Tips&Tricks

Photoshop Capture (o quasi)

Il rilascio di Photoshop CC2020 ha portato,
tra le altre cose, all’integrazione (un po’ in sordina)
di un’app piuttosto diffusa in ambiente mobile:
Adobe Capture

È forse la prima volta che una serie di funzionalità sviluppate per il mobile segue il percorso
inverso e approda su desktop, ma personalmente apprezzo molto che Adobe abbia effettuato il porting. Andiamo a vedere di cosa si tratta.

Adobe Capture è un’app mobile
ben riuscita che permette di elaborare
rapidamente delle immagini, tipicamente
fotografie, per estrapolarne una serie di asset

Adobe Capture e Crea da immagine In estrema sintesi Adobe Capture è un’app mobile ben
riuscita che permette di elaborare rapidamente delle immagini, tipicamente fotografie, per estrapolarne una serie di asset tipo pattern, versioni vettorializzate, temi colore, pennelli e via discorrendo… (elenco e descrizioni più esaustive si possono reperire dal sito Adobe sulla pagina dedicata).
Una volta creati uno o più di questi contributi si possono agevolmente condividere con le diverse mobile e desktop app per tutti gli usi creativi del caso, passando sostanzialmente per le CC Libraries. All’interno di Photoshop ne troviamo una versione più “ridotta”, o per meglio dire, più mirata, e per aprire l’ambiente di lavoro dedicato a Capture si passa dal pannello Libraries, dal pulsante situato nell’angolo in basso a sinistra a forma di segno
più. Se state partendo da un documento nuovo (deve essercene almeno uno, altrimenti
il pulsante non è cliccabile) vi verrà chiesto di selezionare l’immagine da elaborare, se invece avete già uno o più livelli sarà sufficiente selezionarne uno dal pannello Livelli
(Figura 1).

Figura 1. Il pannello CC Libraries da cui accedere alla finestra “Crea da Immagine” e la richiesta di caricare dall’esterno un’immagine su cui lavorare nel caso il documento di partenza fosse il classico documento nuovo su fondo bianco. Dal segno “+” in alto a sinistra si possono caricare anche immagini diverse contemporaneamente

 

La finestra che si apre è nel complesso molto essenziale e presenta subito la prima delle 4 elaborazioni possibili: Pattern.
In alto a destra troviamo 5 diverse logiche di creazione pattern, alcune anche molto caleidoscopiche, basate su una porzione dell’immagine di partenza (qui è il gatto dell’hidden screen di Phoshop CC2020, un easter egg doveroso visto il recente trentesimo
anniversario), oltre alla possibilità di lavorare a colori o in scala di grigi.
I due cursori sottostanti ridimensionano e ruotano l’immagine all’interno della porzione pattern, e in tempo reale si riflettono i cambiamenti nella campitura in anteprima.
Una volta ottenuto un risultato soddisfacente si può salvare il pattern nelle CC Libraries (Figura 2).

La scheda Pattern è sicuramente la più creativa delle 4, giocando con i due cursori e le 5 diverse modalità in alto si ottengono sempre combinazioni molto gradevoli e senza soluzione di continuità

La seconda scheda si chiama Forme e serve a vettorializzare l’immagine
secondo il principio della soglia (bianco e nero). Il risultato assomiglia molto a quello ottenibile con il Ricalco Immagine di Illustrator, e scorrendo con il cursore Dettaglio si sposta intuitivamente la soglia di vettorializzazione dalle zone più scure a quelle più chiare.
Buona idea attivare infine “Uniforma al salvataggio”, che cerca di arrotondare le inevitabili seghettature residue dal processo di settorializzazione (Figura 3).

La scheda Forme è quella che potrebbe richiedere più risorse a causa del processo di vettorializzazione ma generalmente l’attesa viene ben ricompensata. L’anteprima risulta abbastanza veloce anche in caso di immagini complesse, così da consentire qualche opportuno aggiustamento prima di procedere al salvataggio

La terza riguarda i Temi colore, ossia il campionamento di 5 regioni di modo da generare palette in tinta con l’immagine di partenza. Alla voce “Stati d’animo colore” si possono scegliere diverse logiche di selezione colore, inizialmente automatiche, ma modificabili a piacere dall’utente spostando i vari target sull’anteprima immagine.
Anche in questo caso il salvataggio passa per le CC Libraries (Figura 4).

La scheda Temi colore non ha bisogno di presentazioni, a mio avviso la possibilità di estrapolare temi cromatici coerenti da un’immagine avrebbe dovuto esistere in Photoshop da sempre, e questo perché personalmente la trovo ben oltre l’utile

La quarta e ultima scheda consente la rapida creazione di Sfumature, sempre a partire dai colori presenti nell’immagine di partenza. Qui il numero di interruzioni sfumatura può essere impostato dall’utente, fino a un massimo di 15 (!), e come per la scheda precedente si possono modificare arbitrariamente le posizioni dei target prima di procedere al salvataggio del campione sfumatura (Figura 5).

La scheda “Sfumature” è probabilmente quella che, in senso assoluto, fa risparmiare più tempo tra tutte. Associare interruttori colore nell’editor Sfumatura può anche essere lungo e macchinoso, farlo da questa finestra invece è sostanzialmente istantaneo

Considerazioni
Ad eccezione della modalità di creazione Pattern, che per Photoshop è una (piacevole) novità, non si tratta di funzioni mai viste, ma nel complesso la rapidità offerta dall’uso di questa finestra è decisamente apprezzabile.
In Adobe devono essersi accorti che buona parte delle interazioni d’uso su mobile su questi ambiti terminavano su Photoshop, per cui l’integrazione a mio avviso risulta azzeccata. ❚

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