E-commerce e packaging, emergenza scarti

Acquisti on line e ambiente: come riprogettare il packaging

I Loliware Edible Cups, sono bicchieri commestibili che dopo l’uso si possono sgranocchiare o compostare nell’umido.

Basta un clic. Questa frase riecheggia come un mantra da ogni sito di e-commerce che consultiamo per acquistare merce di vario tipo. E gli italiani hanno cliccato parecchio quest’anno, almeno stando ai dati forniti dall’Osservatorio e-commerce del Politecnico di Milano nel 2017, secondo cui il valore degli acquisti di prodotti on line è di 12,2 miliardi di euro (il 28% in più rispetto al 2016) e ha superato il valore dei servizi che è di 11,4 miliardi di euro. L’acquisto di prodotti genera circa 150 milioni di ordini all’anno che si traducono in consegne e, ovviamente, in scatole movimentate: dietro ogni semplice clic c’è un mondo che si muove e soprattutto ci sono montagne di imballaggi da smaltire. L’incremento degli imballaggi trova riscontro nel settore cartario italiano che vedrà a breve l’apertura di due nuove grandi cartiere (ad Avezzano e a Mantova), che produrrà l’immissione in circolo di 600mila tonnellate di cartone in più ogni anno, di cui si stima che fino a 300mila tonnellate potranno venire utilizzate per le vendite on line B2C o B2B.

Un cambiamento epocale, che obbliga tutti gli attori della filiera a cercare le soluzioni per affrontarlo nel modo adeguato e che Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica) ha messo al centro di un convegno dal titolo «La scatola a domicilio: la sostenibilità degli imballaggi nell’era dell’e-commerce».

come priorità La sfida per le aziende oggi è più che mai diminuire il volume di imballaggi e renderli più facilmente separabili e riciclabili considerato che spesso sono composti da più materiali, come nastri adesivi, strati di cellophane e carta da imballaggio con bolle.

Le grandi metropoli si stanno attrezzando in tal senso e a Milano, ad esempio, Amsa – in collaborazione con Comieco – ha avviato una raccolta porta a porta del cartone in 13mila utenze domestiche della zona nord ovest del capoluogo lombardo, con la previsione di raggiungere tutta la città entro il 2019. È evidente però che seppure sia importante conferire correttamente gli imballaggi, il problema risieda in una diversa progettazione del packaging destinato all’e-commerce: innovazione e attenzione all’ambiente devono andare di pari passo, considerando una sostenibilità che sia di sistema, dalla logistica alla progettazione. Ed è proprio grazie all’applicazione del design sistemico che gli studenti del corso di Laurea magistrale in Design Sistemico e triennale in Design e Comunicazione Visiva del Politecnico di Torino hanno portato a termine un lavoro prezioso che ha evidenziato le criticità dell’attuale sistema di imballaggio per lo shopping on line, indicando contestualmente le linee guida per la progettazione del packaging ideale in vista dei nuovi scenari di acquisto.

Elementi estremamente utili agli addetti ai lavori, raccolti nel libro dal titolo «Il sistema packaging nell’e-commerce» che verrà pubblicato il ad aprile 2018.

 

L’innovazione non può prescindere dalla sostenibilità

Un percorso durato un anno (un semestre per ogni corso di laurea) che ha visto impegnati 55 studenti coordinati da Silvia Barbero, ricercatrice e titolare del corso, Amina Pereno e Miriam Bicocca, assistenti alla docenza, e dalla dottoranda Agnese Pallaro, che al convegno ha illustrato i punti salienti del lavoro svolto in collaborazione con Comieco. «Ci siamo resi conto che in generale non esiste una visione d’insieme – ci racconta Agnese Pallaro – ma nella filiera, ognuno si concentra sulle proprie necessità senza preoccuparsi della fase successiva. Una modalità ormai inaccettabile che provoca inutile spreco di materiale con il quale ci ritroviamo a fare i conti». Lo studio è stato sviluppato in quattro fasi: dall’analisi dei sistemi logistici attuali all’individuazione delle problematiche, dalla riprogettazione dei sistemi logistici alla formulazione delle linee guida per la progettazione del pack. «Quello che colpisce su tutti – continua Pallaro – è lo spreco di materiale derivante dall’imballaggio. I packaging terziario e secondario diventano rifiuti ogni volta che passano da un attore all’altro». Da qui la necessità, secondo il gruppo di lavoro del Politecnico di Torino, di progettare un packaging che tenga conto di tutti i passaggi dell’imballaggio attraverso il sistema logistico e delle esigenze dei vari attori che lo maneggiano. «L’ideale è un packaging unico che soddisfi tutte le richieste e che consenta di eliminare il superfluo». Altro aspetto importante riguarda la scarsa attenzione verso il fine vita del packaging che invece dovrebbe rappresentare una priorità. «La durata delle confezioni può essere in molti casi allungata, soprattutto se parliamo di acquisti abituali e ripetuti dello stesso prodotto – sottolinea la ricercatrice del Politecnico – ecco perché è fondamentale che il packaging possa essere riutilizzato dopo l’uso». Tra le linee guida di riprogettazione in ottica di maggiore sostenibilità evidenziate dagli studenti del Politecnico c’è la possibilità di intervenire attraverso piccoli accorgimenti sugli imballaggi già utilizzati, ad esempio montando opportunatamente la confezione di un cellulare che si trasforma in un porta-telefonino o ancora l’imballaggio di un televisore che diventa un innovativo tavolino». Buone pratiche che, unite a una sapiente progettazione che semplifichi le procedure di restituzione dei prodotti, possono fare la differenza.

Quando la creatività è amica dell’ambiente

Sostenibilità e riusabilità sono, tra l’altro, temi sempre più cari ai consumatori e i brand sono chiamati a considerare questo aspetto. Il packaging ideale del 2018 dovrà avere un design multiuso, poco ingombrante e dovrà essere riutilizzabile. Tra gli esempi più curiosi e originali possiamo citare Pizza Hut che l’anno scorso ha introdotto DJ Pizza Box, un packaging design che riproduce una console da DJ che opportunamente collegata al computer o allo smartphone via bluetooth consente di graffiare, riavvolgere, controllare l’intonazione e sfumare i brani musicali. Chi vorrebbe liberarsene? Sempre nel campo del food, non si può non ricordare Happy Eggs, un packaging sostenibile per uova realizzato in paglia pressata da Maja Szczypek. Economico e completamente biodegradabile ricorda al tatto, alla vista e anche all’olfatto le origini del prodotto che contiene. Nati da un’idea della designer Chelsea Briganti e Leigh Ann Tucker, sono invece i Loliware Edible Cups, bicchieri commestibili prodotti a partire da un materiale a base d’alga ed essenze naturali ottenute dalla frutta. Possono contenere acqua e altri liquidi freddi, ma anche gelati e dessert. Una volta finito il drink, Loliware si può sgranocchiare o compostare nell’umido, essendo naturale al 100% e completamente biodegradabile. E gli esempi potrebbero continuare. Del resto, offrire la possibilità di riutilizzare le confezioni consente ai brand di essere presenti per lungo tempo nelle case dei propri clienti anche dopo che il prodotto è stato utilizzato. Una leva di marketing estremamente interessante che tra l’altro aiuta a ridurre il volume dei rifiuti. ❚

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