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Inprint Italy: la stampa industriale arriva a Milano

InPrint Italy è l’unica esposizione in Italia dedicata esclusivamente alla tecnologia di stampa industriale. Dal 15 al 17 novembre al centro espositivo MiCo Milano Congressi i principali player italiani e internazionali presenteranno le tecnologie d’avanguardia e forniranno competenze tecniche per la stampa digitale, inkjet, 3D, serigrafica e specialistica: un’opportunità unica di incontrare, professionisti di alto livello alla ricerca di nuovi processi e prodotti per la stampa industriale decorativa e funzionale.

Tre giorni di esposizione, incontri e dibattiti, che non mancheranno di ispirare il settore manifatturiero grazie alla presenza di prestazioni innovative della tecnologia di stampa industriale e all’attenzione di riguardo per il promettente mercato italiano, apprezzato nel mondo soprattutto per la stampa di interior design, tessuti e automotive. Numerose le aziende italiane espositrici, tra cui Hamamatsu Photonics Italia, INX Digital Italy, J-Teck3, Jet-Set, Marabu, Metis Systems.

La stampa industriale pervade tutti i settori produttivi, dai più tradizionali ai più innovativi, e fa parte del processo stesso di realizzazione del prodotto. Le applicazioni sono innumerevoli. Oggetti come il cellulare, la lavatrice, la lavastoviglie, la macchina, il computer, le confezioni, gli abiti, l’arredo, sono stati prodotti, anche solo in parte, per mezzo della stampa industriale. Potrebbe non trattarsi di inchiostro stampato, ma magari di silicone, che applicato con un processo di stampa industriale sull’oggetto stesso, consente ad esso di funzionare.

La stampa industriale è spesso coinvolta nella creazione e decorazione di un pavimento, di una parte tessile, della carta da parati e persino dei mobili. Per i pavimenti, ad esempio, il metodo tradizionale di stampa è rappresentato dalla stampa a intaglio. Da una parte è un metodo certamente efficace, ma dall’altro non offre flessibilità, poiché il modello è caro da realizzare e da mettere a punto; necessita di grandi produzioni, che significa stock di magazzino da vendere a tutti i costi e darà come risultato uno schema riprodotto moltissime volte. La stampa digitale, invece, può stampare su un substrato e poi essere applicato sulla superficie finale: le opportunità si ampliano enormemente e la produzione può essere on demand, eliminando il magazzino. Ciò significa che la produzione stessa diventa molto più efficiente, i prodotti possono essere realizzati su ordinazione e, non ultimo, i designer hanno maggior libertà di azione. Esemplari, ad esempio, le applicazioni che Canon Italia espone a InPrint Italy per pavimenti, tessuti, ceramiche, sugheri, insieme a quelle proposte da Xaar, specializzato in ceramiche e laminati,  e Kuei, esperto nei trattamenti dei substrati e nel finishing. Di grande interesse anche le tecnologie e le applicazioni per la ceramica proposte da System Group e TecnoFerrari. Particolarmente innovative le soluzioni per pavimenti proposte da Hymmen e Wemhoener (specializzati in macchinari per il flooring decoration) e Staedtler (per l’inchiostro).

Un altro asset applicativo della stampa industriale è rappresentato dall’imballaggio. Si pensi a tutto ciò che si consuma e al modo in cui è confezionato. Come è stato decorato? Cosa richiedono i marchi ed i rivenditori per i loro imballaggi? Che funzionalità devono avere? Come nei media più recenti, il packaging ha un valore aggiunto per i settori del marketing e del processo di distribuzione. Un confezionamento intelligente aiuta il marchio a vendere più unità. Cosa deve offrire la confezione in funzione di ciò che mangiamo o beviamo? Un tipo di confezione innovativa vende di più. Con l’innovazione di inchiostri speciali per la serigrafia su prodotti di lusso e la tecnologia del “direct to shape”, questo settore è sempre più interessante e positivo per l’industria. Tra gli espositori più interessanti, specializzati nella stampa direct to shape, Martinenghi, Heidelberg e Tonejet.

Il mercato consumer è cambiato e va in direzione di una interazione tra le necessità innovative di produzione e un settore relativamente maturo come la tecnologia della stampa digitale. In altre parole, il digitale è diventato così avanzato in un numero sufficiente di aree di applicazione, per potersi posizionare come una ‘nuova opzione’ per la produzione.

 

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Bail-in: uno strumento che si utilizza nei confronti di tutti i creditori non garantiti

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I decreti in tema di prevenzione e gestione delle crisi delle banche e delle imprese d’investimento sono entrati in vigore il 16 novembre 2015 (data della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Leggi dello Stato), mentre le disposizioni in materia di bail-in sono divenuti applicabili dal 1 gennaio 2016.

Con i decreti legislativi n. 180 e 181 del 16 novembre 2015 è stata data attuazione nel nostro ordinamento alla direttiva n. 2014/59/UE (c.d. Banking Resolution and Recovery Directive, «BRRD» ovvero Direttiva che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese d’investimento), la quale ha previsto una normativa armonizzata in tutta l’Unione Europea in tema di prevenzione e gestione delle crisi delle banche e delle imprese d’investimento.

I decreti sono entrati in vigore il 16 novembre 2015 (data della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Leggi dello Stato), mentre le disposizioni in materia di bail-in sono divenuti applicabili dal 1 gennaio 2016. A qualche mese dalla sua entrata in vigore, chiariamo alcuni concetti.

Il legislatore europeo ha voluto istituire delle regole che costringessero i Paesi Membri dell’Unione Europea a trovare soluzioni alle crisi bancarie mediante la nomina di autorità di risoluzione che possano, in caso d’insolvenza, esercitare poteri d’intervento e gestione della crisi.

I poteri di vigilanza si sostanziano nell’obbligo da parte delle banche vigilate di predisporre periodicamente dei piani di risanamento

1) volti a superare situazioni che potrebbero portare l’impresa in una situazione di rischio d’insolvenza e quindi a ristabilire l’autosufficienza finanziaria;

2) volti ad affrontare le crisi di liquidità in maniera da ridurre al minimo i rischi di contagio finanziario.

Nel caso in cui le nominate autorità di risoluzione valutino che i piani di risanamento prospettati dalla banche siano insufficienti a ristabilire il corretto funzionamento dell’attività dell’istituto di credito e, sempre che vi sia un pubblico interesse a intervenire, provvederanno a mettere in pratica il piano di risoluzione prospettato attraverso:

  1. Cessione di ramo d’azienda;
  2. Trasferimento di ramo d’azienda a un ente ponte;
  3. Trasferimento degli attivi deteriorati in una cosidetta bad bank;
  4. Bail-in di azionisti e creditori non garantiti.

Nel caso in cui gli strumenti di risoluzione menzionati ai punti 1), 2) e 3) risultino inefficaci, le autorità di risoluzione applicheranno il bail-in. Tale strumento di risanamento della crisi che si utilizza nei confronti di tutti i creditori non garantiti (azionisti, obbligazioni e depositanti), consiste nella conversione in capitale o nella svalutazione fino a zero del valore nominale dei crediti o dei titoli di debito della banca.

Il bail-in consiste nella conversione in capitale o nella svalutazione fino a zero del valore nominale dei crediti o dei titoli di debito della banca.

Il bail-in colpirà prima gli azionisti, per i quali la svalutazione o la conversione delle azioni può significare alternativamente

a) la cancellazione delle azioni esistenti (quindi inesistenza delle azioni e perdita dell’intero capitale investito);

b) la conversione di strumenti di capitale di nuova emissione a valore nominale fortemente ridotto (quindi riduzione drastica del capitale investito in azioni).

Qualora tali soluzioni siano insufficienti per la risoluzione della crisi, i provvedimenti di risanamento riguarderanno prima i titoli subordinati senza garanzia (obbligazioni) e successivamente i conti correnti -per la parte eccedente € 100.000,00 – appartenenti alle grandi aziende e quindi alle persone fisiche e alle piccole e medie imprese.

Con riferimento ai depositi si precisa che il bail-in si applicherà – sia alle imprese che alle persone fisiche – soltanto alla parte non garantita che supera l’importo di € 100.000,00, in quanto il Fondo interbancario di tutela dei depositi garantisce i depositi fino all’importo di € 100.000,00 per depositante e per banca.

La tutela del Fondo, pertanto, prevede che ove uno stesso soggetto abbia intestati più conti correnti presso la stessa banca, gli importi depositati sui diversi conti correnti si sommerebbero e la garanzia concernerebbe il limite massimo di € 100.000,00; ove vi siano più cointestatari di un medesimo conto corrente, la garanzia applicata sarebbe di € 100.000,00 per ogni cointestatario; ove invece uno stesso soggetto abbia conti correnti in diversi istituti di credito, si applicherebbe la garanzia di € 100.000,00 per ogni banca. Sarebbe pertanto consigliabile che le imprese – ove avessero liquidità superiore ad € 100.000,00 – depositassero le somme su conti correnti di diversi istituti di credito in modo da non avere mai sui conti un importo superiore ad € 100.000,00, affinché il bail-in non possa essere applicato nei loro confronti.

Sono esclusi dall’ambito di applicazione del bail-in:

            i depositi di importo inferiore a € 100.000,00;

            le passività garantite, inclusi i covered bond (titoli di credito emessi da una banca o altro intermediario caratterizzati da un profilo di rischio molto basso ed elevata liquidità il cui rimborso – in caso di fallimento della banca emittente – è assicurato dalla possibilità di rivalersi su crediti fondiari e ipotecari e sui crediti delle Pubbliche Amministrazioni);

            le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria (come il contenuto delle cassette di sicurezza);

            le passività interbancarie (esclusi i rapporti infragruppo) con durata originaria inferiore a sette giorni;

            le passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con durata residua inferiore a sette giorni;

            i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali purché privilegiati dalla normativa fallimentare.

In considerazione dell’applicazione della normativa sul bail-in risulta necessario che gli investitori facciano estrema attenzione, al momento della sottoscrizione degli investimenti prospettati dalla banca, ai rischi che questi comportino e quindi

            valutino attentamente la solidità finanziaria della banca di cui sono clienti o di cui si vorrebbero detenere azioni o altri titoli di proprietà;

            si informino preventivamente sull’applicabilità o meno del bail-in agli strumenti finanziari che andrebbero a sottoscrivere.

La banca

Dal canto suo la banca dovrebbe offrire alla clientela al dettaglio innanzitutto certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia in luogo delle obbligazioni soggette a bail-in e riservare gli strumenti di debito diversi dai depositi agli investitori più esperti, fornendo un’informazione dettagliata al momento del collocamento di titoli di nuova emissione.

La normativa del bail-in è stata creata per consentire il salvataggio della banca stessa non più facendo ricorso al «paracadute» pubblico (bail-out), bensì a risorse interne dell’istituto di credito stesso.

Si è ritenuto che le banche possano assumere sempre maggiori rischi nel caso in cui siano certe di poter ricorrere a un aiuto pubblico nel caso di crisi; in quanto qualora gli investimenti abbiano esiti positivi, i profitti saranno destinati ai privati, qualora al contrario abbiano riscontri negativi, le perdite verranno poste a carico delle Stato e quindi di tutti i contribuenti.

Qualora invece le banche dovessero ricorrere a risorse interne all’istituto e quindi dei propri clienti (azionisti, obbligazionisti o depositanti), sarebbero più cauti nel loro operato, essendo il loro lavoro e gli investimenti prospettati, sottoposti a un vaglio attento e sensibile della clientela.

Certo è che non saranno tutti i contribuenti a pagare in caso di crisi come nel caso del bail-out, ma una moltitudine di lavoratori che con i loro risparmi andranno a risanare la crisi degli istituti di crediti.

Si ritiene che il passaggio dal bail-out al bail-in non risolva in maniera radicale l’azzardo morale delle banche, le quali comunque non opererebbero il loro risanamento con risorse proprie, bensì dei loro clienti più sprovveduti o dei clienti di minor grandezza a cui non profilerebbero soluzioni alternative che possano di fatto eludere l’applicazione del bail-in.

Gerarchia del bail-in

  1. azioni e strumenti di capitale

  2. passività subordinate (es. obbligazioni subordinate)

  3. altre passività non garantite (es. obbligazioni senior)

  4. deposito delle grandi imprese limitatamente all’importo che eccede € 100.000,00

  5. depositi delle persone fisiche e PMI limitatamente all’importo che eccede € 100.000,00

Condizione di salute dei maggiori istituti di credito

Istituto Bancario CET1 (%)
Banca Popolare di Vicenza 6,80
Veneto Banca 7,12
Banca Popolare di Sondrio 10,14
Unicredit Banca 10,53
Gruppo Banco Desio 10,60
Mediobanca 11,00
Banca Sella 11,13
Banca Popolare di Milano 11,35
Credito Valtellinese 11,40
Banca Popolare dell’Emilia Romagna 11,50
Deutsche Bank 11,50
Monte Dei Paschi di Siena 11,70
Credem 11,77
Banca Carige 12,20
Gruppo Bancario Banco Popolare 12,30
Che Banca! 12,45
Ubi Banca Popolare Commercio e Industria 12,90
Intesa San Paolo 12,40
Banca Generali 13,40
Banca Ifigest 14,625
Gruppo Banca Ifis 15,34
Unipol 17,60
Banca Mediolanum 18,50
Fineco 20,79

Si precisa che più l’indicatore è elevato, maggiore dovrebbe essere la solidità dell’istituto, ovvero la capacità di affrontare eventuali crisi; il livello sotto il 9% non è considerato sufficiente, e sotto l’8% è assolutamente a rischio. La lista sulla situazione di salute delle banche è stata fornita dalla Banca d’Italia.

HP compra le stampanti e fotocopiatrici di Samsung

È un accordo che vale 1.05 miliardi di dollari, ma soprattutto che nasce con l’obiettivo di portare un’ondata di rinnovamento in un segmento, quello delle stampanti multifunzione, da molti considerato consolidato.

HP acquisirà infatti il business nel mercato printing di Samsung, in una operazione la cui chiusura è prevista entro i prossimi dodici mesi.

Le stampanti e i brevetti Samsung

Samsung, riconosce HP, ha creato negli anni un solido portafoglio di MFP in formato A3 in grado di coniugare le performance delle fotocopiatrici con la semplicità d’uso delle stampanti, con un concetto progettuale che limita a un massimo di 7 il numero delle parti sostituibili e dunque semplifica al massimo l’operatività della macchina, riducendo di conseguenza i costi operativi.
Non solo.
In virtù di questa acquisizione, negli asset di HP entrano anche 6.500 brevetti nel mondo printing e una squadra di 1.300 ricercatori con esperienze nell’ambito delle tecnologie laser, dell’imaging, dei ricambi e degli accessori.

Cosa farà HP

HP intende integrare i prodotti Samsung, caratterizzati per altro anche da un approccio mobile first/cloud first con le prossima generazione di tecnologie PageWide, con l’obiettivo di creare un nuovo portafoglio di offerta caratterizzato dall’innovatività e garantire anche ai partner una ulteriore occasione per entrare con decisione nel mercato del managed print service, con uno shift del loro modello di business da transazionale a contrattuale.
Per quanto riguarda l’ambito delle laser, dove HP ha da anni una importante collaborazione con Canon, la nota ufficiale precisa che da questa acquisizione non può che uscirne rafforzata, trovando nuova linfa per svilupparsi.

Per il ceo di HP, Dion Weisler, questa acquisizione, la più grande fatta da HP nel segmento printer, è in linea con la logica che è stata alla base della separazione di Hewlett Packard in due società distinte: garantire a ciascuna delle due la possibilità di investire e crescere nei propri mercati di riferimento.
E gli investimenti che HP sta facendo nel mondo del printing, incluso anche il lancio della sua prima stampante 3D, sono la dimostrazione di quanto questo business sia significativo per lei.

Un nuovo format per il Creativity Day 2016 di Milano e Reggio Emilia

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A settembre le tappe di Milano e Reggio Emilia vedranno gli speaker lavorare con i partecipanti in una serie di coinvolgenti workshop, questo format è stato pensato per consentire ai partecipanti di approfondire le tematiche preferite lavorando fianco a fianco con gli speaker.

Quando: a Milano il 27 settembre e Reggio Emilia il 30 settembre 2016.

A Milano Jose D’Alessandro, della Luiss Business School, condividerò le sue esperienze in materia di innovazione, mentre a Reggio Emilia sarà Marco Calzolari, fondatore di Agile Reloaded, a parlare di Human Experience Design.

Il programma della giornata è diviso in tre macro aree tematiche: “Innovazione, comunicazione e business”, “Developing e making” e “Illustrazione, grafica e design”, ciascuna composta da interventi e workshop di approfondimento*.

Tra gli speaker attesi per la tappa milanese si segnalano Nicola Bigi, co-fondatore di Tiwi con il suo intervento sui video branded content, Laura Cattaneo, digital design director de Il Sole 24 Ore, che parlerà di customer journey, Francesco Marino, direttore di Digitalic, e il team di Nerdo che condividerà le proprie best practice per realizzare un portfolio efficace.

A Reggio Emilia Gianluca Diegoli, consulente e pubblicista affermato, ci parlerà delle peculiarità del mercato e-commerce per il mobile; Francesco Fullone di Ideato spiegherà come gestire un budget tra integration, deploy e delivery; Ray Oranges, illustratore di fama internazionale, ci racconterà come lui sviluppa un’idea a partire dal processo creativo.

Dopo una mattina coinvolgente il format prevede numerosi workshop di approfondimento, che dalle 15 alle 17,30 consentiranno ai partecipanti di confrontarsi con gli speaker dell’evento.

Tra i workshop:

-Design e Sviluppo di BOT (come svilupparli, inserirli nelle piattaforme digitali e integrarli ai modelli di interaction design) a cura di Andrea Trento – Adobe Community Leader, entrepreneur e Senior technical consultant

-Il video e la progettazione 3D con Cinema 4D a cura di Stefano Bertelli – Matte painter, 3D artist and photo basher

-La Customer Journey dal punto di vista dello sviluppo ed in abbinamento allo story map e al domain map a cura di Fabio Ghislandi – Agile coach presso Agile Reloaded

-La content strategy e lo story listening con il Future Content Lab a cura di Alberto Maestri e Francesco Gavatorta, rispettivamente Senior consultant per OpenKnowledge e Strategic planner, storyteller per Instant Love

-La Metodologia BEM (Block Element Modifier) spiegata da Marco Zampetti (UX designer, Frontend developer, Junior PM per Cantiere Creativo), per imparare a scrivere un codice più comprensibile, più fruibile in team e più duraturo nel tempo

-Il content design e il copywriting, un laboratorio a cura di Valentina Falcinelli – Direttore creativo presso Pennamontata – in cui sarà spiegato come far innamorare i visitatori di un sito Web già dal primo sguardo

-Contenuto, strategia e strumenti: cosa determina un’esperienza digitale vincente, a cura di Michela di Stefano – Graphic designer, sulle novità del mercato in materia di pubblicazione mobile e sulla realizzazione di un progetto digitale efficace con Twixl Publisher.

Tutti i dettagli dell’evento sul sito.

* I programmi completi delle giornate e maggiori informazioni sugli speaker delle due tappe del Creativity Day 2016 sono disponibili ai seguenti link: Milano e Reggio Emilia

Multicolor e Duocolor per la protezione e la valorizzazione del brand, by Luxoro

luxoro-duocolor-e-multicolorLeonhard Kurz, rappresentata in Italia dal distributore e agente esclusivo Luxoro, ha presentato all’ultima edizione di drupa 2016, due nuove foglie destinate alla protezione e alla valorizzazione del brand: Multicolor e Duocolor.

«Si tratta di due soluzioni olografiche», commenta Jana Kokrhanek, amministratore Delegato di Luxoro, «che fanno parte del programma di Brand Enhancement di Kurz. Un programma, come dice il nome, che comprende soluzioni in grado di potenziare il valore del brand e di proteggerlo da contraffazioni e falsificazioni».

L’ologramma Multicolor, in singola immagine, è un’innovativa combinazione di colori a registro da scegliere dal catalogo Luxor/Alufin®. Una soluzione unica sul mercato che permette d’identificare visivamente l’originalità del prodotto, attraverso la visualizzazione dei colori corporate applicati direttamente all’interno dell’ologramma di sicurezza. «È una soluzione molto sofisticata», afferma Valentina Pozzati, Business Manager Brand Enhancement di Luxoro, «che non è possibile a oggi simulare o tentare di riprodurre. Con il foil Multicolor, sicurezza e valorizzazione del brand vanno di pari passo».

Duocolor, invece, consiste in un film olografico, a disegno in continuo, in cui è presente un flip colore combinato a un disegno diffrattivo. «Con Duocolor siamo decisamente nel campo della protezione del brand», continua Valentina Pozzati. «Uno dei vantaggi offerti con questa soluzione, oltre all’estrema innovazione nel campo della sicurezza grazie a ologrammi con cromia bitonale che varia al variare dell’inclinazione di osservazione, è dato dalla possibilità di lavorare sui progetti già esistenti, cioè in quegli ambiti dove i brand devono rivedere i livelli di sicurezza dei loro prodotti». Con Duocolor è infatti possibile mantenere la grafica esistente dell’ologramma già in uso e innalzare il livello di sicurezza lavorando sulla foglia; ottimizzazione dei costi di produzione, quindi, e massima sicurezza con un prodotto unico e innovativo.

Che si tratti di Multicolor o di Duocolor, l’ologramma è una soluzione ottica per la protezione del marchio ed ha quindi la duplice funzione di deterrente per il contraffattore, che dovrebbe così desistere dalla sua opera di falsificazione, e di autenticazione per il consumatore, che ha quindi immediata certezza di originalità del prodotto.

«L’immediato riconoscimento dell’ologramma, specie se rappresentato con i colori del brand (Multicolor), oppure attraverso le due tonalità che cambiano in base al punto d’osservazione della superficie (Duocolor)», conclude Jana Kokrhanek, «costituisce una soluzione senza pari sul mercato ed è la prova, ancora una volta inequivocabile, di quanto Kurz sia in grado di dare concretamente valore e sicurezza ai brand attraverso le sue tecnologie».

FEI e Banca Sella firmano un accordo per il sostegno alle Pmi innovative italiane

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Il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e Banca Sella hanno firmato un accordo, denominato InnovFin, a supporto delle piccole e medie imprese e delle imprese a media capitalizzazione italiane, che beneficia del sostegno del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Feis), lo strumento principale del Piano di Investimenti per l’Europa.

InnovFin permetterà a Banca Sella di mettere a disposizione delle imprese italiane innovative finanziamenti erogabili nel corso dei prossimi due anni, grazie al supporto di una garanzia del FEI e con il sostegno di Horizon 2020, il programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione. Si prevede che l’iniziativa dell’Unione Europea rivolta alle aziende innovative italiane possa generare un portafoglio da 80 milioni di euro di finanziamenti. «Questo nuovo accordo con Banca Sella» dichiara l’amministratore delegato del Fei, Pier Luigi Gilibert «dimostra che c’è un certo interesse in Italia per il finanziamento alle Pmi. Banca Sella riveste un ruolo importante nel finanziare le imprese innovative, specialmente quelle presenti sul territorio. L’accordo porta l’ammontare complessivo in sostegno alle aziende italiane per mezzo del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici a 7,6 miliardi di euro, che rappresentano un rilevante finanziamento aggiuntivo».

«L’accordo con il Fondo Europeo per gli Investimenti» spiega Maurizio Sella, Presidente di Banca Sella «è di particolare importanza perché ha l’obiettivo di rafforzare il supporto finanziario alle piccole e medie imprese e alle imprese a media capitalizzazione, le cosiddette small mid cap, a cui tradizionalmente la nostra banca è vicina. Queste imprese sono oggi fortemente impegnate a migliorare e adeguare i loro processi alle nuove tecnologie a disposizione e la capacità di saper innovare è una delle leve fondamentali per la crescita e lo sviluppo dell’economia e, in particolare, di ogni singola azienda che si presenta sul mercato per offrire prodotti e servizi ai propri clienti, in concorrenza con le altre, soprattutto in un contesto come quello attuale, caratterizzato da una sempre maggiore globalizzazione dei mercati e da una forte spinta all’innovazione ad alto tasso tecnologico che l’avvento del digitale ha portato. È quindi nostro compito supportarle in questo percorso attraverso i migliori prodotti di finanziamento a disposizione».

Film metallizzati, un aiuto nel settore della sicurezza e dell’anticontraffazione

Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.
Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.

Pubblichiamo i risultati di un interessante studio sugli aspetti positivi e le carenze della stampa su supporti metallizzati impiegati nel packaging e nella decorazione. Ad oggi tali film vengono impiegati in ambiti quali sicurezza e anticontraffazione.

I film metallizzati sono film polimerici su cui viene depositato, mediante vaporizzazione, un sottile strato di metallo, normalmente alluminio. Essi presentano un aspetto di lucentezza simile a quello della foglia di alluminio, ma con un minor peso e a un costo assai inferiore. Vengono utilizzati prevalentemente per scopi decorativi e per imballaggio di prodotti alimentari in virtù delle loro proprietà fisiche: barriera alla luce e ai gas. Quando non è richiesta una barriere di tipo superiore, i film metallizzati PET (Polietilentereftalato) e PP (Polipropilene) sono usati per confezionare snack, dolciumi e caffè; il Nylon e il PE (Polietilene) metallizzati trovano impiego nell’imballaggio delle carni destinate all’esportazione.

Ecco gli aspetti positivi dell’impiego dei film metallizzati, non solo nel packaging alimentare, ma anche nel settore della sicurezza e dell’anticontraffazione, secondo Sergio Molino, tecnologo di stampa e converting della società Cerutti Packaging Equipment.

Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.
Esempi di targhette Rfid con antenna. Rfid (Radio-Frequency IDentification), in italiano identificazione a radiofrequenza è una tecnologia per l’identificazione di oggetti, prodotti o confezioni basata sulla capacità di memorizzare dati da parte di particolari etichette/targhette elettroniche, chiamate tag o anche transponder, e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili (reader). Questa identificazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un reader è in grado di comunicare e/o aggiornare le informazioni contenute nei tag. Il loro impiego nel packaging sta crescendo e avrà come conseguenza pratica l’abolizione dei codici a barre e relativi sistemi di lettura.

La demetallizzazione permette di ottenere particolari effetti sensoriali giocando sulla combinazione tra zone lucide e zone mattate e serve anche a evitare l’imbrunimento in certe aree delle confezioni alimentari riscaldate in forno a microonde. Questa tecnologia trova anche importanti applicazioni nei rilevatori di metalli e nella produzione di antenne Rfid. Lo studio condotto da Cerutti è stato motivato da vari fattori commerciali e tecnici; in primo luogo l’esigenza del mercato per un sistema veloce e di alta qualità, tenuto conto che gli effetti oggi ottenuti con la stampa di film metallizzati non sono ancora pienamente soddisfacenti.

Tecnicamente si deve puntare a un registro colori perfetto, nonché a sviluppare un sistema di stampa in linea con il processo di laminazione. Tra i frequenti problemi legati a questa tecnologia vengono rilevati una demetallizzazione scadente e una cattiva stampabilità dei supporti trattati. Per risolvere detti problemi viene analizzato l’intero processo; particolare attenzione è dedicata all’operazione di mascheratura delle aree da proteggere utilizzando appropriate lacche o speciali inchiostri. La rotocalco si dimostra il processo di stampa ideale, mentre la flessografia non garantisce una qualità sufficiente; inoltre, per ottimizzare la stampa rotocalco occorre disporre di un adeguato sistema d’incisione. Nel processo di demetallizzazione dello strato di alluminio depositato sul film plastico il bagno d’incisione svolge un ruolo importante e può essere alcalino (NaOH, KOH) o acido (HNO3, H3PO4); i residui di questo bagno vanno eliminati con un forte lavaggio in acqua corrente. Il perfetto asciugamento del film trattato dipende dalla temperatura e dalla velocità del flusso d’aria calda convogliato all’interno dell’apposita cappa. Occorre scegliere inchiostri e adesivi adatti alla stampa sullo strato metallico e sulle aree demetallizzate.

Il processo di metallizzazione

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La lucentezza dei metalli nobili, oro e argento, è da sempre associata all’idea di preziosità e bellezza ed è per questo che i laminati metallici, anche in foglia ultrasottile, trovano applicazione nel packaging flessibile o rigido, particolarmente per le confezioni di prodotti di lusso. Tuttavia, nella pratica, la foglia metallica viene sostituita in molti casi con i film e le carte metallizzate che consentono ugualmente di ottenere superfici metalliche riflettenti o iridescenti per generare particolari effetti estetici.

Con il termine metallizzazione si intende genericamente la sublimazione e deposizione su un supporto di un sottile film di metallo in condizione di bassa pressione. La bassa pressione (vuoto) consente alle molecole di metallo di passare dalla sorgente di evaporazione fino alla superficie da rivestire, senza incontrare l’impedimento dell’aria o di altre particelle gassose.

Le tecnologie utilizzate si basano essenzialmente sulla deposizione di particelle metalliche in un ambiente sottoposto a forte depressione. In questo ambiente sotto vuoto, detto plasma, la pressione gassosa è inferiore a quella atmosferica ambientale e vi sono ioni ed elettroni sufficienti a creare una conduttività elettrica necessaria al processo di deposizione di atomi e molecole. Possiamo quindi avere una deposizione fisica per vaporizzazione PVD (Phisical Vapor Deposition) o una deposizione per vapori chimici in bassa pressione Lpcvd (Low-Pressure Chemical Vapor Deposition) o anche un sistema a spruzzo in bassa pressione Lpps (Low-Pressure Plasma Spraying).

L’obbiettivo primario del processo di metallizzazione dei film per imballaggio è l’incremento dell’impermeabilità ai gas, ai vapori, all’umidità e alla luce conservando le caratteristiche tipiche del supporto scelto per l’applicazione.

Il processo PDV consiste nell’evaporare un metallo a pressione molto bassa per consentire la realizzazione di uno strato omogeneo e sottilissimo che formi un insieme coerente con il supporto di base. La bobina di film (OPP, Bopp, Cast, Ldpe, Mdpe, Hdpe, PET, PVC, PS, OPS, CPP, PC, PA, Nylon, nonché carta, cartoncino, tessuto, TNT, film biodegradabile ecc) viene posta all’interno del metallizzatore e svolta e riavvolta su di un asse. Durante lo svolgimento il film passa attraverso un apposito rullo di processo al di sotto del quale sono posizionati gli evaporatori. Gli evaporatori sono delle barrette di materiale conduttivo che, per effetto resistivo, si riscaldano fino alla temperatura necessaria per evaporare il filo di alluminio. La quantità di alluminio depositato dipende prevalentemente dalla quantità di alluminio evaporato e dalla velocità del film durante il passaggio. Tipicamente lo spessore di alluminio depositato va da un minimo di 30 a oltre 350 Ångström (1 Ångström=10-10m). Data la difficoltà nel misurare spessori così sottili, nella pratica è più comune misurare e quantificare il deposito in maniera indiretta: o misurando la resistenza superficiale di un campione oppure mediante la densità ottica che si definisce in relazione alla trasparenza del film metallizzato. Tra le tecnologie impiegate si considerano quella ad arco catodico (CAE) e quella a spruzzo «Magnetron Sputtering» (MS). Il processo PVD Sputtering è uno dei metodi più flessibili per depositare fisicamente il vapore PVD. Oltre a essere la tecnologia più pulita di ogni altra tecnica di rivestimento, Sputtering fornisce una combinazione di vantaggi che non ha eguali; è un metodo di produzione economicamente efficiente il quale genera il più sottile e uniforme rivestimento possibile. Lo «Sputtering» (in italiano «Spruzzamento») è un processo a polverizzazione catodica per il quale si ha emissione di atomi, ioni o frammenti molecolari da un materiale solido detto bersaglio (target) bombardato con un fascio di particelle energetiche (generalmente ioni).

Note sulla demetallizzazione

Si consiglia l’utilizzo di un bagno con pH molto elevato.

Formula: 2Al + 2NaOH + 2 H2O ®2NaAlO2 + 3H2 nella quale il sodio alluminato idrolizza: NaAlO2 + 2H2O -> Na + [Al(OH)4].

L’idrossido di alluminio è insolubile e quindi esce dalla soluzione.

Fattori chiave del processo sono il tempo, la temperatura e la concentrazione del bagno.

A questo punto, occorre misurare accuratamente lo spessore dell’alluminio residuo e analizzare il profilo dello strato. In conclusione, si può affermare che la qualità richiesta è stata ottenuta e che il processo in linea è possibile e auspicabile, tenuto conto che la velocità totale del processo è superiore a 180 metri al minuto.

 

Nobilitazione alla portata di tutti grazie a MK1060ST di Heidelberg

mk1060stSi tratta di un sistema dedicato alla stampa a caldo e alla fustellatura, per rispondere alla crescente richiesta di nobilitazione. Capace di lavorare con un formato massimo di 106 cm a una velocità di 7.500 fogli all’ora, MK1060ST garantisce agli stampatori la possibilità di offrire ai loro clienti una nobilitazione degli stampati di alta qualità.
I fogli vengono inseriti nel sistema grazie a un potente tavolo di alimentazione a quattro ventose di sollevamento e cinque di spostamento, che può essere modificato in modo opzionale con un tavolo ad aspirazione per una stabilità dei fogli ancora superiore.
Il cuore del sistema è l’area di stampa, dove un sistema di svolgimento a tre alberi assicura che la lamina abbia sempre la giusta tensione e che si svolga con una tolleranza all’errore di 1 mm, garantendo in questo modo un controllo degli sprechi. La particolarità unica della macchina è che, oltre all’applicazione della lamina nella direzione di marcia del foglio, è possibile laminare trasversalmente. Il piano di stampa a nido d’ape, realizzato con speciali materiali resistenti al calore, è strutturato per assicurare il perfetto posizionamento delle fustelle. Il piano rimane separato dalla lamina grazie a due rulli di teflon specificamente disegnati per prevenire danni da calore alla lamina.
Un software appositamente sviluppato controlla il funzionamento del sistema e ne gestisce tutti gli aspetti in maniera user-friendly, dando modo all’operatore di settare lavori ad alta precisione con pochi click.
«MK 1060ST si inserisce perfettamente nel portafoglio prodotti di Heidelberg Italia», afferma Mauro Antonini, Product Management Sheetfed Postpress Packaging di Heidelberg Italia. «La sua flessibilità e facilità d’uso ci dà la possibilità di soddisfare una fetta importante del mercato della stampa a caldo. La prima installazione, avvenuta presso la Tipografia ABC di Firenze, sta confermando la validità della scelta strategica di Heidelberg».

Italia Grafica compie 70 anni! È online il fascicolo di settembre!

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È online il fascicolo che festeggia i 70 anni di Italia Grafica, con tanti contenuti interessanti: uno speciale sul digital publishing, il nostro test di J-Flow, soluzione software per gestire autonomamente tutte le commesse con caratteristiche ripetitive, le interviste ai nostri sostenitori, e molto altro…

In onore di questo traguardo abbiamo organizzato un convegno dal titolo “Stampa digitale: abilitatore di nuovi mercati”.

Quando: mercoledì 14 settembre 2016

Dove: Palazzo della Cultura di Tecniche Nuove

Programma:

Ore 17 Registrazione e benvenuto partecipanti

17,45 Benvenuto da parte di Ivo Nardella

17,50 Saluti e introduzione del direttore tecnico – Ester Crisant

0RE 18 | “Tradimento e fedeltà: gestire le relazioni nell’era multicanale” – Alessandro Santambrogio, consulente di marketing e comunicazione

ORE 18,15 | “Tecnologie digitali: l’impatto sui processi e sull’organizzazione” – Alessandro Mambretti, consigliere Taga.

ORE 18,30 | “Stampa digitale e packaging farmaceutico: matrimonio subito o proviamo a convivere?” – Fulvia Lo Duca, Presidente Unione Grafici Cartotecnici Trasformatori Carta e affini della provincia di Milano, e Managing director del Gruppo Cartotecnico Abar Litofarma Spa

ORE 18,45 | “Vino, le funzioni dell’etichetta: verso l’Internet of Things” – Christian Fabrizio di Autoctono

ORE 18,55 | “I mega trend dell’interior decoration: da Pompei al rebranding” – Paola Silva Coronel, architetto

ORE 19,05 | Innovare sempre – Carlo Emanuele Bona, vice presidente Assografici con delega all’innovazione

ORE 19,20 | Conclusione e sessione domande&risposte

Il convegno è gratuito ma a numero chiuso: registrati qui! 

A seguire un ricco buffet in terrazza, dove stampatori e fornitori si incontrano e fanno networking!

Instagram: comunicazione visiva e digital storytelling

Ogni impresa dovrebbe valutare l’adozione di Instagram o strumenti simili per la creazione di un rapporto empatico con la propria target community in grado di trasmettere la propria identità. Poiché oggi, affinché vi sia una vendita di un prodotto o di un servizio è necessario creare empatia, identità e fiducia. Se non generiamo empatia saremo visti come «solo dei bravi professionisti», ma difficilmente, senza comunicare la propria identità, un’impresa riesce a far percepire la propria qualità.

Le campagne fondate sul dialogo diretto tra impresa e cliente, dove la promessa di vendita appare sempre meno manipolatoria e più naturale dato che proviene da propri pari, viene preferita, come forma pubblicitaria, nei recenti anni: è in aumento progressivo il peso degli influencer nei processi decisionali.

Con oltre 400 milioni di utenti, 70 milioni di foto al giorno e un tasso quasi perfetto di pari opportunità con il 49% di utenti di sesso femminile Instagram è il social network più efficace per legare il brand, l’impresa alla target community che intendi raggiungere. Ha infatti alcuni punti di forza decisivi che ne stanno determinando una crescita esponenziale: è un social network visivo e usato dalle community per fare visual storytelling delle proprie passioni, intendendo per storytelling un racconto espresso per immagini degli accadimenti della giornata, consentendo ai brand di interagire uno-a-uno con le proprie community di consumo.

Instagram consente infatti a un’impresa di scrivere una storia a più voci con la propria target community, attraverso sistemi avanzati di storytelling. Consente in questo senso di essere percepita come un «brand personale», dove per personale intendiamo vicino, dialogante e alla portata di ogni membro della propria target community e più in generale di ogni persona.

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È un social network nel quale vi è un grande potere aggregativo tra imprese, utilizzatori e social media influencer. In questo senso Instagram è uno dei canali social più efficaci nel diminuire le distanze che in altri social network si creano tra persone e imprese.

Queste caratteristiche lo rendono decisamente interessante per le imprese, soprattutto quelle legate alla comunicazione visiva e al segno grafico.

Quali benefit per le imprese

Secondo una ricerca Forrester, Instagram è il social network che consente un maggiore tasso di interazione tra brand e utenti. Tale tasso è infatti del 4,21%, rispetto allo 0,7% di Facebook e allo 0,3% di Twitter; Forrester mette inoltre in rilievo quanto i post in cui un Brand menziona un utente della propria target community ricevano un 56% di engagement (coinvolgimento) in più espresso in termini di commenti e “like” rispetto ai post in cui non vi è menzione di un utente.

Lo stesso avviene per i post geolocalizzati – che essendo legati a un luogo fisico percepito come foriero di identità – ricevono un 79% di engagement in più rispetto ai post non geolocalizzati.

Il dato interessante è che questa caratteristica di Instagram – così come tutte le caratteristiche che vedremo più avanti – è trasversale a ogni impresa: in questo senso questo social network è d’aiuto sia alle grandi imprese, sia alle PMI.

Già da questi dati appare chiaro come attraverso Instagram ogni tipo di impresa sia maggiormente in grado di generare una forma di contatto con i propri utente target, rispetto ad altri social network.

Il caso Boxed Water

Boxed Water è un brand statunitense molto conosciuto e attivo nella sostenibilità. La sua mission è basata sull’utilizzo di imballaggi in TetraPak per «imbottigliare» l’acqua.

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Ha creato The Retree Project, una campagna social per la reforestizzazione del pianeta, nella quale per ogni post su Instagram contenente l’hashtag #Retree, viene piantato un albero.

Boxed Water ha coinvolto tre influencer attivi nel campo delle tematiche ambientali per diffondere la campagna in modo virale. Il risultato è stato 73.000 alberi piantati e un ritorno di notorietà positiva per il brand e per l’impresa. Ha usato quindi Instagram per creare una campagna basata su influencer del settore che sono percepiti in modo molto capillare dalla community legate alle tematiche ambientali, le quali hanno reso virale un marchio dandogli un altissimo grado di notorietà.

Alcuni consigli per ottimizzarne l’efficacia

Una foto di alta qualità è fondamentale per la nostra comunicazione su Instagram. Per questo motivo consiglio sia di utilizzare sempre smartphone rigorosamente top di gamma, soprattutto per quanto concerne la fotocamera. Assolutamente da non sottovalutare passaggi su software di Photoediting professionale come Adobe Photoshop per sopperire alle limitazioni tipiche delle fotocamere degli smartphone come per esempio la difficoltà o impossibilità di controllare la profondità di campo.

Secondo una ricerca pubblicata su Sprout Social le immagini con un singolo colore dominante e uno sfondo neutro ricevono più like rispetto alle immagini con sfondi colorati oppure nelle quali non c’è uno stacco netto tra lo sfondo e il primo piano.

Un’interessantissima infografica a cura di Curalate ha provato che la suite per il «visual Web Analytics» ha evidenziato, su un campione di 8 milioni di post su Instagram, che le immagini chiare generano un 24% di like in più rispetto a quelle scure. Ecco qualche dato curioso…

  • Le immagini con un colore dominante blu determinano un 25% in più di like rispetto alle immagini con dominante rossa
  • le immagini in cui un soggetto in primo piano è stagliato su molto sfondo generano 29% di like in più rispetto alle immagini di oggetti privi di uno sfondo
  • le immagini caratterizzate da un solo colore dominante generano un 17% di like in più rispetto a immagini con più colori dominanti
  • le immagini con poca saturazione hanno più like rispetto a quelle ipersaturate.

Per quanto riguarda i Selfie, le foto con «smorfie» tipiche dei nativi digitali, generano più appeal rispetto a quelle tradizionali statiche e serie.

Non solo foto

La componente visiva di Instagram gioca un ruolo importantissimo in questo social network. Tuttavia il ruolo delle immagini non è preponderante: è infatti fondamentale affiancare un testo, che abbia un valore sia descrittivo, sia argomentativo, sia di relazione attraverso la menzione di altri utenti e l’utilizzo di Hashtag in modo tale da legare un’immagine a una specifica community.

L’individuazione di Hashtag gioca un ruolo molto importante, tanto che dall’anno 2014 Instagram fornisce in tempo reale il numero di post per ogni singolo Hashtag. Va comunque detto che questo strumento è decisamente limitante e impreciso per la scelta degli # e più in generale per una gestione professionale di Instagram, il quale non ha predisposto in modo nativo strumenti statistici come Facebook e Twitter.

Iconosquare per ottimizzare l’attività di creazione di contenuti

Esiste dal 2011 Iconosquare, uno strumento nato in Francia per l’analisi dell’efficacia della comunicazione su Instagram: è la prima e più nota suite di analytic e marketing tool per Instagram. Fondata nel 2011 da Jérome Boudot a Limoges offre uno dei più avanzati servizi statistici per consentire di ottimizzare la relazione con le community. Consente infatti di avere dei report mensili attraverso i quali mostra quanti post sono stati creati, quali hanno ottenuto maggiore engagement, quanti follower abbiamo guadagnato e quanti ne abbiamo persi. Per ogni follower è possibile vedere un profilo avanzato e quindi capire che tipo di relazione è meglio instaurare. È in grado di rivelarci la densità di pubblicazione del mese in corso, ovvero quanti contenuti abbiamo pubblicato durante i giorni della settimana, quali # abbiamo usato di più, le ore in cui postiamo maggiormente e anche quali filtri di Instagram usiamo maggiormente.

Ma il dato più interessante è che Iconosquare fa un’analisi comparativa tra diversi fattori. Come si vede dall’immagine sotto, mostra i nostri orari di pubblicazione con quelli che in media generano maggiore engagement, consentendoci di avere in questo modo la possibilità di comprendere il miglior momento per comunicare (best moment to speak).

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Allo stesso modo è possibile individuare tramite Iconosquare le Hashtag da noi utilizzate e confrontarle con la media di quelle che hanno più engagement.

Tramite Iconosquare possiamo ricavare inoltre il tempo vita (Life Span) di un nostro post (dove per Life Span intendiamo la viralità di ogni nostro post.)

È anche possibile conoscere quale dei filtri utilizzati genera più commenti e in questo modo ottimizzare la capacità di generare immagini riferita agli impatti che queste hanno sulla target community.

Iconosquare dà indicazioni decisamente utili sulla community di riferimento: rivela quanti follower abbiamo acquisito, quanti sono gli utenti in reciprocità (che noi seguiamo e che ci seguono), quanti following abbiamo (gli utenti che noi seguiamo e che non ci seguono) e quali follower abbiamo perso.

Dei following è in grado di determinare quali coinvolgiamo maggiormente e quali utenti dovremmo seguire.

Oltre alle statistiche, Instagram fornisce il Brand and Influencers Index, una directory di persone che sono influencer di Instagram e che si possono consultare, per settore. L’influencer Index è in grado di dirci quali sono gli influencer degli ultimi 7, 14, 30 giorni, di suddividerli per settori merceologici e per nazioni. È così possibile individuare in modo decisamente preciso i giusti influencer per determinate campagne social su Instagram.