dei nostri clienti.

Dal punto di vista qualitativo, il nostro impegno è totale: quando produciamo “indossiamo il cappello del cliente”, ci immedesimiamo nelle sue necessità e nei suoi obiettivi. Questo approccio ci ha portato, negli ultimi anni, a un tasso di contestazioni pari allo 0,03% sulla produzione annuale. Al tempo stesso ci confrontiamo con clienti che operano in un mercato sempre più frenetico, che richiede risposte immediate e la capacità di differenziare e personalizzare ogni singolo lavoro. È proprio per questo che continuiamo a “vestirci” sul cliente, adattando processi e soluzioni in modo da offrirgli esattamente ciò di cui ha bisogno, con la massima rapidità, qualità e attenzione».

Una scelta fatta dall’inizio o maturata lungo il percorso?

«È il modo di operare con cui ho dato vita all’azienda. Provenivo da un’esperienza commerciale e ho trasmesso fin da subito questa mentalità ai miei collaboratori: l’attenzione — quasi un’ossessione positiva — per il cliente è la condizione fondamentale perché il lavoro possa funzionare davvero. Sin dall’inizio abbiamo costruito la nostra identità su questa linea d’azione, e in modo del tutto naturale siamo arrivati a strutturare un’organizzazione pensata proprio per rispondere a questa visione».

È una filosofia che trova riscontro “soltanto” nella maggiore fidelizzazione del cliente, quindi con una certa tranquillità nella gestione delle commesse, oppure ci sono altre innovazioni che questa filosofia ha consentito di introdurre, sia di processo sia di prodotto?

«Dal punto di vista del processo, in realtà, non ci sono grandi differenze: la cartotecnica, se vogliamo esagerare, è cambiata poco dai tempi di Gutenberg — ed è chiaro che si tratta di un paradosso. Quello che fa davvero la differenza è il nostro orientamento tecnologico, basato su un’innovazione continua e su un parco macchine capace di garantire maggiore velocità, rapidità di risposta e controlli qualità sempre più accurati.

Inoltre, così come ci “vestiamo” sulle esigenze del cliente, abbiamo fatto lo stesso con le nostre macchine, selezionando fornitori e soluzioni che potessero agevolare questo tipo di reattività. Questo ci ha permesso di distinguerci dai competitor.

La nostra azienda si fonda sull’idea di pensarsi come una macroimpresa, pur mantenendo l’artigianalità di una microimpresa: da un lato la cura del prodotto, dall’altro un potenziale tecnologico in grado di generare numeri realmente importanti».

È strategicamente più utile e importante — sempre nel rispetto di standard elevati — essere in grado di fornire grandi numeri o grande versatilità?

«La versatilità è fondamentale. I grandi numeri arrivano naturalmente se si è davvero versatili, se si riesce a fare poco molto bene. È un po’ come nel tai-chi: se padroneggi i movimenti lenti, allora puoi eseguirli anche velocemente e con grande efficacia.

Noi siamo in grado di realizzare piccole e micro tirature in modo rapido ed estremamente preciso; questo ci “allena” anche alla produzione su larga scala, permettendoci di mantenere lo stesso livello di qualità e accuratezza. Alla fine parliamo sempre di carto-tecnica: e per noi quel suffisso “tecnica” ha un valore davvero centrale».

C’è una qualche innovazione di cui vi sentite particolarmente orgogliosi?

«Il valore che offriamo ai nostri clienti va ben oltre la semplice fornitura di un ‘pezzo di cartone’. Il nostro obiettivo è erogare un servizio completo: dall’ideazione del progetto di un pack per trasportare un oggetto da un punto A a un punto B, al renderlo al tempo stesso funzionale e accattivante. Vogliamo mettere il cliente nelle condizioni di confezionare il prodotto finale nel modo più rapido, efficace e aderente possibile alle sue esigenze».

C’è un turn over dei clienti?

«Sinceramente no, i nostri principali clienti sono rimasti con noi dal primo giorno, ne abbiamo aggiunti nel tempo, perdendone sostanzialmente molto pochi».

Come conta di trasferire questa filosofia e questa esperienza nello svolgimento del suo incarico di vicepresidente?

«Credo che serva innanzitutto entusiasmo: è ciò che permette di coinvolgere le persone, e attraverso di loro le aziende e tutto ciò che le circonda. Non tutto riesce alla perfezione, ma nelle mie esperienze — dentro e fuori la mia azienda — non mi sono mai tirato indietro davanti alle difficoltà, siano esse legate a persone, competitor o situazioni non in linea con il mio modo di pensare.

Quando ritengo che un’idea abbia valore e meriti di essere portata avanti, mi impegno per realizzarla. Allo stesso tempo sono pronto a cambiare direzione se mi accorgo, o mi viene mostrato, che qualcosa non funziona o non è la scelta migliore. L’obiettivo resta sempre quello: lavorare con una logica win-win e orientarsi verso ciò che può davvero generare utilità».

Lei ha età giusta, esperienza robusta e grande entusiasmo. Che target si pone nell’incarico?

«Stiamo cercando di dare all’ambito formativo un’impronta che punti non solo a creare nuovi occupati per le nostre aziende, ma anche a generare valore sociale. L’obiettivo è costruire percorsi che formino diplomati e professionisti utili al nostro settore, integrando allo stesso tempo iniziative mirate all’inserimento degli immigrati, al coinvolgimento dei ragazzi e alla valorizzazione delle fasce meno agiate. Vogliamo portare nelle imprese un patrimonio di know-how e capacità produttive che possa generare benefici concreti sia per le persone sia per le aziende dell’Unione.

Quello che stiamo sviluppando è un progetto “pilota”, che potrebbe estendersi ad Assografici e, in prospettiva, all’intero territorio nazionale. La nostra ambizione è creare personale qualificato che possa intraprendere questo mestiere – un settore che sta vivendo un momento favorevole – offrendo a molti l’opportunità di reintegrarsi o integrarsi pienamente nella società, con un ritorno positivo per tutti.

È fondamentale saper collocare l’azienda all’interno del contesto in cui opera: così come una persona in una famiglia o un dipendente in un’impresa, anche un’azienda in un territorio o un’associazione in una provincia rappresentano ruoli essenziali, che vanno compresi e valorizzati. Vogliamo essere un vero volano sociale, capace di esprimere non solo la nostra funzione produttiva ma anche quella comunitaria. Il contesto deve crescere grazie alla nostra azione, che va oltre il successo individuale della singola azienda: è una responsabilità importante, che vogliamo assumerci pienamente».

Sergio Pedrazzini, Gruppo Editoriale San Paolo: puntare sulla formazione avvicinando le scuole alle aziende

Dalle scuole alla produzione: un ponte da rafforzare

di Enrico Sbandi

Il responsabile HR del del Gruppo Editoriale San Paolo parla della sua delega come vicepresidente dell’Unione GCT Milano e degli scenari che si presentano oggi per le aziende di stampa

Una lunga esperienza nelle risorse umane che porta alla vicepresidenza dellUnione GCT Milano con delega alla formazione, nel senso ampio del termine. Un incarico di sostanza per l’eccellente tradizione e struttura vantata dall’Unione nel campo specifico. «A cui va aggiunto l’egregio funzionamento di Enip-GCT e dei collegamenti con il mondo delle scuole grafiche e degli ITS che ruotano intorno alle professionalità del nostro settore», spiega Sergio Pedrazzini, 59 anni, gli ultimi trenta dei quali spesi, professionalmente parlando, nel settore editoriale.

«Interpreto l’incarico ricevuto dalla presidente Lara Botta non come invito a cambiare, ma a individuare soluzioni ulteriori, implementare ancora meglio tutto quello che l’Unione e i nostri istituti rappresentano. Il fatto che mi occupi da sempre di risorse umane mi permette di dare un contributo maggiormente legato alle specifiche esigenze del mondo del lavoro e della produzione. Operando all’interno delle aziende si ha esperienza di mansioni difficili da inserire in programmi scolastici, ma che nascono “on the job” e possono essere comunque integrate in percorsi formativi, migliorando le opportunità e la rispondenza fra i bisogni delle aziende e il lavoro delle scuole».

Adesso avetefra le mani “Mattia fa le scatole”, è una delle leve che aiutano a fare quello che sta dicendo?

«Il cortometraggio (realizzato da Enip-GCT in collaborazione con Argi, Acimga, Assografici e Assocarta e con il patrocinio della Federazione Carta e Grafica, ndr.) è un tool prezioso, un esempio di ciò che viene già prodotto e fatto, ben riepilogato in un video capace di esercitare impatto anche dal punto di vista della comunicazione e del marketing. È importante che rappresenti non solo quello che si può fare, ma quello che già si fa».

Lei lavora nel Gruppo Editoriale San Paolo, non uno stampatore puro…

«Dal 1991 mi occupo di risorse umane, dal 1996 nel contesto editoriale: Rizzoli RCS, Centauria, oggi Gruppo Editoriale San Paolo, ma nei primi anni, fino al 2003, sono stato all’interno del gruppo Sfera, uno dei primi associati all’Unione (esperienza che mi portò già allora, molto giovane, in consiglio e anche nel consiglio dell’Enip-GCT), perché la nostra società era un gruppo che aveva all’interno sia la parte editoriale, che sviluppava periodici, sia la parte preindustriale, quando esisteva ancora la prestampa, sia un’azienda di stampa. Mi trovavo quindi a gestire il personale sui diversi profili. Poi la prestampa è evoluta, integrandosi di fatto nella lavorazione a valle, grazie alle tecnologie. Il focus dell’Unione comincia dalla parte grafica – con stampa, packaging e attività collegate – ma ha sempre avuto al suo interno il settore degli editori, che è a monte del processo e quindi parte significativa della filiera, Il Gruppo Editoriale San Paolo non è un caso unico fra gli associati. Di fatto le quattro vicepresidenze individuate dalla presidente Botta vanno a rappresentare tutte le aree che confluiscono nell’Unione. Oggi il Gruppo di fatto acquista i servizi di stampa, da associati all’Unione, in passato aveva poli industriali di stampa di grandi dimensioni, sparsi un po’ in tutta Italia, a partire da Alba, in Piemonte, dove l’azienda nasce. Adesso siamo concentrati sull’attività editoriale».

Editoria che non sta benissimo, la verticalità del Gruppo Editoriale San Paolo è un vantaggio?

«Si può dire che soffriamo meno degli altri. L’editoria sta pagando lo scotto del digitale, di fruizione dei contenuti in formati digitali che pure produciamo, ma che sono molto meno efficaci dal punto di vista della remuneratività. Ci occupiamo di editoria su tre livelli: abbiamo un canale televisivo, editiamo libri, distribuiamo e vendiamo anche nei punti della nostra catena, infine abbiamo i periodici. Gli andamenti di tutti e tre i segmenti risentono del momento, il settore dei libri è quello che soffre meno essendo stato toccato solo in maniera parziale dal digitale. Il classico libro di carta continua a fare il suo effetto e nel confronto fra il mercato in generale e quello da noi presidiato posso dire che andiamo mediamente meglio, pur se con le stesse dinamiche. Anche nel mercato del periodico, quello maggiormente colpito dall’avvento di internet e del digitale, si registra calo costante dei lettori, ma comunque anche lì riusciamo a ottenere risultati un po’ superiori alle medie generali. I nostri abbonati hanno una fidelizzazione spinta di carattere ideologico, di pensiero, spirituale, c’è un’affezione tale da permetterci di guadagnare qualche punto percentuale nei cali strutturali di vendita».

Può provare a quantificare?

«In generale, il calo delle vendite di tutti e tre i segmenti (abbonati, edicola e canale specifico del mondo religioso delle parrocchie) è ogni anno nell’ordine dei 7-8 punti percentuali, noi riusciamo a restare mediamente da 1 a 2 punti al di sopra. Chiaramente sta risentendo di più il canale edicola, complicato da un problema di punto vendita, mentre sugli abbonati il calo è compensato da qualche nuova adesione e comunque da un’alta fidelizzazione dei rinnovi. Si può indicare una contrazione del 5 rispetto a una media generale del 7%».

Che approccio avete con il drenaggio dei contenuti da parte delle piattaforme di AI? Come difendete, come create valore attraverso i vostri contenuti che presentano caratteristiche di specificità ed esclusività più marcate rispetto a editori generalisti?

«Il problema è farci riconoscere un’equa remunerazione dalle piattaforme digitali che sfruttano il diritto autorale degli editori. Anche a livello federale e associativo sono in corso iniziative che vanno in direzione dell’applicazione delle leggi già esistenti, che prevedono remunerazione del testo autorale messo in rete. È un negoziato che parte dalla norma scritta, ma che non ha ancora trovato un punto di sintesi nell’applicazione. Non possiamo fermare ciò che il digitale consente, possiamo però normarlo e far riconoscere una giusta remunerazione a chi ci spende dietro del denaro, oltre che la responsabilità».

L’AI certamente drena contenuti. Ma quanto vi agevola dal punto di vista operativo?

«Tutto il mondo della comunicazione digitale in senso lato e da ultima l’AI vanno a incidere su quello che facciamo. Eppure sono convinto che il giornalista professionista non potrà mai essere sostituito, ma sarà sempre più il motore intelligente della strutturazione di un giornale, in senso lato, che sia poi cartaceo, digitale, periodico, di approfondimento o altro, rispetto a fare delle attività più esecutive, materiali. Oggi andiamo a fruire di contenuti superiori di 5-6 e più volte rispetto a quando non c’era il mondo digitale, più informazione si produce di qualità, più ci sarà chi è attratto dal consumarla. C’è ancora uno spazio, in base al quale anziché diffondere cose improvvisate, chi ha i contenuti deve mettere in giro il meglio di cui è capace, sotto tutti i punti di vista, perché il consumo è aumentato, abbiamo il telefonino in mano tutto il giorno, tutto passa da lì. Non dobbiamo vederla in termini negativi, ma in una logica diversa, l’AI deve aiutarci a produrre di più, ma senza sostituire il manico. Oggi è un timore forte, perché chi è tentato di fare senza l’essere umano c’è. Ma alla lunga, e neanche tanto, si realizzerà che l’AI deve essere adoperata per produrre di più e meglio, non per realizzare facendo a meno dell’essere umano».

Il bilancio di Fespa Italia tra conferme e nuovi equilibri

L’appuntamento di fine anno per Fespa Italia è un momento utile per un bilancio dell’attività dell’Associazione, ma anche occasione per proporre interessanti argomenti di discussione, intorno a novità e tendenze in un periodo sempre delicato dal punto di vista dello scenario geopolitico.

Dopo il benvenuto della Segreteria Associativa con Enrico Barboglio, Michela Pìbiri, editor in chief PRINTlovers ha presentato i dati della ricerca 2025 su stampa e retail. Significativi al riguardo, i risultati di uno studio condotto tra gli associati, ma non solo, rivolto al mondo del retail, con diversi punti per nulla scontati.

Il bilancio è positivo per quanto riguarda retail e food, come anche il comparto del design, soprattutto se si guarda all’andamento complessivo. Dove le difficoltà più marcate riguardano uno dei mercati fino a pochi anni fa considerato immune da crisi, la moda prima di tutto, ma anche orologeria e gioielleria in generale. La prima vera flessione da quindici anni a questa parte, collegata a una significativa riduzione degli investimenti. Notizie non esattamente positive anche nell’abbigliamento sportivo, mentre l’elettronica di consumo sembra reggere il passo, senza tuttavia autorizzare a facili entusiasmi.

In sostanza, al momento le condizioni migliori arrivano dalle situazioni dove è richiesta una maggiore rotazione negli allestimenti, con volumi costanti. Tra le tendenze più significative, nel mondo della GDO sono in calo i progetti per corner monomarca dedicati sul punto vendita, anche se per quanto riguarda i volumi resta sempre un riferimento importante per la stampa digitale.

Interessante quanto avviene invece sul fronte dell’esposizione vera e propria. Cresce la domanda di vetrine scenografiche e vetrofanie e si cercano soluzioni dall’alto impatto visivo, a scapito di elementi più strutturali, ma d’altra parte con maggiore rotazione.

Dove produzioni come carta da parati e arredi sembrano aver superato la prima fase di impennata della domanda legata alla novità, per entrare invece in una fase più regolare di interventi sul lungo periodo, cresce quindi la domanda di allestimenti destinati a essere rinnovati più di frequente.

La sostenibilità può attendere

L’aspetto più importante dello studio proposto da Fespa Italia è però un altro. Per gli addetti ai lavori probabilmente non una novità, ma comunque un segnale non del tutto rassicurante. Cala infatti l’attenzione verso le tematiche legate alla sostenibilità. Se nel 2023 era tra le priorità dei clienti, e il mondo della stampa era chiamato ad adeguarsi, ora si guarda di più ad altri aspetti.

La ragione è abbastanza prevedibile, e riguarda i costi. Di fronte a preventivi ancora più elevati rispetto alle soluzioni tradizionali, la scelta preferisce il risparmio rispetto alla sensibilità ambientale. D’altra parte, emerge anche come aumentino i clienti che una volta sposata la sostenibilità, la diano per scontata. Una sorta di polarizzazione del mercato, sicuramente non facile da affrontare.

In particolare, in due anni è cresciuto del 30% il numero di clienti per nulla disposti a spendere di più. Aspetto ancora più sorprendente, la forbice si è allargata, passando dal 21,5% fino al 25%, con punte anche del 50%.

Tra le possibili cause, viene indicato anche il potenziale apporto di cambi drastici di strategie a livello governativo sul fronte ambientale, in parte in Italia, ma soprattutto a livello internazionale, gli USA su tutti. Con un altro aspetto conseguente, i fornitori non disposti a offrire servizi di raccolta e smaltimento sono saliti dal 62% al 75%.

Per quanto possa apparire delicata, la situazione lascia però spazio a diversi sbocchi interessanti. La ricerca della stampa dal maggiore impatto visivo, offre ulteriori spazi alla personalizzazione. Alla quale contribuisce anche tutta la parte di finishing. Dalle classiche fasi di cordonatura e rilegatura, alle più ricercate verniciatura e foiling. Sempre alla ricerca di quell’Effetto Wow sempre attuale nella comunicazione visiva.

Infine, per il settore della comunicazione visiva, c’è un ultimo aspetto importante da tenere in considerazione, l’integrazione con il digital signage. Superati i timori di un effetto sostituzione, per chi è preparato si presentano opportunità legate alla capacità di integrare grafiche e interventi di decorazione con i display. Un settore dove serve anche una capacità di progettazione coordinata o in collaborazione con la parte dei contenuti digitali.

Carlo Giovanardi, amministratore di Giovanardi, ha poi parlato di politiche aziendali di sostenibilità e circolarità dei materiali, con grande attenzione al fine vita. Ha portato come esempio il progetto creato per l’Ospedale Niguarda in occasione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026: l’azienda ha contribuito alla riqualificazione della facciata con oltre 21.000 mq di tessuto stampato digitalmente con tecnologia fotocatalitica Giopuretex, che purifica l’aria e abbatte gli inquinanti atmosferici.

Nicola Posarelli, presidente dell’Associazione, e Valentina Carnevali, segreteria Fespa Italia, hanno infine riassunto le attività associative del 2025 e presentato una panoramica delle attività previste per il 2026.

AccurioLabel: un decennio che ha ridisegnato la stampa di etichette

Da sinistra Alessandro Viganò, product manager industrial printing e Roberto Colombo, IP support specialist di Konica Minolta nello showroom

In soli dieci anni, il mercato dell’etichetta ha vissuto una trasformazione profonda e silenziosa. Dal 2015 a oggi, la stampa digitale ha compiuto un balzo evolutivo che ha cambiato processi, modelli produttivi e aspettative dei brand owner. In questo scenario in rapida mutazione, Konica Minolta non si è limitata a seguire il cambiamento: con la piattaforma AccurioLabel lo ha accelerato, contribuendo a definire nuovi standard di qualità e produttività e tagliando il traguardo delle 1.700 installazioni globali.

Con il lancio di bizhub PRESS C71cf, e lo sviluppo della piattaforma AccurioLabel, Konica Minolta non ha assistito a questa metamorfosi, ma l’ha guidata, interpretata, talvolta anticipata. Labelexpo Europe 2025 è stata l’occasione per celebrare le 1.700 AccurioLabel installate nel mondo, e l’opportunità di raccontare un’avventura industriale fatta di hardware, software e consumabili, ma anche competenze, visione e capacità di costruire un percorso di valore insieme ai clienti.

I primi passi in un settore complesso e una scommessa ambiziosa

Quando Konica Minolta decide di entrare nella stampa di etichette, il digitale è dominato da pochi player consolidati, mentre i grandi nomi della flexo e dell’offset cercano di capire come non restare ai margini di una rivoluzione imminente. Per un brand considerato “nuovo” nel narrow-web, il rischio è elevato e il successo tutt’altro che garantito.

La strategia del costruttore si rivela però subito chiara: concentrarsi sui bisogni reali dei converter. Efficienza, qualità, riduzione degli sprechi, semplicità operativa: queste le quattro leve su cui Konica Minolta innesta la propria visione. L’obiettivo non è proporre una macchina, ma un modo diverso di produrre etichette, più moderno e sostenibile.

«Fin dall’inizio abbiamo voluto dare al cliente non una macchina da stampa, ma una soluzione end-to-end», racconta Carsten Bamberg, Business Development Manager di Konica Minolta Europe. Una filosofia che diventerà presto il perno dell’intero progetto AccurioLabel.

«Fin dall’inizio abbiamo voluto dare al cliente non una macchina da stampa, ma una soluzione end-to-end»,racconta Carsten Bamberg, Business Development Manager di Konica Minolta Europe. «Ed è questa filosofia che ha guidato ogni passo successivo».

AccurioLabel, da utopia a standard di mercato

Il simbolo della scalata è proprio la famiglia AccurioLabel: macchine compatte, affidabili, pensate per diventare il punto di ingresso nel digitale o la naturale estensione di un reparto di converting. In pochi anni la piattaforma si impone come riferimento per converter di ogni dimensione.

«Superare quota 1.700 installazioni è la conferma che abbiamo lavorato nella direzione giusta, avviando e supportando una rivoluzione silenziosa», sottolinea Bamberg. «Con AccurioLabel, centinaia di aziende hanno trasformato il loro modo di produrre, affiancando o rimpiazzando l’analogico e, in molti casi, introducendo per la prima volta la stampa di etichette».

La tecnologia a toner – sicura, inodore e con una resa visiva e tattile paragonabile all’offset – si rivela fondamentale per produzioni just-in-time di etichette enologiche, cosmetiche e alimentari, anche su supporti naturali o non pretrattati. Una combinazione che intercetta perfettamente le esigenze del mercato moderno.

Dal prodotto all’ecosistema: la seconda rivoluzione

L’evoluzione della gamma – dalla C71cf alle AccurioLabel 190 e 230 – è solo il primo passo. Konica Minolta intuisce rapidamente che la differenza non risiede più soltanto nelle prestazioni della macchina, ma nella capacità di offrire un ecosistema completo.

Al software è affidato un ruolo centrale: soluzioni come AccurioPro Label Impose e AccurioPro Flux rendono più fluido e controllato l’intero workflow. Sul fronte della nobilitazione, la collaborazione con MGI – di cui Konica Minolta detiene la maggioranza – porta allo sviluppo di JETvarnish 3D Web, mentre la partnership storica con Grafisk Maskinfabrik (GM) completa l’offerta sul finishing.

«L’ecosistema è ciò che fa la differenza: non basta stampare bene, bisogna gestire bene l’intero flusso», spiega Alessandro Viganò, Product Manager Industrial Printing di Konica Minolta Italia. «La stampa non è più un atto isolato, ma un sistema che deve essere efficiente dalla prima bozza fino alla linea di etichettatura».

L’ultima arrivata, AccurioLabel 400, introduce il quinto canale colore – il bianco – e spinge la produttività fino a 40 m/min a 1.200 dpi, aprendo nuovi scenari applicativi.

Una crescita globale, con l’Europa (e l’Italia) al centro

Dall’Europa alle Americhe, fino all’Asia, in dieci anni la geografia della stampa di etichette è cambiata radicalmente. In questo panorama dinamico, AccurioLabel si è affermata come soluzione capace di rispondere alle esigenze dei settori più esigenti: vino, spiriti, cosmetica, food, farmaceutico, industriale.

«Ogni applicazione ha le sue sfide, e noi le affrontiamo insieme al cliente», continua Viganò. «La nostra proposta di valore si fonda sulla capacità di ascoltare e adattarsi, offrendo tecnologia industriale con un approccio quasi sartoriale».

Non stupisce che oltre 700 installazioni siano in Europa, e circa 90 in Italia: un mercato particolarmente attento alla qualità e alla resa estetica, terreno ideale per le potenzialità di AccurioLabel.

Un futuro più sostenibile ed efficiente

Per Konica Minolta la sostenibilità è una direttrice, non un accessorio. L’ecosistema AccurioLabel consente di ridurre scarti ed energia, produrre solo le quantità necessarie, lavorare su supporti certificati e non pretrattati. Tutti elementi che rispondono alle richieste di un mercato sempre più attento all’impatto ambientale.

Il futuro guarda a nuove sfide: automazione evoluta, interconnessione delle attrezzature, intelligenza artificiale applicata ai workflow, analisi dei dati, supply chain digitali. In questo scenario, l’etichetta da semplice prodotto diventa sempre più un servizio.

Il percorso di Konica Minolta nel mondo della stampa di etichette racconta l’evoluzione di un’intera industria: una visione che diventa realtà, una tecnologia che cresce insieme al mercato e un’azienda che sceglie di cambiare per guidare il cambiamento. Un decennio che ha consolidato una leadership globale e tracciato un ponte solido verso il futuro.

Heidelberg spinge digitalizzazione e automazione con il Customer Portal

A tre anni dal lancio, l’Heidelberg Customer Portal si conferma il fulcro digitale per la produzione end-to-end nelle aziende di stampa. Oltre 7.000 utenti appartenenti a più di 3.000 tipografie in tutto il mondo utilizzano attivamente la piattaforma cloud di Heidelberg per digitalizzare e automatizzare i processi, incrementando in modo significativo efficienza e produttività.

Il portale integra oggi oltre 15 app specializzate, tra cui Maintenance Manager, Inventory Management e Print Shop Analytics, che supportano manutenzione, gestione materiali e flussi produttivi attraverso dati in tempo reale, processi automatizzati e strumenti digitali pensati per ridurre i fermi macchina, abbassare i costi di stoccaggio e migliorare OEE e sostenibilità. Presto sarà inoltre possibile acquistare consumabili e ricambi in un clic, un passo avanti in termini di usabilità e velocità.

«Il Customer Portal rappresenta un punto di svolta nella digitalizzazione delle relazioni con i clienti e un asset strategico per gestire e ottimizzare i flussi complessi. Il nostro Prinect Workflow ne costituisce la spina dorsale», afferma David Schmedding, Chief Technology & Sales Officer di Heidelberg.

Heidelberg continuerà a potenziare il portale per raggiungere una produzione autonoma e scalabile, che i clienti di tutto il mondo potranno controllare in modo intelligente, flessibile e affidabile.

Adestor Collect&Recycle sigla una partnership con Soprema per promuovere il riciclo della carta

Lecta Self-Adhesives annuncia una nuova partnership con Soprema nell’ambito del progetto Adestor Collect&Recycle, iniziativa dedicata alla raccolta e al riciclo della carta glassine utilizzata nelle applicazioni autoadesive.

Presente in oltre 120 Paesi, Soprema sviluppa soluzioni per l’edilizia basate su materiali riciclati e utilizza la carta glassine come materia prima per prodotti innovativi, tra cui il suo isolamento termico biosostenibile. Grazie a questa collaborazione, il programma Adestor Collect&Recycle si rafforza come soluzione accessibile ed efficace per trasformare la carta glassine — un supporto caratterizzato da un sottile strato di silicone — in una risorsa ad alto valore, evitando lo smaltimento in discarica o l’incenerimento e favorendo un approccio realmente circolare.

Nell’accordo, Soprema si occuperà della raccolta, del trasporto e della trasformazione dei rifiuti presso il suo impianto di Cestas, in Francia, utilizzando un processo brevettato. Lecta Self-Adhesives informerà invece i propri clienti per facilitare l’accesso al servizio, senza intervenire direttamente nel processo di riciclo.

Le aziende che aderiranno al programma potranno beneficiare di una significativa riduzione dei rifiuti, di una maggiore conformità normativa e di un rafforzamento della propria strategia di sostenibilità, migliorando la trasparenza e l’immagine ambientale verso clienti e stakeholder.

Sostenibilità oltre il business: Kyocera Document Solutions sostiene Acqua Foundation per garantire acqua pulita ai bambini in Tanzania

Kyocera Document Solutions Italia annuncia una nuova partnership strategica con Acqua Foundation, organizzazione filantropica impegnata nella tutela e nella governance delle risorse idriche a livello globale. La collaborazione punta a sostenere un progetto essenziale per la comunità della Kawe Primary School, in Tanzania, dove l’accesso all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari adeguati rappresenta ancora una sfida quotidiana.

Un intervento concreto per 600 bambini

Il progetto, sviluppato sul campo dal partner operativo WeWorld, mira a garantire acqua pulita e migliori condizioni igieniche per 600 studenti e 12 insegnanti. L’azione prevede:

  • la realizzazione di un sistema di raccolta e stoccaggio dell’acqua

  • la costruzione di sei nuovi bagni dotati di rubinetti, accessibili e inclusivi

  • spazi dedicati alla cura igienica delle bambine, fondamentali per contrastare assenze e abbandono scolastico

Alla Kawe Primary School il rapporto toilette-studenti è attualmente di 1:67, ben lontano dagli standard raccomandati, e la mancanza di acqua regolare peggiora ulteriormente le condizioni di salute e partecipazione scolastica.

Un impegno che unisce sostenibilità e responsabilità sociale

Per Kyocera, la sostenibilità non è solo ottimizzazione dei processi interni: significa contribuire attivamente al benessere delle comunità e alla riduzione delle disuguaglianze. Migliorare l’accesso all’acqua potabile nelle scuole significa infatti:

  • sostenere la salute dei bambini

  • favorire la frequenza scolastica

  • creare le condizioni per un futuro più equo e sicuro

In un contesto in cui gran parte della popolazione tanzaniana non dispone di strutture igieniche sicure e quasi la metà non ha accesso a fonti idriche affidabili, investire in queste infrastrutture rappresenta un passo decisivo per combattere malattie prevenibili e rafforzare il diritto allo studio.

Un passo avanti per la comunità e per il futuro

L’intervento sostenuto da Kyocera Document Solutions Italia contribuirà a garantire un ambiente scolastico più sano, dignitoso e inclusivo. Una scuola con acqua pulita e servizi adeguati diventa un luogo di crescita e protezione, soprattutto per le bambine, spesso penalizzate da tabù e mancanza di spazi idonei alla cura personale.

Sappi e UPM avviano il progetto per una joint venture nel settore della carta grafica

Steve Binnie, CEO di Sappi Limited, e Massimo Reynaudo, presidente e CEO di UPM

Sappi e UPM hanno annunciato la firma di una lettera di intenti non vincolante per la creazione di una joint venture indipendente, non quotata in borsa e partecipata al 50% da entrambe le società, con l’obiettivo di unire le loro attività europee nel settore della carta grafica. La nuova entità comprenderà le attività europee di Sappi Graphic Paper e quelle di UPM Communication Papers in Europa, Regno Unito e Stati Uniti.

La finalizzazione dell’operazione resta soggetta a varie condizioni, incluse le approvazioni normative e degli azionisti. Le parti prevedono di firmare gli accordi definitivi nella prima metà del 2026 e di concludere la transazione entro la fine dello stesso anno.

Steve Binnie, CEO di Sappi Limited, e Massimo Reynaudo, Presidente e CEO di UPM, hanno definito la joint venture una risposta ai cambiamenti strutturali dell’industria europea della carta grafica, con l’obiettivo di rafforzarne la resilienza e garantire sicurezza e continuità nell’approvvigionamento ai clienti.

Binnie ha evidenziato che l’operazione consentirà a Sappi di garantire un futuro redditizio per le sue attività europee, riducendo al contempo l’esposizione al segmento della carta grafica a meno del 20% dopo la chiusura. Ha inoltre sottolineato che la partecipazione del 50% nella joint venture genererà più valore rispetto alla gestione autonoma dell’attività, contribuendo anche alla riduzione del debito nel medio termine.

Il consolidamento avviene in un contesto di calo strutturale della domanda, eccesso di capacità e ridotti tassi di utilizzo, aggravati dall’aumento dei costi energetici, dalle tensioni commerciali e dall’incremento delle esportazioni asiatiche verso l’UE. Secondo Marco Eikelenboom, CEO di Sappi Europe, il consolidamento rappresenta una condizione necessaria per garantire competitività, sostenibilità e sicurezza di approvvigionamento a lungo termine.

Tra i principali vantaggi dell’operazione vengono indicati: un utilizzo più efficiente della capacità produttiva attraverso la riallocazione dei volumi sulle macchine più performanti; sinergie operative stimate in almeno 100 milioni di euro l’anno dopo l’implementazione; un miglioramento di redditività e flussi di cassa; una riduzione dell’impatto climatico in linea con il Clean Industrial Deal dell’UE.

Il valore complessivo delle attività conferite alla joint venture da Sappi e UPM è pari a 1.420 milioni di euro, escluso il valore delle sinergie attese. La joint venture contrarrà debito per finanziare i pagamenti a Sappi e UPM, distribuendo poi agli azionisti tutta la liquidità in eccesso.

Convegno Gipea 2025: il punto sul settore tra strategie, formazione e normativa

Si è svolto giovedì 4 dicembre 2025, al Grand Hotel Villa Torretta di Milano, il Convegno Gipea “Oltre le etichette: coordinate economiche e strategiche per un settore in trasformazione”, appuntamento annuale dedicato alla presentazione dell’Osservatorio Economico Gipea, giunto alla XIV edizione. L’incontro ha offerto una panoramica ampia e aggiornata sul contesto economico, sul comparto cartotecnico e trasformatore, e sugli sviluppi tecnici e normativi che interessano la filiera.

A introdurre i lavori sono stati la giornalista Chiara Bezzi, presidente Assografici Carlo Montedoro e il presidente Gipea Stefano Salvemini, che ha richiamato la necessità di innovazione e collaborazione per affrontare un mercato complesso e in rapido cambiamento: “Per regolare le vele delle nostre aziende, dobbiamo basarci su due parole chiave: innovazione e collaborazione”.

Il programma è entrato nel vivo con l’intervento di Fadi Hassan (Centre for Economic Performance – LSE) sui dazi USA e i loro impatti diretti e indiretti sull’Italia, tra cui la riconfigurazione delle catene globali del valore. Nonostante un quadro incerto, Hassan ha evidenziato segnali incoraggianti, come la stabilità delle importazioni USA di prodotti di qualità e una limitata ripercussione dei prezzi al consumo. A seguire, Luca Mauri (T&K) ha approfondito il tema della comunicazione del colore spot, fase cruciale del processo che porta dall’idea grafica al prodotto stampato.

Sul fronte normativo, il direttore Assografici Maurizio d’Adda ha illustrato gli sviluppi del tavolo con CONAI riguardo alla procedura semplificata del CAC, ricordando l’intervento che ha riportato il forfait ai valori 2024 e la conferma dello sconto all’80% anche per il 2026. D’Adda ha ribadito l’obiettivo di Gipea di superare la procedura semplificata a favore di un modello completamente ordinario, più trasparente e coerente con il resto del comparto.

Protagonista anche la formazione, con la presentazione del progetto “Mattia Fa le Scatole” da parte di Elisabetta Brambilla (Assografici) e il contributo di Maurizio Lambri (ITS Academy Angelo Rizzoli), che ha sottolineato l’importanza del dialogo tra imprese ed enti formativi per costruire competenze adeguate alle esigenze produttive reali.

Il punto sul rinnovo del CCNL cartai-cartotecnici è stato affidato a Marco Battaglia (Assografici), che ha illustrato le tensioni emerse tra le parti sociali e la necessità di recuperare un confronto costruttivo, nonostante la distanza ancora presente tra le posizioni.

L’intervento di Alessandro Garofalo ha chiuso la sessione mattutina, puntando l’attenzione sulla creatività e sul passaggio generazionale delle competenze nei processi aziendali.

Il pomeriggio è stato dedicato al quadro economico, con l’analisi di Alessandro Rigo (Centro Studi Assografici): l’economia italiana rimane nella fase dello “Zero Virgola”, con un PIL in crescita dello 0,5% nel 2025 e stime allo 0,7% per il 2026. Per il settore cartotecnico trasformatore, il secondo semestre 2025 si presenta stabile, ma con un rallentamento della domanda europea e italiana; la Federazione Carta e Grafica registra un calo del fatturato dello 0,8% nel primo semestre, principalmente legato al secondo trimestre.

La giornata si è conclusa con la presentazione dell’Osservatorio Economico Gipea da parte di Gianluca Cinti (XGen Advisory) e Federico Visconti (Civis Liuc Castellanza. Dall’analisi emerge una moderata contrazione dei ricavi, dovuta soprattutto all’andamento dei costi delle materie prime, ma con una buona tenuta dei margini nonostante l’aumento di alcune voci di costo. “Oggi gli imprenditori si scontrano con una soglia di rischio più difficile da identificare”, ha affermato Visconti. Cinti ha definito il 2025 “un anno di transizione”, che sta spingendo le imprese a rafforzare la propria struttura strategica e organizzativa per rispondere con maggiore flessibilità alle dinamiche congiunturali.

Il Convegno Gipea 2025 si conferma così un momento centrale per la filiera, offrendo un quadro chiaro sulle sfide attuali e sulle direzioni strategiche per affrontare un futuro in continua evoluzione.