Prestampa&Etichette

Etichetta accattivante? Merito della prestampa!

La creatività deve sposarsi alla tecnica per creare un prodotto che sia stampabile.
In prestampa un flusso produttivo il più possibile sicuro e automatico diventa strategico per lavorare sull’etichetta. Il primo passo consiste nell’implementare un meccanismo di ricezione file basato sul Web a cui è collegato un programma che smista i file verso il controllo preventivo dei PDF.

Il settore dell’etichetta non è passato indenne alla rivoluzione tecnologica che ha investito le metodologie di prestampa; come tutti gli altri settori, dal commerciale al packaging, c’è stato un forte cambiamento sia a livello di strumenti software che di formati.
A questo poi vanno aggiunti i profondi cambiamenti nel flusso di produzione, nel rapporto che intercorre tra aziende di stampa e clienti e l’avvento della stampa digitale che ha favorito la nascita di nuove aziende.
Tutti insieme questi fattori hanno costretto le aziende di settore a rivedere i loro metodi di lavoro e gli strumenti impiegati per realizzarlo.
Gli etichettifici presenti sul mercato italiano si suddividono in micro, medie e grandi imprese; questa differenza dimensionale si riflette sugli strumenti software in dotazione nei reparti di prestampa.
Oggi i programmi più utilizzati per finalizzare le etichette prima dell’invio in stampa sono principalmente due: Adobe Illustrator e ArtPro di Esko-Artwork. Il primo è più diffuso nelle piccole aziende mentre il secondo è utilizzato nella media e grande azienda. Accanto a questi programmi ne esistono altri, sotto forma di plug-in o come veri e propri software stand-alone ma, in generale, il mercato è appannaggio di quelli appena citati. A volte vengono impiegati i software per l’impaginazione come InDesign e XPress perché alcuni clienti si appoggiano a studi grafici esterni che sanno lavorare solo con questi programmi ma, è bene sottolineare, tali software non hanno le caratteristiche giuste per gestire la creazione di un’etichetta soprattutto se complessa e ricca di nobilitazioni.

Dal punto di vista del formato di interscambio tra cliente e stampatore il PDF, già da qualche anno, è quello più diffuso. Abbiamo chiesto a diversi etichettifici la percentuale di fornitura di file in formato PDF e quasi tutti hanno detto che si attesta sul 90% del totale. Questo dato mette in evidenza un altro aspetto importante e cioè che la progettazione grafica dell’etichetta è esterna all’azienda di stampa nonostante quasi tutti gli etichettifici dichiarino di essere in grado di offrire tale servizio.
A fronte di questa situazione si può affermare che oggi l’etichettificio si trova nelle stesse condizioni delle altre aziende di stampa: deve «mettere le mani» su file PDF prodotti da altri per renderli idonei alla stampa e in linea con le esigenze del cliente. Ecco questo è il punto importante su cui fermarsi a riflettere perché nel settore del labeling è sempre necessario intervenire sul file con modifiche legate alla gestione dei colori speciali (Pantone e non solo), all’applicazione del trapping, al controllo della definizione delle aree coinvolte nella finitura (verniciature, rilievi, lamine ecc.), alla sistemazione dei testi per il rispetto delle normative vigenti e altro ancora.

L’editing del pdf

Per poter intervenire sul PDF fornito il software in uso deve operare in modo nativo sul file. Chiariamo prima però il significato di editor nativo PDF perché su questo c’è confusione. Il PDF è un formato le cui specifiche sono state riconosciute come standard da ISO; questo significa che le software house che intendono sviluppare programmi in grado di fare editing sul PDF hanno tutte le informazioni necessarie per poterlo fare. Un software in grado di editare in modo nativo un PDF deve non solo rispettare queste specifiche ma soprattutto non deve in nessun modo operare delle trasformazioni sugli oggetti presenti nel PDF per poterli rendere manipolabili.
Un esempio aiuta a capire. I testi presenti nel PDF dell’etichetta possono essere convertiti in tracciati oppure mantenuti nel formato nativo del font a cui appartengono. Alcuni software all’atto dell’apertura del file PDF operano in automatico una conversione in tracciati allo scopo di eliminare qualsiasi problema legato alla gestione del font ma, è bene ricordare, tale procedimento rende difficilissima se non impraticabile la modifica dei testi stessi in presenza di errori o in caso di modifiche.

Quindi una caratteristica che gli editor PDF definiti «nativi» devono avere è quella di mantenere, all’atto della apertura del file, la struttura originaria e abilitare poi tutte le modifiche necessarie. Perché se è vero che le etichette sono file grafici formati da un solo soggetto è altrettanto vero che spesso sono molto complessi poiché in esso si combinano elementi vettoriali, effetti di trasparenza, immagini e sfumature. I pericoli legati a una parziale interpretazione della struttura e degli oggetti presenti nel PDF sono quelli di allungare i tempi di lavorazione e di perdere, nei casi peggiori, elementi della grafica.
La scarsa conoscenza delle problematiche di stampa da parte di chi progetta l’etichetta e la complessità di certi lavori è tale da rendere la vita difficile anche ai software più potenti, per questo è fondamentale prestare grande attenzione nella scelta del programma di editing.

Il flusso ideale

I tempi di lavorazione molto stretti hanno costretto gli etichettifici di qualsiasi dimensione a dotarsi di un reparto interno di prestampa. Nel caso di piccole aziende c’è un solo operatore che deve occuparsi di tutto: dal controllo, all’editing fino all’esecuzione dello “step&repeat”. Diventa per questo strategico che il flusso produttivo sia il più possibile sicuro e automatico: il primo passo consiste nell’implementare un meccanismo di ricezione file basato sul Web a cui è collegato un programma che smista i file verso il controllo preventivo dei PDF.
Di soluzioni ne esistono tante; si realizzano combinando portali Web che si interfacciano con il gestionale per la notifica della commessa all’ufficio tecnico e con programmi di preflight funzionanti per hot folder.
Un approccio di questo tipo consente di raggiungere due obiettivi: tracciamento e contabilizzazione dei tempi improduttivi dovuti a errori di invio o presenti nel file, controllo preventivo del PDF che evita l’immissione di lavori gravemente errati nel flusso produttivo facendo così risparmiare tempo all’operatore di prestampa.
Superato il controllo, il lavoro deve trovare riscontro nelle informazioni presenti in commessa e poi verificato manualmente con il software in dotazione. In genere i controlli sono molto accurati per tutti gli aspetti inerenti la verifica delle sovrastampe, delle trasparenze, la posizione rispetto alla grafica delle zone su cui dovranno essere applicate le nobilitazioni, come la stampa a caldo e rilievi a secco.
Terminati i controlli si realizza una bozza in formato PDF da inviare al cliente per l’ottenimento del Visto si Stampi.
È un dato di fatto che nelle etichette sono sempre presenti colori speciali oltre a CMYK; proprio per questo è pratica abbastanza diffusa cercare di ottimizzare il numero di inchiostri da impiegare in stampa intervenendo sulle separazioni dei colori del file. Questo significa che, soprattutto per la parte raster dell’etichetta, l’operatore su indicazione dell’ufficio tecnico debba intervenire sulla struttura delle immagini al fine di sostituire uno o più colori di quadricromia con uno o più Pantoni già presenti nel file. Questa operazione, realizzabile con software dedicati o con Photoshop, richiede che l’operatore abbia adeguate conoscenze, riconfermando ancora una volta che in una moderna azienda la tecnologia deve essere gestita da personale competente e opportunamente formato.

Un editor nativo
Packz è un editor nativo PDF multipiattaforma per etichette e packaging creato dalla Hybrid software, azienda belga nata nel 2007 presente in Italia con una sede operativa.
«Per fare tutte le lavorazioni che un’etichetta può richiedere c’è bisogno di un software dedicato – ci ha detto Luca Rossi, Solution Engineer di Hybrid software, che prosegue – da tempo il PDF è il formato con cui vengono inviati i file allo stampatore. Per rendere possibile, veloce e sicuro l’editing del file, Hybrid software ha creato Packz che, a differenza di altri programmi, interpreta e mantiene il PDF nel formato nativo. Il nostro software non applica alcuna trasformazione al file ma lo lavora mantenendo oggetti e struttura nel formato originale, quello con cui è stato fornito allo stampatore. A differenza altre soluzioni concorrenti, il nostro file rimane un PDF a tutti gli effetti e non viene trasformato in un file con una propria struttura proprietaria incapsulato all’interno di un PDF.
«Packz all’apertura del file PDF non va a rasterizzare nulla, non vettorizza i testi, non opera trasformazioni sugli oggetti per renderli editabili. In quest’ottica va vista la funzione di trattamento del testo; infatti quando viene aperto un file PDF il programma acquisisce tutte le necessarie informazioni sui font utilizzati. Come sappiamo una delle caratteristiche più importanti che il PDF ha sempre avuto riguarda proprio la gestione del testo; quando si crea un PDF gli applicativi consentono di inglobare un subset di caratteri del font utilizzato. Packz è in grado di riconoscere e utilizzare queste informazioni in modo da abilitare la modifica del testo senza dover fare riferimento ad alcuna font esterna. Qualora fosse necessario eseguire una modifica che impiega un carattere non presente nel subset, Packz chiede di individuare un font sul system del computer ma ne limiterà l’utilizzo ai soli caratteri non presenti nel subset. Questo approccio evita il pericolo di andare a sostituire con fonti simili i font originariamente inseriti nel file e evita la conversione in tracciati. Un’altra funzione molto importante riguarda la trasparenza; spesso questi effetti giungono allo stampatore in forma «appiattita». Quando sono coinvolte delle immagini, l’appiattimento della trasparenza causa un effetto collaterale che limita notevolmente l’editabilità: la suddivisione della grafica in tanti piccoli oggetti. Packz riesce a ricomporre l’immagine andando a riconoscere i vari elementi abilitando così le necessarie modifiche. Nel caso sia necessario intervenire sulle immagini presenti nel PDF Packz può interloquire con Photoshop in tempo reale.»

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