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OKI: nominato Marzio Gobbato per rafforzare la posizione in Sud Europa

Marzio Gobbato è stato nominato Regional Vice President South Europe Region di OKI Europe.
Marzio Gobbato è stato nominato Regional Vice President South Europe Region di OKI Europe.

Laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, Marzio Gobbato è un professionista esperto del mercato dei dispositivi di stampa.

Con un’esperienza di oltre 30 anni presso i principali operatori del settore, in particolare in Hewlett Packard dove resta oltre 23 anni e in Samsung Electronics, ha successivamente ricoperto diversi incarichi direttivi in Europa (Spagna, Italia, Francia) e in Asia (Singapore).

Le sue forti competenze amministrative, la sua profonda padronanza delle pratiche commerciali internazionali e una gestione delle vendite e del marketing orientate ai risultati, la conoscenza del prodotto e la leadership, gli hanno consentito di incrementare significativamente i risultati e i profitti.

Marzio Gobbato è entrato a far parte di OKI Europe nel 2015 a Egham, Regno Unito, con l’incarico di General Manager Value Sales Emea, con Thomas Seeber, Vice President Channel and Distribution.

Il 1° aprile 2017 è stato nominato Regional Vice President South Europe Region di OKI Europe (Francia, Spagna, Italia, Portogallo). In questa posizione ha assunto la direzione di OKI Systems (Italia). La sua conoscenza di questi mercati locali e la conoscenza di diverse lingue – francese, inglese, italiano, spagnolo – sono dei reali vantaggi.

Terry Kawashima, Managing Director di OKI Europe, afferma: «Marzio Gobbato ha tutta la mia fiducia nella gestione dell’area Sud Europa. Ricopre un ruolo fondamentale per la diffusione della nostra visione e dei nostri valori e per fornire prodotti e servizi di qualità in tutta l’area del Sud Europa».

Per raggiungere degli obiettivi ambiziosi, la nuova strategia di OKI si basa su:

  • Una nuova struttura di gestione dell’area Emea in cui le funzioni centrali e quelle regionali sono allineate e ottimizzate, consentendo a OKI Europe di offrire un valore aggiunto unico ai propri partner e clienti in modo efficiente e veloce in tutta l’area Emea.
  • La reattività e la flessibilità di OKI, grazie a una struttura leggera e flessibile.
  • Consolidamento della sua rete indiretta al 100%, con un rafforzamento delle azioni con i suoi partner-rivenditori, attraverso il programma di fidelizzazione OKI Shinrai Partner: budget di marketing e formazione in aumento, lead generation, affiancamento presso i clienti finali.

Marzio Gobbato ha dichiarato: «Questa strategia consentirà a OKI, leader tecnologico, di incrementare significativamente la propria quota di mercato nei prodotti Office, Graphic Arts e Industry Printing. L’innovazione è da sempre al centro della strategia di OKI, e lo sarà anche nel 2018, che sarà un anno di lancio di prodotti innovativi, sempre tecnologicamente all’avanguardia.»

Prodotti cosmetici: segnalare correttamente come smaltire il packaging

La maggior parte dei prodotti cosmetici non è confezionata solo in un imballaggio primario, spesso è presente un imballaggio secondario e un ulteriore involucro protettivo. A questo punto il consumatore si troverà di fronte a tre tipologie di packaging, tutte, molto probabilmente, composte da materiali differenti e, non è detto, tutte e tre riciclabili. Per esempio, una confezione secondaria in cartoncino non è scontato che debba essere smaltita nel contenitore della carta, poiché il cartoncino potrebbe essere avvolto da un sottile film plastico che lo rende irrecuperabile. Se le informazioni sullo smaltimento e la composizione non sono chiare, il cartoncino potrebbe finire nel contenitore della carta o della plastica, a seconda di come la confezione viene percepito dal consumatore, invece che nel contenitore dei rifiuti indifferenziati, andando così ad «inquinare» la frazione riciclabile.

Perché separare correttamente

Gli imballaggi riciclati, prima di essere immessi nuovamente nel ciclo produttivo, subiscono una serie di lavorazioni importanti. Poiché la qualità del prodotto finale di riciclo dipende dal grado di impurezza, e quindi dal livello di contaminazione della frazione raccolta, durante la lavorazione del materiale la fase di selezione è tra le più importanti. Essa viene eseguita per tutte le tipologie di materiale: plastica, carta, vetro e alluminio. Lo scopo è quello di eliminare eventuali residui, finiti per sbaglio nella frazione riciclabile, così come scartare imballaggi che contengono un eccesso di residui del prodotto che una volta contenevano. La selezione è eseguita sia manualmente da operatori sia attraverso appositi separatori, che funzionano mediante sistemi meccanici, ottici e magnetici; durante questo processo vengono rimossi residui metallici e contaminanti di altri materiali. Inoltre, nel caso delle plastiche, vengono separate per tipologia di polimero e anche in base alla colorazione poiché questi materiali, pur rientrando nella stessa categoria di riciclo, non posso essere mescolati nella lavorazione avendo una struttura chimica completamente diversa.

Quali simboli?

Non è difficile immaginare quanto le indicazioni corrette sul packaging siano essenziali per migliorare l’efficacia del processo di raccolta differenziata, considerando poi che l’apposizione di tali simboli è del tutto volontaria e non un obbligo di legge. Ma non basta mettere simboli e indicazioni, è anche opportuno che queste siano precise ed esaustive e soprattutto presenti su tutte le tipologie di imballaggio (primario, secondario e quando possibile anche sul terziario, così come sul tappo e il flacone se sono di materiali differenti). In generale sull’etichetta del prodotto, oltre alle informazioni prescritte dalla legge, si deve apporre una prima indicazione sul riciclo: ossia un simbolo che indichi se il packaging possa essere riciclato o meno. Il simbolo di due frecce racchiuse in un cerchio che si intersecano tra loro indica la conformità dell’imballaggio alle regole della raccolta differenziata, è chiamato anche Punto Verde. Nel caso l’imballaggio non sia adatto a essere riciclato sull’etichetta si appone il simbolo stilizzato della figura di un uomo/donna che butta qualcosa in un cestino. Tale simbolo indica che quella confezione deve essere gettata nell’indifferenziata. Se il prodotto è differenziabile, cioè segue le specifiche del Conai, il COnsorzio NAzionale per gli Imballaggi, ha il Punto Verde, che è obbligatorio per quei prodotti che vengono anche commercializzati fuori dall’Italia, ed è associato ad altri simboli che indicano esattamente da che tipo di materiale è costituito l’imballaggio. Il simbolo è un triangolo composto da frecce o un cerchio contenenti una sigla significativa per l’indicazione del materiale, come per esempio V o VE per il vetro, PET/PE-HD/PE-LD/PVC/PS/O per le varie plastiche, polistirolo incluso. Esiste anche il simbolo dell’esagono che è però più spesso legato ai metalli come l’alluminio e l’acciaio materiali meno usati in cosmesi.

Il punto verde, che può essere anche in bianco e nero.

I simboli specifici riferiti al materiale della confezione, o a una parte di essa, permettono di identificare esattamente il materiale e poterlo differenziare e poi, successivamente, selezionare correttamente. Mentre per carta e alluminio vi è un solo codice, per le plastiche, nonostante queste finiscano nello stesso contenitore della raccolta differenziate, ve ne sono diversi.

Un concreto sostegno al recupero
Il «peso» ambientale degli imballaggi cosmetici non è indifferente e allo stato attuale; visto la complessità del loro recupero la strada più comoda e meno costosa in termini di lavorazione sembra essere ancora il contenitore dell’indifferenziato e di conseguenza l’incenerimento. Tuttavia la domanda dei consumatori di prodotti sostenibili è aumentata vertiginosamente nell’ultimo decennio. I consumatori sono più informati e la tendenza a preferire aziende cosmetiche in grado di proporre prodotti e processi a basso impatto ambientale è in crescita. Dare indicazioni adeguate e simboli bene evidenti per lo smaltimento degli imballaggi è un impegno non solo per l’ambiente ma un vantaggio anche in termini di visibilità e immagine. Non stupisce che oltre oceano diverse multinazionali abbiano lanciato campagne pubblicitarie che strizzano l’occhio al riciclo, togliendo d’impiccio il consumatore di fronte a confezioni oggettivamente irrecuperabili. In paesi dove il mercato è ritenuto sufficientemente attento e sensibile alla problematica, diversi marchi invitano i consumatori a riportare il packaging dei loro prodotti, ma anche quelli della concorrenza, affinché siano smaltiti nel modo più opportuno. Queste iniziative hanno trovato un ottimo riscontro nel mercato, con un forte ritorno in termini di immagini per le aziende che si fanno promotrici di un messaggio ambientale importante.

Pratiche innovative per migliorare l’intero sistema produttivo delle etichette

Elisa Cravotto e Simona Patania

Innovazione e sostenibilità: quando parliamo di impresa e di industria, queste sono le parole chiave che guardano al futuro più prossimo, e che stanno già guidando le scelte progettuali e produttive del presente.

Esempio di rilevazione di aziende locali da connettere sul territorio.
Esempio di rilevazione di aziende locali da connettere sul territorio.

Come molte realtà industriali, anche quella dell’etichettatura si sta muovendo verso questa direzione, manifestando interesse e volontà nell’adottare pratiche innovative allo scopo di migliorare l’intero sistema produttivo. L’applicazione in azienda di metodi volti alla sostenibilità è un processo che non può certo essere improvvisato, ma che richiede strumenti specifici accompagnati da un cambio di visione a monte rispetto alle tradizionali modalità di fare impresa.

È proprio da queste esigenze che è nata la collaborazione tra il Gruppo Italiano Produttori Etichette Autoadesive di Assografici e la facoltà di Design Sistemico del Politecnico di Torino, nella stesura di un lavoro di tesi dedicato alla sostenibilità applicata all’etichettatura; le competenze tecniche derivanti dal Gruppo Gipea, unite alle competenze progettuali nella creazione e nella gestione di sistemi circolari del Politecnico di Torino, hanno permesso la definizione delle linee guida e degli strumenti volti al perseguimento di pratiche sostenibili non solo per la singola azienda, ma anche per l’intera rete di attori attivi nel settore.

Possibile destinazione di due tra gli output di produzione dell'etichetta.
Possibile destinazione di due tra gli output di produzione dell’etichetta.

Perseguire la sostenibilità tramite l’approccio sistemico

Il concetto di sostenibilità è certamente legato alle questioni riguardanti l’impatto che le realtà produttive hanno sull’ambiente nel quale si collocano, ma nella sua completezza include aspetti più ampi tra cui la creazione di reti relazionali tra attività produttive, il legame tra produzione e territorio, la gestione virtuosa dei materiali di produzione.

I fattori determinanti nel perseguimento di pratiche sostenibili per l’azienda possono essere applicati seguendo i principi della progettazione sistemica: si tratta di progettare qualitativamente i flussi di materia e di energia che fluiscono da un sistema all’altro, creando un nuovo modello economico produttivo che tenda a emissioni zero, e in grado di generare valore per una comunità fortemente connessa al proprio territorio. L’approccio sistemico si prefigge quindi l’obiettivo di trasformare l’attuale modello economico lineare in un modello circolare, nel quale gli output derivanti da un processo vengono valorizzati diventando risorsa per un altro; per fare ciò, l’azienda deve diventare quello che si definisce un sistema aperto, ovvero una realtà dinamica e flessibile in contatto con altre attività produttive e strettamente connessa il territorio. Per questo gli strumenti volti alla sostenibilità devono essere trasversali e toccare tutti gli aspetti legati alla gestione e alla produzione in azienda.

Vantaggi a breve e a lungo termine: azienda, settore, territorio e comunità

«Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri»

recita il Rapporto Our Common Future redatto dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo nel 1987. Sono passati 30 anni dalla stesura di questo importante documento, ma le tematiche trattate rimangono attuali e il fattore fondamentale resta la capacità di riuscire a interpretare la sostenibilità non come un obbligo e ostacolo ai profitti aziendali, ma bensì come opportunità verso un nuovo modo di creare valore; la sostenibilità a oggi è certamente una necessità da applicare il prima possibile, ma è anche e soprattutto la possibilità di creare una nuova modalità di pensiero, in grado non solo di generare profitto economico, ma di renderlo spendibile per un territorio e per una comunità in cui valore sociale e valore economico convivono in un equilibrio duraturo nel tempo, perseguito nel rispetto dell’ambiente e di chi vi abita, oggi come domani.

Gli strumenti utili all’azienda

Parlare di sostenibilità si dimostra spesso piuttosto semplice; quello che invece risulta complesso, come sempre, è riuscire ad applicare la teoria alla pratica, soprattutto quando si cade nella controversia su come coniugare gli aspetti legati alla sostenibilità con quelli economici. Il perseguimento di pratiche sostenibili attraverso l’approccio sistemico, oltre alla generazione di valore sociale e territoriale, è caratterizzato dalla creazione di notevole flusso economico, in quanto concretizza una rete nella quale le parti possano svilupparsi evolvendo coerentemente le une con le altre, in uno scambio relazionale di flussi di materia, energia e informazione.

È dunque non solo possibile, ma decisamente auspicabile, passare dalla teoria alla pratica.

Come integrare la sostenibilità nell’identità aziendale

Per agire in maniera efficace e trasversale sulle dinamiche di impresa, è importante che i temi legati alla sostenibilità diventino parte integrante della filosofia e dell’identità aziendale, sia tra i componenti dell’azienda (tramite costante condivisione, formazione e coinvolgimento attivo nelle iniziative virtuose), sia nell’approccio con altre realtà produttive o con i clienti finali. Collaborare nella condivisione dei propri sforzi e nella ricerca in ottica sostenibile costruisce una discussione positiva intorno alle innovazioni raggiungibili in tal senso, generando uno scambio tra diversi attori.

Per esempio, analizzando la comunicazione aziendale tramite sito Web emerge come nonostante la maggior parte delle aziende dichiari la sostenibilità come valore perseguito, lo spazio dedicato al tema ricopra circa il 10% del sito, un ruolo marginale rispetto alle aree dedicate alle tecnologie o ai prodotti e servizi offerti. Il tema della sostenibilità risulta un valore a se stante, avulso dall’identità dell’azienda: dovrebbe invece diventare la base che permea e guida tutte le finalità di impresa.

Come creare reti relazionali sul territorio

L’approccio sistemico punta a rendere l’azienda un sistema aperto in grado di comunicare in modo flessibile con le realtà esterne; la chiave del cambiamento sta nella concezione che l’impresa trae il massimo vantaggio dalla collaborazione e dalla condivisione.

Per questo, la prima cosa da fare è prendere consapevolezza delle altre attività presenti sul proprio territorio e delle loro potenzialità; entrare quindi in contatto con esse aprendo il dialogo e il confronto sulla creazione di collaborazioni, e mantenere viva la rete favorendo la comunicazione e la continuità nello scambio.

Tutto ciò permette la valorizzazione delle microeconomie locali, a vantaggio delle piccole medie imprese e dell’intera comunità. Le relazioni non avvengono solamente tra attori appartenenti allo stesso settore, ma anche tra attività differenti che prima non comunicavano tra loro, ma che possono instaurare rapporti di scambio di materia e d’informazioni. Si tratta quindi di attingere dalle risorse che il proprio territorio ha da offrire, e di spostare l’attenzione dall’individualità alla collettività, al fine di creare nuovo valore comune.

Come dare valore agli scarti di produzione

Quando si tratta la sostenibilità, sono i processi naturali a darci un modello di gestione ed efficienza con cui confrontarci: così come in natura non esistono scarti e tutto il materiale biologico subisce processi di trasformazione, anche per le attività umane gli output di un sistema dovrebbero essere valorizzati.

La sfida è dunque la seguente: creare una visione circolare di flussi di materia in trasformazione, così come fa ogni sistema naturale con cui ci confrontiamo. Perché affrontare alti costi di smaltimento quando si può iniziare uno scambio sostenibile e conveniente? A livello pratico, si tratta di analizzare la qualità del materiale di scarto di una produzione e indirizzarlo, piuttosto che alla discarica, alla destinazione più consona alle sue caratteristiche. Per esempio, gli scarti di liner potrebbero essere riutilizzati da un’attività edile presente sul territorio come materiale di rivestimento, evitando così l’uso di altre risorse ex novo.

Come scegliere le risorse per lo stabilimento

Fonti rinnovabili utilizzabili per lo stabilimento.
Fonti rinnovabili utilizzabili per lo stabilimento.

Il fatto che le risorse del Pianeta non siano illimitate è ormai diventato assunto comune, ribadito con convinzione dalla comunità scientifica. Questo non significa che l’attività umana debba subire una decrescita, ma piuttosto che debba perseguire uno sviluppo in accordo con la realtà di fatto.

L’utilizzo di fonti rinnovabili consente una drastica riduzione dell’impatto della produzione e nei costi di gestione aziendale a lungo termine.

Nel caso dell’energia elettrica, la scelta ricade per esempio, su fonti idroelettriche o eoliche, che consentono un notevole abbassamento nelle emissioni di gas serra nell’atmosfera rispetto all’energia elettrica da rete. Riguardo le risorse idriche, quelle utilizzabili per le operazioni di produzione e lavaggio non richiedono potabilità, pertanto si ipotizza l’uso di sistemi di raccolta dell’acqua piovana, che possono arrivare a soddisfare il fabbisogno di un’intera attività nel caso di stabilimenti di medie dimensioni.

Come scegliere le materie prime per la produzione

La qualità dello scarto in uscita da una fase di processo produttivo è interconnessa alla qualità della materia in entrata: per questo la scelta delle materie prime per la produzione risulta di fondamentale importanza; prendiamo per esempio il polimero utilizzato per il supporto dell’etichetta: questo materiale sta sempre più affiancando la carta per le sue caratteristiche prestazionali, ma la plastica tradizionale porta con sé svantaggi ambientali legati alla lavorazione degli idrocarburi e all’inquinamento del materiale a fine vita, se non riciclato.

Negli ultimi anni, in risposta a questi temi, si sta sempre più aprendo la frontiera delle bioplastiche: ottenute da biomasse vegetali, offrono un prodotto ad alte prestazioni e compostabile che offre nuove possibilità all’etichetta sostenibile. Occorre però avere ancora una volta una visione d’insieme: le biomasse utilizzate per questi nuovi materiali non devono essere in competizione con le fonti alimentari né provenire da filiere lunghe; i lunghi trasporti che i materiali subiscono intaccano il bilancio di sostenibilità finale del prodotto. Anche in questo caso, è il territorio a fornirci le fonti necessarie allo sviluppo: scarti dell’agricoltura e della lavorazione del legno possono rilanciare il settore della produzione di materia prima a filiera corta, recuperando materiale rinnovabile in uscita da attività locali.

Come rendere più efficienti i flussi di lavoro

L’efficienza è uno degli obiettivi più sentiti per ogni azienda. Efficienza significa risparmio di tempo, di costi, ma soprattutto di risorse: migliorarne i margini porta vantaggi su tutti i fronti. In una società iperconnessa, si può contare su moderni mezzi di condivisione che migliorando lo scambio tra gli attori coinvolti in una produzione possono snellirne i processi.

La gestione aziendale tramite apposito cloud con interfaccia smart permette di velocizzare le operazioni di comunicazione e di aumentare l’efficienza, andando a incrementare lo scambio di feedback tra le varie aree, trasformando l’azienda in una microrete flessibile e dinamica.

Possibili fonti da cui ottenere biomasse locali per la produzione di etichette compostabili.
Possibili fonti da cui ottenere biomasse locali per la produzione di etichette compostabili.

Come coniugare le fasi di progettazione e produzione dell’etichetta

La progettazione grafica e la produzione sono due fasi dello stesso processo. Tuttavia, può succedere che le esigenze della prima possano non combaciare con quelle della seconda, e viceversa. La sfida, in questo caso, è stabilire un dialogo tra le due realtà: anziché lasciarle del tutto separate in compartimenti stagni, una contaminazione tra competenze grafiche e tecniche apporterebbe benefici in ottica di efficienza.

Una pianificazione più consapevole può diventare il driver per una sensibile riduzione dell’impatto ambientale del prodotto, diminuendo a monte gli sprechi di energia e materiale necessari alla produzione; il fattore che influenza principalmente la quantità di scarto in uscita da un processo produttivo è infatti la complessità dell’etichetta da produrre, che si riflette soprattutto nella quantità di scarto di semilavorato prodotta nelle fasi di avviamento e di prove di stampa. È possibile andare ad agire, per esempio, sulla riduzione del numero di colori, sulla scelta di tecniche di stampa a minor impatto ambientale, sull’adozione dei recenti font ecologici. Le parole chiave e gli strumenti da applicare: gestione e progettazione consapevole.

ELISA CRAVOTTO

Designer laureata al Politecnico di Torino, è esperta nella progettazione e nella gestione di sistemi per la sostenibilità, unita alle competenze nell’ambito della comunicazione e del prodotto; caratterizzata da uno spiccato senso pratico e analitico, utilizza la progettazione come mezzo per trasformare la complessità in essenzialità. Nel tempo libero ama stare a contatto con le persone e curare il proprio benessere personale unendo sport e cibo di qualità.
SIMONA PATANIA

Designer, durante il corso di studi presso il Politecnico di Torino si interessa ai temi della sostenibilità e decide di specializzarsi nella progettazione di sistemi in grado di valorizzare territorio, materia, risorse. Crede nella capacità dell’ecodesign di riprogettare l’impatto dell’azione umana sull’ambiente, ha una passione per la grafica e la comunicazione e ama viaggiare per aprirsi a nuove esperienze e scoprire la storia e la cultura materiale di differenti luoghi.

La Cappella Sistina digitalizzata

L’immagine mostra l’affresco completo.
L’immagine mostra l’affresco completo.

Nel Cinquecento, Michelangelo realizza i grandi capolavori ad affresco nella Cappella Sistina, un grande lavoro artistico e manuale; oggi un grande lavoro fotografico e tecnologico, supportato da intenso impegno ed elevata perizia professionale, li trasferisce su carta nel modo più fedele e spettacolare.

Il 24 febbraio scorso è stato presentato ufficialmente il lavoro degli specialisti che hanno fotografato minuziosamente la Cappella Sistina, durato cinque anni, per immortalare il suo stato attuale in vista di restauri futuri. Dalle 270.000 immagini digitali sono stati stampati anche dei volumi a tiratura limitatissima che costeranno 12.000 euro.

Italia Grafica ha deciso di dare l’importanza che merita, a questo magnifico progetto, intervistando Gianni Grandi, il curatore.

L’opera editoriale stampata comprende tre volumi, realizzati in coedizione con la casa editrice bolognese Scripta Maneant e i Musei Vaticani.

Gianni Grandi ha risposto alle nostre domande, sulla motivazione, sull’idea, sull’investimento di tempo e sulla tecnologia utilizzata per questo progetto. «Abbiamo fortemente voluto questo progetto per colmare un vuoto, come sognavano l’editoria e la fotografia. Ci siamo chiesti se poteva esistere una bella, digitalizzata, contemporanea, e soprattutto eterna, riproduzione fotografica, di questo capolavoro, la Cappella Sistina, che ogni storico dell’arte considera come la massima espressione e concentrazione d’arte al mondo. La ricerca della risposta a questa domanda ha generato voglia, desiderio e volontà di colmare tale vuoto, sia sotto il profilo fotografico che editoriale. In questo modo abbiamo anche ampliato le conoscenze storiche su Buonarroti, già descritte nel nostro libro pubblicato nel 2012 dal titolo Michelangelo assoluto».

Scripta Maneant Group
L’editore festeggia nel 2017 i dieci anni di attività; il gruppo è nato per volontà di Giorgio Armaroli e Raffaele Martena che, dopo una decennale esperienza nell’ambito editoriale, hanno voluto dare vita a una propria «creatura» che fosse emanazione di convinzioni e passioni maturate in anni di esperienza «sul campo». Attiva nell’arte e più in generale nell’ambito della Cultura e del Sapere, Scripta Maneant, attraverso il lavoro realizzato in Cappella Sistina ha dato respiro a una delle sue ambizioni più rappresentative: produrre e realizzare avanzate campagne fotografiche per perseguire finalità su molteplici livelli; consegnare ai custodi dei beni culturali più importanti la nuova documentazione fotografica definitiva, produrre opere editoriali senza precedenti, condividere con i lettori la mission di tutela e diffusione delle massime espressioni della storia dell’arte di ogni tempo.

Perché stampare un’opera così importante?

«Ripercorrendo brevemente la storia, Michelangelo Buonarroti venne chiamato dal Papa Sisto IV della Rovere, da cui prese il nome, per dare al luogo una forza e una potenza emozionale senza precedenti, destinando la visita di tale capolavoro a pochi “eletti” dei vertici ecclesiastici, diventando poi la sede del Conclave. Le pareti conservano una serie di affreschi di alcuni dei più grandi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento (Sandro Botticelli, Pietro PeruginoDomenico Ghirlandaio, Luca Signorelli e altri). Fortunatamente i tempi sono cambiati, e tutti noi oggi possiamo entrare e ammirare questi grandi affreschi. Tuttavia, a causa del numero elevato di visitatori, i tempi di permanenza sono ristretti e non è possibile soffermarsi sulla moltitudine di rappresentazioni e di particolari visibili nei dipinti (che sono anche in alto e lontani), molti dei quali restaurati ultimamente. La visita si deve concludere in fretta per non surriscaldare l’ambiente con troppa e persistente illuminazione, essendo molte le persone che vogliono vedere questo capolavoro. Un insieme di valutazioni e suggestioni ci hanno portato a definire il progetto: realizzare un’edizione in formato chiuso di 435×610 mm, che gli appassionati, i collezionisti, gli studiosi di ogni parte del mondo possano osservare in particolare nei 222 spettacolari dettagli riprodotti in stampa con la massima fedeltà cromatica».

Perché questo «grande» formato?

«Nasce dall’esigenza di rappresentare in una “ampia finestra” molte delle riproduzioni in scala 1:1 dell’apparato iconografico. Aprendo i 33 sestini collocati nei tre volumi che compongono l’opera, si ha una un formato pagina di ben di 1.300×610 mm, di conseguenza la reale sensazione di trovarsi di fronte a una delle pareti affrescate.

Un solo “grande” foglio stampato per le tre pagine che compongono il sestino, la pagina di sinistra e quella centrale è cucita nella rilegatura, quella di destra è ripiegata. La pagina di sinistra è più satura essendo stata eseguita la ripresa dell’opera rilegata e aperta.

I capolavori sistini sono mostrati in tre volumi: Gli affreschi del ‘400 di 268 pagine che comprende 12 sestini, Il Giudizio Universale di 252 pagine che comprende 10 sestini, La Volta di 258 pagine che comprende 11 sestini.

Il lavoro svolto e le figure professionali coinvolte

Il percorso attuato per realizzare il volume è identico a quello utilizzato per qualsiasi stampato: macchina fotografica, obiettivi e lenti telescopiche, trasferimento dei file sul computer, elaborazione colore delle immagini sul monitor «calibrato», conversione colore in esacromia, prove colore, approvazione, stampa…

Attività svolte con molto rigore e controllo dei risultati in ogni singola fase (questa è la grande differenza) da vari professionisti; Carlo Vannini e Gabriele «Ghigo» Roli sono i fotografi, Gianni Grandi il responsabile di produzione e coordinatore del progetto fotografico e grafico.

Tutte le fotografie sono state eseguite di notte, cominciando dalle ore 19 e terminando alle 2,30 del mattino. Data l’altezza della Cappella, per raggiungere i dieci metri, per le riprese fotografiche sono stati utilizzati dei trabattelli e dei treppiedi alti fino a sei metri utilizzati per montare le teste panoramiche Seitz Roundshot VR Drive e le macchine fotografiche dotate di lenti da 500 mm di lunghezza focale poste a una distanza corretta per ottenere la riproduzione in scala 1:1. Prima di iniziare la ripresa fotografica si è generato un profilo colore «luci/macchina fotografica», utilizzano il target ColorChecker a 140 colori. I file in formato RAW sono stati «aperti» allineandoli allo specifico profilo colore con il software Camera Raw di Adobe e successivamente salvati in formato .tiff. Completata la ripresa di ogni singola scena, l’operazione successiva è stata la costruzione dell’immagine intera utilizzando un software specifico che permette lo stitching, operazione che «combina e cuce» assieme tutti gli scatti fotografici, ma che permette anche di intervenire sulle distorsioni dovute dalla forma a «botte» del soffitto.

Il lavoro di post-produzione si è svolto in un workflow classico (correzione a monitor e prova colore su plotter multicolore), richiedendo più visite in Cappella Sistina per verificare e confrontare il risultato tra prova colore e affresco.

Lo stitching di così tante immagini che compongono la singola «scena», le correzioni colore effettuate con Photoshop, che utilizzano le varie tipologie di livelli di regolazione (flessibili per interventi e cambiamenti senza alterare il file originale), hanno generato file pesanti alcune decine di Gigabyte.

L’inquadratura e il «taglio» dell’immagine è stata decisa osservando l’impaginazione del lavoro, permettendo di effettuare gli spostamenti in modo rapido, senza dover mettere mano ogni volta al «pesante» file .tiff aperto con PH. Uno specifico profilo colore è stato utilizzato per generare la separazione (conversione) del colore da metodo RGB a Multicolore allo scopo di ottenerne sei colori; quattro colori di quadricromia più due colori Spot/Pantone, scelti in base all’analisi dei colori preponderanti su ogni singolo soggetto dell’affresco.

La forma di stampa (lastra offset) è stata realizzata utilizzano un retino multifrequenza da 31,1 micron, reputato ottimale, considerando le varie sovrapposizioni dei sei colori che erano a rischio di formazione dell’effetto moirè.

La stampa è stata eseguita utilizzano inchiostri ossidativi, ripartita su due tipologie di macchine da stampa offset in base alle due differenti dimensioni del foglio di carta Fedrigoni Tatami White da 170 g/m2, utilizzando per la gran parte delle segnature la Kba 105 a sei colori mentre per i sestini che sono di dimensioni maggiori, la Kba 162 a cinque colori.

I sestini sono stati stampati in tre differenti step, rispettivamente: primo colore Pantone, quadricromia e secondo colore Pantone, e per ultima la verniciatura acrilica.

Grande la soddisfazione finale

Una tipologia di stampato di questo tipo e di questo costo non si può improvvisare, tutto deve essere pianificato per avere la certezza di giungere a buon fine. Ciò richiede anche una prima fase di test che in questo caso ha dimostrato la presenza di difficoltà oggettive quali, per esempio, la scelta delle segnature (ottavi, sestini, quartini ecc.).

Il lavoro è stato impostato con le segnature a «quartini e sestini» non solo per il grande formato dell’opera, ma per la maggioranza delle immagini riprodotte che sono posizionate su doppia pagina (essendo passanti, capita anche che metà è sul foglio in «bianca» e l’altra metà in «volta») permettendo un controllo attento e un confronto immediato del risultato degli abbinamenti ancora con colori «freschi».

Mentre la macchina «piccola» ha stampato i sei colori in un unico passaggio, la macchina «grande» è stata utilizzata per stampare dei sestini: essendo a cinque colori doveva eseguire un percorso differente ma da non sottovalutare, con lo stesso risultato qualitativo e cromatico.

Riuscire a coniugare e quindi a stampare in maniera uniforme utilizzano due flussi di stampa, con macchine di formato così diversi e seppur della stessa casa produttrice (hanno macinazioni dell’inchiostro, bagnatura ecc., meccanicamente difformi tra loro) non è stato facile, ma il risultato è motivo di grande soddisfazione che ha impegnato professionalmente il reparto della TecnostampaGruppo Pigini di Loreto, nell’allineamento tecnologico, che se mantenuto nel tempo, garantisce la qualità anche su tutte le altre tipologie di stampati e non solo sulle grandi opere.

La stampa è stata effettuata in lingua italiana, e in versione «neutra» solo le immagini in modo da poterla personalizzare nelle varie lingue. Ne esistono anche versioni in italiano/inglese, slovacco/italiano, sloveno/inglese, ungherese/italiano, ceco/italiano.

 

L’immagine è la riproduzione di un particolare a grandezza naturale dell’affresco.
L’immagine è la riproduzione di un particolare a grandezza naturale dell’affresco.
Le apparecchiature impiegate
Corpi macchina Canon EOS 5DS muniti di teleobiettivi EF 500 mm f/4 L IS II USM ed EF 400 mm f/4 DO IS II USM, EF 70-300 mm f/4-5.6 L IS USM, con anche una serie di obiettivo EF 180 mm f/3.5 Macro USM, EF 100 mm f/2.8 Macro USM, EF 100-400 e teste panoramiche Seitz Roundshot VR Drive.

Leggi l’articolo sul numero di giugno a pagina 18!

Atif: un Centro Tecnologico dedicato alla stampa flessografica

Sante Conselvan, presidente Atif.
Sante Conselvan, presidente Atif.

«Abbiamo lavorato tre anni a questo progetto – ha esordito Sante Conselvan presidente dell’Associazione – era importante individuare la sede e acquisire le tecnologie per rendere l’associazione indipendente nelle attività di ricerca e di formazione per i propri iscritti. La sede di Como è strategica sotto tutti i punti di vista; il nostro CTA si colloca in un ambiente dove sono disponibili altre tecnologie di stampa e dove la formazione è di casa.»

La macchina da stampa presente nel Centro Tecnologico è a tamburo centrale, a quattro colori e può stampare con inchiostri all’acqua e a solvente; in futuro potrà essere aggiunto anche il gruppo UV per la verniciatura. Una dotazione di tutto rispetto che potrà contare sui materiali di consumo e attrezzature ausiliarie messe a disposizione dai soci Atif.

Oltre agli obiettivi legati alla ricerca e ai servizi per i soci e aziende di stampa, Atif con il CTA vuole realizzare corsi di formazione per gli studenti delle scuole professionali e tecniche. Questa è un’ottima iniziativa che contribuirà a far conoscere una tecnologia di stampa che si sta sempre più diffondendo e che necessita di operatori specializzati. Il fatto che il CTA sia all’interno di una struttura scolastica, l’Istituto Tecnico Ripamonti di Como, è da questo punto di vista strategico, come ha precisato Elia Gerosa, Presidente del Comitato Provinciale per l’Istruzione Professionale Grafica di Como.

Tra gli altri successi di Atif va detto Sante Conselvan è stato rieletto alla presidenza di Fta Europe. L’Associazione Tecnica Europea per la Flessografia costituita dalle Associazioni Tecniche Flessografiche di Benelux, Danimarca, Francia, Italia, Spagna e UK, ha riconfermato per un secondo mandato biennale Sante Conselvan, già Presidente di Atif.

Confermati Wim Buyle (Presidente di Efta Benelux) alla Vice Presidenza e Debbie Waldron-Hoines (Direttore di Efia Uk) alla carica di Tesoriere. Entra nel Board anche Ignaci Cusi (Direttore di Atef) in rappresentanza dell’Associazione Spagnola in aggiunta a Emmanuel Chaud dell’Associazione francese ATF.

I risultati ottenuti da Fta Europe, nata solo due anni fa, sono notevoli e si basano su una strategia di forte collaborazione tra i principali attori mondiali della flessografia, come per esempio Fta Usa, con i quali sono stati avviati stretti rapporti di collaborazione.

Italia Grafica di settembre è online!

Un ricchissimo numero di settembre tutto da leggere!

Leggilo online!

Ampio spazio occupa lo speciale etichette:

  • Due studentesse del Politecnico di Torino illustrano qui i risultati del loro studio sulle linee guida e gli strumenti volti al perseguimento di pratiche sostenibili per l’intera rete di attori del settore.
  • Sono le modalità di comunicazione che cambiano insieme a etichette intelligenti, ricevitori Rfid, Internet of Things: quali impatti sulla comunicazione di prodotto?
  • Seguiamo tutto il percorso di nobilitazione di un’etichetta: ci vuole creatività, preparazione, tecnica, precisione… Giovanni Daprà ha fatto una prova insieme a GisherStampa. Da non perdere il dizionario terminologico!
  • E poi… tante case history e una completa e aggiornata guida macchine!

Color Code. Branding & Identity (Graphic Design Elements)

CreateSpace Independent Publishing Platform

42 pagine dicembre 2016

ISBN 978 1 5410 2996 5

17,48 euro

Il colore ha moltissime funzioni in ambito grafico che differiscono da quelle di altri elementi di design come la forma e la texture. La potenza dei colori è racchiusa infatti nella loro grande abilità di risvegliare sentimenti ed emozioni, fornendo al marketing un mezzo preziosissimo per la diffusione del messaggio comunicativo. Il volume di Wang Shaoqiang  raccoglie molti casi di studio internazionali per dimostrare l’importanza di una applicazione corretta di questo formidabile strumento cognitivo.

Con una terza linea di brossura Corona C15, Rotolito Lombarda migliora i processi produttivi

Il direttore della legatoria Matteo Quadri (a destra) mostra a Fabio Casale di Müller Martini Italia un catalogo appena brossurato sulla Corona.
Il direttore della legatoria Matteo Quadri (a destra) mostra a Fabio Casale di Müller Martini Italia un catalogo appena brossurato sulla Corona.

Un considerevole incremento dei volumi di stampa sono previsti per i prossimi tre anni da Rotolito Lombarda che ogni anno realizza, nei suoi cinque stabilimenti, milioni di prodotti editoriali e commerciali. Emanuele Bandecchi, Sales & Marketing Director dell’azienda fondata nel 1976 dal padre Paolo Bandecchi, attribuisce questo risultato ad alcuni punti fondamentali. «Il recente potenziamento delle nostre capacità produttive per quanto riguarda gli impianti e l’organizzazione di tutto il flusso di lavoro che hanno rafforzato la nostra posizione sul mercato europeo. La possibilità di utilizzare il sistema di stampa più adatto per ciascun prodotto ci permette di offrire ai nostri numerosi clienti distribuiti in tutta Europa e Nord Africa la soluzione migliore in termini di prezzo e qualità. Inoltre cresce la domanda di prodotti a maggior valore».

Special Editions, che Emanuele Bandecchi definisce «prodotti con effetto sensazionale», includono cataloghi di lusso realizzati con carta e copertine accattivanti, fumetti da collezione contenuti in scatole in legno.

Prodotto con effetto sensazionale: una scatola di legno per collezioni di fumetti dell’azienda Rotolito Lombarda.

Secondo Gabriella Moretti, Market Business Development Manager presso Rotolito Lombarda ed eccellente conoscitrice del mercato grazie a un’esperienza pluriennale, proprio queste Collector Series sono «un classico esempio di come la stampa stia tornando a essere apprezzata in quanto viene percepita dal consumatore come un prodotto di maggior valore rispetto ai prodotti digitali che in Italia rappresentano solo una modesta quota di mercato dei prodotti editoriali e che vede invece, secondo i dati 2016 diffusi da AIE, l’associazione Italiana degli Editori, un segno positivo per quanto riguarda l’andamento delle vendite dei libri stampati.»

Una produzione efficiente e di elevata qualità di prodotti, per i quali si registra un incremento di numeri di titoli disponibili con un contemporaneo calo delle tirature per titolo, richiede naturalmente i sistemi di produzione adeguati a produrli. Dalla fine del 2016, per la produzione di testi brossurati Rotolito Lombarda ha messo in funzione nel proprio stabilimento di Pioltello una terza brossuratrice Corona C15 di Müller Martini, dotata di raccoglitrice a 12 stazioni, sega di separazione, due trilaterali Orbit, due impilatori contatori di libri CB 18 e pallettizzatore Pluton de Solema. L’impianto va ad aggiungersi a due linee di brossura dello stesso tipo in uso a Pioltello da molti anni e permette una doppia produzione con tirature comprese tra le 3.000 e i 2 milioni di copie per titolo. «Ora che disponiamo di tre brossuratrici identiche ci aspettiamo una semplificazione dei processi e un consistente incremento dell’output», così Davide Dei Rossi, Plant Manager, motiva l’investimento nella terza Corona.

Rotolito Lombarda è specializzata nella produzione di libri, riviste, cataloghi, fumetti e impiega 470 dipendenti suddivisi in 5 stabilimenti. Nello stabilimento di Pioltello è installata una quarta brossuratrice di Müller Martini, una Pantera collegata near-line a un sistema di produzione di libri prodotti in digitali su una HP Page Wide Web Press T360 collegata in linea a una SigmaLine. Uno dei 5 stabilimenti di Rotolito Lombarda, è una legatoria nella quale sono in funzione altri quattro sistemi di Müller Martini: una linea di lavorazione libri Diamant, una Corona C12 e due brossuratrici Bolero.

Al Creativity Day di Reggio Emilia si parla anche di professioni digitali

Loriana Bellitto, event manager di Creativity Day, racconta in un’intervista come sarà la prossima edizione del principale evento dedicato alla creatività digitale, a Reggio Emilia.

Cos’è Creativity Day e a chi si rivolge?  

«Creativity Day è un evento formativo sull’innovazione digitale, il cui scopo è ispirare e proporre nuovi contenuti di valore affinché i professionisti del settore che partecipano siano aggiornati e proiettati al futuro. L’evento si svolgerà a Reggio Emilia il 29 settembre e a Milano il 18 ottobre, durante un’intera giornata in cui si alterneranno vari speaker. Gli interventi saranno divulgativi durante la mattinata, con una durata di 30 minuti e di approfondimento al pomeriggio, con workshop di 2 ore e mezza ciascuno. I relatori affronteranno diverse tematiche e da differenti angolazioni, secondo la propria esperienza e orientamento: creativo, strategico o tecnico.»

Creativity Day è indirizzato a tutti i professionisti del marketing, a grafici, designer e videomaker, art director, copywriter, responsabili della comunicazione di agenzie o aziende, ma anche developer, startupper, blogger e social media manager, CEO e dirigenti aziendali.

Perché partecipare?

«Creativity Day è un momento di formazione e aggiornamento perfetto per chiunque voglia farsi ispirare dal grande fermento e dalla velocità della creatività digitale. Per chi vuole procedere un passo avanti rispetto agli altri è indispensabile partecipare!»

Quali saranno i contenuti di venerdi 29 settembre?

«Creativity Day inizierà puntuale alle ore 10 con il keynote speech di uno dei massimi esperti di professioni digitali, Direttore dell’omonima collana edita da Franco Angeli: Alberto Maestri. La Jobless Society? Una ca**ta pazzesca! è il titolo dell’intervento di Maestri che introduce il tema attualissimo delle professioni in ambito digitale e apre il dibattito sul futuro del lavoro (o il lavoro del futuro?). Questo tema è stato analizzato ampiamente, ma spesso da una prospettiva negativa, parziale, senza lasciare speranze. A Reggio Emilia scopriremo con lui come si evolveranno le professioni in un futuro nemmeno troppo remoto. Ospiti di Alberto Maestri saranno: Stefano SchiavoAlessandro GiaumeFrancesco Gavatorta esponenti del mondo delle tecnologie digitali che interverranno al dibattito sulle interessanti opportunità professionali del proprio settore.

«A questo primo intervento seguiranno, per tutta la mattinata, altri 15 speech di circa 30 minuti ciascuno, suddivisi in tre percorsi paralleli: Strategia e business • Tecnologia e coding • Video e illustrazione. I partecipanti potranno seguirli liberamente, secondo i propri interessi e senza limiti di accesso.

«Nel pomeriggio, invece, sono previsti sei diversi Workshop. Solo a Creativity Day i workshop sono inclusi nel biglietto, ma è necessario prenotarsi perché saranno a numero chiuso. Ogni partecipante potrà decidere quale seguire: si svolgeranno in contemporanea e avranno la durata di due ore e 30 minuti. La giornata sarà ricca di pause per conoscersi e, perché no, fare business, oltre che per partecipare ad alcune attività gratuite. Una delle grandi novità di questa edizione sono proprio gli Extra.»

Cosa sono gli extra?

«Abbiamo pensato a come poter agevolare, durante la giornata, il match tra domanda e offerta sui temi più caldi del Web marketing, organizzando momenti di confronto tra i partecipanti e gli esperti. Per esempio, uno degli Extra del Creativity Day di Reggio Emilia è Chiedi all’esperto! Sarà possibile, per i partecipanti che prenoteranno sul sito creativityday.it, richiedere una consulenza personalizzata di 25 minuti sul SEO, a Silvia Fiorino (Consulente SEO e Digital Marketing) e sul Content marketing a Ida Galati (Blogger e Web editing Advisor), che saranno a disposizione per sciogliere ogni dubbio riguardo la presenza online del proprio business.

«Chi, tra i partecipanti al Creativity Day di Reggio Emilia, è alla ricerca di nuove collaborazioni e di visibilità per il proprio lavoro, non può perdersi l’Extra Job Recruitment: è possibile inviare il proprio cv dall’apposita sezione del nostro sito Web. 47 Deck e Synergie Italia contatteranno poi i candidati per un incontro pre-screening.

Creativity Day è anche consulenza, networking, e, perché no, divertimento. Per sentirsi più allegri i partecipanti al Creativity Day di Reggio Emilia potranno indossare la T-shirt creativa TeeTee, acquistabile contemporaneamente al biglietto d’ingresso e disponibile a un prezzo speciale. E mentre alcuni ospiti e gli esperti speaker concederanno interviste in diretta sui social in un vero e proprio salotto, Il Salotto delle Idee in collaborazione con Comò Mag, gli iscritti potranno richiedere la stampa di una foto ricordo (analogica, ma con effetti speciali…) nel desk Say Cheese! Chi preferisce le caricature, potrà richiederla agli artisti che la realizzeranno con le tavolette Wacom

Come si fa a partecipare al Creativity Day 2017 di Reggio Emilia?

«Ricordiamo che, con un unico biglietto, si potrà assistere agli speech, ai workshop e agli extra previsti per l’edizione 2017. È possibile acquistare il biglietto online, a un prezzo scontato per chi si iscrive entro il 14 settembre, qui.»

Sul sito sono a disposizione degli utenti tutte le informazioni sull’evento e una mail dedicata per qualsiasi dubbio: segreteria@creativityday.it

Per iscriversi, acquistare il biglietto e ricevere maggiori informazioni, clicca qui!

Favillini abbraccia il concetto di Industria 4.0 con una Speedmaster XL 106 6LX2

Da soli sei mesi il nuovissimo sistema Heidelberg Speedmaster XL 106 6LX2 lavora presso gli stabilimenti livornesi di Favillini Pharmaceutical Packaging, ma il management dell’azienda è già più che soddisfatto dell’investimento realizzato. Un bisogno di incrementare il proprio parco macchine che Favillini Pharmaceutical Packaging ha evidenziato in particolare per la gestione di micro e medi lotti di elevata qualità con l’aggravante dei continui lavaggi dei gruppi stampa – una necessità, visto che la gestione di lavori che richiedono la stampa di quattro, cinque o addirittura sei Pantoni contemporaneamente richiede un cambio colori costante.

Forti di questa consapevolezza, Alberto e Eugenio Favillini – rispettivamente presidente e amministratore delegato dell’azienda – e i loro collaboratori si sono recati a drupa 2016 per cercare attrezzature adeguate a soddisfare tali necessità. La risposta è stata Heidelberg Speedmaster XL 106 6LX2 con tecnologia Push to Stop e controllo del foglio con Prinect Image Control.

«La tecnologia innovativa di questo sistema, che è stato presentato al mercato proprio in occasione di drupa, è stato un elemento chiave nella decisione di Favillini Pharmaceutical Packaging», ricorda Mauro Antonini, Product Management Sheetfed Postpress Packaging di Heidelberg Italia.

Il sistema installato presso l’azienda presenta svariate innovazioni. AutoPlate Pro sfrutta la diversa angolazione della ganascia del cilindro lastra per effettuare un cambio lastre completamente automatico in solo un minuto e 53 secondi. Il sistema Hycolor Multidrive esegue per ogni gruppo stampa diverse operazioni mantenendo il treno degli ingranaggi della macchina sempre inserito: assieme al cambio lastre si effettuano i lavaggi, comprimendo i tempi in maniera significativa. Il sistema di controllo Wallscreen XL 2 permette di lavorare in modalità autonomus printing, processando la coda di lavori in arrivo dalla prestampa viene processata in maniera autonoma, scegliendo il programma di lavoro più veloce e diretto.

Una configurazione eseguita ad hoc per rispondere adeguatamente alle molte necessità di un’azienda come Favillini Pharmaceutical Packaging, che fin dalla sua fondazione nel lontano 1886 ha saputo unire entusiasmo, passione e innovazione tecnologica. Scelte che oggi, sotto la guida della quarta generazione della famiglia Favillini, l’hanno resa una delle più accreditate aziende italiane attive nell’ambito del packaging farmaceutico. Un’azienda che nel corso del 2016 ha prodotto 250 milioni di astucci tutti qualitativamente conformi alle norme