Come l’automazione e la digitalizzazione stanno modificando l’organizzazione e i processi produttivi secondo Heidelberg. Che cosa succede in azienda: la robotizzazione delle macchine, il cloud e il ruolo dell’operatore.
Vi sono diverse motivazioni che spingono l’essere umano al miglioramento in diverse sfere della vita; una di queste è adattarsi all’ambiente. L’agire dell’uomo determina un cambiamento nell’ambiente che a sua volta provoca la motivazione a nuovo miglioramento e così via. In un circolo che definire virtuoso o vizioso talvolta pone dubbi, ma che vede la tecnologia come strumento per plasmare questo cambiamento. In questi ultimi anni grazie al contributo che i Governi hanno messo in atto per favorire lo sviluppo e l’ammodernamento dei processi produttivi, anche il comparto della stampa ha subito un notevole “svecchiamento” abbracciando più o meno amichevolmente, le linee guida dettate da Industry 4.0 e prima ancora dalle politiche dei “super ammortamenti”.
Abbiamo quindi chiesto a due player primari del settore della stampa offset, come le rispettive case produttrici hanno supportato questo cambiamento, epocale per certi versi, che ha visto l’Italia schizzare ai primi posti nelle vendite di gruppi stampa. cercando di focalizzare i due interventi con approcci complementari intorno al tema: l’automazione dei processi e l’integrazione dell’intera supply chain con la macchina da stampa da un lato e poi le soluzioni tecniche che consentono alla macchina di essere un centro produttivo quasi completamente autonomo, tanto da indurci a porre la domanda: ma la macchina che stampa da sola esiste già?
Mi piace qui citare una scenetta riferitami da Carlo Carnelli (Color Consulting), cui egli ha assistito durante un recente meeting negli Stati Uniti, dove si disquisiva con studenti, dell’automazione dei processi di stampa. Questi ultimi chiedevano: ma perché non possiamo stare a casa nostra e interagire con la macchina da stampa mediante la realtà virtuale, invece di recarci fisicamente in tipografia a stampare? Possibilità che teoricamente non sarebbe neanche impossibile da realizzare robotizzando ciò che resta da robotizzare sulla macchina da stampa. Dopo di ché la domanda che sorge spontanea è: a quel punto dopo avere investito milioni di euro per robotizzare la macchina, quanto potrebbe ancora servire l’operatore, data la pervasiva introduzione e probabile evoluzione degli algoritmi di intelligenza artificiale?
Il flusso intelligente
Con Ernesto Pini, product manager presso Heidelberg Italia, il focus delle riflessioni è teso a sviscerare come l’automazione e la digitalizzazione sta modificando l’organizzazione e i processi produttivi nella stampa. Heidelberg, avendo un portafoglio di soluzioni lungo tutta la filiera della stampa è senz’altro un interlocutore privilegiato in questo senso.
Sono ormai anni, dice Ernesto, che Heidelberg ha intrapreso in maniera decisa la strada della digitalizzazione delle proprie soluzioni di stampa prestampa e post stampa, passando da una logica di impianto a quello dell’integrazione degli impianti in un unico flusso intelligente che ha come denominatore comune i dati. Il fatto di avere nel portafoglio una gamma di soluzioni che coprono l’intero flusso di lavoro, dal CTP alla finitura, senz’altro rappresenta un vantaggio competitivo in sé, oltre che consentire una più agevole integrazione con i sistemi gestionali e tutte le aree produttive che interscambiano i dati. Qui il riferimento a Industria 4.0 è evidente perché prerogativa fondamentale per accedere alle agevolazioni è appunto la necessità che gli apparati condividano i dati di produzione con i sistemi informativi dell’azienda. Nell’idea Heidelberg un database SQL centralizzato dialoga con tutti i dispositivi per raccogliere i dati che andranno processati. Ma oltre a quest’architettura, ormai consolidata e ampiamente sperimentata in numerose installazioni, il passo successivo è ora quello di spostare il centro delle attività sul cloud, attraverso un portale che funga da accesso interno ed esterno a tutti i dispositivi e le soluzioni del network. Quello che è più sovente vedere in soluzioni di brand di stampa digitale, vede nella soluzione di Heidelberg Customer Portal una simile filosofia, ma legata anche ai flussi di stampa offset. Connettendo un mondo che anche fisicamente si può trovare all’esterno, grazie all’uso di interfacce di uso comune come smartphone o tablet per gestire attività, come ad esempio, l’approvvigionamento di consumabili (eShop). Ma ancora più in dettaglio, anche a livello di preventivazione, prima ancora quindi che una commessa di lavoro sia aperta, tutti i consumabili necessari alla potenziale produzione possono essere verificati in termini di disponibilità a magazzino, con un’analisi di ciò che è disponibile, ciò che sarebbe meglio utilizzare e che quindi è possibile ipotizzare di proporre in via preferenziale e, evidentemente, ciò che va ordinato. La logica di produzione si è evoluta quindi da un concetto di prodotti singoli a prodotti “intelligenti” in cui i dati tecnici di commessa sono condivisi e gestiti in un flusso. L’integrazione dei dati a livello gestionale consente l’ottimizzazione e il controllo della produzione, trasformandola in un servizio integrato e gestibile attraverso interfacce e App su cloud. Verso lo step ulteriore che prevederà l’utilizzo di una piattaforma unica e centralizzata disponibile da tutti gli utenti interni e esterni all’azienda attraverso un sistema di accounting. Allo stato attuale dello sviluppo di questo sistema coesistono tre portali, uno per l’eShop già citato con circa 450 clienti collegati, uno denominato Assistant, per gestire il service con la diagnostica, con la manutenzione preventiva e anche predittiva che è in grado di suggerire, sulla base dei dati rilevati, interventi idonei a scongiurare rotture e guasti e sul versante gestionale, centralizzando e condividendo i dati della produzione dalla preventivazione alla consuntivazione, alla reportistica. E poi c’è il Prinect, il database centralizzato che consente di allineare i dati e scambiarli lungo tutta la produzione. Il tutto dovrebbe confluire una volta integrato in un unico prodotto che viene identificato come l’Heidelberg Customer Portal.
I vantaggi per l’azienda
Ma che impatto ha avuto questo processo di riorganizzazione nelle aziende, il ritorno dell’investimento è tangibile? Alla domanda Ernesto Pini di Heidelberg osserva che il mercato italiano e quello internazionale riferito ai paesi tradizionalmente più votati a questo tipo di approccio (Germania, Stati Uniti in primis) forniscono feedback diversi, dove l’Italia, causa il suo differente assetto del tessuto produttivo ricco di micro e piccole aziende, è più lento ad assimilare questa mentalità tipica delle aziende fortemente ingegnerizzate. Nonostante questo, 3 o 4 aziende italiane hanno installato tutta la soluzione di automazione e il trend positivo si osserva chiaramente. Un esempio su tutti, un’azienda all’interno del mercato italiano, nonché parte di un gruppo multinazionale, che utilizzando buona parte del flusso di lavoro Prinect Heidelberg con la massima automazione, ha adottato il sistema “push to stop” ovvero la pianificazione e sequenza dei lavori in macchina avviene automaticamente, lo smistamento delle lastre sui trolley per il trasporto a bordo macchina è automatico, i lavori quindi procedono in sequenza in modalità automatica, come da programma inviato in precedenza al cockpit della console di comando della macchina da stampa. A questo punto viene effettuato un check di corrispondenza tra il lavoro programmato e le lastre sul trolley, trolley che una volta riconosciuto dal sistema, attraverso un sistema di “ascensori” e autoplate, permette il caricamento automatico delle lastre sul relativo gruppo stampa. Nel frattempo, i presettings dello specifico lavoro vengono trasferiti in macchina, e il lavoro può procedere, fino allo stop da parte dell’operatore. Come la storia insegna, le grosse realtà gettano le basi del cambiamento, poi a ruota tutto il mercato converge per mantenersi su un livello di competitività accettabile. Questo processo potrà magari favorire l’aggregazione di aziende piccole e medie per fronteggiare il mercato con maggiori risorse? Sul piano del risparmio che l’automazione effettivamente consente Heidelberg fornisce dei dati che mettono in luce come l’investimento nei software di workflow (Prinect Tools) grazie all’automazione delle operazioni di preflight e processing e alla riduzione di potenziali stop e errori di procedura, è particolarmente vantaggioso. Considerato che le tirature tendenzialmente diminuiscono e le commesse di conseguenza dovrebbero aumentare, i benefici sono reali. Evidente l’automazione dell’intera catena produttiva e specificatamente dell’avviamento della macchina da stampa è il focus su ci si concentra. Non avrebbe senso proporre sul mercato una nuova macchina come la XL da 21.000 copie/h se il flusso a monte e a valle non consentisse di gestire questa produttività senza colli di bottiglia. Alimentare questi “mostri” certamente richiede anche sul piano commerciale un’integrazione con tutto il flusso produttivo. Infatti è questa la logica del portale in cloud per la gestione degli ordini. Dove il cliente, tramite un account dedicato può creare il proprio lavoro, creare un preventivo, programmare una ristampa di un ordine già fatto, con una proiezione dei tempi di consegna, e in funzione del tipo di permission, monitorare lo stato di avanzamento del lavoro.
La macchina e l’operatore
Passando al capitolo operatore della macchina stampa, chiedo ad Ernesto Pini come questo processo di estrema automazione viene “digerito” dagli stampatori, se rappresenta una perdita di potere che mette in ombra l’esperienza maturata in anni di pratica, oppure un’opportunità di fare un salto di qualità nel proprio ruolo. La prima opzione sembrerebbe quella che prevale, quanto meno come approccio iniziale e soprattutto da parte di addetti con molti anni di esperienza. Oggettivamente è un timore che pervade tutti i settori produttivi, particolarmente in questo periodo in cui lo spettro dell’intelligenza artificiale, aleggia in modo minaccioso sulle nostre teste. In linea teorica un operatore dovrebbe sentirsi maggiormente tutelato da una macchina che “stampa da sola”, anche rispetto a possibili errori nelle regolazioni, potendosi concentrare sull’analisi e interazione con l’algoritmo di intelligenza artificiale (schedulatore elettronico), che sottopone la corretta sequenza dei lavori, in funzione di un’ottimizzazione della produttività che tiene in conto svariati fattori. Processo decisionale verso il quale l’operatore mantiene autonomia, potendolo avallare o modificare, sapendo che tutto viene tracciato, sulla scorta dell’esperienza personale o della particolarità di certe lavorazioni previste. Senz’altro è un bel punto di partenza sapere che il software ha già fatto tutta una serie di considerazioni che tengono in considerazione lo storico della produzione e tutte le variabili coinvolte. Pensiamo a una macchina bivalente, dove la scelta di come alternare lavori tradizionali e UV, con le sequenze dei colori da cambiare, formati e supporti da cambiare, le tirature, le consegne, ecc. Un’analisi automatica che sgrezza questa analisi e sottopone un lavoro all’operatore di macchina già “premasticato” è senz’altro un notevole aiuto.
Il giusto equilibrio
Cosa manca allora perché la macchina da stampa lavori completamente in autonomia? Non molto, ci conferma Pini, vi sono già installazioni in cui le operazioni manuali residue sono legate alla movimentazione delle materie prime e delle lastre fino a bordo macchina, per il resto la macchina seleziona il lavoro da stampare, verifica che tutti i materiali caricati siano quelli giusti dopo di ché avvia la produzione. Non serve più uno stampatore esperto? Il mio punto di vista (ma credo anche quello di Heidelberg), non è questo: le macchine intelligenti non possono comunque prevedere tutte le eventualità e imprevisti che possono accadere in un processo come l’offset dove le variabili in gioco sono molto delicate e richiedono un equilibrio da preservare. L’operatore deve avere una solida competenza tecnica e di approccio metodologico, non solo pratica di lavoro, per interpretare correttamente e intervenire quando il sistema da solo non riesce a risolvere il problema. L’abilità nel problem-solving deve essere impiegata ponendo le domande corrette al sistema e interpretando correttamente i dati forniti. Come dire: bisogna diventare competenti nel porre le domande giuste all’intelligenza artificiale per ottenere le risposte corrette ai problemi.