Packaging & ambiente

Prodotti cosmetici: segnalare correttamente come smaltire il packaging

La maggior parte dei prodotti cosmetici non è confezionata solo in un imballaggio primario, spesso è presente un imballaggio secondario e un ulteriore involucro protettivo. A questo punto il consumatore si troverà di fronte a tre tipologie di packaging, tutte, molto probabilmente, composte da materiali differenti e, non è detto, tutte e tre riciclabili. Per esempio, una confezione secondaria in cartoncino non è scontato che debba essere smaltita nel contenitore della carta, poiché il cartoncino potrebbe essere avvolto da un sottile film plastico che lo rende irrecuperabile. Se le informazioni sullo smaltimento e la composizione non sono chiare, il cartoncino potrebbe finire nel contenitore della carta o della plastica, a seconda di come la confezione viene percepito dal consumatore, invece che nel contenitore dei rifiuti indifferenziati, andando così ad «inquinare» la frazione riciclabile.

Perché separare correttamente

Gli imballaggi riciclati, prima di essere immessi nuovamente nel ciclo produttivo, subiscono una serie di lavorazioni importanti. Poiché la qualità del prodotto finale di riciclo dipende dal grado di impurezza, e quindi dal livello di contaminazione della frazione raccolta, durante la lavorazione del materiale la fase di selezione è tra le più importanti. Essa viene eseguita per tutte le tipologie di materiale: plastica, carta, vetro e alluminio. Lo scopo è quello di eliminare eventuali residui, finiti per sbaglio nella frazione riciclabile, così come scartare imballaggi che contengono un eccesso di residui del prodotto che una volta contenevano. La selezione è eseguita sia manualmente da operatori sia attraverso appositi separatori, che funzionano mediante sistemi meccanici, ottici e magnetici; durante questo processo vengono rimossi residui metallici e contaminanti di altri materiali. Inoltre, nel caso delle plastiche, vengono separate per tipologia di polimero e anche in base alla colorazione poiché questi materiali, pur rientrando nella stessa categoria di riciclo, non posso essere mescolati nella lavorazione avendo una struttura chimica completamente diversa.

Quali simboli?

Non è difficile immaginare quanto le indicazioni corrette sul packaging siano essenziali per migliorare l’efficacia del processo di raccolta differenziata, considerando poi che l’apposizione di tali simboli è del tutto volontaria e non un obbligo di legge. Ma non basta mettere simboli e indicazioni, è anche opportuno che queste siano precise ed esaustive e soprattutto presenti su tutte le tipologie di imballaggio (primario, secondario e quando possibile anche sul terziario, così come sul tappo e il flacone se sono di materiali differenti). In generale sull’etichetta del prodotto, oltre alle informazioni prescritte dalla legge, si deve apporre una prima indicazione sul riciclo: ossia un simbolo che indichi se il packaging possa essere riciclato o meno. Il simbolo di due frecce racchiuse in un cerchio che si intersecano tra loro indica la conformità dell’imballaggio alle regole della raccolta differenziata, è chiamato anche Punto Verde. Nel caso l’imballaggio non sia adatto a essere riciclato sull’etichetta si appone il simbolo stilizzato della figura di un uomo/donna che butta qualcosa in un cestino. Tale simbolo indica che quella confezione deve essere gettata nell’indifferenziata. Se il prodotto è differenziabile, cioè segue le specifiche del Conai, il COnsorzio NAzionale per gli Imballaggi, ha il Punto Verde, che è obbligatorio per quei prodotti che vengono anche commercializzati fuori dall’Italia, ed è associato ad altri simboli che indicano esattamente da che tipo di materiale è costituito l’imballaggio. Il simbolo è un triangolo composto da frecce o un cerchio contenenti una sigla significativa per l’indicazione del materiale, come per esempio V o VE per il vetro, PET/PE-HD/PE-LD/PVC/PS/O per le varie plastiche, polistirolo incluso. Esiste anche il simbolo dell’esagono che è però più spesso legato ai metalli come l’alluminio e l’acciaio materiali meno usati in cosmesi.

Il punto verde, che può essere anche in bianco e nero.

I simboli specifici riferiti al materiale della confezione, o a una parte di essa, permettono di identificare esattamente il materiale e poterlo differenziare e poi, successivamente, selezionare correttamente. Mentre per carta e alluminio vi è un solo codice, per le plastiche, nonostante queste finiscano nello stesso contenitore della raccolta differenziate, ve ne sono diversi.

Un concreto sostegno al recupero
Il «peso» ambientale degli imballaggi cosmetici non è indifferente e allo stato attuale; visto la complessità del loro recupero la strada più comoda e meno costosa in termini di lavorazione sembra essere ancora il contenitore dell’indifferenziato e di conseguenza l’incenerimento. Tuttavia la domanda dei consumatori di prodotti sostenibili è aumentata vertiginosamente nell’ultimo decennio. I consumatori sono più informati e la tendenza a preferire aziende cosmetiche in grado di proporre prodotti e processi a basso impatto ambientale è in crescita. Dare indicazioni adeguate e simboli bene evidenti per lo smaltimento degli imballaggi è un impegno non solo per l’ambiente ma un vantaggio anche in termini di visibilità e immagine. Non stupisce che oltre oceano diverse multinazionali abbiano lanciato campagne pubblicitarie che strizzano l’occhio al riciclo, togliendo d’impiccio il consumatore di fronte a confezioni oggettivamente irrecuperabili. In paesi dove il mercato è ritenuto sufficientemente attento e sensibile alla problematica, diversi marchi invitano i consumatori a riportare il packaging dei loro prodotti, ma anche quelli della concorrenza, affinché siano smaltiti nel modo più opportuno. Queste iniziative hanno trovato un ottimo riscontro nel mercato, con un forte ritorno in termini di immagini per le aziende che si fanno promotrici di un messaggio ambientale importante.

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