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Legatoria Ellecibi sceglie Kolbus per una nuova linea di brossura

il titolare della Legatoria Ellecibi, Fabio Bassani, al centro con la moglie Tiziana a destra, e Tiziana de Gregorio, consigliere delegato di Kolbus Italia

Sebbene Kolbus abbia appena ceduto a Muller Martini la produzione di brossuratrici e delle linee di lavorazione libro, non si fermano le richieste dei suoi sistemi di finishing. Come spiega Tiziana de Gregorio, direttore operativo e consigliere delegato di Kolbus Italia dal novembre scorso, il produttore tedesco guiderà il passaggio di proprietà di queste tecnologie in maniera del tutto graduale per garantire la massima continuità di assistenza verso i clienti.

«Ovviamente questo discorso» spiega de Gregorio «vale anche per l’installazione che abbiamo effettuato presso Legatoria Ellecibi, realtà di Gorgonzola estremamente attenta all’innovazione tecnologica e pronta ad aggiornare periodicamente i propri impianti. Dopo aver proposto lavorazioni pieghevoli e mailing, punto metallico e brossura cucita e fresata., nel 2005 il parco macchine dell’azienda lombarda si è arricchito con l’arrivo della linea di brossura Kolbus KM 473 e la linea per la produzione del libro cartonato Kolbus BF511». Attualmente Ellecibi presidia autorevolmente un mercato sempre più impegnativo con le lavorazioni come brossure fresate, brossure fresate PUR, brossure cucite, brossure con copertine con alette cucite o fresate, libri cartonati e con copertine olandesi.

«La proficua collaborazione tra Kolbus ed Ellecibi» prosegue de Gregorio «arriva fino a oggi con una nuova linea che offre un approccio alla produzione di brossure particolarmente semplice e operativo. Si tratta della brossuratrice KM 610 A da 8.000 cicli/h, nella versione a 21 ganasce, dotata di vasche colla hotmelt e PUR idonea per la realizzazione di brossure sia fresate sia cucite a filo refe, collegata a una raccoglitrice Kolbus ZU 805 a 16 stazioni con sistema di controllo segnature, stazione manuale e resa “criss cross” per la raccolta di pile di segnature destinate alla cucitura. La linea si integra con una macchina per taglio frontale Kolbus FA 650, da 4.000 cicli/ora, per un taglio frontale preciso e particolarmente delicato di brossure con alette già ripiegate in grado di ottimizzare la produttività e ridurre i tempi. Non manca infine quello che è considerato un vero pezzo forte di Kolbus, ovvero il tagliacarte trilaterale HD 143.P da 4.200 tagli/h: si tratta dell’ultima versione di un modello da anni molto apprezzato e richiesto dal mercato».

«Ma l’aspetto che caratterizza maggiormente questa linea di brossura, che rappresenta il meglio dell’offerta Kolbus in questa gamma di velocità» conclude de Gregorio, «è la presenza del workflow design AFS 702 W. Evoluzione del precedente sistema di telediagnosi AFS 702 A, questo sistema garantisce non solo la funzione classica di collegamento remoto con il centro di assistenza tecnica di Kolbus, ma anche la totale interconnessione operativa e gestionale delle macchine costituenti la linea di brossura, facendo sì che possa inserirsi pienamente nell’ambito di Industria 4.0».

Oki tra i top 100 Global Technology Leader 2018 di Thomson Reuters

Oki è stata premiata per il suo lavoro nelle aree dell’innovazione, della gestione ambientale e della diversificazione della forza lavoro. A Oki, infatti, è andato il riconoscimento di top 100 Global Technology Leader 2018 da parte di Thomson Reuters.

Lo studio, la prima valutazione olistica di settore che ha considerato più di 5.000 aziende tecnologiche protagoniste in tutto il mondo, utilizza un algoritmo “data driven” in 28 punti. La metodologia, sviluppata da Thomson Reuters, si basa su otto ambiti principali di performance: Performance finanziaria, Management e fiducia degli investitori, Rischio e resilienza, Rispetto delle leggi, Innovazione, Persone e responsabilità sociale, Impatto ambientale e Reputazione. Tra questi, Oki si è distinta per Innovazione, Impatto ambientale, Persone e responsabilità sociale.

“Siamo orgogliosi del nostro posto tra primi 100 leader tecnologici globali indicati da Thomson Reuters. Questo riconoscimento è il frutto del nostro lavoro per promuovere l’applicazione di brevetti nel campo dell’Internet delle cose, per ridurre le emissioni nell’ambiente e per mantenere la soddisfazione dei lavoratori incoraggiando al tempo stesso la diversità sul posto di lavoro”, ha dichiarato Shinya Kamagami, presidente di Oki. “Siamo l’azienda leader nella fornitura di prodotti tecnologici avanzati come bancomat con tecnologia cash-recycling, sistemi VoIP e di gestione dei call center. Questo grande impegno è sostenuto dalla nostra filosofia aziendale, tesa a creare soluzioni di rete superiori e fornire servizi di informazioni e comunicazioni eccellenti a livello globale, per rispondere alle diverse esigenze delle comunità di tutto il mondo nell’era informatica. Ci adoperiamo per sostenere le infrastrutture sociali in relazione ai settori traffico, costruzioni, prevenzione dei disastri, medicale, finanziario, retail e produzione, tra moltri altri, sfruttando le nostre particolari tecnologie dell’Internet delle cose che includono sistemi di comunicazione multi-hop wireless nella banda 920 MHz e rilevamento a fibra ottica”.

Nel futuro, Oki Group intende accelerare il passo verso un’infrastruttura più sicura e pratica per i suoi clienti e per il complesso della società basandosi sui fondamentali concetti giapponesi di “Mono-zukuri” (letteralmente “realizzazione di cose”) e “Koto-zukuri” (la narrativa dell’arte di creare cose), nonché il miglioramento dei sistemi basati sull’innovazione.

 

Lucart acquisisce il gruppo spagnolo CEL Technologies & System

Lucart ha aperto il 2018 con un importante investimento finalizzato a rafforzare la propria posizione di mercato nella penisola Iberica, attraverso l’acquisizione degli asset del Gruppo spagnolo CEL Technologies & System.

Nell’estate 2017 il Gruppo CEL aveva dovuto avviare un percorso di amministrazione straordinaria nell’ambito del quale era stata indetta la gara per la vendita dei relativi asset produttivi. L’acquisizione da parte di Lucart è stata finalizzata il 31 gennaio attraverso una società di nuova costituzione denominata Lucart Tissue & Soap S.L.U.

Il progetto di Lucart per il rilancio dell’attività prevede un piano di investimenti di oltre 20 milioni di euro per i prossimi 5 anni.

Con questa operazione Lucart ha acquisito 3 stabilimenti produttivi, nella regione dei Paesi Baschi nei pressi della città di Bilbao, dedicati alla produzione e trasformazione di carta tissue e alla produzione di saponi e detergenti per la persona da utilizzare nel settore away from Home. Rientra all’interno dell’acquisizione anche un importante impianto di disinchiostrazione, che darà la possibilità a Lucart di mettere a frutto il proprio know-how nel settore delle carte tissue ecologiche riciclate di alta qualità.

«Questa acquisizione ci permette di continuare a rafforzare la nostra presenza sul mercato delle carte tissue, in linea con il piano strategico di crescita della società sui mercati europei, a servizio di tutte le business unit del nostro Gruppo – ha spiegato Massimo Pasquini, amministratore delegato di Lucart – Abbiamo scelto un sito in grado di produrre carta riciclata di alta qualità anche per ridurre i rischi legati al nostro paese dove l’incertezza normativa e gli ostacoli burocratici rendono estremamente difficile continuare ad operare nell’ottica dell’economia circolare. Da parte delle istituzioni spagnole, con cui abbiamo già avviato un rapporto di collaborazione, abbiamo invece riscontrato fin dal primo momento una grande disponibilità e un’elevata competenza».

Xeikon festeggia i suoi 30 anni con blog formativi

Xeikon, tra i primi innovatori nell’ambito della stampa digitale in quadricromia, è arrivata ai 30 anni dalla sua fondazione e festeggia questo traguardo con una serie di blog formativi che ripercorrono la storia della stampa digitale. La serie, intitolata Triple-X, è a cura degli esperti di settore Laurel Brunner e Ed Boogaard, e durerà fino a novembre, quando Xeikon compirà 30 anni.

«Il 2018 rappresenta un’importante pietra miliare nella storia della stampa digitale: i 30 anni dalla fondazione di Xeikon, una delle prime aziende pioniere nelle macchine da stampa digitale diretta a colori» ha spiegato Brunner. «E sono passati 25 anni dal lancio di Xeikon DCP1 e Indigo E-Print 1000, avvenuto ad Ipex 1993. In quel periodo è stata lanciata anche la Agfa Chromapress, basata sul motore Xeikon con un sistema front-end Agfa, uno dei primi sistemi di produzione digitale integrati sul mercato. Il settore della stampa digitale ha fatto molta strada da allora, e questo è un buon momento per fare il punto sull’evoluzione della stampa digitale e capire che cosa può rappresentare per il futuro dei media e della comunicazione, specialmente per i prodotti stampati. Ci auguriamo che sia utile per coloro che sono relativamente nuovi nel settore e al contempo sia una passeggiata tra i ricordi per chi è dentro questa realtà da tempo».

«È una sensazione speciale far parte di Xeikon, un’azienda che è stata protagonista nella nascita della stampa digitale in quadricromia e che continua a innovare con l’evolversi della stampa digitale» ha commentato Danny Mertens, corporate communications manager di Xeikon. «Ovviamente, niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la conoscenza, il know-how e la dedizione del nostro talentuoso staff. Abbiamo avuto, e continuiamo ad avere, la gente giusta nel posto giusto al momento giusto. Il trentennale è il momento perfetto per un forte ringraziamento a tutta la famiglia Xeikon che ci ha permesso di raggiungere questo traguardo».

La serie Triple-X comincia con delle considerazioni sulla rivoluzione del desktop publishing e su come questo ha portato alla nascita della stampa digitale in quadricromia. «Oltre a ripercorrere la storia – ha affermato Boogaard – invitiamo i lettori a condividere esperienze, successi e aspettative, e a celebrare con noi il presente mentre esploriamo le strade che portano al futuro della stampa».

Per accedere alla serie blog Xeikon: www.pastprintfuture.com.

P5 di Durst, la nuova piattaforma tecnologica per la stampa inkjet

Durst presenta la nuova Serie P5, inedita piattaforma tecnologica per la stampa inkjet che debutta sul mercato con il primo modello dedicato al large format printing: P5 250 HS. Disponibile a partire da aprile 2018, Durst P5 250 HS è progettata specificatamente per produzioni industriali ad altissime tirature con qualità di stampa paragonabile all’offset, coniugando 5 plus fondamentali: produttività, affidabilità, automazione del flusso di lavoro, versatilità e qualità.

Interamente sviluppata dal reparto R&D interno, la piattaforma P5 è composta da un’esclusiva serie di stampanti di nuova generazione e comprende inedite soluzioni in ambito di software e gestione del flusso di lavoro. A disposizione dei modelli P5 anche innovative interfacce utente con opzione touch oltre alle più moderne funzionalità di assistenza tecnica da remoto. Tecnologie progettate e ottimizzate da Durst per massimizzare le prestazioni e il funzionamento dei sistemi di stampa, garantendo una versatilità senza precedenti nella scelta dei supporti e nella gestione dell’attività.

L’iconico design industriale che caratterizza i sistemi Durst, originariamente sviluppato dal celebre Ottl Eicher, fa un ulteriore passo avanti con la Serie P5 contraddistinta da un nuovo esclusivo concept estetico firmato da uno studio di design tedesco. Progettato integrando le opinioni e i desiderata di clienti e operatori del settore, il design di P5 sarà replicato anche nelle future linee di prodotto che saranno introdotte da Durst.

Rispetto al benchmark del settore – rappresentato finora da Durst P10 250 HS – la nuova stampante P5 assicura una produttività superiore del 70%. Dotata delle più moderne barre degli ugelli MEMS alimentate dal flusso dati e dall’elettronica powered Durst, questo sistema offre inoltre massima velocità di stampa con posizionamento delle gocce estremamente preciso e affidabilità di livello industriale.

«La nuova piattaforma P5, che comprende i più avanzati software per il workflow e inediti tools al servizio dei clienti, rappresenta il punto di partenza della nuova strategia di sviluppo di Durst, che prevede per il prossimo futuro un costante investimento nella stampa digitale, non solo in ambito di grande formato – commenta Christoph Gamper, amministratore delegato di Durst Group. – Siamo convinti che ci sia ancora molto da scoprire sul mercato e Durst P5 250 HS è solo il primo passo. In un mondo sempre più integrato, anche le stampanti devono adeguarsi al cambiamento. Con la Serie P5 forniamo gli strumenti per questo rinnovamento e confermiamo il nostro impegno nel continuare a guidare l’innovazione nel mercato del large format, come abbiamo sempre fatto».

NTG Digital distribuisce Konica Minolta AccurioLabel 190

A coronamento di una politica di consolidamento della presenza nel settore label printing portata avanti negli ultimi anni, NTG Digital ha siglato un importante accordo con Konica Minolta per la rivendita del nuovo sistema di stampa a toner per etichette AccurioLabel 190.

L’introduzione di questa tecnologia nella propria gamma permette a NTG Digital di proporre un’offerta in grado di rispondere alle esigenze di investimenti più contenuti, provenienti da un’ampia fascia di mercato alla ricerca di soluzioni intermedie di investimento rispetto alle installazioni high-end.

NTG Digital, è una realtà affermata nel settore grafico, per i risultati di vendita di CTP Luscher MultiDX (26 installazioni effettuate), computer-to-plate ibrido a letto piano per telai serigrafici, fotopolimeri e sistemi per etichette. Ignazio Binetti, sales and marketing manager di NTG Digital spiega le motivazioni che hanno convinto l’azienda a impegnarsi nella diffusione di questa tecnologia: «Siamo convinti che oggi non esista una sola tecnologia di stampa sufficiente a soddisfare le necessità degli stampatori, ecco perché insieme a soluzioni inkjet sia a base acqua che UV, offriamo una tecnologia consolidata come quella del toner a secco».

Le caratteristiche qualitative e di medio investimento rendono Konica Minolta AccurioLabel 190 una soluzione che attrae quegli stampatori che necessitano di basse tirature a costi contenuti, prodotte con sistemi semplici nell’utilizzo e che possano stampare su molti supporti senza la necessità di primer. Questa macchina rotativa a bobina è una valida alternativa per le attuali esigenze di flessibilità, completezza e qualità di stampa sia su supporti autoadesivi, sia su materiale flessibili.

L’unità di stampa è la stessa impiegata nei sistemi Konica Minolta per alti livelli produttivi, e offre così la garanzia di utilizzo e durata con elevate performance. La velocità fino a 19 metri al minuto, con un formato bobina di 330 mm, permette con facilità di rispondere alle necessità di piccole commesse, abbattendo i costi di avviamento.

L’accordo stipulato con Konica Minolta prevede, da parte di NTG Digital, la presenza commerciale con il sistema AccurioLabel 190 nella maggior parte delle regioni italiane, a eccezione di Veneto, Trentino alto Adige, Friuli, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Umbria.

I nuovi materiali MCA studiati per la stampa Latex

Per i prossimi 3 anni si prevede per il digital textile un trend di crescita a doppia cifra (18%). Un dato estremamente interessante, che evidenzia una grande opportunità di business per gli operatori del settore. «Per coglierla, da un lato, è necessario disporre delle attrezzature più idonee, dall’altro è fondamentale dotarsi di un know how tecnico che permetta di conoscere a fondo le prestazioni dei sistemi di stampa, degli inchiostri e dei materiali, commenta Cristina Del Guasta – socio fondatore di MCA Digital. Solo così si potrà offrire ai clienti un prodotto dall’effettivo valore aggiunto, che ne giustifichi il prezzo e la profittabilità per gli stampatori».

Affermazioni che nascono da una profonda conoscenza delle tecnologie, da un expertise consolidato e dal costante dialogo con i clienti. MCA è già pronta ad affrontare la nuova sfida: il catalogo 2018 prevede una sezione dedicata con nuovi supporti studiati per rispondere alle esigenze del textile printing. Si tratta di materiali scelti appositamente per valorizzare le caratteristiche degli inchiostri Latex, potenziando ulteriormente l’utilizzo di questa tecnologia, di cui lo staff MCA è profondo conoscitore con all’attivo un numero significativo di installazioni in tutto il territorio nazionale.

La caratteristica principale dei nuovi materiali è l’altissima resistenza all’abrasione a secco. Ciò permette di utilizzare le stampe sia per interior decoration, sia per applicazioni in ambito di soft signage, senza rischiare di danneggiarle durante l’installazione o la spedizione. «Rispetto alle stampe realizzate con inchiostri a solvente è immediatamente evidente una maggiore brillantezza dei colori e qualità delle immagini. Il Latex inoltre assicura migliori prestazioni anche paragonato agli inchiostri UV che tendono a irrigidire il materiale stampato, conferendo un effetto meno realistico», spiega Del Guasta. A queste caratteristiche si aggiungono le ormai note qualità ambientali del Latex, particolarmente importanti per applicazioni indoor.

Testimonianze che trovano conferma nell’esperienza che il team MCA consolida quotidianamente sul campo, affiancando i clienti con una puntuale attività di consulenza, che va ben oltre la vendita. «La combinazione di tecnologia Latex e supporti tessili ha consentito a molti dei nostri clienti di approcciare nuovi mercati e acquisire importanti commesse non solo nel sign & display ma soprattutto in ambito di interior decoration, contribuendo alla crescita aziendale. Il nostro impegno è orientato ad accompagnarli in un percorso di sviluppo comune che conduca a una maggiore consapevolezza del contenuto innovativo di certe produzioni». Un approccio che sta modificando anche il modello di business di MCA, sempre più rivolto all’integrazione con la clientela attraverso la condivisione di conoscenze finalizzate alla creazione di modelli produttivi sempre più performanti.

«È fondamentale abbandonare la logica del prezzo, puntando sulla qualità che crea emozione. Saper comunicare il valore dello stampato che si è in grado di realizzare è un prerequisito per poter beneficiare economicamente dell’investimento tecnologico nel più breve tempo possibile», conclude Del Guasta. Numerose le forze dunque messe in campo da MCA Digital per perseguire con successo questa mission. Tanti gli appuntamenti già in calendario per il 2018, a partire dall’evento già programmato per aprile presso lo showroom di Campodarsego, che accoglierà clienti e operatori con una veste rinnovata, pronta a dimostrare le grandi potenzialità del textile printing.

 

Durst e Omet presentano la soluzione ibrida integrata XJet ai Durst Digital Days

Helmuth Munter, segment manager labels & packaging printing Durst, e Marco Calcagni, sales & marketing director Omet

Durst e Omet rafforzano la loro collaborazione e lanciano la nuova Omet XJet powered by Durst, soluzione ibrida integrata per un’ampia gamma di etichette e di imballaggi flessibili di alta qualità, che garantisce risparmio di costi e flessibilità produttiva.

La nuova Omet XJet è stata ufficialmente presentata a oltre 100 clienti provenienti da tutto il mondo in occasione dei «Durst Digital Days» organizzati presso la sede di Bressanone di Durst, in Alto Adige. Si tratta di una tre giorni dedicata alle migliori soluzioni di stampa digitali per il settore etichette e packaging.

Omet XJet è una nuova macchina da stampa ibrida con integrazione in linea del gruppo di stampa digitale inkjet Durst Tau 330 con le unità flexo e i moduli di converting della Omet X6. La macchina offre una grande flessibilità e una vasta gamma di applicazioni finali con un notevole risparmio di costi grazie alla configurazione multi-processo in linea.

La tecnologia inkjet firmata Durst, insieme alle unità di finitura e converting della Omet X6 come Cold Foil, Hot Foil, laminazione, verniciatura, fustellatura, taglio e ribobinatura, assicurano affidabilità e risultati di qualità per ogni genere di tiratura, con il vantaggio di ottenere il prodotto finito in un unico passaggio.

In particolare, Omet XJet ha incorporato il nuovo modulo di stampa digitale Durst Tau 330 RSC a getto d’inchiostro UV con larghezza di stampa di 330 mm e una velocità fino a 78 metri / min (245 ft / min) a 1200 x 1200 dpi di risoluzione di stampa. Grazie agli otto gruppi colore (CMYK + W + OVG) con i nuovi inchiostri pigmentati di alta qualità, offre una qualità di stampa molto elevata con una copertura del 98% della gamma di colori pantone.

La soluzione ibrida amplia le opportunità per gli stampatori di etichette grazie alla sua configurazione flessibile. In effetti può essere vista come tre macchine in una, perché può essere utilizzata come soluzione ibrida, come linea flexo stand-alone o digitale stand-alone in base alla tiratura e al livello di personalizzazione richiesto.

Helmuth Munter, segment manager labels & package printing di Durst, commenta: «Siamo molto lieti di collaborare con Omet al lancio di questa soluzione di stampa ibrida altamente specializzata. Combina le migliori tecnologie di entrambi, nella stampa inkjet digitale e nel mondo della stampa e finitura tradizionale, offrendo ai nostri futuri clienti un processo di stampa all-in-one completo e altamente redditizio».

Marco Calcagni, direttore sales & marketing Omet, aggiunge: «Siamo riusciti a creare una soluzione di stampa completamente Made in Italy che risponde alle tendenze del mercato in termini di personalizzazione, consegne just-in-time e variazione del prodotto finale, mantenendo tutte le funzionalità di una stampa tradizionale. Credo che Durst sia il partner giusto per un progetto così impegnativo perché ha una profonda conoscenza del mercato e la migliore tecnologia inkjet digitale riconosciuta a livello internazionale».

Packaging, dalle nanotecnologie agli imballi intelligenti di ultima generazione

L’edizione 2017 del convegno Advances in the Packaging Industry (Api) di Milano ha confermato gli orientamenti emersi nell’edizione del 2015 a Napoli, dimostrando che scienza e tecnologia operano congiuntamente per accrescere le prerogative dell’imballaggio nella protezione dell’ambiente e del consumatore.

In particolare, «Advances in the Packaging Industry» ha offerto a un pubblico selezionato di tecnici, imprenditori e accademici una visione chiara e attuale dei prodotti e dei processi per l’imballaggio considerato elemento essenziale per la vita dei singoli e della collettività nella civiltà dei consumi in continua evoluzione. Tra i numerosi argomenti trattati (dagli strati barriera con nanocristalli cellulosici alle membrane ibride nanospugne per nuovi imballi attivi, dalle nuove spalmature biodegradabili antimicrobiche per applicazioni nell’imballaggio alimentare all’effetto del bio-arricchimento e dei materiali d’imballo per la stabilità ossidativa dell’olio d’oliva vergine) vediamo quelli che ci sembrano particolarmente interessanti sul piano dell’innovazione.

Il potenziale degli optoelettronici organici nello sviluppo di sistemi smart packaging

Lo studio condotto da un team di ricercatori dello ISMAC-CNR e dello ISTM-CNR insieme al Dipartimento di Chimica dell’Università di Milano è stato presentato dalla dottoressa Chiara Botta dello ISMAC-CNR. Secondo quanto riferito dalla relatrice è da alcuni decenni che si parla di etichette intelligenti per l’imballaggio alimentare, ma l’idea non è stata ancora messa in pratica su larga scala. Etichette smart o intelligenti svolgono differenti funzioni e sono classificate in: interattive, che inglobano comunemente una funzione di identificazione a radiofrequenza (RFID); attive, focalizzate sulla protezione e miranti a estendere la shelf-life diventando attive in risposta a un evento; indicatori, etichette la cui principale funzione è quella di comunicare al consumatore che si è verificato un evento come l’esposizione a un anomalo livello di gas, luce, temperatura, tempo o un tentativo di frode. Ricordiamo qui cosa si intende per smart packaging nelle due tipologie: packaging attivo e packaging intelligente. Il packaging attivo estende la shelf-life mediante l’introduzione di componenti in grado di rilasciare o assorbire sostanze come ossigeno, etilene, antiossidanti, antimicrobici ecc. Il packaging intelligente rileva e condivide informazioni: controlla le prestazioni dei dispositivi attivi e le condizioni dell’imballaggio.

Il potenziale delle etichette intelligenti potrebbe essere pienamente sfruttato se combinato con componenti elettronici non tradizionali, ossia quelli organici.

L’elettronica organica si riferisce a componenti elettronici creati a partire da semiconduttori organici accoppiati a piccole molecole o polimeri. I dispositivi elettronici come i diodi organici emettitori di luce (OLED), i sensori e le RFID usati nelle etichette smart possono apportare vantaggi particolari quali il basso costo (componenti elettronici stampabili), la libertà di design (generatori di luce di forma e dimensione personalizzata), la flessibilità/conformità, la leggerezza/spessore. Inoltre, si possono ottenere informazioni relative ai prodotti imballati e promozioni del brand mediante l’introduzione di luci intermittenti generate dall’OLED integrato nell’etichetta del prodotto o nel display sul punto vendita. Sotto questo aspetto, possiamo proporre un semplice approccio per progettare etichette smart baste su piccole molecole coniugate (derivate dal pirene) sensibili alla temperatura che possono aprire nuove prospettive nel vasto campo dei sensori termici per la protezione del cliente o per la percezione di rischi. Il pirene e i suoi derivati sono piccole molecole congiunte che presentano eccellenti caratteristiche cromofore in base ai loro estesi sistemi delocalizzati π-elettrone. Questi fluorofori mostrano emissione blu nanomerica e giallo eccimera in base alla loro organizzazione sopramolecolare. Grazie a queste proprietà e alla loro buona compatibilità, essi sono stati ampiamente utilizzati come materiali sensibili per applicazioni biofisiche e nella tecnologia OLED. Presentiamo quindi un nuovo e versatile approccio basato sulla modulazione acidocromica e termica delle proprietà dei derivati del pirene (2-pirene-1-ylvinilpiridina) per regolare la fotoluminescenza (PL) e l’elettroluminescenza (EL) in una gamma di colori molto ampia. Abbiamo prodotto un prototipo di OLED multicolore con una locale protonazione/deprotonazione selettiva dello strato attivo. Per protonazione si intende l’esposizione di una soluzione di cloroformio (triclorometano – CHCL3) ai vapori di acido cloridrico (HCL) per alcuni secondi; la deprotonazione è invece l’esposizione a vapori di ammoniaca (NH3). Nello strato attivo del dispositivo il polimetilmetracrilato (PMMA) isolante è sostituito dal semiconduttore polivinilcarboazole (PVK) per garantire la conduttività elettrica. Tre pixel rappresentativi adiacenti sono cambiati in singoli emittenti rispettivamente di luce blu, bianca e arancione. Il pixel arancione si muterà in bianco e poi in blu in base al riscaldamento del dispositivo su una scala di tempo che dipende dalla temperatura e alla fine tutti i pixel emetteranno luce blu. Passando semplicemente sui tre pixel adiacenti e confrontando i loro colori è possibile ottenere informazioni sulla quantità di calore assorbita dall’etichetta. Contrariamente alla reversibilità fotoluminescente (PL) dei film, dopo la deprotonazione i prototipi OLED non possono essere nuovamente protonati dato che l’esposizione all’acido danneggia in modo irreversibile il catodo metallico rendendo il dispositivo uno scarto da eliminare. Quindi, ogni stress termico determina un cambio irreversibile dell’emissione di colore dell’OLED (da arancione a blu nel nostro caso). Questa caratteristica offre promettenti vantaggi per specifiche applicazioni quali le etichette smart anti frode che catturano la storia termica (es. sterilizzazione) di un prodotto imballato e possono essere proposte come informazioni pre-acquisto per i consumatori. Queste strategie aprono la via alle applicazioni smart come sfida alla realizzazione di dispositivi integrati piccoli e a basso costo per sorgenti luminose su richiesta di colore regolabile o di etichette in grado di rispondere a determinati stimoli. Usate come sensori per monitorare la storia termica di un prodotto, le etichette in film fluorescente o elettroluminescenti forniscono due modalità di trasferimento delle informazioni per la protezione del cliente.

Avanzamenti nella flessografia per film flessibili e imballaggi smart

Il professore Tim Claypole della Swansea University (UK) ha presentato le più recenti innovazioni nell’impiego della stampa flessografica per il mercato del packaging flessibile. Egli ha affermato che la flexo ha il potenziale per stampare dispositivi funzionali a velocità compatibili con le linee di produzione del packaging. Dato che crescono le esigenze dei clienti, c’è un forte bisogno di impegno per migliorare il processo (vedi schema).

 

La relazione ha illustrato i recenti avanzamenti nella comprensione del processo flessografico con particolare attenzione al profilo e alle proprietà superficiali della matrice (cliché) rispetto al trasferimento d’inchiostro e alla qualità di riproduzione descrivendo anche le nuove tecniche per caratterizzare la reologia dell’inchiostro.

Trasferimento dell’inchiostro dalla matrice

La struttura superficiale delle matrici di stampa richiede l’aumento dell’inchiostro trasferito; a tale proposito è stata condotta un’accurata indagine in condizioni di laboratorio e di produzione sull’influenza della struttura superficiale della matrice nel trasferimento d’inchiostro dalle tacche di fondo pieno. Strutture con dimensioni nominali di 50 μm sono state esaminate in funzione del loro effetto sulla densità ottica e sull’uniformità di stampa. È comunemente riconosciuto che i punti di retino a testa piatta forniscano la migliore riproduzione; tuttavia sia i punti a testa piatta sia quelli a forma piramidale hanno profilo similare; quindi la differenza non dipende tanto dal profilo, quanto dalle proprietà superficiali. Il trattamento con UV-ozono influenza in modo significativo le proprietà e la qualità della stampa. Dopo un prolungato trattamento UV-ozono migliora la bagnabilità della matrice di stampa e uno strato più sottile d’inchiostro viene trasferito sul supporto con conseguente riduzione del volume d’inchiostro nelle aree retinate dell’immagine con minore dot gain, mentre si assottigliano i tratti fini.

Miglioramento della reologia

La reologia è lo studio dei fluidi e di quanto essi fluiscono; la qualità di stampa dipende dalle caratteristiche di fluidità/viscosità degli inchiostri in base alla loro formulazione. Dato che gli inchiostri diventano sempre più sofisticati con complessi polimeri a catena lunga e nano materiali, le proprietà elastiche assumono importanza crescente. Per controllare tali proprietà è necessario utilizzare un reometro programmato in grado di fornire prove sulla viscosità dell’inchiostro in equilibrio o fuori equilibrio; tuttavia per ottenere il pieno profilo reologico occorrono alcune ore. I più recenti sviluppi in materia con l’uso delle tecniche di trasformazione di Fourier hanno permesso di ridurre questo tempo a meno di 30 secondi rendendo possibile il loro impiego per il controllo di processo.

Perché la flexo?

Rispondendo a questa domanda il professore Claypole ha elencato le ragioni che fanno di questo sistema di stampa il più adatto alle esigenze dei film flessibili e degli imballaggi smart: caratteristiche costanti, velocità, risoluzione, basso costo di processo, impressione morbida compatibile con un’ampia gamma di supporti. Le sfide in gioco riguardano le matrici polimeriche, la risoluzione inferiore a 30μm con registro inferiore a 10μm, lo spessore dei film d’inchiostro e la deposizione dell’inchiostro liquido.

Progetti insieme a Haydale Graphene Industries PLC

Claypole ha quindi illustrato i progetti in corso relativi alle applicazioni per rendere funzionali i nano materiali carbonici: produzione di alta precisione, componenti elettronici stampabili, batterie, sensori, membrane, inchiostri e vernici a base di grafene, composti nano-carbonici funzionalizzati per il controllo della reologia complessa in produzione e modellazione di microscale per il controllo delle proprietà elettriche, termiche e meccaniche dei composti.

Flexo Best Practice Tool Box

In conclusione, Claypole ha fatto riferimento al progetto che sta coinvolgendo anche alcune importanti aziende italiane finalizzato a ottenere la produzione corretta immediata fornendo una referenza per gli operatori esperti, assistenza nella formazione, pratiche fondamentali per la qualità e la produttività e aiuto per ottimizzare la strategia produttiva e le priorità. In sostanza, si tratta di rendere scientifico un processo produttivo ancora di tipo artigianale.

Sviluppo di nuove spalmature antimicrobiche biodegradabili per applicazioni nell’imballaggio alimentare

Luciano Di Maio del dipartimento d’Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno ha presentato le innovazioni nei materiali e nelle tecnologie d’imballaggio per la conservazione degli alimenti mediante spalmature antimicrobiche; un sistema sviluppato insieme ai colleghi dell’ateneo salernitano e a un ricercatore dell’Istituto di Biochimica, Scienza dell’alimentazione e della nutrizione dell’Università di Gerusalemme. Lo studio risponde alla crescente domanda di prodotti alimentari confezionati sicuri e simili a quelli freschi con vita a scaffale (shelf-life) prolungata e aumentate qualità organolettiche unitamente a imballaggi funzionali, di basso costo ed ecocompatibili. Tutto ciò in funzione del packaging attivo e smart con basso impatto ambientale: biocompatibile, biodegradabile, di basso peso e riciclabile. Un settore interessante anche sul piano economico tenuto conto che si prevede una crescita del packaging attivo del 5,4% annuo per un valore stimato in $ 2,5 miliardi nel 2019. Le sostanze antimicrobiche possono controllare la popolazione microbica per fornire maggiore sicurezza e migliore qualità dei prodotti alimentari imballati. Tuttavia, l’aggiunta diretta di antimicrobici nella matrice alimentare genera un’immediata riduzione delle popolazioni microbiche, ma non consente di controllare la crescita di celle batteriche sopravvissute dopo lo svuotamento dei residui antimicrobici. Un approccio innovativo è costituito dall’incorporazione degli antimicrobici nel materiale d’imballo per prevenire la crescita microbica sulla superficie dell’alimento ove si verifica la maggior parte della contaminazione. L’uso di polimeri come portatori di antimicrobici può ridurre l’aggiunta di grandi quantità dei medesimi normalmente incorporati nella massa dell’alimento, consentendo il graduale rilascio del componente attivo dall’imballo al cibo per lungo tempo. Studi intensivi su differenti formule antimicrobiche hanno permesso di individuare le più adatte allo scopo: ioni argento, diossido di cloro, antibiotici, acidi organici, oli essenziali e spezie, estratti vegetali, diossido di zolfo. Una nuova sostanza derivata dall’acido laurico e dall’arginine – Lauroyl Arginate Etile (LAE) – si è dimostrata efficiente contro un’ampia gamma di microrganismi poiché le sue proprietà antimicrobiche derivano dalla sua azione come tensioattivo cationico su membrane cellulari e citoplasma dei microrganismi. Studi tossicologici hanno determinato che il LAE è rapidamente metabolizzato dagli organismi umani ed è stato riconosciuto come generalmente sicuro (GRAS) dalla Food & Drug Administration (FDA) nel 2005 e approvato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Film per imballaggio basati su LAE sono oggi prodotti con successo mediante la tecnica di spalmatura; analisi fisico-meccaniche hanno dimostrato che la stesa di uno strato di LAE non compromette le funzioni primarie richieste per film destinati ad applicazioni nel packaging alimentare; inoltre, grazie alla natura amorfa dello strato di acido polilattico (PLA) i film in Poliestere biorientato (BOPT) spalmati con strato PLA e LAE presentano un’eccellente saldabilità indispensabile per gli imballi saldati.

Adobe Collection, Suite&Cloud: 16 anni e non sentirli

Era il (discretamente) lontano 2002 quando in pochi mercati test, tra cui quello italiano, iniziarono a circolare i primi pacchetti multisoftware Adobe: la Design Collection e la Web Collection.
Erano gli anni del desktop publishing in cui si stava uscendo dallo storico trittico Xpress-Freehand-Photoshop, fatto salvo per rare nicchie geografiche dove Illustrator o Pagemaker costituivano una mezza alternativa, e si stava iniziando a parlare sempre di più di web design.
Al tempo ogni software aveva un’identità propria (o quantomeno provava ad averne una, non sempre riuscendoci, come Aldus Photostyler), i personal computer iniziavano ad avere un minimo di potenza di calcolo tale da poter sostenere decentemente i programmi di DTP, e internet poteva iniziare a considerarsi un buon veicolo comunicativo (e di diffusione dati, più o meno leciti), una decade, quella del 1990/2000, che ha rivoluzionato il mondo della grafica e della comunicazione in modo indelebile.
Da allora il panorama degli applicativi e delle software house ha visto non pochi stravolgimenti: acquisizioni societarie, fallimenti, integrazioni, la lotta per diventare “lo standard di mercato” hanno fatto vittime illustri, spesso dividendo in fazioni opposte quello che potremmo chiamare il primo popolo della rete.
Molti di voi ricorderanno Macromedia, famosa prima per Freehand nella grafica vettoriale per la stampa, e per Dreamweaver poi, quando pionieristicamente si spostarono dall’ambito prettamente stampa a quello web.
La distinzione tra i due mondi era piuttosto netta, chi si occupava di stampa impaginava con Quark Xpress (più raramente Adobe Pagemaker), creava contributi vettoriali con Macromedia Freehand (più raramente con Adobe Illustrator) e contributi raster con Adobe Photoshop (l’unico leader più o meno indiscusso tutt’oggi, per ora almeno).
Chi si occupava di web invece puntava sul mondo Macromedia: Dreamweaver (o raramente Adobe PageMill, poi sostituito da Golive), Flash (per il lato multimediale e animazioni), Fireworks (per le grafiche raster ottimizzate web).
Il quadro è molto scarno, potrei nominare molti altri software del tempo che in qualche modo potevano rientrare nei processi operativi dei due ambiti, ma l’intento di questo articolo non è quello di fornire un quadro storico così dettagliato. Certo, ad alcuni di voi potrebbe anche essere salito un pizzico di nostalgia, a me per esempio è successo, ma questo (non molto) breve preambolo serve fondamentalmente per contestualizzare le basi di un cambiamento che ha portato, oggi, ad avere l’offerta di applicativi della Creative Cloud.

Stampa, web, e…?

Se nel riassunto qui sopra ho diviso drasticamente il mondo stampa da quello web (di fatto si sono avvicinati e parzialmente sovrapposti solo nel corso del primo decennio del 2000, con l’avvento dell’e-publishing), ho anche omesso anche solo di menzionare il lato video (Premiere, After Effects, Final Cut, giusto per nominare quelli accessibili ai più) ed il lato audio (Cubase, Pro Tools…), per non parlare del 3D, al tempo ancora appannaggio di pochi eletti a causa delle esose esigenze hardware (3d Studio, Maya, Houdini…) e del Digital Imaging (le fotocamere digitali hanno fatto una rivoluzione tutt’altro che secondaria…).
Tutti questi mondi erano oggettivamente abbastanza distinti, inizialmente con pochi o nessun elemento di contatto, per questo chi operava in uno di questi ambienti difficilmente aveva modo di affrontare uno degli altri: un po’ perché ogni software house dava la sua impronta logica a interfacce/modus operandi ecc… , e un po’ perché il mercato non richiedeva tali competenze trasversali.

Prima della CC gli applicativi venivano venduti sotto forma di licenza perpetua anziché in abbonamento, ed erano presenti in diverse configurazioni, specifiche per ogni macro ambiente di produzione: web, print e video, con diversi gradi di assortimento (standard, premium, master)

E adesso?

A distanza di quasi un ventennio dal primo tentativo di promuovere un pacchetto sw autosufficiente (così da azzerare la concorrenza naturalmente…) l’offerta della Creative Cloud è imponente, quasi destabilizzante per un utente medio.
Certo, è tutto avvenuto per gradi, l’introduzione mondiale della Creative Suite nel Settembre 2003 ha vissuto vari step evolutivi (Design Standard, Design Premium, Web Premium, Production Premium, Master Collection, con vari numeri a fianco) anche e soprattutto per andare incontro alle esigenze di un mercato sempre più multimediale oltre che a quelle prettamente produttive.
Quello che abbiamo oggi è un mix di 22 applicativi tra loro strettamente correlati, che riunisce i mondi 2D, 3D, stampa, web, video, audio e mobile in un unico, grande ambiente connesso, a disposizione di chiunque, con processi di interoperabilità semplificati tali da avvicinare “facilmente” tra loro professionisti di diversa estrazione e di diverso livello.

 

L’elenco delle applicazioni presenti nell’offerta CC è nutrito, il vantaggio di avere una formula abbonamento consente di disporre sempre delle versioni più aggiornate di qualunque software, comprese le versioni precedenti che qualcuno potrebbe preferire per eventuali plugin specifici oppure per scelta personale. Ogni volta che Adobe rilascia un nuovo software, magari anche in Beta pubblica, compare in questo elenco

Le new entry

Mettiamo in secondo piano le cosiddette applicazioni “storiche”, di cui chiunque conosce almeno a grandi linee nome e ambiti operativi, e diamo un’occhiata a quelle di nuova generazione, tralasciando quelle espressamente solo mobile e/o di minore impatto:
• XD CC
• Dimension CC
• Portfolio
• Spark
• Muse CC
• Animate CC
• Character Animator CC
• Prelude CC
• Fuse CC
Queste sono le applicazioni disponibili per chi ha sottoscritto l’abbonamento Creative Cloud, le app per ambiente mobile sono invece free (per lo più), l’unica eccezione è costituita da Spark che però prevede l’eliminazione dei credit una volta attivata la versione a pagamento.

XD CC – eXperience Design

Con l’ampio sviluppo delle logiche touch e di dispositivi video delle più svariate dimensioni si è creato uno spazio adatto ad un software espressamente dedicato alla creazione di interfacce grafiche, alla gestione della navigazione e dell’esperienza utente.
Alcune esigenze di design potevano essere soddisfatte con Photoshop o Illustrator, in misura ancora minore anche Indesign, tuttavia mancava uno strumento di page layout integralmente adatto sia alla progettazione che alla vera e propria prototipazione. Gli ambiti in cui trova piena applicazione sono naturalmente le app mobile, il web e gli ambienti informativi stand alone (totem, lim).

 

XD consente sia di configurare layout responsive sia di gestire l’esperienza utente, l’approccio è marcatamente visuale e semplifica anche l’esportazione dei prototipi su web, iOS, Android

Dimension CC, Fuse CC

Il 3D non è mai stato un focus prioritario per Adobe, e anche con l’introduzione di questi software e di svariate funzionalità 3D in Photoshop ed Illustrator riveste sempre un ruolo di contorno. Non c’è alcuna intenzione di invadere il regno dei consueti sw 3D veri e propri, quanto piuttosto di avvicinare l’utenza a questo mondo fornendo soluzioni semplificate per risultati gradevoli in tempi contenuti. Dimension crea ottimi render a partire da modelli già esistenti (cioè già fatti da qualcun altro con sw di modellazione “veri”), Adobestock fornisce ampia scelta anche in questo senso e chiunque risulta in grado di realizzare delle composizioni in uno spazio tridimensionale con una curva di apprendimento molto bassa.
Fuse consente di creare personaggi 3D di forma umana o umanoide, personalizzandone caratteristiche fisiche e texture di abbigliamento. Assomiglia molto alle dinamiche di creazione personaggio nel contesto videoludico, da cui eredita gran parte delle dinamiche di intervento. Una volta creato si passa a Mixamo, un servizio on line che consente il rigging (la definizione del sistema di movimenti, con relative catene cinematiche) del modello, che poi può essere importato in Photoshop per l’inserimento nella scena 3D.
Con pochissime nozioni di 3D si può iniziare ad usare questi applicativi con buona soddisfazione, una volta capiti i concetti base diventa più facile eventualmente avvicinarsi a sw 3D veri e propri come 3D Studio, Cinema4D ecc…

 

Dimension CC e Fuse CC rappresentano a pieno titolo l’offerta espressamente 3D di Adobe, mantenendo il consueto approccio più da designer che da tecnico. Le logiche operative più prettamente visive favoriscono la curva di apprendimento e l’ottenimento di risultati gradevoli in poco tempo, un ottimo sistema anche solo per avvicinarsi al grande mondo del 3D

Portfolio
Rivolto principalmente ai fotografi ma adatto a tutti coloro abbiano la necessità di creare una gallery online, Portfolio guida l’utente in tutto il processo di messa online del proprio portfolio (maddài!), dalla sua progettazione più o meno basata su template fino alla pubblicazione.
Potremmo considerarlo come una logica evoluzione del modulo Web di Lightroom o della Web Photo Gallery inserita in Bridge Cs2 e poi rimossa dalla versione CC (in quanto decisamente limitata e superata).
Oltre ad una estrema semplicità (non serve sapere niente di codice html o simili) troviamo ampia disponibilità di opzioni, una comoda integrazione diretta con Behance e l’ovvia possibilità di creare pagine statiche a corredo della Gallery, come il Chi siamo o i Contatti.

Spark (Post, Page e Video)
È una web/mobile app (gratuita) che offre un approccio visivo e fortemente intuitivo per la creazione e la personalizzazione di grafiche e video espressamente dedicate ai social media: Facebook, i vari blog, Instagram, Pinterest ecc…
Ricco di modelli predefiniti mette chiunque in condizioni di preparare post per i vari ambienti social combinando facilmente immagini e testi con risultati professionali, di fatto aiuta la promozione di contributi multimediali in tempi estremamente ridotti, risultando quindi ottimo per i cosiddetti Racconti (o Stories se preferite) ed il digital storytelling.
Si divide di fatto in tre parti: Spark Post, Spark Page e Spark Video, tutti scaricabili anche singolarmente sul proprio tablet o smartphone (per Android al momento è in beta).
Come è facile intuire dai nomi stessi, Post è una tipography app che serve a mettere testo su sfondi colorati o immagini, a loro volta animabili e modificabili con una serie di filtri appositi, Video è un semplice videoeditor adatto anche a presentazioni più creative e articolate rispetto al classico Powerpoint (possiamo aggiungere musiche, Voice over ecc…), infine Page aiuta la creazione rapida di pagine dedicate allo storytelling aggregando contributi testo, immagine e video.

Spark è di fatto un’app multipla, composta dalla versione web e da tre singole mobile app. Rappresentano l’offerta Adobe nel mondo della produzione per i social media, un mondo non privo di concorrenza in questo senso, ma non dimentichiamo i vantaggi di avere strumenti integrati nelle consuete applicazioni grafiche Adobe

Muse CC
Sempre per l’ambiente web, ma decisamente più potente e versatile rispetto a Portfolio, troviamo Muse CC.
Si tarda di un vero e proprio editor web visuale, pensato per chi vuole realizzare progetti anche di media complessità senza avere dimestichezza con il codice, che viene creato in automatico.
Garantisce molteplici funzioni adatte a prodotti responsive, è più “amichevole” per i designer dal momento che vi risparmia gli aspetti più tecnici, e possiamo collocarlo ad un livello poco più “basso” rispetto a Dreamweaver, che continua ad essere il riferimento per i progetti più complessi.
Una specie di programma più diretto e semplificato che consente risultati spesso più rapidi di quelli raggiungibili con il fratello maggiore, ma con ovvi e inevitabili limiti a cui l’utenza media potrebbe anche non arrivare mai.

Animate CC
È l’erede nato dalle ormai ceneri dello storico Flash Professional (che ricordiamo verrà abbandonato ufficialmente nel 2020, anche a livello di player e supporto), per lo meno di quello che veniva utilizzato intorno al 2000: uno strumento molto bello per l’animazione di grafiche 2D sia vettoriali che raster, finalizzate sia alla produzione di contributi interattivi per web che per il gaming. A mio avviso più intuitivo di quanto non fosse Flash a suo tempo (immagino che l’esperienza della community sia servita a molto in tal senso) offre anche alcuni semplici strumenti adatti al disegno, oltre ad una timeline con funzioni di controllo sulle animazioni (come velocizzare o rallentare in modo non lineare) e ad un pannello per la gestione delle interazioni utente.
A trarre vantaggio da questa applicazione non sono solo i creatori di animazioni fini a sé stesse ma anche i designer di ambienti di gioco, interfacce utente (non solo gaming), e banner web interattivi.

 

Animate è a tutti gli effetti il nuovo Flash Professional: supporta tutti i principali standard di esportazione adatti al mondo web come HTML5, WebGL ed SVG, e offre naturalmente piena integrazione con Muse, Indesign, Dreamweaver e la Digital Publishing Suite

Character Animator CC
Se con Animate potevate animare alcuni personaggi con semplici movimenti, con Character Animator avete pieno controllo su tutte le catene cinematiche e sulle espressività facciali, anche grazie al rilevamento in tempo reale tramite webcam.
La gestione del singolo personaggio qui è completa e potete intervenire sulle modalità di movimento (simulando quindi caratteristiche comportamentali), sulla voce, e sulle modalità di transizione tra le pose, in modo del tutto simile ad un cartone animato.

L’applicazione per l’animazione di personaggi espressivi che parte dalle grafiche fatte con Illustrator o Photoshop, per poi “finire” in After Effects o Premiere Pro nella creazione di animazioni

Prelude CC
Pensato più per affiancare che per sostituire il fratello maggiore Premiere Pro, Prelude è ottimizzato per la gestione preliminare del girato video, la relativa archiviazione e la realizzazione rapida di montaggi grezzi.
Rispetto a tutte le altre app presenti in questo articolo è quello meno dedicato “alla massa”, ovvero non è stato semplificato in funzione di un uso popolare ma va inserito in un contesto di produzione ed un’utenza più professionale.
Del resto operazioni come la transcodifica dei video o l’attribuzione di metadati va oltre la possibilità di sovrapporre clip ed effettuare tagli sommari, per esigenze più basilari può bastare tranquillamente Spark Video o Premiere Clip (mobile app).