Storie di aziende

Omet, la passione fa 60

A sessant’anni dalla fondazione, una crescita continua e lo sviluppo di diverse business unit, Omet, azienda italiana che opera nel settore dei macchinari per il tissue converting, dimostra di essere costituita da un team ancora molto affiatato e concentrato su un unico obiettivo: sviluppare nuove tecnologie a servizio del proprio mercato. In un’intervista esclusiva, Marco Calcagni ci accompagna in questi primi 60 anni della storia dell’azienda.

Come insegnano le storie delle aziende di successo, all’inizio di tutto, in quel “C’era una volta…” che con cui cominciano i bei racconti, c’è la passione. In questo caso quella per l’innovazione, che prese forma in un garage – divenuto poi la prima fabbrica – con l’impegno e la voglia di imparare e di conquistare il proprio posto nel mercato. Nacque così, 60 anni fa, Omet.

L’evoluzione di 60 anni

L’azienda di Lecco, ora presente in tutto il mondo, nasce dunque il 1° febbraio 1963 e, da allora, non si è più fermata. Oggi è attiva nei settori stampa, tissue converting, movimentazione e cosmesi, impiega oltre 400 dipendenti e vanta un fatturato consolidato che supera i 130 milioni di euro.

Il suo principale mercato di riferimento è quello della trasformazione del tissue per il quale progetta e costruisce macchine per la lavorazione della carta ad uso domestico e igienico sanitario, e per le etichette.

Da quel lontano 1963 l’azienda cresce insieme alle richieste del suo mercato. Negli anni Settanta costruisce il primo vero stabilimento e continua a investire sulle persone e sulla tecnologia. Con il tempo continua a prosperare e all’inizio degli anni Ottanta crea, sempre a Lecco, un nuovo complesso industriale che permette di dividere gli spazi tra le due divisioni macchine. È però nel decennio successivo, quando i confini nazionali non bastano più, che nascono le filiali estere: in Germania con Omet Nord GmbH, in Spagna con Omet Ibéricas e persino in Cina con Omet Suzhou. Negli stessi anni l’azienda crea una rete di collaborazione con diversi agenti in tutto il mondo e, intanto, cresce anche nella divisione sistemi con Omet Systems in Motion che diventa un’esponente di rilievo nel mercato italiano ed europeo dei sistemi di cuscinetti speciali.

La linea di continuità e di crescita procede ininterrotta con l’ingresso nel nuovo millennio, sia per la realtà italiana sia per le filiali estere. Dal 2007 prende il via una produzione in Cina dove l’evoluzione della divisione cinese di Omet Systems in Motion porta alla fondazione dell’azienda Suzhou Omet Mechanical Co. Ltd. E ancora, nel 2012, viene attivato un Technology center e una Showroom in cui è possibile testare e assistere a dimostrazioni pratiche del funzionamento delle macchine Omet. Infine, nel 2021, a Molteno (LC) viene inaugurata la nuova sede produttiva di Packaging Printing Business Division e, due anni dopo, giunge il momento di soffiare su 60 candeline.

Ai doverosi festeggiamenti per un sessantennio di storia, che si sono tenuti durante l’open house organizzata dall’azienda lo scorso ottobre, non potevamo mancare. Ne abbiamo approfittato, non solo per rivisitare con piacere la sede lucchese di Omet, OT Lucca, che si trova a Montecarlo (LU), ma anche per intervistare una persona che ha contribuito a scrivere l’interessante storia di questa realtà italiana, Marco Calcagni, sales & marketing director di Omet.

Quest’anno come azienda raggiungete un traguardo di tutto rispetto: compite 60 anni. Quali sono le pietre miliari che hanno identificato la storia di Omet in questo lungo periodo?

«Le pietre miliari per me si identificano con l’aver mantenuto quello stile familiare che ci è stato trasmesso dal fondatore di Omet, quindi collaborando sempre come un’unica squadra, coinvolgendo tutte le persone, sia nell’affrontare le nuove sfide, i nuovi problemi e le difficoltà, sia nel godere dei risultati raggiunti dall’azienda. E questa per me è la più grande soddisfazione, perché abbiamo creato un team formato da tante persone che lavorano insieme a un obiettivo unico: sviluppare nuove tecnologie e servire il mercato, seguendo i clienti su tutte le loro necessità».

Si parla tanto di Made in Italy e di solito si pensa al cibo, alle automobili di alta gamma, alla moda, però anche la tecnologia delle aziende come la vostra è una parte del saper fare italiano…

«Esattamente. Tutta la nostra produzione è realizzata in Italia, è appunto “Made in Italy”. L’intera ingegnerizzazione è fatta all’interno del Paese e crediamo molto nella capacità dei nostri tecnici di trovare e realizzare le giuste soluzioni, ma non solo, anche di costruire processi produttivi innovativi».

Quanto incide la tecnologia di Omet e italiana in genere all’estero? Quanto siamo conosciuti e apprezzati per questo aspetto?

«Sicuramente siamo molto apprezzati per la fantasia, perché siamo capaci di risolvere problemi che spesso gli altri non sono altrettanto rapidi a districare. Mentre, a mio parere, non siamo abbasta conosciuti per quanto riguarda la nostra capacità di creare anche dell’alta qualità tecnica. Spesso in questo senso si pensa alla Germania, ma l’Italia non ha nulla da invidiarle sotto il punto di vista della tecnica e della costruzione, vuoi dei particolari meccanici, vuoi delle macchine – del resto come costruttori di macchine, Ferrari insegna che siamo al top – e oggi il nostro Paese può davvero posizionarsi come leader ideale nella tecnologia».

Le ho chiesto del passato, le ho chiesto del presente, le chiedo quindi del futuro: dove si vede e dove vede Omet da qui a qualche anno?

«Il futuro è difficile da immaginare. Stiamo costruendo, come dicevo, un team che guarda sempre alle necessità del mercato e quindi che guarda al futuro. Pensiamo in grande e siamo convinti di dover essere sempre più presenti e sempre più vicini al mercato, in particolar modo all’estero. A questo scopo stiamo aprendo in varie parti del mondo alcune filiali, dotate anche di magazzini, per essere vicini ai clienti e per fornire un servizio in loco. Lo abbiamo già fatto negli Stati Uniti, in India e in Cina. Prevedo quindi che l’azienda Omet avrà ottime possibilità di crescita in funzione, appunto, delle necessità che il mercato svilupperà. Stiamo introducendo anche una serie di nuovi prodotti e di nuove tecnologie che, riteniamo, creeranno anche qualche rivoluzione».

Se potesse tornare indietro, di questi 60 anni di Omet cosa cambierebbe?

«Mi ha fatto una domanda difficile. Molto difficile. Forse niente; lo spirito è la cosa più importante. I problemi ci sono e, a volte, si finisce per affrontare le cose in maniera poco serena, però la realtà dei fatti è che i risultati ci sono stati e continuano ad esserci. Nella nostra azienda si è sempre costruito passo dopo passo e vorrei che si continuasse in questo modo perché i voli pindarici non servono, bisogna costruire tutte le aziende su solide fondamenta. Occorre, in sostanza, essere pragmatici».

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