I Boroli lasciano Deaprinting

L’ex stabilimento Officine Grafiche Novara, attuale Deaprinting, non è più di proprietà della famiglia Boroli. Lo storico impianto di produzione della De Agostini è stato infatti ceduto dagli azionisti Alberto e Andrea Boroli alla finanziaria milanese Mascagni, facente parte di Tim Management, società attiva nel settore delle ristrutturazioni aziendali. La cessione è avvenuta per il 100% delle quote e il nuovo consiglio di amministrazione è presieduto da Federico Cherubini, già al vertice del Gruppo Seregni ed ex presidente dell’Unione Industriali Grafici e Cartotecnici di Milano, mentre il nuovo amministratore delegato è Cesare Tocchio. Si conclude così il tentativo di rilancio dell’azienda da parte della famiglia Boroli che aveva anche imboccato la via della ricapitalizzazione stanziando la bellezza di 5 milioni di euro per far fronte al calo delle commesse causato dalla crisi del settore grafico. Da qualche tempo inoltre la sede produttiva si era lentamente staccata dalla casa madre, per la quale in passato stampava tutte le pubblicazioni, e si era posta sul mercato come stampatore non esclusivamente per le pubblicazioni De Agostini. Deaprinting dal 2004, aveva anche percorso una lunga fase di riorganizzazione del lavoro e degli impianti per far fronte al cattivo andamento del mercato della stampa.

Professionisti delle ristrutturazioni

«La Tim Management», spiega Cesare Tocchio, «dal 1987 offre servizi di assistenza manageriale ad aziende che si trovano in una fase di transizione o di sviluppo. Con questa mission è facile immaginare il perché siamo entrati in contatto con realtà appartenenti al settore grafico che notoriamente sta attraversando, ormai da parecchio tempo, un profondo processo di ridimensionamento. Nello specifico negli anni scorsi siamo abbiamo conosciuto i vecchi azionisti di Officine Grafiche Novara che ci avevano chiamato per la riordino della società. È successo poi quello che talvolta ci capita: ovvero abbiamo acquisito la partecipazione per poter operare un più rapido processo di ristrutturazione. Normalmente non compriamo azioni, ma qualche volta riteniamo necessario agire attraverso l’acquisto diretto della società in questione. Nel caso di Officine Grafiche Novara abbiamo dapprima effettuato una due diligence e successivamente abbiamo acquisito l’intero pacchetto azionario. In sostanza, abbiamo valutato che ci fossero tutte le premesse per poter portare a compimento il rilancio di questa società nonostante il settore grafico continui a essere in contrazione».

Integrare, perché no?

«Eseguita la prima fase», continua Tocchio, «il nostro obiettivo è rimettere in pista l’azienda anche attraverso l’integrazione di questa realtà industriale con altri operatori del comparto che vivono il medesimo problema. Partendo da ristrutturazioni che sono in corso all’interno di altri gruppi, possiamo quindi procedere verso un vero consolidamento tra più player del settore. Senza dubbio, in questo momento stiamo lavorando su Officine Grafiche Novara con una ristrutturazione stand alone, ma questa operazione potrebbe avere effetti maggiormente positivi se fosse effettuata di concerto con altre aziende. E infatti come proprietari cercheremo di trovare partner e interlocutori che, con iniziative anche di capitale, vogliano seguire la strada dell’accorpamento e dell’integrazione. In 25 anni Tim Management ha realizzato più di cento ristrutturazioni aziendali, conosciamo il mercato e conosciamo parecchi gruppi che si trovano oggi in difficoltà: cercheremo quindi di ottenere una combinazione che possa il più possibile preservare i valori dell’azienda, dal capitale umano a quello tecnologico».

Quali ricadute occupazionali

Attualmente lo stabilimento occupa 220 dipendenti di cui circa ottanta sono in cassa integrazione decisi dalla precedente proprietà. «I questi giorni», conclude Tocchio, «stiamo parlando con i rappresentanti sindacali per la definizione dei nuovi assetti. Sul tavolo, naturalmente, c’è la questione di garantire la piena occupazione di 140 dipendenti. E ovviamente non possiamo prescindere dalle attuali condizioni critiche del mercato».

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