Energia

ETS: nel DL Energia un passo chiaramente non sufficiente per garantire la competitività delle imprese

Assocarta con le associazioni aderenti al Tavolo della domanda di energia di Confindustria. Le imprese italiane non possono seguitare a reggere il confronto impari con il sistema industriale europeo, in cui è presente da diversi anni uno schema di compensazione del 75% del costo dell’anidride carbonica trasferito nel prezzo dell’energia elettrica, mentre i fondi oggi disponibili in Italia permettono una copertura di poco superiore al 20%. Considerando che tale divario pesa per oltre 15 €/MWh, lo squilibrio che si viene a formare rischia di essere determinante nel delicato equilibrio del libero mercato europeo, e costringe la manifattura italiana a cedere irreversibilmente importanti quote di mercato.

L’approvazione dell’emendamento che raddoppia il Fondo per la Compensazione dei Costi indiretti della CO2 solo a partire dal 2025 è quindi un passo insufficiente e deve essere parte di un percorso di allineamento rispetto allo standard previsto dalla Direttiva e già applicato in tutta Europa.

Considerando la centralità del pacchetto ETS nell’ambito del Green Deal, è assolutamente necessario allineare la norma italiana a quella di Francia, Spagna e Germania, che attraverso tale compensazione tutelano la competitività delle proprie imprese dalla concorrenza aggressiva dei Paesi extra UE, in cui non sono previsti gli stessi standard ambientali europei. Allo stesso modo è importante sostenerne la competitività di altri settori energivori, a rischio di carbon leakage ed hard to abate, quali ceramica, vetro, cemento, ad oggi esclusi da queste compensazioni.

Confindustria invita il Governo a completare il percorso di recepimento della direttiva ETS prevedendo che il fondo sia opportunamente dimensionato in base ai costi reali della CO2, che è pari a oltre tre volte rispetto al valore 2020, anticipando gli effetti del DL Energia già nell’immediato, senza dover attendere il 2025.

I produttori europei devono saper farsi carico della forte spinta che arriva dai Paesi extra UE, operando in mercato unico europeo non viziato da norme applicate in modo disomogeneo.

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