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Due HP PageWide T490 per Elcograf

La lombarda Elcograf è una tra le aziende tipografiche più importanti in Europa. Nata dalla fusione delle attività di stampa della Pozzoni e della Mondadori Printing, ha oggi completato l’installazione di due sistemi HP PageWide T490 nel suo stabilimento di Cles (TN), grazie alle quali oggi Elcograf è in grado di soddisfare diverse esigenze: dalle tirature contenute, alle tirature elevatissime, con un alto numero di copie in un tempo molto limitato dato dal finishing in linea.

«Con le machine che utilizzavamo in precedenza i principali problemi erano legati alla lentezza nella preparazione del lavoro»,  ha dichiarato Domenico Fasoli, direttore dello stabilimento di Elcograf. «Velocità che non ha compromesso il livello qualitativo che da sempre contraddistingue la nostra produzione.  Il sistema HP è molto semplice da utilizzare e la transizione è stata fluida, grazie anche al supporto di HP in ogni fase del processo. Più che una semplice trattativa si è trattato, a mio avviso, dell’inizio di una partnership che sono certo ci darà grandi soddisfazioni».

Elcograf nasce dalla fusione delle attività di stampa di due società accomunate da una storia centenaria e oggi può contare sugli oltre duemiladipendenti al lavoro nei dieci stabilimenti e su macchinari moderni e performanti. Il sistema di stampa HP PageWide T490 offre alta velocità di stampa, grande produttività e risultati di qualità, con testi nitidi ed elevata densità ottica del nero. Grazie alla sua flessibilità, risponde alle esigenze di quelle aziende che stanno pensando si sostituire un sistema offset esistente, per esempio, per tirature più basse o da gestire dinamicamente. Con l’assetto attuale, Elcograf  si propone di coprire tirature dalle 500 alle 500.000 copie e di gestire  i diversi lavori senza mai fermare la macchina, i cambi avvengono sequenzialmente, rispondendo  in maniera efficiente alle richieste di un mercato caratterizzato da basse tirature, stock sempre più bassi e dalla possibilità di ordinare più ristampe durante l’anno.

Nasce il gruppo Rotocalco in Acimga

Un’eccellenza nazionale, storicamente radicata in Italia, ma a volte misconosciuta. È la tecnologia rotocalco, dove il know-how – dagli incisori di cilindri ai produttori di macchine – conosce nel nostro Paese competenze e conoscenze tra le migliori al mondo. Eppure, non sempre questo valore aggiunto del Made in Italy viene riconosciuto in termini di qualità, dentro e fuori i confini nazionali.

Da questo presupposto è nato il gruppo Rotocalco in seno ad Acimga (Associazione costruttori italiani di macchine per l’industria grafica, cartotecnica e del converting). I rappresentanti di 20 aziende del settore si sono così riuniti con l’obiettivo di promuovere questa tecnologia di stampa presso grafici e brand owner; realizzare corsi per formare il personale con le competenze necessarie; istituire un tavolo tecnico sulle normative nazionali ed europee che impattano sulla rotocalco; discutere sulle innovazioni che possono applicarsi a questa tecnologia; e realizzare un evento annuale che coinvolga tutti gli operatori della filiera.

La prima iniziativa che vedrà la luce sarà un opuscolo, da distribuire agli stakeholder, sulle linee guida della rotocalco con caratteristiche tecniche, “trucchi del mestiere”, opportunità e valore aggiunto di questa tecnologia. La rotocalco, infatti, resta un modello impareggiabile per la qualità della stampa, soprattutto su grandi produzioni, dove il costo fisso iniziale viene drasticamente abbattuto. La scuola italiana può definirsi una delle migliori al mondo, per le caratteristiche del prodotto offerto e per la resa stessa dei macchinari (dalla componentistica alla macchina completa).

«Questo primo incontro mi ha impressionato positivamente – dichiara Gianmatteo Maggioni responsabile commerciale della ICR e tra i promotori del gruppo rotocalco-. Credo sia un’ottima base di partenza per ridare alla rotocalco italiana il ruolo che merita, ovvero quella di tecnologia principe dell’imballaggio flessibile».

«È emersa chiaramente l’esigenza di promuovere il know-how italiano – gli fa eco Daniele Barbui di Ace Electrostatic e referente del Consiglio Generale di Acimga per il gruppo rotocalco -. Ci sono argomenti tecnici di rilevanza per tutta la filiera che questa iniziativa può portare alla luce, aiutando anche stampatori e brand owner a ottimizzare il packaging dei loro prodotti. Credo che questo gruppo avrà un successo crescente».

Un’iniziativa che nasce chiaramente per fare rete e non per contrapporre diverse tecnologie di stampa, come spiega il presidente di Acimga Aldo Peretti: «Come Associazione rappresentiamo tutta l’industria, quindi il gruppo non è in contrapposizione ad altre tecnologie, né alle associazioni che a livello europeo promuovono la rotocalco. Risponde invece all’esigenza di valorizzare un prodotto nazionale di eccellenza che finora mancava di rappresentanza, nonostante la rotocalco italiana non sia seconda a nessuno. Un gap di visibilità che, come associazione di categoria, siamo felici di colmare».

Ulmex amplia prodotti e servizi per stampa offset piana e roto-offset

Grazie a partnership con importanti brand internazionali, Ulmex potenzia l’offerta di componenti, apparecchiature, ricambi e servizi per il mondo della stampa offset piana e roto-offset.

Da oltre 20 anni punto di riferimento per moltissimi operatori del settore, l’azienda italo-tedesca è in grado di fornire l’eccellenza del mercato in fatto di accessori e consumabili di ultima generazione, selezionati accuratamente secondo elevati standard qualitativi e distribuiti in esclusiva forte di accordi commerciali con realtà leader del panorama internazionale. Tra esse le tedesche Baldwin e Oxy-Dry, specializzate nella produzione di impianti ausiliari e complementari delle quali Ulmex è partner ufficiale per la vendita di ricambi originali in Italia. Per questi brand, inoltre, Ulmex fornisce su tutto il territorio nazionale la manutenzione di sistemi di lavaggio dei cilindri in caucciù, sia a panno sia a spazzola, sistemi di bagnatura circolatori, antiscartini e forni.

In esclusiva italiana anche l’accordo siglato con TKM Meyer, protagonista nella produzione di materiali di logoramento per la piega di macchine roto-offset, ma anche di elementi di taglio per legatoria e confezione, perforatori antigrinza brevettati e racla altamente performanti per stampa flexo e rotocalco. Un’offerta unica a cui si affianca un’ampia gamma di componenti che Ulmex realizza on demand, come cinghie e pulegge piega fornite su misura per piega rotativa, già tranciate o smussate in base alle specifiche esigenze e quindi pronte per la saldatura a caldo.

Tra le soluzioni commercializzate in esclusiva per il settore della stampa offset piana anche i verniciatori in linea dell’americana Harris & Bruno, per i quali Ulmex propone non solo ricambi originali e interventi di assistenza a chiamata, ma anche interessanti contratti di manutenzione preventiva. Un servizio a valore aggiunto che assicura costantemente il perfetto funzionamento degli impianti attraverso il controllo periodico programmato dei parametri e delle performance delle apparecchiature.

«La nostra mission è offrire le migliori soluzioni disponibili sul mercato garantendo qualità, innovazione e completezza di gamma – afferma Angelo Maggi, direttore vendite Ulmex. – Per questo ci poniamo costantemente in ascolto dei clienti per comprendere e anticipare le esigenze produttiveed essere in grado di consigliare sempre la soluzione più efficace: dal ricambio al componente alternativo, fino all’intervento tempestivo dei nostri tecnici specializzati».

Completano la gamma Ulmex di componenti e ricambi per stampa offset piana e roto-offset, gli anilox firmati Zecher, i prodotti Enpurex per la pulizia manuale dei cilindri anilox, il servizio di pulizia laser a domicilio degli anilox e i componenti di lubrificazione Bielomatik. Inoltre, al costante arricchimento del catalogo Ulmex abbina il valore aggiunto di una consulenza altamente specializzata e un’assistenza tecnica just in time, assicurata capillarmente in tutta Italia grazie a un magazzino assortito e a una rete commerciale che si estende lungo tutta la penisola.

Assocarta: crollo della produzione della carta

Anche la produzione di carta nel mese di dicembre 2018 è crollata del 5,4%, dopo un primo tonfo del – 3,2% di novembre. «Gennaio e febbraio 2019 sembrano confermare la stessa tendenza» commenta così, il presidente di Assocarta Girolamo Marchi, i cali, a fine anno, di produzione, fatturato e ordini oltre che di fiducia delle imprese, più volte affrontanti dal Presidente di Confindustria Boccia. Il settore cartario esprime forte preoccupazione per la competitività delle cartiere italiane. «Calano anche le esportazioni, da qualche anno in crescita, che su base annua arretrano del 3,3%» aggiunge Marchi.

Il settore cartario ha chiuso il 2018 con una produzione di circa 9,1 milioni di tonnellate (+0,1 2018/2017), quarto produttore a livello continentale, dopo Germania, Svezia e Finlandia, ma anche quarto utilizzatore di carta da riciclare con un impiego di oltre 5 milioni di tonnellate di fibre secondarie. Il fatturato è valutato in 7,72 miliardi di Euro, con un aumento del 4,2% rispetto al 2017. «Un dato che però va considerato con la necessità delle cartiere di recuperare i rincari delle cellulose» precisa Girolamo Marchi.

L’aumento dei costi delle cellulose, a livello internazionale, ha rappresentato una vera e propria emergenza nei conti aziendali. Tra dicembre 2016 e 2018, le quotazioni (in euro) delle cellulose hanno registrato aumenti complessivi del 140% (fibre lunghe) e del 150% (fibre corte).

Invece i prezzi dei prodotti cartari, a seconda della qualità, presentavano incrementi compresi tra un +2% e un +17% a seconda delle diverse tipologie. Un forte incremento di costi deriva anche dai prezzi della CO2, cresciuti di oltre il 250% in un anno.

«La sfida per le aziende della carta non è solo quella della produttività, ma anche dell’abbattimento delle emissioni di CO2, come chiesto dall’accordo di Parigi sul clima. Le cartiere italiane hanno colto questa sfida raggiungendo i livelli di efficienza energetica più alti al mondo, e abbandonando completamente le fonti fossili più inquinanti a vantaggio della migliore fonte di cui disponiamo: il gas naturale. Per il processo cartario, soprattutto nel riciclo, ulteriori margini di miglioramento sono però preclusi, non avendo accesso alle biomasse e trovando mille ostacoli al recupero energetico degli scarti, soluzioni invece disponibili nel resto d’Europa. L’Emissions Trading Scheme sta diventando un costo proibitivo per le cartiere, e l’Italia è ormai l’unico Paese europeo che non protegge le proprie imprese dalla delocalizzazione a causa della mancata compensazione dei costi indiretti derivanti dalla CO2. Come invece fanno tutti i Paesi europei, primi fra tutti Germania, Francia e Finlandia» spiega Marchi.

Inoltre, il prezzo del gas, in Italia, continua a scontare un pesante differenziale rispetto al prezzo pagato dai concorrenti europei delle cartiere. Questo differenziale, che si aggira intorno ai 4-5 euro/MWh è in parte dovuto alla differenza di prezzo della commodity tra il PSV (punto di scambio virtuale) e il TTF (title tranfer facility) e in parte ai maggiori costi accessori caricati sulle bollette del gas rispetto agli altri paesi europei come Germania e Francia. «Con riferimento a quest’ultimo aspetto occorre evidenziare che l’Italia prevede componenti parafiscali per finanziare le fonti rinnovabili anche sulla bolletta del gas (2 euro /MWh circa), corrispettivi non previsti negli altri Paesi europei. Per questa ragione occorre attuare rapidamente la misura già prevista a livello legislativo che prevede una riduzione del peso di tali oneri per le imprese energivore» conclude infine Marchi.

Materie prime fibrose ed energetiche costituiscono il 70% dei costi di produzione di uno stabilimento cartario (con picchi fino al’85%).

 

 

Cecilia Montalbetti nuova exhibition manager di Viscom Italia

Viscom Italia, fiera internazionale dedicata al mercato della comunicazione visiva, ha una nuova exhibition manager.

Cecilia Montalbetti dal 1 febbraio è entrata nell’azienda Reed Exhibitions Italia – parte del gruppo RELX Group.

Milanese, 39 anni, 3 figli, vanta una lunga esperienza professionale nel mondo fieristico. Nel 2007 comincia la sua carriera presso la rappresentanza italiana di Messe München International, approda nel 2011 come project manager nella filiale italiana di NürnbergMesse Gmbh per poi lavorare in Fiera Milano come sales manager di Bit, borsa internazionale del turismo di Milano.

«Sono molto orgogliosa di entrare a fare parte di un gruppo prestigioso come Reed Exhibitions. Viscom Italia è sicuramente un’ottima piattaforma per il mondo della comunicazione visiva, con ancora spazi di crescita anche in ambito internazionale. Questa è l’entusiasmante opportunità che ho deciso di accogliere puntando sul gioco di squadra con un team competente e affiatato».

Una (ri)soluzione pacifica

Ponendo idealmente l’occhio al centro di un cerchio di raggio 1 m è facilmente calcolabile la dimensione dell’arco corrispondente all’ampiezza di 1’ di grado, il valore che ho usato come riferimento per indicare il potere risolvente della visione umana media. Considerando le piccole dimensioni in gioco possiamo approssimare l’arco a un segmento trascurando lo scarto.

Dopo aver trattato le bellicose questioni su DPI e PPI, daremo una risposta che dovrebbe mettere d’accordo tutti.

Questi tipici interrogativi legati al rapporto dimensioni/risoluzione magari si risolvono comprando sempre quella più grande così si limitano i danni (e si spende in modo sconsiderato), ma dal momento che nessuno sano di mente cuoce mezzo kg di pasta se deve mangiarne 1 hg, tanto vale capire cosa serve e perché.
Prima di tutto cerchiamo di circoscrivere meglio l’interrogativo, dato che così è malposto: che valore di risoluzione di Output è opportuno usare (o che dimensioni in pixel è opportuno avere) per una data immagine X che debba essere vista a una distanza minima Y e che venga stampata/visualizzata su un dato supporto Z?
X,Y e Z sono le tre incognite che, una volta correttamente identificate, ci faranno arrivare a una soluzione soddisfacente.
Una doverosa premessa: quanto segue pone l’accento più sulla struttura logica che sulla precisione matematica, non me ne vogliano quindi i puristi o i super tecnici, la rete offre diverse trattazioni molto approfondite a riguardo e considerando l’ambito grafico in cui ci muoviamo in questa sede tali approfondimenti sono decisamente «troppo» e senza alcun valore aggiunto finale. La trattazione più completa di cui io sia a conoscenza potete trovarla nel libro Misurare il Colore del Prof. Claudio Oleari (attenzione! Perché richiede solide basi di matematica e non solo!)

X, Y, Z sono le tre variabili che, una volta identificate correttamente, ci porteranno a una risoluzione soddisfacente.

 

L’immagine X

Riassumendo, le immagini con molti dettagli sottili (microdettaglio o alte frequenze se preferite) richiedono più attenzione delle immagini con prevalenza di volumi (o basse frequenza). Forti contrasti sulle piccole dimensioni evidenzierebbero subito eventuali aliasing (seghettature) da pixel «troppo» grandi, motivo per cui la valutazione della risoluzione ottimale non può prescindere dal soggetto presente sulla foto.

In base a questa premessa ricordiamoci quindi che il valore di risoluzione ottimale, che andremo a calcolare nel corso di questo articolo, potrà essere ragionevolmente aumentato di circa un 10-15% in presenza di immagini con molto microdettaglio, o ragionevolmente ridotto di pari percentuale per immagini con poco o nullo microdettaglio.

Due immagini con caratteristiche opposte, a sinistra molti dettagli sottili con contrasto massimo (bianco e nero), a destra invece campiture con dettagli morbidi, quindi basse frequenze per lo più.
A fronte di un medesimo fattore di ingrandimento (400%) i pixel nativi non sono sufficienti per una buona resa nell’immagine di sinistra, sono invece accettabili per quella di destra.
Dopo aver calcolato la risoluzione di riferimento in base alle dimensioni fisiche necessarie per questi due casi si dovrà tener conto delle diverse caratteristiche per ritoccare il valore di conseguenza, per esempio considerano una risoluzione limite più alta per quella di sinistra.

La distanza Y

Questo è il discriminante più importante dei tre.
L’occhio umano medio risolve un certo dettaglio, che statisticamente possiamo indicare con buona approssimazione pari all’ampiezza di un arcominuto, cioè un primo di grado, cioè un sessantesimo di grado. Misure molto precise su casi specifici possono essere fatte a partire da:

1 Distanza minima dei fotorecettori nella fovea;

  1. Usando formule trigonometriche anziché approssimazioni lineari (comefaremo in questa sede)
  2. Considerando il caso di contrasto massimo offerto da linee alterne bianche enere con illuminazione ottimale;

Tutta questa precisione per noi non ha molto senso, perché:

1  Anche se la distanza minima dei fotorecettori è sostanzialmente uniforme tra i vari individui, le grandezze in gioco sono estremamente piccole, ed eventuali difetti di visione dovuti a miopia, presbiopia, ipermetropia, criticità dovute all’età o alla stanchezza, o alla genetica, o al sesso (le donne sembra siano statisticamente leggermente più sensibili anche in questo contesto) creerebbero variazioni tutt’altro che trascurabili sul risultato preciso dei calcoli.

2 Proprio per le piccole dimensioni in gioco le misure dei segmenti circolari che prenderemo in considerazioni potranno essere tranquillamente approssimate a segmenti lineari con uno scarto irrisorio, a tutto vantaggio dei calcoli da fare senza scomodare la pur più precisa trigonometria (o altro).

3 Le immagini di cui parliamo nel contesto grafico, e in generale tutto il mondo visibile, (emesso, trasmesso o riflesso che sia) offrono una variabilità di fattori di contrasto pressoché infinita, e raramente è solo composta da elementi solo bianchi e neri. Quindi se una serie di linee bianche e nere sottilissime risultano distinguibili, altrettanto non si può dire di un’analoga serie con linee sottilissime verdi/rosse o blu/azzurre ecc…

3 bis. Un conto è riuscire a distinguere perfettamente dei dettagli, un altro è distinguerli quel tanto che basta per mettere in moto i meccanismi percettivi ben delineati dalla Gestalt, sulla base dei quali anche un’identificazione parziale è sufficiente per generare nella nostra mente il contesto completo.

Un classico esempio ce l’abbiamo nella lettura: una volta identificate le lettere chiave di una parola il nostro cervello automaticamente assembla la parola completa e ci permette di scorrere velocemente. A volte questo genera errori di associazione, per esempio con parole che vediamo la prima volta, e quindi ci troviamo a leggere con attenzione le singole lettere finché la parola non risulta acquisita.

Il supporto Z

Il tipo di supporto, non necessariamente carta, così come la tipologia di stampa o di riproduzione video, creano una certa variabilità sulla definizione dei dettagli originari.
Il nostro occhio vede in modo continuo, analogico, ma la quasi totalità dei sistemi di riproduzione è discreta e si basa su retini, dithering e lineature.
Tali combinazione di inchiostri o pixel, associati a supporti più o meno omogenei, permettono al nostro occhio di vedere «bene» l’immagine rappresentata grazie alla sintesi additiva in media spaziale.
Gli esempi di questo sono molteplici:
◗ una foresta da lontano ci sembra circa verde, man mano che ci avviciniamo e riusciamo a distinguere più dettagli possiamo osservare tronchi, alberi, foglie ecc… Le onde luminose riflesse a distanza dalla foresta arrivano al nostro occhio che per quello che riesce ne fa una media e ci restituisce l’informazione «la foresta è verde».

◗ Il retino di stampa visto al lentino è un insieme di punti Cmyk, visto da una certa distanza il nostro occhio ne fa una media e «sintetizza» i vari colori.

◗ Sfumature di grafite su una carta ruvida viste da vicino mettono in evidenza la trama della carta, da una certa distanza invece la combinazione di striature di carta bianca e grafite restituisce nella nostra testa un’idea generale di «sfumatura» continua.

◗ Un videowall gigante, da stadio, visto da vicino presenta grossi elementi luminosi RGB (probabilmente pallini ma non solo), visti dalla curva opposta al nostro occhio arriva invece l’immagine continua.

Gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Una volta compreso che queste tre variabili possono interagire e rendere quindi parzialmente interpretabile il risultato numerico finale, andiamo ora a calcolare la risoluzione che ci serve.

Un esempio di quanto cambi la capacità di risolvere dettaglio con l’aumentare della distanza. Questi valori vanno naturalmente intesi come ordine di grandezza più che come valori assoluti, anche in virtù del fatto che l’imperfetta risolvenza di un dettaglio lontano non significa non vederlo affatto bensì non riuscire a metterlo perfettamente a fuoco.
Nell’esempio ho ignorato problematiche reali come l’atmosfera che interferisce non poco con la visioni a distanza.
Il problema della foschia generalmente con le stampe non lo abbiamo…

E allora risolviamo

Assumendo con buona approssimazione che il nostro occhio risolva mediamente un dettaglio ottimale pari a un arcominuto andiamo a calcolare qual è il più piccolo dettaglio che siamo in grado di risolvere alla distanza di 1 metro, con la matematica più spicciola possibile.

Un arcominuto è un primo, cioè un sessantesimo di grado, e in un cerchio i gradi sono 360.
Se poniamo quindi l’osservatore al centro di un ipotetico cerchio di raggio 1 metro è sufficiente sapere la lunghezza di un arco ampio un sessantesimo di grado per avere ciò che cerchiamo.

In ultima analisi, come anticipato prima, il nostro arco lo approssimeremo per semplicità a un tratto lineare. La circonferenza è pari a 2 π r quindi 2×3,14×1=6,28 m.
Dividiamo 6.280 mm (6,28 m) per 360 per trovare la lunghezza di un arco di ampiezza un grado e poi dividiamo ulteriormente per 60 per la lunghezza dell’arco di ampiezza 1 primo.

6.280/360=17,44 mm
17,44/60=0,29 mm
L’ampiezza che ci serve è 0,29 mm, che potremmo tranquillamente assimilare a 0,3 mm.

A un metro di distanza l’occhio umano medio in condizioni di illuminazione e contrasto ottimali risolve un dettaglio pari a 0,3 mm (circa un terzo di millimetro in pratica).
Dato che il più piccolo dettaglio determinato in un’immagine digitale è dato dalla grandezza del singolo pixel che la compone, questo significa che l’immagine vista a un metro di distanza dovrà avere un pixel di riferimento grande non più di 0,3 mm. Se è maggiore di questa dimensione aumenta rapidamente il rischio di percepire aliasing.

Tradotto in Pixel Per Pollice vuol dire trovare quanti pixel da 0,3 mm stanno in un pollice, ossia 2,54 cm, e risulta circa 85 PPI.

Ponendo idealmente l’occhio al centro di un cerchio di raggio 1 m è facilmente calcolabile la dimensione dell’arco corrispondente all’ampiezza di 1’ di grado, il valore che ho usato come riferimento per indicare il potere risolvente della visione umana media.
Considerando le piccole dimensioni in gioco possiamo approssimare l’arco a un segmento trascurando lo scarto.

(RI)Soluzione

Per un’immagine che vada vista a un metro di distanza la risoluzione di Output di riferimento è di 85 PPI a dimensioni fisiche reali, da aumentare se l’immagine in questione è ricca di dettagli (magari a 100 PPI), anche 70 ppi se si tratta di un’immagine senza particolari dettagli, come un tramonto.
Le dimensioni fisiche sono secondarie, può trattarsi di una cartolina 13×18 come di un manifesto 100×140 cm, il discriminante è la distanza di osservazione, non la grandezza del supporto. Poi va da sé che è estremamente improbabile che una cartolina sia da guardare da lontano o un manifesto 100×140 sia da guardare molto da vicino, ma questo riguarda la tipologia dell’elaborato grafico e le regole di composizione grafica, secondarie rispetto all’argomento dell’articolo.
Volendo realizzare un cartellone da 6×3 metri andrà più che bene un’immagine da 15 PPI, invece per un stampa fotografica da interni di 2×3 metri a soggetto beauty visibile potenzialmente anche a distanze intorno ai 50 cm non è il caso di scendere sotto ai 150 ppi, sempre a dimensioni reali (e in casi come questo le immagini necessarie avrebbero più di 200 Megapixel…)

Conclusioni ragionate

Una volta compresi i meccanismi di visione che stanno alla base dei processi percettivi possiamo inquadrare problema e soluzione con ottimi risultati. Se serve una formula ancora più spicciola potreste usare questa:
Risoluzione di Output = 80/d,
dove d è la distanza dell’osservatore espressa in metri.
Con un veloce ragionamento possiamo anche trovare una buona motivazione ai classici 300 ppi consigliati per le stampe in alta risoluzione: a una distanza di circa 25-30 cm, tipicamente la distanza media di lettura di riviste o libri, la risoluzione consigliabile risultante sarebbe di 80/0,25 e 80/0,30, i cui risultati danno 320 e 266 PPI.

Come ordine di grandezza direi che ci siamo, no?

La creatività di Konica Minolta agli Hunkeler Innovationdays

Konica Minolta Europe sarà presente alla fiera Hunkeler InnovationDays a Lucerna, dal 25 al 28 febbraio per presentare gli ultimi sviluppi tecnologici nell’ambito della stampa digitale. Creatività e potenza della stampa digitalmente migliorata, insieme ai sistemi live-running saranno i temi centrali che verranno affrontati perseguendo l’approccio customer centric che caratterizza Konica Minolta. Allo stand sarà possibile toccare con mano il sistema di stampa digitale per etichette AccurioLabel 190, sviluppato e prodotto in collaborazione con la società danese Grafisk Maskinfabrik (GM). Si tratta di un sistema di stampa toner digitale all-in-one con sistema di guida del nastro integrato, area di controllo della qualità con luci di visualizzazione e possibilità di collegarsi alle apparecchiature di finitura in linea. Proprio per queste sue qualità AccurioLabel 190 conta ormai oltre 250 installazioni in tutto il mondo da quando Konica Minolta è entrata nel mercato delle etichette nell’autunno del 2015.

Un altro highlight riguarderà le dimostrazioni dal vivo del dispositivo di stampa a fogli singoli AccurioPress C83hc che utilizza toner High Chroma di Konica Minolta, in grado di produrre stampe di qualità fotografica con una riproduzione dei colori più nitida e fedele. Questo sistema integra anche l’unità di controllo del colore IQ-501, che consente di ottimizzare i tempi di produzione attraverso funzionalità quali la registrazione automatica fronte-retro e la creazione automatica dei profili di stampa.

Non solo, ma Mark Hinder, head of market development di Konica Minolta Europe, mostrerà gli ultimi campioni di stampa realizzati con la macchina a getto d’inchiostro AccurioJet KM-1: un innovativo sistema inkjet UV dotato di testine a getto d’inchiostro ad alte prestazioni e avanzate tecnologie di elaborazione, in grado di gestire supporti fino al formato B2+. Ultima novità in questo ambito, la tecnologia brevettata da Konica Minolta DFT – Dot Freeze Technology che ha superato una delle sfide fondamentali della stampa a getto d’inchiostro: movimento dei punti di inchiostro incontrollato che riduce la qualità di stampa e i materiali lavorabili.

Infine, anche la gamma di sistemi di nobilitazione Konica Minolta sarà rappresentata in fiera: impressionanti stampati brillanti e con effetti tattili realizzati con i sistemi Konica Minolta MGI saranno esposti al pubblico. «Oggi gli stampatori richiedono idee e strumenti di business che possano aiutarli a catturare nuove opportunità di mercato e aumentare la loro redditività. Noi di Konica Minolta ci impegniamo a supportare queste esigenze critiche, anticipando le richieste dei clienti e trasformando le nostre idee in soluzioni innovative attraverso un approccio collaborativo e di partnership, che riteniamo sia quello giusto per fornire ai nostri clienti una base strategica e tecnologica solida. La nostra missione è aiutare i nostri clienti a far conoscere il potenziale della stampa digitale e della nobilitazione, così da ottenere risultati di maggior valore e incrementare la redditività. Hunkeler InnovationDays rappresenta per noi un’importante occasione di incontro per mostrare le nostre capacità di leader nel settore e di azienda che continua a mettersi in gioco, aumentando la propria presenza all’interno del settore della stampa professionale ed industriale. Ma non si tratta solo di prodotto. Nel corso dell’evento si potranno anche ricevere consulenze personalizzate da parte dei nostri esperti, ci saranno testimonianze dei nostri clienti e numerose presentazioni». Ha affermato Charles Lissenburg, general manager divisione stampa professionale di Konica Minolta Europe.  

Il nuovo anno di Digital Flex

Dopo aver chiuso un anno ricco di successi, Digital Flex si appresta a raccogliere le sfide del nuovo anno con grande fiducia. Andrea Vergnano, senior executive vice president, sottolinea che «gli investimenti tecnologici fatti nel 2018 si sono dimostrati vincenti e il nuovo impianto Lead Lasers Flexostar per l’incisione diretta di sleeve in elastomero nonché il nuovo sistema Esko CDI Crystal + espositore XPS ci permettono oggi di offrire una scelta tecnologica ancora più ampia».

La conferma dell’alto livello qualitativo della produzione realizzata da Digital Flex è stata la premiazione in quasi tutte le categorie del concorso Best-in-Flexo 2018 organizzato da ATIF, con ben 11 premi ricevuti (di cui 3 primi posti), e il successo ottenuto in Brasile durante l’evento AB Flexo (organizzato da FTA) dove Digital Flex ha ritirato i premi per il primo, secondo e terzo classificato.

Un’altra soddisfazione per Digital Flex è arrivata, completamente inaspettata, quando, durante la premiazione Best-in-Flexo, è stato assegnato il premio alla carriera, conferito dai giornalisti di settore a Renato Vergnano, presidente e co-fondatore dell’azienda. Renato Vergnano, emozionato, non ha mancato di ricordare che fu uno dei soci fondatori di ATIF nel lontano 1982. La carriera di Renato ebbe inizio nel ’65 quando diede vita alla Nuova Roveco, prima azienda italiana di pre-stampa a dedicarsi esclusivamente alla flesssografia. Nei sui 53 anni di lavoro, Renato Vergnano ha potuto assistere alla crescita dell’azienda, ai suoi cambiamenti, alle sue innovazioni continue, che l’hanno portata oggi ad essere il punto di riferimento del settore.

Con il nuovo anno Digital Flex inserisce una marcia in più, con una grande novità: l’apertura di un ufficio commerciale in Veneto, con l’obiettivo di presidiare ancora meglio il nord-est del mercato italiano. Nell’ufficio di Pozzoleone, Vicenza, è già operativo Giosuè Veggian, che vanta un’esperienza ventennale nel settore del packaging, e renderà la presenza di Digital Flex più vicina ai suoi clienti stampatori e brand owner in una zona molto strategica per il mercato dell’azienda.

Uteco Group e Kodak consolidano la loro collaborazione per il packaging

Uteco Converting ha siglato un accordo con Kodak per l’acquisto dei più recenti sistemi di stampa a getto di inchiostro di Kodak dotati di tecnologia Kodak Ultrastream. La tecnologia Kodak Ultrastream ha esordito come dimostrazione concettuale in occasione della fiera drupa 2016 con programmi di sviluppo per renderla disponibile ai partner OEM nel 2019.

L’esclusiva tecnologia a getto d’inchiostro continuo Ultrastream di Kodak offre una risoluzione di 600 x 1.800 dpi con velocità di produzione fino a 150 mpm utilizzando unicamente inchiostri a base d’acqua ecocompatibili ed economicamente convenienti sia su plastica sia su carta.

Uteco ha presentato per la prima volta le soluzioni Sapphire Evo a giugno 2018, calamitando l’interesse del settore in termini sia di prestazioni sia di sostenibilità e continua a essere una componente fondamentale della loro linea di prodotti per la stampa digitale. Uteco sarà tra i primi produttori a utilizzare la tecnologia Kodak Ultrastream per ampliare la sua linea di macchine da stampa digitale ad alta produttività per packaging flessibili nel 2020.

Aldo Peretti, CEO di Uteco Group, commenta: «I nostri clienti ricercano soluzioni produttive digitali ibride favorite dalla sostenibilità per poter stampare su basse tirature in maniera redditizia. Queste soluzioni, che uniscono tecnologie di stampa flessografica e rotocalco tradizionali e di stampa digitale a getto d’inchiostro, ottimizzano il trattamento delle pellicole, il priming, la prepatinatura e l’essiccazione per rispondere ai requisiti prestazionali del mercato dei packaging. Il sistema a getto d’inchiostro continuo brevettato di Kodak continua a essere la tecnologia prescelta che assicura qualità, produttività e costi di esercizio eccezionali per queste soluzioni per il packaging leader nel settore».

Randy Vandagriff, vicepresidente della divisione Sistemi a getto d’inchiostro aziendali di Kodak, aggiunge: «Siamo felici che Uteco continui a collaborare con Kodak nello sviluppo di soluzioni per il mercato dei packaging. I vantaggi unici offerti dalla soluzione Sapphire Evo evidenzieranno il modo in cui la tecnologia Kodak Stream Inkjet tratta l’uso della stampa digitale per le soluzioni per packaging flessibili. Guardando avanti a drupa 2020 e oltre, siamo entusiasti che Uteco integri le soluzioni basate sulla tecnologia Kodak Ultrastream nella sua linea di prodotti per offrire ancora più opzioni per i packaging flessibili sia ai convertitori che ai marchi. L’approccio proattivo di Uteco nel portare avanti il cambiamento nel mercato della stampa di packaging rispecchia l’esigenza di soluzioni esclusive in tutto il mondo».

 

La Federazione Carta e Grafica in audizione alla Commissione Cultura del Senato

Si è tenuta a Roma l’audizione della Federazione Carta e Grafica in Commissione Cultura del Senato: tema il Bonus cultura per i diciottenni e le misure a sostegno della lettura e dei consumi culturali.

In questa occasione la Federazione è tornata a sottolineare l’importanza di:

– rendere strutturale il Bonus Cultura per i diciottenni, (correttamente rinnovato per il 2019) incrementandone gli sforzi di comunicazione, allargando le categorie di spesa all’acquisto di abbonamenti a giornali, analizzando a fondo i dati per migliorare, anche sul fronte dell’offerta, le opportunità di acquisto rivolte ai diciottenni;

– riconoscere una detrazione dai redditi delle persone fisiche delle spese in acquisto di libri e abbonamenti a giornali, con un meccanismo in tutto corrispondente a quello previsto per altri tipi di spese (farmaci, istruzione secondaria e universitaria). La lettura è un Bene Pubblico di uguale rilevanza.

«Siamo soddisfatti dell’interesse riscosso in merito all’estensione del bonus cultura a quotidiani e periodici. È stata un’occasione di confronto e ascolto molto utile – ha dichiarato Maurizio D’Adda, direttore di Assografici,a margine dell’audizione – abbiamo avuto modo non solo di esplicitare il nostro parere sul Bonus Cultura, ma anche di sottolineare come la richiesta di sostegno alla nostra filiera non sia un tentativo anacronistico di difesa della carta verso il digitale, bensì un’esigenza strategica a supporto di un settore d’eccellenza della nostra economia e a favore dello sviluppo culturale e sociale del Paese. Quanto alla “carta”, abbiamo ricordato semplicemente che la dematerializzazione non è certo garanzia di minor spreco di risorse, soprattutto per usi prolungati e ripetuti, come nei libri di studio, e soprattutto a fronte di un materiale di origine naturale, rinnovabile, riciclabile e biodegradabile».

La Federazione Carta e Grafica (costituita da Assocarta, Assografici e Acimga), che rappresenta i settori cartario, grafico/cartotecnico trasformatore e macchine per grafica/cartotecnica, ha generato un fatturato di 24,3 miliardi di Euro nel 2017 (1,4% PIL) e un saldo positivo della bilancia commerciale di 3,6 miliardi di Euro, grazie all’attività di circa 170.000 addetti attivi in oltre 18.000 impreseRappresenta quindi anche la filiera produttiva dei libri e dei giornali, a monte del comparto editoriale: un settore che, come noto, conosce da anni elementi di crisi strutturali, sia legati all’evoluzione del mercato, sia alla scarsa propensione alla lettura degli italiani.

Un gap culturale che rappresenta per il Paese un elemento di debolezza competitiva rispetto agli altri Paesi evoluti e sul quale è sempre più necessario un piano nazionale di interventi strutturali a sostegno.