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Konica Minolta, AccurioLabel 400 alla conquista dei mercati di fascia medio alta

In anteprima assoluta per l’Italia, oggi Konica Minolta ha presentato il nuovo sistema di stampa per etichette AccurioLabel 400, mettendo il piede sull’acceleratore nei mercati delle etichette e del packaging.
Già protagonista nel mercato Europeo delle macchine digitali per etichette – con una quota di mercato del 26% nel 2021 – Konica Minolta rivela i primi dettagli del nuovo sistema di stampa che si rivolgerà ai professionisti dei settori delle etichette e del packaging di medio-alto volume e offrirà una stampa digitale di altissima qualità a prezzi accessibili.

La prima presentazione ufficiale in Italia si è tenuta oggi presso il Digital Imaging Square, lo showroom di Milano di Konica Minolta. La macchina è già da ora a disposizione presso il DIS di Viale Certosa per Demo dedicate.
AccurioLabel 400 non è solo ideale per gli stampatori di fascia medio/alta, ma è anche ottima in affiancamento al precedente modello AccurioLabel 230 per i professionisti che desiderano espandere la propria attività nei mercati in costante crescita della produzione di etichette e del packaging.

Poiché la digitalizzazione del settore delle etichette continua ad accelerare con una crescita annua prevista a doppia cifra, è importante per gli stampatori cogliere questa opportunità di crescita.
Tra le novità più importanti, la nuova AccurioLabel 400 offre:
• Possibilità di ampliare le applicazioni e di stampare su supporti trasparenti grazie alla quinta stazione colore, che consente di ottenere un bianco con un’opacità elevatissima in un unico passaggio;
• Maggiore produttività grazie a una stampa superveloce, fino a 40 metri al minuto in quadricromia;
• Avanzata automazione per un flusso di lavoro più integrato ed efficiente: calibrazione automatica, controllo della stabilità del colore, regolazione della densità e creazione di profili.
L’Intelligent Quality Care IQ-520 di Konica Minolta migliora infatti la user experience e l’automazione di AccurioLabel 400, consentendo all’operatore di beneficiare di livelli di controllo più elevati.
Con una capacità di scrittura equivalente a 3600 dpi, il sistema digitale a toner di Konica Minolta è in grado di gestire due diverse larghezze di banda, 330 e 250 mm, offrendo un’elevata qualità di output.

AccurioLabel 400 consente inoltre dei cicli di stampa più lunghi: la lunghezza di ciascun lavoro può essere di 3.000 metri lineari, svolgitore e riavvolgitore possono alloggiare bobine di 800 mm di diametro e la cartuccia del toner è più ampia, così da consentire una produzione senza interruzioni.
Il nuovo sistema di stampa non necessita di pretrattare i supporti e non necessita di supporti specifici per il digitale. Permette altresì di stampare su film trasparenti non adesivi.
I monitor touch, posti in tre diverse aree della macchina, consentono un funzionamento intuitivo e un controllo semplice da parte degli operatori; la formazione per lo staff tecnico richiesta è quindi tutt’altro che complessa.
Tutte le operazioni che richiedevano tempo sulle macchine analogiche possono ora essere eseguite molto più rapidamente e con precisione, mantenendo al contempo una qualità di stampa elevata e stabile.
Il successo della tecnologia AccurioLabel è reso evidente dalla millesima installazione che è stata effettuata proprio in questo periodo, a meno di sette anni dell’ingresso di Konica Minolta nel mercato delle etichette.

“AccurioLabel 400 amplia gamma di soluzioni di stampa innovative per accompagnare i professionisti del settore nella trasformazione digitale, ottimizzando i flussi di lavoro, aumentando le applicazioni e riducendo le complessità”, ha dichiarato Alberto Steffenini, marketing director di Konica Minolta Italia. “La digitalizzazione del settore delle etichette continuerà ad accelerare. Le opportunità di crescita sono ovunque. Serve solo una scintilla per accenderle”.
“Il lancio di AccurioLabel 400 rappresenta un’opportunità perfetta per aiutare i nostri clienti a ripensare le possibilità di stampa e dare spazio alla creatività, sempre con noi al loro fianco”, ha affermato Fabio Saini, product manager Industrial Printing Italia. E ha aggiunto: “Grazie all’ampio bacino di etichettifici e converter nei mercati di medio e alto volume, siamo certi di riuscire a conquistare una quota di mercato significativa con la nostra AccurioLabel 400”.

Roto4All 2023, un successo per l’evento italiano dedicato alla rotocalco

Una giornata densa di contributi e spunti di grande valore: Roto4All è andata in scena giovedì 9 marzo allo Sheraton Milano San Siro, riunendo per la sua terza edizione oltre 250 persone. Dopo la prima edizione streaming del 2020 e la seconda edizione fiorentina del 2021 ancora in una versione più circoscritta, Roto4All 2023 ha finalmente riunito tutta la community della rotocalco in un momento di estremo interesse che ha saputo comunicare alla vasta platea presente il valore di questa tecnologia.

Ad Enrico Barboglio, direttore Acimga, e Gianmatteo Maggioni, responsabile del Gruppo Italiano Rotocalco by Acimga l’onore di aprire i lavori della giornata, con le news da Acimga e dal Gruppo Rotocalco e qualche dato di mercato per un’iniziale panoramica del mondo roto. Lungo il corso della giornata si sono alternati numerosi interventi dal diverso respiro, che hanno restituito alla platea presente un vivace scambio costruttivo intorno a una tecnologia di stampa che continua a dimostrarsi estremamente vivace e dalla forte spinta innovativa.

Carlo Carnelli, titolare ColorConsulting e coordinatore Gruppo Tecnico Acimga, insieme a Ivano Andrighetto, sales manager Brofind e Giacomo Truffi, product sales manager Bobst hanno guardato ai falsi miti rotocalco, avvalendosi del prezioso supporto di due classi di studenti provenienti dall’Istituto Tecnico Superiore Rizzoli di Milano, appartenenti ai corsi “Packaging Specialist” e “Omnichannel Marketing”.

Il professor Lutz Engisch dell’Università di Scienze Applicate di Lipsia ha presentato uno studio su “Sustainability and Rotogravure”, il quale, partendo da un’analisi approfondita del processo di stampa, ha mostrato i vantaggi ecologici della rotocalco orientati all’economia circolare.
Le voci dalle filiere sono state portate sul palco attraverso una tavola rotonda, moderata da Enrico Barboglio, che ha visto la partecipazione di Riccardo Gamba, responsabile controllo e gestione decor In Printing, Angelo Gerosa, CEO Cellografica Gerosa SpA, Anna Paola Cavanna, presidente Laminati Cavanna, Niso Bartolucci, sustainability manager Di Mauro Group, Mario Gioelli, plant manager Sublitex e Neni Rossini, presidente Sit Group. Tavola rotonda che è stata occasione per presentare in anteprima la nuova pubblicazione curata dal Gruppo Rotocalco, “Rotocalco: una tecnologia, molti mercati”, focalizzata sul porre in risalto le molteplici applicazioni della tecnologia roto, con le testimonianze di coloro che utilizzano questa tecnologia e sanno evidenziarne valore e qualità. A chiudere la mattinata, i fornitori di tecnologia, con Jonathan Giubilato, product line Manager Bobst, Francesco Lettieri, sales manager Rossini SpA e Andrea Caselli, southern Europe sales manager&product marketing coordinator Uteco Converting ad approfondire i mercati applicativi di maggiore interesse, ma soprattutto le nuove soluzioni tecnologiche in risposta alle esigenze di converter e brand, e l’importanza della collaborazione tra player di filiera già nelle fasi di ricerca e sviluppo.

page2image21462400La sessione pomeridiana ha preso il via con il prezioso contributo di Jan ‘t Hart, Project manager AIM e il progetto Update Holygrail 2.0, sulla digitalizzazione della gestione dei rifiuti attraverso la tecnologia Watermark, con l’obiettivo ultimo di una sempre maggiore economia circolare degli imballaggi. Elena Piccinelli, caporedattrice Converting Magazine ha discusso con Felice Ursino, Innovation & QA director Sacchital Group e Osvaldo Bosetti, plant director Europe Goglio Group di materiali innovativi e futuro sostenibile, guardando alla cornice legislativa entro cui si muove il tema dei nuovi packaging e approfondendo le fasi di progettazione degli imballaggi intorno ai concetti chiave di eco- compatibilità, compostabilità, e riciclabilità. Michael Fuerholzer, vice president Kaspar Walter GmbH, ha affrontato la controversa tematica del Cromo Esavalente, partendo dallo stato dell’arte della CTAC Authorization per l’utilizzo di tale sostanza e guardando poi alle nuove soluzioni e le alternative possibili.

La giornata si è chiusa con il dibattito tra Alberto Palaveri, presidente Giflex e Gianmatteo Maggioni, in rappresentanza di Acimga sul tema della sostenibilità e dell’economia circolare nelle fasi produttive dell’imballaggioflessibile, sottolineando il valore della filiera in ottica di collaborazione tra player e istituzioni, e presentando l’indice del white paper, nato dal tavolo di lavoro tra le due associazioni, che prenderà in esame l’intero scenario della produzione del packaging flessibile.

Milano Design Week, da Guandong la “Guida pratica ai materiali per gli allestimenti temporanei”

Ad aprile la Design Week ‘23 vedrà per la prima volta la collaborazione sinergica tra il Salone del Mobile e il Fuorisalone con l’obiettivo di celebrare Milano quale città di riferimento per la design industry internazionale. In programma, centinaia di mostre, installazioni, vernissage, aperture speciali, percorsi espositivi che si terranno nelle location più variegate, dai palazzi storici agli spazi all’aperto. “Al momento è assolutamente impossibile quantificare il numero di metri quadri di stampe che verranno realizzate per comunicare, allestire, decorare, segnalare, promuovere i singoli eventi dentro la Fiera e in tutta la città”, commenta Edoardo Elmi – presidente di Guandong Italia. “Per questo motivo abbiamo creato uno strumento inedito ideato per essere al fianco di stampatori allestitori, architetti e designer chiamati a realizzare progetti temporanei sì ma anche funzionali, resistenti il giusto, veloci da installare e rimuovere, con un’attenzione alla sostenibilità ambientale che sarà tra i fil rouge della manifestazione”. A questo scopo Guandong, specialista di materiali per la stampa, ha realizzato l’esclusiva “Guida pratica ai materiali per gli allestimenti temporanei della Milano Design Week”: una raccolta di idee, suggestioni, informazioni tecniche per poter scegliere il materiale più idoneo per le singole realizzazioni.

La Guida ideata da Guandong presenta soluzioni innovative per rivestire la città, selezionate secondo criteri quali temporaneità, preservazione delle superfici, facilità di applicazione e sostenibilità. Materiali in linea con “Laboratorio Futuro”, il tema scelto per l’edizione 2023 della Design Week che punta i riflettori su sperimentazione, progettazione sostenibile, economia circolare e innovazione dei materiali. “Con questo strumento abbiamo voluto anticipare l’esigenza di chi dovrà realizzare allestimenti e progetti di comunicazione per il Fuorisalone, proponendo supporti performanti da un lato, capaci di preservare l’ambiente e le superfici dall’altro, realizzati utilizzando tecnologie esclusive e brevettate come lo Scarico d’Aria, che permette l’applicazione anche su grandi superfici, senza creare bolle o grinze”, ha aggiunto Edoardo Elmi.

Materiali che nella Guida vengono presentati per destinazione d’uso. Si parte dalle soluzioni per Allestimenti Indoor come il tessuto green ReVita per la decorazione di pareti, i supporti stampabili per pavimenti come Carpet Floor, ideale per superfici delicate come tappeti e moquette e ReVita Tack Puro, tessuto riposizionabile ottenuto dal riciclo di bottigliette in PET, che grazie alla nano-tecnologia aderisce alla superficie senza uso di colla rivelandosi perfetto per parquet e marmi pregiati. Dall’indoor si passa ai supporti per gli allestimenti outdoor, come Mak Floor, contraddistinto da una finitura extra antiscivolo certificata R13 che permette di realizzare grafiche sicure per pavimentazioni esterne dove è richiesta altissima tenuta, e Shop Sign, per i numerosi wayfinding utilizzati nel Fuorisalone per attrarre i visitatori indicando la via.

I materiali della Guida Guandong sono stati selezionati con grande attenzione alla sostenibilità. Tra le proposte per allestimenti temporanei diversi materiali plastici innovativi che offrono la possibilità di realizzare allestimenti 100% riciclabili e riciclati, senza rinunciare alla resistenza e alla qualità dell’installazione. “Una scelta oculata e attenta dei materiali può contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale degli allestimenti e promuovere l’economia circolare, contribuendo a uno sviluppo sostenibile di tutto il settore” commenta Edoardo Elmi ricordando, inoltre, che Guandong sarà tra i protagonisti attivi del Fuorisalone con un allestimento tematico nello showroom permanente di Via Tortona 37, presso lo spazio Decor Lab.

La nuova HP Indigo 200K: progettata per accelerare la crescita nel packaging flessibile

HP lancia sul mercato la nuova macchina da stampa digitale HP Indigo 200K, progettata per offrire ai converter digitali flessibili il vantaggio competitivo di una migliore produttività, consegne on demand, senza ordini minimi, design unici, consumi energetici ridotti e scarti limitati.

La nuova macchina da stampa si basa sull’unica tecnologia digitale per l’imballaggio flessibile digitale testata sul campo e sull’installazione di oltre 300 macchine da stampa digitali HP Indigo 25K, serie 4, in tutto il mondo.

La nuova HP Indigo 200K, serie 5, stampa fino a 56 m/min (183 ft/min) e aumenta sensibilmente la produttività delle piccole tirature sostenibili e ad alto margine di profitto di imballaggi flessibili digitali, da consegnare in pochi giorni, anziché in settimane.

“HP Indigo 200K è una macchina da stampa digitale a bobina media progettata appositamente per i converter che devono soddisfare le esigenze dei brand nel mercato dell’imballaggio flessibile, ma è anche in grado di rispondere alle crescenti esigenze dei settori delle etichette e dei manicotti termorestringenti, che richiedono una maggiore produttività e un formato più ampio”, ha dichiarato Noam Zilbershtain, VP e general manager di HP Indigo e Scitex. “L’imballaggio flessibile è un mercato in crescita e poiché i clienti di HP Indigo aumentano molto più rapidamente del mercato, sono certo che la macchina da stampa digitale HP Indigo 200K permetterà a un maggior numero di flexo converter di prosperare nell’industria 4.0”.

Maggiore velocità garantendo la qualità

La macchina da stampa digitale HP Indigo 200K offre un aumento della velocità del 30% e della produttività del 45% rispetto a HP Indigo 25K. Caratterizzata da una qualità del colore simile a quella della rotocalcografia, basata sulle tecnologie HP Indigo Liquid Electro Photography (LEP) e One-Shot Color, la nuova macchina da stampa presenta la più ampia gamma disponibile di ElectroInks ed è progettata per stampare imballaggi ad alta coprenza con il bianco sulla maggior parte dei substrati industriali, sia in superficie sia in retro. Ulteriori opportunità di business includono elementi unici di protezione del brand.

HP Indigo 200K consente di ottenere una produzione efficiente grazie alle funzionalità di automazione del software PrintOS di HP Indigo per il batching, il ganging e i dati variabili, nonché una corrispondenza dei colori e un flusso di lavoro più rapidi e accurati. 

Stime Conai, nel 2023 il 75% di imballaggi riciclati

Domani, 18 marzo, è la Giornata Mondiale del Riciclo. E, come da tradizione, Conai annuncia la prima previsione di riciclo in Italia per l’anno in corso. «Nel 2023 dovremmo raggiungere il 75% di imballaggi riciclati» spiega il presidente Luca Ruini. «Molto dipenderà comunque dalle quantità immesse sul mercato, che sono strettamente legate all’andamento dei costi delle materie prime e dell’energia».

Per l’anno in corso il tasso di riciclo degli imballaggi rispetto all’immesso al consumo è previsto in crescita: il risultato nazionale dovrebbe raggiungere il 75%. L’equivalente di circa 11 milioni di tonnellate di pack avviati a riciclo.
È la prima stima che, come ogni anno, Conai rende nota in occasione del 18 marzo, Giornata Mondiale del Riciclo. Un risultato che supererebbe di dieci punti percentuali quel 65% che l’Unione Europea chiede ai suoi Stati membri entro il 2025.

«L’Italia dovrebbe chiudere il 2023 con una quantità di imballaggi immessi sul mercato superiore a quella dei livelli pre-pandemia» afferma il presidente Conai Luca Ruini. «Prevediamo che la ripresa dei consumi, nonostante il cambio nelle abitudini e nello stile di vita degli italiani generato tra il 2020 e il 2021 dalla pandemia, farà superare i 14 milioni e mezzo di tonnellate di packaging sul mercato. E le nostre prime proiezioni, basate su dati previsionali, autorizzano a stimare che ne ricicleremo il 75%».

Una percentuale in crescita rispetto a quelle degli anni precedenti. Anche se «la situazione internazionale e l’aumento del costo della vita non lasciano tranquilli» spiega Ruini, «e potrebbero avere un impatto sui consumi maggiore di quello che stimiamo oggi. E, poiché il calcolo si basa sulle quantità di imballaggi immesse sul mercato, le percentuali di riciclato potrebbero variare».

Ma nonostante tutto, dopo la crisi pandemica che pur non ha frenato le raccolte differenziate e il riciclo, anche il 2023 dovrebbe essere segnato da una nuova vitalità in questo comparto.
«La prudenza è d’obbligo» commenta il presidente Ruini. «Ma gli italiani si rivelano sempre più bravi nel differenziare correttamente i rifiuti. Lo sono stati anche durante i mesi del lockdown e delle restrizioni del 2020 e del 2021. La crescita delle raccolte differenziate urbane e il contributo dei flussi commerciali e industriali potrebbero quindi sorprenderci».

Nel dettaglio, l’anno iniziato da poco dovrebbe vedere avviato a riciclo oltre il 77% degli imballaggi in acciaio, il 67% degli imballaggi in alluminio, più dell’85% degli imballaggi in carta e cartone, circa il 63% degli imballaggi in legno, quasi il 59% degli imballaggi in plastica e bioplastica, e l’80% circa degli imballaggi in vetro.

«Dobbiamo continuare a impegnarci, soprattutto in vista dei nuovi obiettivi comunitari di cui Conai è garante per l’Italia» conclude Ruini. «Il nostro Paese è già leader in Europa in questo settore, con un pro-capite di riciclo degli imballaggi che ci vede al primo posto. Un primato che va difeso e che deve portarci a fare sempre di più. È necessario un cambio di paradigma: le nostre città devono essere viste come miniere urbane che producono risorse, non scarti. E non possiamo smettere di lavorare per promuovere l’ecodesign: lavorare per immettere sul mercato dei pack sempre meno impattanti è fondamentale. È anche grazie alla prevenzione se un maggior numero di imballaggi, oggi, non è più sinonimo di maggiore inquinamento».

Valtenna sposa il mondo Prinect di Heidelberg, installa Suprasetter con workflow Prinect

Da sx: Enrico Vitali (Service Technician Prinect Hit) Luca Torquati – R&D, Loris Moretti – Titolare di Valtenna

Valtenna, con sede a Fermo, è un’impresa tutta italiana, fondata nel 1963 dai fratelli Moretti. Oggi è guidata dalla seconda generazione e guarda al futuro con dinamismo, maturità, responsabilità ambientale e integrazione di servizi.

Una serie di ingredienti indispensabili per continuare a competere sui mercati internazionali con un modello di impresa moderna e pronta ad accettare quotidianamente nuove sfide nel mondo del packaging. Il massimo grado di personalizzazione e nobilitazione rappresenta il valore aggiunto delle due principali business unit: scatole rigide in cartone teso e pieghevoli in cartone ondulato.

La gamma dei prodotti è arricchita da servizi specializzati di progettazione packaging, prestampa, logistica integrata, digitalizzazione della supply chain.

Tutto ciò è supportato da un’attenta ricerca sul tema della sostenibilità del packaging ottenuto principalmente dalla lavorazione di carta, cartoncino teso e cartone ondulato.

Valtenna con oltre cinquant’anni di esperienza nel packaging diversifica la produzione con competenza specifica.

Questo è alla base della scelta di investire con Heidelberg Italia nel nuovo CtP Suprasetter 106A e con il workflow Heidelberg Prinect garantendo al reparto di prestampa la massima affidabilità.

Il nuovo flusso di lavoro Heidelberg Prinect consente inoltre la perfetta integrazione della prestampa alla macchina da stampa con la trasmissione via jJf delle informazioni predefinite delle caratteristiche specifiche di ogni lavorazione alla nuova macchina da stampa Heidelberg XL106-6 con gruppo di verniciatura. (p.e. inchiostrazione, supporto di stampa, numero di copie e riferimenti di qualità colore, preregolazione soffierie ecc.).

Tutti elementi che concorrono all’ottimizzazione della performance, con parametri certi e “check point” ridotti al minimo.

In aggiunta a ciò, Prinect Central Color Database registra e condivide in valori LAB ogni colore che verrà utilizzato in macchina da stampa per la corretta riproduzione su prova colore certificata e per le ristampe future.

Prinect Analyze Point raccoglie tutti i dati di produzione sia quantitativa che qualitativa (tramite lettura spettrofotometrica) per certificare la qualità di produzione della Heidelberg XL106.

Prinect workflow, CtP Suprasetter e XL 106 rappresentano oggi una soluzione vincente per il mondo del packaging fornendo, attraverso una gestione intuitiva, velocità e qualità garantita Heidelberg.

Milleproroghe: Federazione Carta e Grafica, importante la proroga sui beni strumentali 4.0

“Il settore della carta e del cartone saluta con favore l’approvazione definitiva nel Milleproroghe della norma che posticipa al 30 novembre prossimo il termine massimo della consegna alle imprese dei beni strumentali 4.0 per usufruire del relativo credito d’imposta, ferma restando la condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione”. Lo afferma in una nota il direttore della Federazione Carta e Grafica, Massimo Medugno.

Viene denominato Milleproroghe il decreto legge che reca “disposizioni urgenti in materia di termini legislativi. Proroga di termini per l’esercizio di deleghe legislative”. Nel caso in specie si tratta del dl 29 dicembre 2022, n. 198, cionvertito in Legge 24 febbraio 2023, n. 14, pubblicata, in Gazzetta Ufficiale n. 49 del 27 febbraio 2023.

“Il nostro è tra i settori manifatturieri italiani più rilevanti, con oltre 16mila imprese, 165mila addetti e un fatturato pari a circa l’1,4 per cento del PIL, caratterizzato da una forte propensione allo sviluppo in senso digitale dei processi produttivi – ha precisato Medugno -. Pensiamo in particolare nel nostro ambito al rilevantissimo comparto delle macchine destinate all’industria della carta. La Federazione sin dalla prima normativa su Industria 4.0 ha promosso e realizzato tante iniziative di alto livello per la formazione delle imprese. La proroga odierna rappresenta dunque una ulteriore opportunità per tutte le aziende associate alla Federazione, che ha sostenuto nel dibattito la necessità per il sistema industriale proprio della norma oggi approvata dal Parlamento”.

La Quettabyte era

Le quantità gigantesche di dati che saranno prodotte nell’era dei Big Data hanno un nome che è stato aggiunto al Sistema internazionale di unità di misura. Vediamo che cosa significano.

Alzi la mano chi, leggendo il titolo, già sapeva il significato del prefisso Quetta. Secondo me se va bene sarete in tre, ma per tutti gli altri possiamo tradurlo in termini meno “innovativi” dicendo che “Quetta” sta per quintilione. … e un quintilione sta per mille quadriliardi, oppure un milione di quadrilioni, o anche un miliardo di triliardi, che poi un triliardo sono mille miliardi di miliardi. Ahn… Ok, è il momento di fare qualche passo indietro, circa un miliardo di passi indietro per l’esattezza.

La Quettabyte Era non esiste, non ancora per lo meno, esiste però la ZettaByte Era, iniziata intorno a metà degli anni 2010, periodo in cui per la prima volta si superò il traffico IP di 1 ZettaByte (ufficialmente nel 2016).

Quasi sicuramente anche il prefisso “Zetta” non vi dirà un granché ma i ritmi dell’evoluzione digitale negli ultimi 20 anni stanno generando grandezze un tempo pressoché inimmaginabili, e nello specifico il prefisso Zetta indica una grandezza un miliardo di volte più piccola del Quetta.

In molti ricorderanno la famigerata frase di Bill Gates (una bufala che gira dal 1981) quando “disse” che 640 KiloByte di RAM sarebbero stati sufficienti per tutti: dove siamo arrivati oggi?

In 40 anni gli ordini di grandezza sono cresciuti di 6 volte, quindi di 6 zeri, e anche se l’utente medio ora difficilmente ha 64 GigaByte installati sul suo computer, il supercomputer italiano Leonardo ne può avere fino a 3 Petabyte, e nel panorama mondiale probabilmente non è nemmeno quello con la capacità maggiore.

A questo punto abbiamo usato anche “Peta” e più di qualcuno avrà pensato che cosa diavolo sia questo ennesimo prefisso in poche righe, quindi è arrivato il momento di mettere un po’ di ordine, partendo dai termini ormai d’uso corrente (come Giga, che trent’anni fa rappresentava informaticamente quello che Peta rappresenta oggi).

I Big Data attuali

Da utenti inconsapevoli è difficile rendersi conto della quantità di dati digitali che vengono quotidianamente movimentati, anche le previsioni di una decina di anni fa sono risultate sottodimensionate, e nel 2022 abbiamo avuto un traffico mobile (mobile!) medio di 100 ExaBytes al mese (quindi 1,2 ZettaByte su base annua).

Da dove arriva tutto questo traffico?

Sono in grandissima parte dati multimediali: immagini, musica e soprattutto video, sempre più grandi sia in termini di risoluzione che di colori rappresentati, e c’è da aspettarsi che continuerà ad aumentare nonostante (o “grazie a”) i nuovi, efficienti algoritmi di compressione.

Come ci siamo arrivati?

L’evoluzione delle fotocamere digitali ha aperto le danze: nel periodo che va dal loro lancio commerciale intorno agli anni ’90 fino ad oggi le immagini hanno molti più pixel, maggiore qualità, più profondità colore, colori più accurati e sistemi di salvataggio più ottimizzati (ad esempio come i formati HEIC ed HEIF), con pesi sempre proporzionalmente minori.

L’evoluzione delle connessioni, la loro velocità e la sempre più ampia copertura geografica ha fatto il resto, favorendo la diffusione di telefonini cosiddetti smart che ormai del telefono tradizionale hanno molto poco (diciamo che telefonano anche).

Alcuni dati?

⁃ Nel 2021 la velocità internet più alta è stata di 178 Terabit al secondo, considerando i bit specifici che vanno persi nella comunicazione dei pacchetti significa comunque un movimento intorno ai 20 TeraByte al secondo. Non certo per noi comuni mortali, ma svariate decine di Mb/s sono ormai disponibili per tutti un po’ ovunque.

⁃ I dati che attualmente vengono prodotti ogni giorno, quindi non solo il traffico su rete, sono stimati in 2,5 QuettaByte, e se fossero immagazzinati sotto forma di DVD potrebbero coprire fisicamente 225 milioni di km, cioè una volta e mezza la distanza media Terra-Sole.

⁃ Nel 2012 i dati prodotti giornalmente erano pari ad 1 ExaByte ma già l’anno successivo erano aumentati di oltre 12 volte (4,4 ZettaByte).

⁃ Le previsioni fatte nel 2012 puntavano a 40 ZB nel 2020: sono stati raggiunti i 64,2 ZB.

⁃ Fino al 2007 lo ZettaByte non era praticamente utilizzato, troppo “esoterica” come quantità.

E nel Desktop Publishing?

La reale portata di dati come quelli delle righe sopra è difficilmente comprensibile o anche solo immaginabile, d’altronde la mente umana generalmente tende a semplificare e, se può, conta così: uno, due, molti. Fine del conteggio.

D’altra parte però la progettazione dei software, delle infrastrutture per gli asset management e dei dispositivi/sistemi di archiviazione, locali o remoti (cloud) che siano, deve guardare molto attentamente a questi dati e al loro andamento, così da sostenere e, se possibile, prevenirne il sovraccarico.

Ecco che allora troviamo altri dati “sfiziosi”, come i seguenti:

⁃ Tutto il materiale stampabile al mondo è di “soli” 5 ExaByte.

⁃ Photoshop a 64 bit può gestire fino a 64 ExaBytes di memoria virtuale complessiva, distribuiti su 4 dischi/volumi logici (la classica memoria tampone).

⁃ Nel 2011 IBM ha sviluppato quella che, allora, era la più grande unità di archiviazione composita del mondo, pari a 120 PetaBytes di dati, con 200 mila dischi da 1 TB, non mi risulta ce ne sia una più grande (comunque potrebbe essere) e per arrivare al limite di Photoshop dovrebbero metterne insieme 533.

⁃ La capacità complessiva di tutti i server di Google al 2022 era di 1 milione di PetaByte, quindi 1 ZettaByte (eccolo!).

⁃ L’immagine digitale più dettagliata del mondo, seppur non la più grande in termini di pixel puri, è l’Operation Night Watch del Rijksmuseum olandese, da 717 Gigapixel con un dot pitch di 5 micrometri, cioè 0,005 millimetri. Quando lavoriamo con un’immagine per la stampa a 300 PPI il dettaglio più piccolo rappresentabile (legato necessariamente alla dimensione fisica che ha il pixel a questa risoluzione) è di 0,084 mm, quindi sarebbe come poter riprodurre a dimensioni reali una risoluzione di 16,9 volte maggiore, cioè 5070 PPI. Il che, per diversi motivi in parte trattati sullo speciale Risoluzione dell’anno scorso, non è fisicamente possibile e non ha percettivamente senso.

⁃ L’immagine digitale più grande del mondo dovrebbe essere ancora quella di Kuala Lumpur da 846 Gigapixel del 2014, ma se usciamo dal concetto di singola immagine e prendiamo in considerazione anche una dimensione temporale allora il timelapse planetario di Google Earth presenta 51,6 Terapixel distribuiti su un arco temporale di 29 anni.

⁃ Se consideriamo tale patrimonio di immagini in metodo RGB con profondità colore di 8 bit per canale allora avremo un peso totale non compresso di 154,8 TeraByte, che rispetto ai dati snocciolati nelle righe sopra sembrano pure pochi.

⁃ Nel 2010 è stato stimato che l’archiviazione di uno YottaByte su dischi da un TeraByte richiederebbe un milione di centri grandi come gli stati di Delaware e Rhode Island messi insieme. Alla fine del 2016 la densità di memoria era già aumentata al punto tale che uno YottaByte potrebbe essere immagazzinato in una scheda SD che occupa circa il doppio di un dirigibile Hindenburg. Ok, non sarà una SD da infilare in una fotocamera (oppure mettiamoci d’accordo sulle dimensioni che avrebbe questa fotocamera), ma rispetto alla prima modalità di archiviazione è decisamente piccola.

A proposito di piccolo…

Con la recente introduzione dei prefissi Ronna e Quetta. rispettivamente per 1027 e 1030 sono stati aggiunti anche i reciproci dall’altro lato della scala, (Ronto 10-27) e Quecto (10-30).

Per chi opera con il digitale o la grafica hanno qualche utilità? Si, ce l’hanno, anche se le occasioni sono in effetti molte meno.

⁃ Dal punto di vista della progettazione grafica pura e semplice solitamente bastano i millimetri, magari per filetti molto sottili possiamo usare ad esempio 0,25 mm, ma scomodare i micrometri per dire la stessa cosa (250 µm) non è particolarmente efficace.

⁃ Ha invece senso nello spessore delle plastifiche (tipo nei biglietti da visita) e dei wrapping nel packaging.

⁃ Il nanometro lo troviamo processi produttivi delle CPU, e indica la dimensione dei transistor, negli ultimi hanno raggiunto i 5 nm (come per gli Apple M1 ad esempio) ma sono pronte le tecnologie per scendere fino a 2 e a 1,8 (Intel), definiti anche 20A o 18A dall’uso dell’unità Angström (che non è uno standard di misurazione internazionale ufficiale, ma si usa e corrisponde a 1×10-10 m).

⁃ Il pico lo possiamo abbinare questa volta ai litri: il picolitro infatti va bene per la misura delle gocce di inchiostro nei sistemi inkjet, che possono scendere finanche a 1 pl.

⁃ Arrivati a questo punto non mi viene in mente molto altro, magari il laser a femtosecondi che nei processo di tagli industriali consentono elaborazioni di dimensioni molto piccole, nell’ordine degli 0,3 µm, però con la grafica digitale abbiamo poco a che vedere.

E tra 25 anni?

Nel film del 1997 il cervello di Johnny Mnemonic poteva contenere fino a 320 GB (dagli 80 iniziali), per quel tempo era una quantità di dati semplicemente enorme, mentre oggi è in linea con la capienza tutto sommato media di un telefono cellulare di fascia media.

Difficile immaginare che nei prossimi 25 anni ci potrà essere necessità di ulteriori prefissi, sia in un senso sia nell’altro, ma il progresso andrà sicuramente avanti, e quello che oggi sembra poco probabile un domani può diventare persino superato.

Come creare packaging sostenibili

Il packaging in carta è sempre più importante per il trasporto e la corretta conservazione degli alimenti, ma anche come mezzo per comunicare i valori e l’impegno in termini di sostenibilità delle aziende. Elemento essenziale è il suo design o, meglio, l’ecodesing. Su tutto incombe però il pericolo degli effetti del nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi. Se n’è discusso a Verona, in occasione della presentazione del nuovo metodo Aticelca 502.

Durante la presentazione ufficiale del nuovo metodo Aticelca 502 sulla separabilità degli imballaggi, che si è tenuta lo scorso 16 febbraio presso l’Istituto Tecnico di San Zeno a Verona, è stato dato spazio anche all’esperienza di un’azienda del settore alimentare: Bauli, gruppo veronese tra i più conosciuti e importanti protagonisti del comparto dolciario, dove è presente dal 1922.

Un dolce esempio

Il packaging è, nel comparto del food, un tema particolarmente importante: mezzo per il trasporto di ciò che si produce, ma soprattutto strumento di tutela e conservazione dello stesso. Stretti tra normative stingenti – soprattutto per il contatto con alimenti – ed esigenze sempre più elevate dei consumatori, le aziende del settore alimentare prestano una grande attenzione alla scelta dell’imballaggio. Una consapevolezza che Bauli ha sviluppato da tempo, come racconta Luca Dal Dosso, R&D packaging development dell’azienda. «Per il nostro gruppo l’impegno per la sostenibilità è cruciale, con l’obiettivo di preservare l’ambiente e garantire il futuro del pianeta». Un impegno che negli anni si è concretizzato in diverse azioni, tra le quali l’innovazione del packaging detiene un posto di primo piano. Lo scopo è sia favorire l’utilizzo di materiale ecocompatibile – la carta in primis, che costituisce l’87% del materiale di imballaggio utilizzato – sia adottare strategie per ridurre il consumo di materiali, confezioni e imballaggi. Per i nuovi prodotti dolciari sono stati scelti imballaggi in carta, ma si è proceduto anche all’adeguamento dei packaging che ancora erano non riciclabili e la scelta, anche in questo caso, è stata la carta. Un esempio è la decisione di sostituire le maniglie in tessuto delle confezioni di colombe con maniglie in carta o ancora l’ammodernamento delle confezioni dei biscotti Krumiri. In questo caso sono state condotte ricerche per soluzioni alternative, per creare un incarto che avesse lo stesso impatto estetico delle precedenti confezioni, ma la cui destinazione a fine vita fosse la raccolta carta. Si è proceduto inoltre a una serie di attività per testare la tenuta dei nuovi imballi sia a lavorazione e trasporto – le confezioni sono state sottoposte a test di macchinabilità – sia alla permanenza sugli scaffali – attraverso le analisi di shelf life ovvero la durata di conservazione del cibo.

I prossimi impegni

Prosegue intanto la ricerca e sviluppo del gruppo e Dal Dosso ricorda alcune attività in corso: gli studi di LCA (life cycle assessment) per due prodotti Bauli e la Certificazione EPD (environmental product declaration) ovvero la dichiarazione ambientale di prodotto su base volontaria che certifica e mette in evidenza le prestazioni ambientali di prodotto, processo e servizio.

L’impegno in termini di sostenibilità di Bauli si esplica infine anche nella riduzione dei consumi. «Abbiamo lavorato sull’efficientamento energetico e sul risparmio dell’acqua: l’energia e l’impiego di acqua negli stabilimenti sono, a questo scopo, attentamente monitorati»; nel 2019, spiega Dal Dosso, il gruppo ha risparmiato 80mila metri cubi di acqua.

Vi sono poi altre attività che rispondono a questa strategia, tra cui «promuove la corretta gestione dei rifiuti, anche grazie a politiche di riciclo e di smaltimento efficiente; e perseguire una logistica sostenibile, attraverso un efficientamento del trasporto delle merci, l’uso di carburanti a basso impatto ambientale e soluzioni intermodali».

Il valore di un design “eco”

Sull’ecodesign è intervenuto durante l’evento Lorenzo Bono, responsabile area ricerca e sviluppo di Comieco, spiegando come il tema riguardi l’intero processo di ideazione e progettazione degli imballaggi, con lo scopo di ridurre al minimo l’impatto ambientale durante il loro ciclo di vita. L’ecodesign quindi riguarda l’intero processo di realizzazione, dallo studio del packaging, alla produzione, per poi passare alla vendita sul mercato sino al suo fine vita; tanto che il concetto di ecodesign è spesso esteso a quello di “life cycle design” (LCD).

Il design degli imballaggi influenza, inoltre, diversi elementi del ciclo produttivo. «Si stima» dichiara Bono «che le fasi di progettazione possano incidere fino all’80% sugli sprechi di energia, materiali ecc. connessi al packaging, per cui è proprio in questa fase che le aziende possono intervenire efficacemente». Stando a quanto emerge dall’elaborazione dei dati del Bando Conai per l’ecodesign degli imballaggi nell’economia circolare si evidenzia, per esempio, come vi sia «una riduzione dell’uso di materia prima che coinvolge oltre il 50% degli imballaggi premiati» e che «raramente la riduzione dell’uso di fibra è un intervento isolato, ma è accompagnato da altri interventi che evidenziano come l’approccio alla sostenibilità del packaging sia maturato all’interno delle aziende e sia affrontato a 360 gradi». Nell’ultima edizione del bando, datata 2022, il Consorzio nazionale imballaggi ha premiato 250 casi su 390 candidati, dei quali 68 riguardavano materiali cellulosici.

Creare un packaging che sia rispondente a tutte queste caratteristiche però non è di per sé sufficiente a definirne la sostenibilità. «L’imballaggio» prosegue Bono «è sostenibile quando il consumatore è messo in grado di effettuare una corretta raccolta differenziata senza difficoltà e incertezze» e questo può avvenire proprio «grazie a una progettazione attenta al fine vita del packaging che, però, deve essere adeguatamente comunicata».

Realizzare un buon packaging significa, quindi, rispettare un insieme di fattori di carattere funzionale, ma anche rispondere a istanze che sono connesse alla sostenibilità tanto ambientale quanto economica. In questa prospettiva la progettazione del packaging in carta e cartone troverà a suo supporto proprio le indicazioni e i metodi inerenti agli aspetti di riciclabilità e di separabilità, che Aticelca ha sviluppato rispettivamente con i metodi 501 e 502.

Impatto Europa

Altro elemento incidente sul settore della carta è di tipo normativo. Mentre la filiera ha raggiunto da tempo gli obiettivi dell’85% di riciclo negli imballaggi che l’Europa aveva posto al 2030, il nuovo “Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio” rischia di rendere vani i risultati ambientali sinora raggiunti. «Se la propensione del consumatore alla carta e gli investimenti delle aziende vanno nella direzione giusta, al contrario gli indirizzi della direttiva imballaggi UE vanno verso il riutilizzo senza fare distinzioni fra i materiali» commenta in merito Italo Vailati, vice direttore generale di Assografici.

La filiera negli anni ha investito fortemente sia, a livello industriale, negli impianti di riciclo sia nella strutturazione di un sistema di raccolta differenziata che si è dimostrato funzionale e vincente. Ora il nuovo regolamento rischia di rendere vano quanto fatto sino ad oggi, puntando al riuso dei materiali a scapito del loro riciclo – con obiettivi di riduzione di rifiuti di imballaggio del 5% nel 2030 e del 15% nel 2040 (su 2018), il divieto immediato di alcuni imballi monouso utilizzati nel settore Horeca e obiettivi di riutilizzo e ricarica in settori come beverage ed e-commerce.

La rinnovabilità dei materiali cellulosici, in sostanza, non è stata sufficientemente presa in considerazione. Una situazione che preoccupa le aziende della filiera e Federazione Carta e Grafica sta lavorando per ottenere la revisione dei target di riuso ed esenzioni su imballaggi a prevalenza carta. «Il percorso di discussione e approvazione del regolamento è ancora lungo e complesso» dice in ultimo Vailati. «C’è però la volontà di approvare la legge prima delle prossime elezioni del parlamento europeo che si terranno nel 2024. Preoccupa l’alto numero di atti delegati che dovranno stabilire le regole per essere conformi ai requisiti del regolamento. Inoltre tali atti dovrebbero essere pubblicati nei prossimi anni – forse nel 2028 – con i primi requisiti di legge che entreranno in vigore dal 2030», ci si chiede quindi come dovranno operare nel frattempo le aziende per progettare, sviluppare e produrre imballaggi conformi al nuovo regolamento.

I principi dell’ecodesign del packaging

Sono sette i principi sui quali si deve basare l’ecodesign applicato alla realizzazione di packaging:

1 – la riciclabilità

2 – il risparmio di materia prima

3 – l’uso di materiali rinnovabili

4 – la compostabilità nel caso di food packaging

5 – la semplificazione del sistema di imballo

6 – la facilitazione della separazione dei materiali di imballaggio

7 – il riutilizzo

Un webinar da non perdere. HP Latex: le opportunità per una stampa sostenibile nell’arredamento d’interni

HP è lieta di annunciare un webinar dedicato all’arredamento e alla sostenibilità, con l’obiettivo di mostrare come la tecnologia di stampa HP Latex possa aiutare i partecipanti ad accedere a opportunità in una serie di mercati interessanti.

Il 22 marzo, alle ore 11:00, “Interni sostenibili con HP Latex” dimostrerà come HP Latex possa spingere il mercato della stampa di decorazioni per interni verso un futuro rispettoso del pianeta.

I partecipanti potranno conoscere meglio la tecnologia HP Latex e ottenere preziose informazioni sui vantaggi sostenibili derivanti dall’utilizzo di queste macchine.

Considerate le tecnologie di stampa più rispettose dell’ambiente disponibili sul mercato moderno, le stampanti HP Latex utilizzano inchiostri a base d’acqua, molto più rispettosi del pianeta rispetto ad altri tipi di inchiostro.

Il webinar presenterà alcune delle macchine leader di mercato disponibili nella gamma HP Latex, tra cui HP Latex 2700W, HP Latex 700/800W e R1000/R2000 Plus, e illustrerà alcune delle numerose applicazioni flessibili e rigide che possono essere create con le stampanti HP Latex.

Due clienti HP già esistenti racconteranno le loro esperienze di successo con la tecnologia di stampa HP Latex e come questa li abbia aiutati ad espandere le loro attività in mercati nuovi e redditizi.

Inoltre, i partecipanti avranno l’opportunità di parlare direttamente con esperti HP sulla stampa HP Latex e sui suoi vantaggi durante una sessione di domande e risposte alla fine del webinar.

“HP Latex è ampiamente considerata la tecnologia di stampa a base d’acqua leader sul mercato e questo webinar illustrerà ai partecipanti come utilizzare queste stampanti per accedere a tutti i tipi di lavori nel mercato dell’arredamento creativo”, afferma Noelle Peutat, Worldwide Large Format Strategic Sustainability Lead di HP.

Prenotate il vostro posto per saperne di più su HP Latex, su alcune delle macchine di alta qualità di questa gamma e per ascoltare esempi reali di come questa tecnologia ha aiutato le aziende di tutto il mondo a espandersi e a crescere!

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