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Gruppo Masserdotti, stampare fa rima (anche) con ascoltare

Digitale, sostenibile e soprattutto fisica e umana. La stampa del futuro secondo Alberto Masserdotti, senza fare sconti alle frasi fatte che echeggiano sul mercato. L’importanza di sapere ascoltare il cliente ed entrare nel merito di ogni singola applicazione.

Esperienza pluriennale, continui investimenti in ricerca e sviluppo, pioniere della stampa digitale in Europa. Il Gruppo Masserdotti ha maturato nei decenni una lunga e solida esperienza nel mondo della comunicazione, spaziando dalla digital decoration al digital signage, in ambiti pubblici e privati, in ambienti esterni ed interni, forte di un gruppo di professionisti con preparazioni tecniche e ruoli specializzati capaci di coprire qualsiasi esigenza. Caratteristiche che gli consentono di operare sul mercato in qualità di partner tecnologico industriale, per progetti di visual communication con un focus sull’evoluzione del retail da negozio a media. Perciò, temi come digitalizzazione, sostenibilità e competenze per il Gruppo Masserdotti sono di casa da tempi non sospetti, dal momento che hanno rappresentato i motori dell’evoluzione della società bresciana.

Proprio per questo motivo, ci siamo rivolti ad Alberto Masserdotti, ceo del Gruppo Masserdotti, per fare il punto sui luoghi comuni della stampa digitale, tecnologia che ha trasformato in profondità il settore della comunicazione visiva con la sua carica di innovazione, conquistando il mercato a suon di velocità e flessibilità. Ricorderemo tutti sicuramente i vantaggi, fin dal principio segnalati, legati alla possibilità di realizzare tirature limitate per elaborare offerte sempre più personalizzate, oltretutto in tempi più rapidi del solito, migliorando enormemente il time-to-market. Insomma, la stampa digitale fin da subito è apparsa la tecnologia più idonea per i tempi accelerati che si profilavano all’orizzonte, in grado di soddisfare tempestivamente la richiesta più specifica e improvvisa del cliente, anche in nuovi settori merceologici, uno su tutti per esempio la decorazione di interni.

Forse non è esagerato usare il termine di rivoluzione per la stampa digitale. Ciò non toglie, però, che qualche mito da sfatare tuttavia esista in merito a questa tecnologia. Spesso la stampa digitale è descritta come una tecnica semplice da eseguire. Quante volte abbiamo sentito dire che basta schiacciare il “famoso” bottone per ottenere risultati di qualità in grado di rispondere “magicamente” alle aspettative del cliente? Ebbene, una credenza lontana dal vero, secondo Alberto Masserdotti che infatti, interrogato sul punto, spiega come in realtà «ci sono un sacco di insidie dietro la stampa, come le curve colore o le ottimizzazioni». Aspetti che, di conseguenza, meritano la massima considerazione all’interno di qualsiasi azienda che ha scelto di inserire con successo la stampa digitale al proprio interno, soprattutto coltivando con attenzione le competenze dei propri operatori. Anche la stampa digitale, quindi, contempla una serie di sfide tecnologiche tutt’altro che banali e niente affatto scontate, che non possono non essere raccolte e affrontate per ottenere i risultati di business promessi.

Avanti con il green

Vi sono, poi, luoghi comuni che possono essere considerati veri, alla luce dell’esperienza condotta con la stampa digitale da ormai tre decenni. Il Gruppo Masserdotti, infatti, nato come realtà artigianale nel 1967 e negli anni divenuto una vera e propria realtà industriale, ha installato nel 1992 la prima tecnologia di stampa digitale, vestendo allora i panni del pioniere, non solo in riferimento al mercato italiano, ma persino a livello europeo, figurando come prima realtà ad adottare la nuova tecnologia a livello continentale. Ebbene, la digitalizzazione ha sempre richiamato il concetto di sostenibilità, presentandosi come una risposta valida e credibile alle esigenze green che già caratterizzano i mercati globali e le iniziative delle organizzazioni internazionali dagli anni Ottanta almeno. Oggi, a distanza di tre decenni esatti, secondo Alberto Masserdotti la stampa digitale può sfoggiare lo scettro di tecnica più sostenibile. «Gli inchiostri sono certificati e i supporti anche». Parole che confermano come la sostenibilità della stampa digitale sia un dato oggetto, grazie alle certificazioni da essa ottenuta negli elementi fondamentali che la compongono.

Certamente, per lungo tempo l’applicazione green è stata percepita nell’opinione pubblica come più costosa. Alcuni clienti con capacità di spesa hanno cominciata a richiederla soprattutto per motivi di immagine, allo scopo di comunicare al mercato la propria scelta di avere sposato una causa decisiva per le sorti dell’ambiente e dell’umanità. Oggi l’applicazione green è sempre più diffusa e apprezzata da fasce di mercato sempre più ampie, grazie ad una sensibilità verde riconosciuta finalmente come un valore comune del nostro vivere quotidiano. Ciò non toglie, tuttavia, che non ha tutti i torti chi afferma che la stampa green costi di più. Anche in questo caso, come nel precedente, bisogna ammettere che questa opinione non è proprio un luogo comune, secondo Alberto Masserdotti: «È un dato di fatto, le materie prime costano di più».

Luogo comune o verità?

Altri luoghi comuni sono più complessi da giudicare, proprio perché difficilmente la realtà si presenta come una specie di monolite liscio e inscalfibile, capace di mettere tutti d’accordo per la sua evidente solidità. Molto più frequentemente, infatti, la realtà assomiglia a una corrente in continuo divenire, pronta ad accelerare o a rallentare sorprendentemente nelle direzioni più imprevedibili. Di conseguenza, talvolta può capitare di non essere in grado di dare giudizi definitivi sulle tendenze del mercato e sulla validità di uno specifico orientamento. Troppi gli elementi in gioco e i tasselli ancora da incastrare. Un esempio, in questa direzione, arriva dalla considerazione delle materie plastiche che la sensibilità per l’ambiente, divenuta valore comune e fondante, vorrebbe tutte eliminare perché parimenti inquinanti. Secondo Alberto Masserdotti, un giudizio «apparentemente vero, ma nel concreto la filiera 100% green non è ancora a posto del tutto». Ecco perché, su questo tema, i giudizi tranchant possono risultare inappropriati, apparendo più ideologici anziché realistici. Per competere sul mercato, infatti, bisogna entrare nel merito delle opportunità che di volta in volta si presentano, per esempio utilizzando le materie plastiche con contezza e senza facili demonizzazioni. Sapendo, naturalmente, che la tendenza green è sempre più dominante, la strada è indubbiamente tracciata, ma non servono accelerazioni inopportune o addirittura esasperazioni.

Per quanto riguarda sempre la capacità di entrare nel merito delle specifiche situazioni e delle particolari applicazioni, un luogo comune da sfatare è considerare la stampa a 300 dpi come lo standard sempre corretto da seguire e applicare. «Se fai un campo da calcio non serve, dipende dalle dimensioni che devi stampare», avverte Alberto Masserdotti. Per questo motivo è importante porsi sul mercato come un partner e fare cultura tra i clienti sulla qualità effettivamente necessaria alle applicazioni richieste, questione per certi aspetti spinosa, perché va sapientemente calibrata al contesto specifico, anziché darla generalmente per scontata, come non di rado avviene.

L’uomo fa la differenza

Proprio per questo motivo, è quasi doveroso insistere sul tema delle competenze. Talvolta diventa fin troppo facile credere che la digitalizzazione e l’automazione stiano togliendo valore e importanza al lavoro umano, come se la macchina bastasse a se stessa. Ebbene, coerentemente con le riflessioni sin qui esposte, Alberto Masserdotti fa suo il convincimento secondo il quale l’operatore di stampa in realtà fa la differenza. Per il numero uno del Gruppo Masserdotti, ciò è vero «sempre e per ogni lavoro, non esiste solo la macchina da stampa». Indubbiamente una buona notizia per il mondo della comunicazione, davvero difficile da immaginare senza l’apporto creativo e tecnico dell’uomo.

D’altra parte, quando oggi si disquisisce del rapporto tra uomo e macchine, nell’era del web, della robotica e dell’intelligenza artificiale, anche in questo diventa sin troppo facile abbandonarsi a scenari futuristici che senza accorgersene sforano nella fantascienza, delineando orizzonti di macchine che parlano tra di loro con uomini e donne intrappolati in domini virtuali. Come ha raccontato Masserdotti, stampare significa entrare nel merito, toccare con mano, ricorrere alle competenze, insomma parliamo di un’attività estremamente e inesorabilmente concreta. Anche in futuro continuerà ad esserlo, proprio come in passato. Internet è un canale in più che non deve spaventare e che, soprattutto, non decreterà la fine della stampa, come recita l’ultimo luogo comune di questa carrellata. Come afferma infatti Alberto Masserdotti, alla guida di un Gruppo che ha fatto della lungimiranza un fattore decisivo per la sua competitività sul mercato, «lo spazio fisico servirà sempre».

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