Il conto, per favore

I pilastri della stampa digitale: l’economicità

Definire e capire i costi di un investimento in un sistema di stampa digitale passa ancora un volta dalla consapevolezza di cosa si vuole produrre. Cosa si intende per costo copia? Per ciclo di vita?

Alla stampa digitale è da sempre associata l’idea di economicità la cui traduzione è spesso limitata a bassi costi; tuttavia questa semplificazione può essere vera solo se si è in grado di definire il campo di esistenza della stampa digitale all’interno della propria impresa anche dal punto di vista economico.

L’entrata della stampa digitale nel mondo delle arti grafiche ha introdotto, tra le molteplici novità, termini di utilizzo e contratti nuovi, come per esempio il vincolo a un unico fornitore per i materiali di consumo, e il dover sottoscrivere contratti di assistenza dove si paga in base alla produzione, considerato per molto tempo fuori da ogni logica. Ancora oggi mi capita di spiegare cosa significa costo copia, pay per click, pay per use, per fortuna con una predisposizione differente ad ascoltare, sia che si parli di stampa a foglio o a bobina, toner (in cui includo anche Elettroink HP Indigo) o inkjet. Un po’ perché il costo copia è di fatto l’unita di misura economica utilizzata dallo stampatore sia nei confronti del fornitore sia nella definizione dei prezzi al cliente finale, un po’ perché i vantaggi concreti di questo sistema di calcolo sono di gran lunga maggiori dei suoi svantaggi percepiti.

Il costo copia

Il termine costo copia è mutuato dalla contabilità industriale di costo per pezzo, e permette di esprimere con un’unica voce tutte le lavorazioni e i costi correlati alla produzione di quel pezzo. Questa definizione è sempre stata presente nel mondo della stampa e a ben osservare è stato uno dei capisaldi del successo della invenzione di Guttenberg: diminuire i costi di stampa rendendo accessibile il prodotto stampato a un pubblico più vasto. Si apriva un nuovo mercato e, forse, anche a quel tempo c’erano persone che scuotevano la testa e sostenevano che così si ammazzavail mercato, che non c’era più la qualità e che non si guadagnava più come una volta! Non ci è dato saperlo ma abbiamo la certezza che la stampa digitale ha reso possibile generare un’economia di scala che rende sostenibile e profitevole la produzione di singoli o pochi pezzi, allargando la platea di clienti che possono utlizzare un prodotto di stampa per promuovere, protegerre, veicolare il proprio prodotto.

La definizione di costo copia è sempre stata presente nel mondo della stampa ed è stato uno dei capisaldi del successo della invenzione di Gutenberg: diminuire i costi di stampa rendendo accessibile il prodotto stampato a un pubblico più vasto.

Considerando che per ogni impresa commerciale il controllo dei costi è uno dei punti di partenza per costruire una attività solida, ecco che la logica del costo copia trova una collocazione adatta perché permette di avere predefiniti dei costi di produzione, lasciando la tiratura come unica variabile diretta per determinare il costo di produzione e il prezzo di vendita sia per la stampa convenzionale sia per quella digitale.

Quando le case produttrici di macchine da stampa digitale propongono agli stampatori un costo copia non fanno altro che spostare i termini e il calcolo, necessari per definire i costi di assistenza e dei consumabili, dallo stampatore alla casa produttrice. Il motivo è duplice ed è legato alle tecnologie stesse: una durata prestabilita nel tempo della vita della macchina da stampa e una continua manutenzione che mantenga sempre valide le assunzioni iniziali che hanno determinato l’acquisto di quella macchina.

Il ciclo di vita

La vita di una macchina da stampa digitale viene normalmente dichiarato dal produttore ed è misurato in anni o numero copie prodotte. Come tutte le indicazioni di vita prodotto queste sono valide in funzione di determinate condizioni di utilizzo e si basano su dati di produzione standard come numero di lavori, numero di copie per singolo lavoro, tipologie di supporti stampati, ore di lavoro effettvo, distribuzione dei carichi di lavoro nelle unità di tempo giorno/mese, condizioni ambientali di utlizzo e altri parametri che ogni singolo produttore sarà in grado di descrivere. Questi termini sono fondamentali per individuare, all’interno di un vasta proposta con alcuni dati comuni ma disomogenei nella struttura e nei costi, che tipo di macchina di stampa sarà necessaria per il tipo di produzione che lo stampatore vuole fare e per quanto tempo potrà avere la certezza di usufruirne in modo professionale. Avere chiaro il criterio di vita macchina serve per capire come dovrà essere ripartito il costo dell’investimento inziale al fine di costruire il modello di analisi economica per il ritorno dell’investimento.

Lo schema di calcolo più classico che viene applicato è un TCO (Total Costo of Ownership) diretto dove il numero di copie presumibilmente prodotto in un arco di tempo (vita macchina, produzione mensile o trimestrale o semestrale o annuale) è divisore dei costi correlati (valore della macchiana sommato ai costi di produzione copie) il cui risultato è un numero che rappresenta la base su cui fare i calcoli del costo minimo. È l’errore più classico fermarsi a questa formula, perché non esaustiva in quanto non tiene conto che una macchina da stampa digitale prevede anch’essa ore uomo, tempi di setup, costi energetici, materie prime impiegate, scarti d produzione, insomma buona parte di quei termini utilizzati per eseguire i calcoli di una macchina da stampa convenzionale.

Strettamente legato al ciclo di vita della macchina ci sono le condizioni in cui la stessa viene mantenuta, ovvero le assistenze necessarie per mantenere costante i parametri qualitativi nella accezzione di standard di produzione. È in questa fase di analisi dell’investimento che un produttore definisce un costo copia da sottoporre a uno stampatore. Per lo stesso motivo lo stampatore dovrà accertarsi che quanto proposto sia in linea con i suoi livelli di aspettativa.

La natura flessible delle macchine da stampa digitali portano la stampatore a utilizzare il sistema di stampa in molteplici campi di produzione durante una intera giornata, passando da lavorazioni che possono essere delle semplici ciangrafiche raccolte o a foglio macchina, ad applicazioni in dato varibile full print, alla produzione di cartoni cartotecnici. Il mantenimento di questa variabilità e flessibilità ha un riflesso diretto sui termini di assistenza e ripristino delle condizioni di stampa ottimali, definiti per semplicità da un costo click ed esplicitati nella descrizione del tipo servizio erogato. Analizzare le produzioni che si faranno, le tipolgie di supporti che si stamperanno, il numero di commesse sottoposte, la lunghezza dei lavori prodotti, il livello di accuraezza richiesto, e altro ancora, serve per capire quali potranno essere i consumi di materiali e quante e con quale frequenza potranno essere necessari degli interventi di ripristino condizioni. Quest’ultimo serve allo stampatore a capire su quante ore/giorni effettivi potrà contare da inserire nel suo calcolo di tempi/metodi/costi e allo stesso tempo può chiedere e contrattare con il fornitore tempi e modalità di intervento e stima dei tempi di ripristino; l’unione di questi due intendimenti permetterà anche fare delle stime sulle eventuali criticità che possono emergere e come queste possono essere governate. Va da se che l’importanza e la centralità di questa analisi è direttamente collegata ai volumi e alle tipologie di servizio che lo stampatore intenderà offrire con la soluzione di stampa scelta. Le esigenze di un online printer sono diverse da quelle di uno stampatore di servizio o uno commerciale e queste differenze definiscono i termini di sevizio e il conseguente costo di assistenza e/o costo click. Per questi motivi è richiesta una manutenzione costante, fatta da mandopera specializzata, con un continuo approvvigionamento di pezzi hardware e software, e che al termine delle operazioni sia in grado di dimostrare di aver rimesso la macchina da stampa digitale nei parametri di qualità concordati al momento dell’acquisto. Per conseguire questo risultato, il produttore di macchina da stampa può scegliere di essere sempre lui a intervenire o chiede allo stampatore di formare del personale specializzato, al fine di garantire maggiore autonomia produttiva durante i turni di stampa e di essere ingrado mantenere qualità e flessibilità.

Queste considerazioni cambiano quando si sa valutando l’acquisto di un sistema di stampa digitale large o wide format, dove si possono utlizzare logiche più vicine ai sistemi di stampa tradizionali con alcuni fondamentali termini della stampa digitale, che meritano delle considerazioni a parte. Alla stessa stregua sembra possano affacciarsi i nuovi sistemi di stampa inkjet a foglio ma qui, per il momento, il numero d’informazioni è esiguo e parziale per poter fare delle valutazioni di carattere generico.

Economicità

È essenziale tenere sempre ben presente che la scelta di adottare un sistema di stampa digitale segue solo in parte le logiche della scelta di sistemi di stampa convenzionali come offset, flexo o serigrafici. La flessibilità che viene richiesta a un sistema di stampa digitale in termini di materiali su cui stampare e il basso volume di tirature da produrre, fa si che ci debba essere una facilità di setup iniziale e un rapido sistema di controllo dei parametri qualititivi; se poi parliamo di singole copie come può avvenire nei sistemi large format ecco che la certezza che i parametri predefiniti siano sempre validi diventa una necessità. Per questi motivo è necessario che le macchine lavorino sempre in massima efficienza secondo i termini definiti al momento dell’acquisto e del collaudo.

Ecco che il termine economicità comincia ad assumere un significato più chiaro e definito riferito alla stampa digitale. Quando lo stampatore decide di adottare un sistema di stampa digitale all’interno della azienda deve considerare attentamente come e quali costi deve considerare perché sono determinanti per definire il TCO (Total Costo of Ownership) e conseguente ROI (Retourn Of Investment). Ho fatto più volte riferimento alle condizioni per cui si è definito l’acquisto e ai parametri qualitativi concordati perché nella scelta di adottare un sistema di stampa digitale è fondamentale definire le aree di utilizzo principali, ovvero quelle che derminano tra il 70-80% della produzione totale previsita. Solo in questo modo lo stampatore potra fornire una concreta analisi delle esigenze da sottoporre al produttre di macchine e un risposta delineata sui termini per ottenerla e mantenerla nel tempo.

Tuttavia nel comporre questa analisi di economicità irrompono altri elementi che fino a ora abbiamo tralasciato ma necessari per completare il quadro: la tipologia di supporti macchinabili e le modalità di allestimento del prodotto. È riduttivo condurre una analisi sui prodotti stampati e sui relativi costi se non ho già definito il flusso di lavoro che permette a uno stampatore di consegnare al cliente finale un prodotto finito.

Se consideriamo la stampa digitale inkjet a bobina, il tipo produzione che si vuole realizzare è legato alla capacità di macchinabilità delle bobine, del potere risolvente del supporto con quell’inchiostro/goccia, del livello di aspettiva qualitativo atteso dal cliente, tutti elementi che possono determinare l’utilizzo di supporti già «primerizzati» o l’utilizzo di «primer» in macchina o la riduzione della velocità di stampa o la necessità di usare forni di asciugatora, fattori che determinano in modo sostanziale lo schema di calcolo dei costi e dei tempi.

Considerando le macchine a foglio a toner, l’esigenza di finissagio del prodotto può diventare un collo di bottiglia e/o vanificare i vantaggi dati dalla stampa in digitale. Per esempio la realizzazione di un singolo o di pochi prodotti brossurati «on demand» richiede l’addebito dei costi di avviamento della brossura che vanificano il risparmio costi in stampa. Oppure la necessità di andare in fustella con delle platine, dove sono richiesti dei fogli di scarto e una elevata accuratezza di posizione, magari utlizzando macchina che non hanno queste caratterisitiche, richiedono una serie di continue verifche in stampa (foglio per foglio) che possono essere gestite solo da ore uomo o da sistemi di controllo dedicati, vanificando tutti i benefici di una micro/piccola tiratura del prodotto.

Ecco perché definire la stampa digitale in termini di «economicità» non è un considerazione semplice da compiere e si può tradurre in «bassi costi» purché riferiti a qualcosa di misurabile. La logica produttiva che guida la scelta di un sistema di stampa digitale è riferita a piccole produzioni, molte commesse, ripetizioni, setup differenti, delivery di piccoli numeri, lavorazioni di post stampa in manuale o con macchine dedicate al digitale ecc… tutti elementi che devono essere assolutamente considerati se si vuole rispondere in modo positivo al criterio di economicità della stampa digitale.

 

 

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