Attualità

Per un’agenda comune sul caro energia e sulla transizione ecologica

Gli impatti del “caro energia” e della recente direttiva imballaggi sulla filiera della carta e della stampa e trasformazione oggetto della lettura congiunta inviata ai Ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, delle Imprese e del Made in Italy, del Lavoro e delle Politiche Sociali dalle organizzazioni datoriali e sindacali.

La filiera della carta, della stampa e della trasformazione insieme a CGIL-SLC, FISTEel-CISL, UILCOM e UGL Chimici hanno inviato in questi giorni una lettera congiunta con una agenda condivisa dalle parti sociali, ai Ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, delle Imprese e del Made in Italy, del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Obiettivo della lettera la condivisione di una agenda comune tra organizzazioni datoriali e OO.SS. sul tema del caro energia e della transizione ecologica.

“A rischio occupazionale” affermano le organizzazioni datoriali e sindacali nella lettera “una filiera essenziale e competitiva che esprime un valore di 22 miliardi di € di fatturato (1,2% PIL), generato da circa 160.000 addetti diretti in 16.600 imprese. Una filiera che produce imballaggi per medicine, per alimenti e mangimi (primari e di trasporto), a catene di approvvigionamento cruciali in Italia ed Europa con una forte attenzione alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare tanto da raggiungere il tasso di riciclo dell’85% negli imballaggi di carta con anticipo rispetto all’obiettivo UE (dell’85% al 2030).

Un quadro di partenza complessivamente positivo, che rischia però ora di compromettersi irrimediabilmente se non si prende urgentemente atto di uno scenario radicalmente mutato, con la necessità di azioni indispensabili nel breve e medio termine sul caro energia ma anche sulla bozza di revisione a livello UE della normativa sugli imballaggi, che punta al riuso piuttosto che al riciclo.

Un rischio concreto sia nell’attività di produzione della carta (un settore energivoro e quasi integralmente consumatore di gas e quindi oggi in una situazione competitiva di forte svantaggio rispetto ai produttori di altri Paesi europei), sia in quella della stampa (editoriale e commerciale) e della trasformazione, dalla produzione di scatole in cartone ondulato a quella di astucci, sacchi, shopper, etichette, tubi, packaging flessibile (che deve far fronte a uno straordinario rincaro della principale materia prima, oltre che di tutti gli altri propri fattori produttivi).

L’Italia ha introdotto alcune misure importanti e bisogna darne atto al Governo italiano che, di trimestre in trimestre, ha trovato risorse consistenti per affrontare il “caro energia” tramite il credito d’imposta, che dev’essere mantenuto e consentito di utilizzare fino a giugno 2023.

Molto importante anche la recente modifica alla Gas Release introdotta dal Governo il 4 novembre che ne estende l’applicazione. Importante che venga resa disponibile ai settori gasivori ad un prezzo ragionevole e che esso non venga fissato ad un livello minimo con una norma primaria. “Diversi interventi strutturali vanno negoziati ed ottenuti in Europa. Su questo obiettivo il nuovo Governo dovrà essere fortemente focalizzato. In particolare” secondo le organizzazioni datoriali e sindacali della filiera della carta, della grafica e della trasformazione “è necessario sostenere:

– un price cap riguardante le forniture di gas in Europa;
– una riforma del mercato elettrico, che preveda, come primo passo, il disaccoppiamento tra prezzo dell’elettricità e prezzo del gas;
– una maggiore regolamentazione del TTF, come una vera borsa;
– una sospensione e una revisione del sistema ETS, che eviti pressioni speculative;
– infine, ma non meno importante, una vera transizione ecologica, che consideri il tema energia sotto il profilo dell’autonomia e della sovranità europea, accelerando sì verso le fonti rinnovabili, ma senza dimenticare mai le esigenze specifiche dell’industria e della manifattura di ciascun Paese”.

“Con riferimento la transizione ecologica è forte il timore” si legge nella lettera “che gli investimenti fatti in materia di Economia Circolare (e quelli prossimi anche in sede di PNRR) vengano vanificati senza vantaggi in termini ambientali, ma con un impatto certo sotto il profilo sociale. L’Italia è un paese trasformatore e industriale. Se non ci saranno misure strutturali, la perdita di competitività e di mercati da timore diventerà, purtroppo, una prospettiva concreta. Con significativi impatti anche sulla sostenibilità ambientale (l’attività di riciclo) e con una recrudescenza del cosiddetto “dumping ambientale” (a Paesi extra europei come Turchia e Cina)”.

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