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L’imprenditore cartotecnico Floriano Botta eletto vicepresidente del Cnel

Il nuovo orizzonte dell’impresa? Innovazione, sintesi e inclusione.

Due passioni: l’innovazione e l’associazionismo. Che oggi trovano sintesi in un incarico di grande prestigio, la vicepresidenza del Cnel, in rappresentanza di Confindustria, a cui è stato eletto lo scorso 24 febbraio andando ad affiancare il presidente Tiziano Treu al posto del dimissionario Elio Catania.

Floriano Botta, classe 1938, questi due amori li ha coccolati fin dagli inizi della sua avventura imprenditoriale. Innovatore nella sua azienda cartotecnica, quando installò un “casemaker” completamente automatizzato. Era il 1978, le macchine a controllo numerico non esistevano ancora. “L’automazione era riservata ai grandi gruppi, per me piccolo imprenditore fu una rivoluzione, aziendale e pure culturale: mettevi dentro un pezzo di cartone e ne usciva la scatola formata e stampata”. Lo racconta con emozione, dalla quale traspare una passione che la lunga carriera da imprenditore e gli incarichi associativi e istituzionali di vertice non hanno sopito. Prima di entrare nel vivo dell’intervista, la sua nuova e prestigiosa responsabilità al Cnel, è ancora di innovazione nell’impresa il tema di cui parla. Lo fa ricordando il primato del suo scatolificio nell’inserimento delle procedure software nella contabilità industriale. All’epoca, inizio anni ’80, nel settore ne disponevano solo due multinazionali e il costo di un programma personalizzato era insostenibile per una piccola azienda. “Ma cominciammo, con un ingegnere, a impostare quella che di lì a poco sarebbe trasformata in piattaforma informatica da un’azienda di software, la RTS di Gastone Partisani, che sviluppò in partnership con noi – racconta Botta -, gettando le basi di un prodotto di contabilità che sarebbe stato acquisito praticamente da tutti gli scatolifici”. Poi c’è l’associazionismo, coltivato fin dagli inizi in Assolombarda, quindi gradino dopo gradino, verso le alte cariche di Confindustria, con incarichi di vertice anche nel proprio settore d’attività come presidente dell’Unione Industriali Grafici e Cartotecnici di Milano e Componente del Consiglio Direttivo e della Giunta Assografici.

Dalle sfide imprenditoriali, Botta arriva al vertice di un organismo che tre anni fa si voleva sopprimere e oggi è fra i protagonisti del tavolo che progetta le azioni economiche, di politica dell’Unione europea e della materia contrattuale di lavoro del Governo presieduto da Mario Draghi. Autorevolezza e ruolo riconquistati e consolidati grazie alla presidenza di Tiziano Treu, vero artefice della svolta nel Cnel.

“Sono confindustriale dalla testa ai piedi – afferma orgogliosamente Floriano Botta -, un credo seguito anche da mia figlia, attiva ai vertici dei Giovani Imprenditori nazionali e della Lombardia. E adesso intendo trasferire questa esperienza in un Cnel che negli ultimi tre anni di presidenza Treu, con i vice Gianna Fracassi (espressione della Cgil, ndr) e Catania, ha conquistato sempre maggiore autorevolezza, con numerose audizioni in Parlamento”.

Su quali temi siete particolarmente impegnati in questa fase?

“Esprimiamo parere obbligatorio, non vincolante, su tutti gli argomenti che riguardano l’economia del Paese. In particolare, stiamo rappresentando la posizione sulla riforma sul fisco, della quale ribadiamo con forza la necessità che sia eseguita in un blocco unico. Abbiamo rappresentato questa nostra posizione in un documento al Governo: del resto fin dalle sue dichiarazioni al Senato, il presidente Draghi ha chiaramente parlato di riforma del fisco globale e non spezzettata”.

Un altro tema delicato di attività del Cnel è la materia del lavoro, come del resto indica la stessa denominazione dellorganismo

“Su questo argomento abbiamo radunato e classificato l’intero insieme della contrattualistica. Una missione importante, soprattutto se si considera la delicatezza del momento economico e congiunturale, che richiederà la convergenza di tutti gli esperti e delle migliori soluzioni per consentire all’esecutivo di presentarsi al Parlamento, quindi al Paese, con la ricetta giusta per oltrepassare questa fase delicatissima. Così come sono rilevanti le questioni che riguardano i rapporti con l’Europa, altro tema istituzionale di competenza del Cnel, sul quale stiamo fornendo il contributo elaborato dai nostri esperti”.

In un periodo in cui sono molteplici i soggetti – gruppi di lavoro, esperti, task force, comitati – a convergere con proposte e studi sul Governo, quale ritiene sia la peculiarità che meglio evidenzi lautorevolezza del Cnel?

“Rivestiamo un ruolo sancito dalla Costituzione con potere di iniziativa legislativa, ci avvaliamo di esperti e studiosi di primo piano e siamo chiamati a contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale. Nostro punto di forza è mettere assieme tutte le parti sociali: datoriale, sindacati, terzo settore. Il confronto che si sviluppa nei gruppi di lavoro del nostro organismo è di grande qualità e riesce a produrre sintesi in grado di riscuotere l’approvazione unanime della nostra assemblea. È una caratteristica, questa, che gratifica il lavoro difficile e in profondità sviluppato dalla gestione Treu e dal segretario generale Paolo Peluffo. E posso fornirne esempio diretto, se si considera che anche alla mia elezione si è arrivati senza scontri né divisioni, con l’impegno diretto di Confindustria”.

Un esponente di primo piano della filiera della carta e della grafica in un ruolo apicale al Cnel nel momento in cui i valori espressi da questo settore sono al centro dellattenzione: sostenibilità, economia circolare, industria 4.0. Ma anche temi più difficili come lacutizzarsi della crisi delleditoria tradizionale. Quale apporto si sente di poter fornire?

“Certamente la mia caratteristica di essere inclusivo. Lo sono quando si parla della nostra Federazione, che ho sostenuto dal principio. Altrettanto se ci sono progetti da elaborare o crisi da affrontare. Vede, i cambiamenti sono sempre troppo rapidi rispetto alle nostre procedure decisionali: partendo da questo presupposto dobbiamo cercare di affrontare i problemi su scala complessiva, non restando confinati alla specifica situazione. Se in ogni circostanza puntiamo ad esaminare e considerare i problemi al livello associativo, avremo scelto la strada migliore per giungere a sintesi pronte da sottoporre al vaglio e alla valutazione della politica, che poi sui problemi è chiamata a esprimere decisioni. Il vero pericolo dal quale dobbiamo difenderci è quello di restare scollegati”.

Quale sarà, a suo avviso, la prossima sfida da affrontare, in tema di inclusione?

“Quella del welfare, che aiuta la politica a provvedere alla giustizia sociale. Ci apprestiamo a vivere fasi ancora più difficili sotto questo aspetto, dobbiamo collaborare per individuare schemi e soluzioni per andare soprattutto incontro a chi ha bisogno, in alternativa a dinamiche di generalizzato aumento degli stipendi. Ci riflettiamo spesso con i sindacati, le misure che privilegiano le politiche di sostegno, assistenza, formazione e previdenza lavorano in direzione dell’inclusione e della buona politica”.

Sintesi, dialogo, inclusione: è il nuovo orizzonte della cosiddetta parte datoriale?

“Bisogna, da imprenditori, saper interpretare il bisogno di innovazione. E questo, per chi opera ai vertici, significa ragionare in maniera inclusiva e non nella logica di eterne controparti: i risultati migliori si ottengono quando si riesce a raggiungere una sintesi quanto più aderente ai bisogni di tutti. I tempi del muro contro muro sono alle spalle, occorre abbassare le barriere, specie in tempi di straordinaria complessità e difficoltà come quelli che attraversiamo, e trovare il modo giusto di cooperare. Lei parla di ‘nuovo orizzonte’, ma devo precisare: è lo stesso spirito che conservo fin da quando ero, negli anni ’70, nel gruppo Giovani di Assolombarda”.

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