Sfruttare i flussi di lavoro Intermediate e Late Binding

Come gestire le immagini RGB

Tabella comparativa tra Early Binding, Intermediate Binding e Late Binding

L’attuale specifica GWG 1v4 basata sul PDF/X-1a (ISO 15930-4:2003) è stata per molti anni lo standard di fatto per quanto riguarda l’interscambio di file PDF/X nel settore delle arti grafiche e come tale, nel corso del tempo, la sua evoluzione ha rappresentato una vera e propria sfida.

Sia l’industria della stampa sia le modalità di processare i PDF hanno subìto nel corso del tempo cambiamenti significativi. Il modello di pubblicazione multicanale sta assumendo molta più importanza rispetto al metodo convenzionale, dove i contenuti vengono preparati per una specifica condizione di stampa. L’editoria sta diventando sempre più indipendente dal supporto e dalla tecnologia di stampa utilizzata, di conseguenza è indispensabile un approccio più flessibile, al momento della creazione del documento. Il Ghent Workgroup ha creduto che fosse necessario mantenere le specifiche aggiornate con i più recenti sviluppi tecnologici e a tal proposito ha rilasciato lo scorso anno la nuova specifica GWG2015, basata sullo standard PDF/X-4 (ISO 15930-7:2010). Da qualche mese è anche disponibile una guida in italiano denominata GWG2015 PDF/X workflow, un progetto realizzato grazie al fondamentale supporto di Comunico Italiano (l’Associazione che riunisce le realtà imprenditoriali italiane del mondo della comunicazione), a cui seguiranno a breve dei corsi di formazione specifica rivolta sia ai creativi che agli addetti di prestampa. Il documento analizza a fondo il percorso che porta alla creazione di un buon PDF/X-4 e spiega come sfruttarne al meglio le potenzialità. La nuova specifica del Ghent Workgroup è la prima sul PDF che consente l’utilizzo di immagini RGB indipendenti dal media (sfruttando appieno le funzionalità offerte dai moderni flussi di lavoro), mentre quelle vettoriali e i testi devono ancora essere preparati e impaginati in Cmyk. Nelle arti grafiche è ormai pratica comune utilizzare e archiviare i file in modalità indipendente dal media. Il Ghent Workgroup supporta questo metodo di lavoro, consentendo alle immagini di rimanere in RGB durante la maggior parte del flusso di lavoro. I vantaggi derivanti dalla creazione di PDF con questo standard sono la facilità di fruizione nell’editoria elettronica, l’utilizzo dello stesso file per processi di stampa differenti e per sfruttare al meglio l’ampio gamut delle moderne macchine da stampa digitali e di grande formato. La dipendenza dalla quadricromia rimane per ora ancora un vincolo, al raggiungimento di una soluzione completamente indipendente dal media utilizzato, ma le future specifiche del Ghent Workgroup spingeranno sicuramente verso un approccio cross-media completo, invece che limitarsi alle sole immagini RGB. Ciò è particolarmente importante per i moderni canali di pubblicazione (come i contenuti per i tablet e i telefoni) dove l’ideale è avere immagini, testo e illustrazioni totalmente indipendenti dal media.

Impaginazione: sono possibili due diversi approcci

Uno è basato sul processo (preparato e ottimizzato per una specifica condizione di stampa): tutte le immagini devono essere convertite in Cmyk, specificando l’esatto intento di output. La tecnica di stampa utilizzata è fondamentale nella determinazione dello spazio colore di Cmyk utilizzato nel documento e negli elementi in esso contenuti (figura sottostante).

Esempio di flusso di lavoro basato per lo specifico processo di stampa

L’altro è indipendente dal media (non preparato e ottimizzato per una specifica condizione di stampa): le immagini non sono convertite in Cmyk e vengono impaginate nel documento con il loro spazio colore RGB originale. Durante l’esportazione in PDF o negli ultimi passaggi del flusso di lavoro, tutti i contenuti vengono convertiti in Cmyk (figura sottostante).

Esempio di flusso di lavoro indipendente dal media (per diversi processi di stampa)

Un flusso di lavoro dove ogni elemento (testo, immagini ed elementi vettoriali) è indipendente dal media (RGB) è al momento considerato troppo rischioso. A prescindere dal metodo che verrà utilizzato per le immagini, l’impaginato sarà sempre basato sulla specifica condizione di stampa (intento di output). Con il termine Binding si intende il momento in cui viene effettuata la conversione colore (per esempio da RGB a Cmyk) verso la condizione di stampa attesa. In un tipico flusso di lavoro per le arti grafiche ci sono tre possibili opzioni: Early Binding, Intermediate Binding e Late Binding. Di seguito si andranno ad analizzare solo le casistiche legate alla conversione delle immagini raster, poiché nelle raccomandazioni del GWG questi sono gli unici elementi che possono essere impaginati in RGB (figura sottostante).

Tabella comparativa tra Early Binding, Intermediate Binding e Late Binding

Early Binding: le immagini master vengono convertite in Cmyk immediatamente dopo la fase di ritocco, per esempio con Adobe Photoshop. Come utente, si ha il controllo totale sulla conversione andando a selezionare il profilo ICC, l’intento di rendering e la compensazione punto nero.

Intermediate Binding: le immagini vengono ritoccate e rimangono indipendenti dal media (RGB), per poi essere posizionate come tali nell’impaginato. Queste vengono convertite in Cmyk durante la creazione del PDF dal programma di impaginazione (dal profilo RGB incorporato a quello Cmyk del documento). Come utente, si ha il controllo sulla conversione andando a regolare le impostazioni dell’applicazione, la gestione colore del documento e i parametri di esportazione del PDF, potendo poi esaminare il file finale.

Late Binding: le immagini RGB vengono posizionate nell’impaginato e rimangono tali anche nel PDF generato. Per assicurare l’accuratezza cromatica, tutte le immagini devono avere incorporato il loro profilo ICC di origine. La conversione finale per la stampa verrà poi effettuata dal flusso di lavoro. Come utente, si ha poco controllo sulla conversione colore, perché questa viene gestita interamente dal sistema di output. Ciò consente l’utilizzo di spazi colore indipendenti dal media (non basati su specifico processo) come le immagini Cielab o RGB con profilo incorporato. Tutti gli elementi Cmyk devono essere preparati per la corretta condizione di stampa, prima che questi vengano impaginati e se incorporano un profilo ICC diverso di Cmyk, questo verrà ignorato. Spazi colore indipendenti dal media sono concessi solo per le immagini (raster o bitmap) e non per i testi e gli elementi vettoriali. Stessa cosa anche per le immagini che possono combinare insieme elementi raster e vettoriali (cosa possibile in Photoshop e Illustrator). Il motivo principale è che il testo o i vettori presenti in tali immagini possono portare a effetti indesiderati durante il processo di appiattimento della trasparenza.

Il flusso di lavoro GWG2015 Cmyk+RGB

La specifica GWG2015 è basata sullo standard ISO PDF/X-4. Attualmente solo Adobe InDesign (a partire dalla versione CS6) e QuarkXPress (a partire dalla versione 2015) supportano l’esportazione in PDF/X-4 direttamente dall’applicazione. A partire dalla versione 1.4, il PDF supporta un numero di funzionalità che non sono più compatibili con il formato PostScript (come la trasparenza nativa). Poiché anche il PDF/X-4 supporta queste funzionalità avanzate, è essenziale utilizzare l’esportazione diretta da Adobe InDesign, invece che distillare il file PostScript utilizzando Adobe Acrobat Distiller. Per esportare i file PDF con le immagini in RGB, l’impostazione da utilizzare è GWG2015 Cmyk+RGB. Queste impostazioni di esportazione per InDesign, evitano conversioni colore non volute, pertanto il PDF ottenuto conterrà immagini RGB con incorporato il proprio profilo ICC. Inoltre occorre assicurarsi che lo spazio di fusione trasparenze sia sempre identico allo spazio colore di output desiderato. Questa tipologia di esportazione è adatta solo per i flussi di lavoro Late Binding. Il vantaggio principale di un flusso di lavoro RGB è che l’ampio gamut delle immagini può essere mantenuto molto più a lungo, prima che il contenuto venga convertito in Cmyk. Ciò significa che la gamma cromatica completa dei colori può essere ottimizzata in funzione delle diverse tecniche di stampa. Ogni file PDF/X contiene un intento di output con associato un profilo ICC. Se un elemento del file ha un profilo incorporato, la conversione da questo all’intento di output sarà influenzato: dal profilo ICC incorporato nell’elemento, dai valori in pixel dell’elemento con profilo, dall’intento di rendering e dal profilo ICC indicato nell’intento di output del PDF/X. In altre parole, quando si discute degli aspetti del colore negli elementi di un determinato file, ciò che è veramente importante sono i valori Cmyk finali (eventualmente convertiti). Questi devono essere utilizzati per qualsiasi ulteriore trasformazione del colore, sia per la prova cartacea che per la stampa finale. Se un elemento è parte di un gruppo di trasparenze, il calcolo degli effetti di trasparenza avviene utilizzando i valori Cmyk. Esiste una sola eccezione a questa regola: nei gruppi isolati di trasparenze in cui un elemento del gruppo è etichettato con uno spazio colore basato su ICC, la conversione di tutti gli elementi del gruppo verrà eseguita a quel profilo ICC specifico. Poiché i valori Cmyk finali per tutti gli elementi RGB sono definiti esplicitamente nel file PDF/X-4, ci si potrebbe chiedere perché questo sia il modo migliore di agire e quale ne sia il vantaggio. Il miglior risultato di stampa si ottiene se le conversioni di colore sono eseguite solo quando si conosce la condizione di output finale. In un file PDF/X-4, questa è definita dall’intento di output e dal relativo profilo ICC. Non appena il file PDF/X-4 è stato creato, l’intento di output (e quindi la «ricetta» per convertire qualsiasi elemento RGB in Cmyk) è fisso, ma è ancora possibile in seguito modificare l’intento di output del file PDF/X-4, tenendo conto di quanto segue: se è stata creata una prova colore per il file PDF/X-4 originale, questa non sarà più valida dopo che l’intento di output è stato modificato; gli elementi trasparenti potrebbero essere ricalcolati con diversi valori di Cmyk, poiché il calcolo degli effetti di trasparenza avviene utilizzando il profilo ICC dell’intento di output; per la conversione delle immagini in RGB con profilo incorporato o Cielab, viene utilizzato il profilo ICC dell’intento di output, quando viene modificato, è possibile ottenere un risultato di conversione migliore per quella particolare condizione di stampa; testi, elementi vettoriali e tutti i grafismi dell’impaginato già separati in Cmyk, non corrispondono più all’intento di output modificato, devono quindi essere convertiti dalla vecchia alla nuova condizione di output, utilizzando la tecnica di conversione colore device link. Questo flusso di lavoro è particolarmente indicato quando il file è soggetto a output diversi o in presenza di reparti stampa molto eterogenei (digitale, offset, grande formato ecc.) dove è fondamentale trattare gli asset in modo corretto per avere un flusso di lavoro snello, affidabile e che dia garanzie di accuratezza cromatica.

 

 

 

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