Riciclo

Imballaggi in carta e cartone, perché oggi riciclare costa di più

Dal primo aprile Conai ha applicato importanti variazioni nel contributo ambientale per gli imballaggi in plastica, carta e alluminio. Si tratta di una revisione al rialzo finalizzata a coprire gli aumentati costi associati alla gestione dei rifiuti e far fronte a condizioni congiunturali poco favorevoli. E soprattutto a difendere il primato dell’Italia nel riciclo.

Conai, consorzio privato italiano attraverso cui produttori e utilizzatori di imballaggi in carta, alluminio e plastica garantiscono il recupero dei rifiuti previsti dalla legge, rappresenta un vero e proprio modello di sostenibilità che fa scuola a livello internazionale perché porta avanti un’attività di tutela ambientale sempre più essenziale. Non per niente l’Italia è oggi ai vertici delle classifiche europee per riciclo pro-capite di imballaggi e, grazie a una presenza capillare degli impianti sul territorio, il tasso di riciclo in Italia si conferma al di sopra della media europea e dei target comunitari fissati per il 2025. Eppure il tessuto imprenditoriale italiano si trova di fronte obiettivi di circolarità sempre più sfidanti anche perché l’attuale congiuntura economica non fa dormire sonni tranquilli. In un quadro di generale inflazione, di riduzione dei ricavi della vendita di imballaggi post-consumo e di rialzi dei costi legati alla raccolta dei rifiuti di imballaggio, Conai ha disposto dal primo aprile scorso un robusto aumento del contributo ambientale (o CAC) per gli imballaggi in alluminio, carta e plastica. Per la carta, in particolare, il contributo base è passato da 35 a 65 euro per tonnellata. Un aumento notevole che, dopo i consistenti ribassi dal giugno 2022 all’ottobre 2023, è riconducibile a svariati fattori in larga misura imprevedibili e altalenanti. A spiegarli nel dettaglio è Simona Fontana, direttore generale di Conai.

Un contributo per l’ambiente

«Il Contributo Ambientale Conai» afferma Fontana «è lo strumento attraverso cui viene realizzata la responsabilità estesa del produttore: infatti le aziende che scelgono di non gestire in autonomia gli imballaggi che immettono sul mercato, facendosi carico di tutti i relativi costi e garantendo direttamente il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla norma, sono obbligate per legge ad aderire al Consorzio Nazionale Imballaggi e a versare il Contributo ambientale. Il Contributo rappresenta quindi la forma di finanziamento del sistema consortile per la gestione diretta di tutti gli imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale dalle imprese aderenti. È determinato dal Consiglio di amministrazione Conai per ripartire i costi della gestione in proporzione alla quantità totale, al peso e alla tipologia del materiale di imballaggio. Oggi il Contributo non è più unico per ogni singolo materiale. Si vuole infatti promuovere l’uso di imballaggi maggiormente riutilizzabili e riciclabili, collegandovi il livello contributivo: più un imballaggio è riciclabile, meno paga. Quanto al recente aumento del Contributo per gli imballaggi in carta e cartone, è stato determinato principalmente dal rialzo dei costi legati alla raccolta dei rifiuti di imballaggio, in un quadro di generale inflazione, e dalla contestuale riduzione dei ricavi della vendita di imballaggi post-consumo. La rimodulazione al rialzo del CAC è stata necessaria per assicurare la continuità del servizio di raccolta differenziata, riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio, di cui Conai è garante a livello nazionale».

«Inoltre» aggiunge Fontana, «da due anni i prezzi del macero sono letteralmente crollati e ciò ha determinato l’aumento del CAC: le fluttuazioni dei listini dei maceri, come quelle di qualsiasi altra commodity, in questi anni sono diventate sempre più imprevedibili perché correlate all’andamento del mercato nazionale e internazionale, e alle congiunture generali, come le aziende ormai sanno fin troppo bene».

Monitoraggio costante

«Conai non ha scopo di lucro e non si basa su un consenso che varia insieme alle oscillazioni del mercato» dichiara Fontana. «L’adesione a Conai, del resto, non nasce da questioni di pancia, basate sul sentiment del momento. In quanto consorzio di imprese il nostro obiettivo, oltre a quello ambientale, è quello di operare in efficacia, efficienza, economicità e trasparenza: ne è testimonianza il fatto che, quando il mercato della carta da macero andava bene, abbiamo tempestivamente ridotto il CAC. Siamo oggi in un contesto di mercato differente che ci ha costretto a intervenire, altrettanto tempestivamente, invertendo la rotta. Continuiamo però a monitorare l’evoluzione dei principali fattori di contesto difficilmente prevedibili per capire eventuali margini di intervento futuri».

L’Italia campionessa nelle attività di riciclo

«Quello di Conai» prosegue Fontana «è un punto di osservazione particolare perché noi non facciamo il mercato, ma siamo sussidiari al mercato. Conai deve garantire per legge il ritiro e la valorizzazione a riciclo dei rifiuti di imballaggio dalle Alpi a Lampedusa e a qualsiasi condizione di mercato, intervenendo soprattutto dove e quando il mercato non arriverebbe. È questo il motivo per cui, con listini del riciclato negativi, siamo chiamati a chiedere un contributo maggiore alle imprese aderenti, per mantenere alte le performance ambientali. Che rappresentano appunto la mission di Conai.

Poi, va detto, come in tutti gli ambiti, ci sono sicuramente margini di miglioramento legati, per esempio, alla qualità della raccolta. Ma la situazione in cui ci troviamo oggi è figlia dello scenario macroeconomico con l’inflazione e le varie turbolenze geopolitiche che creano uno scenario incerto per gli operatori del riciclo meccanico dei rifiuti cellulosici. Ma proprio grazie al modello rappresentato da Conai e dai Consorzi di filiera, nonostante queste difficoltà, l’Italia può vantare risultati di riciclo tra i migliori d’Europa».

«Il riciclo degli imballaggi a livello nazionale» conclude Fontana «è un’indiscussa eccellenza, che deve continuare a migliorare. Per farlo, è fondamentale agire su più fronti. In generale, le raccolte differenziate devono continuare a crescere, soprattutto in quelle aree del Mezzogiorno dove ancora si fa sentire la carenza di alcuni impianti per i rifiuti. L’aumento delle quantità raccolte, però, deve accompagnarsi anche a un aumento della qualità. È importante educare i cittadini a fare bene la raccolta differenziata. L’altro fronte di miglioramento è l’ecoprogettazione, che vede coinvolte le aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi nella scelta di soluzioni di packaging a ridotto impatto ambientale, con un’attenzione particolare alla riciclabilità. Più l’imballaggio è riciclabile, più alta sarà la resa a riciclo».

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