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CxF: caratterizzare, definire, scambiare e stampare un colore speciale

Nel formato CxF sono contenute molte informazioni tra cui la curva di riflessione spettrale del colore. Questa è ottenuta mediante lo spettrofotometro che ha la capacità di misurare la luce riflessa (trasmessa) dal colore scomponendola in diversi intervalli dello spettro visibile; questi sono i dati spettrali e vengono anche chiamati «impronta digitale» del colore stesso.
Nel formato CxF sono contenute molte informazioni tra cui la curva di riflessione spettrale del colore. Questa è ottenuta mediante lo spettrofotometro che ha la capacità di misurare la luce riflessa (trasmessa) dal colore scomponendola in diversi intervalli dello spettro visibile; questi sono i dati spettrali e vengono anche chiamati «impronta digitale» del colore stesso.

I colori speciali sono largamente impiegati in ambito packaging e poiché sono resi in stampa senza separazione in quadricromia o esacromia, è fondamentale che la loro definizione sia precisa e inequivocabile. Il ricorso alle librerie Pantone o ad atlanti colore non ha mai eliminato ogni possibile problema dal flusso di produzione. Ecco perché è nato lo standard CxF, che definisce il colore ricorrendo alle coordinate cromatiche L*a*b* e alla curva di riflessione spettrale misurata con uno spettrofotometro.

Il CxF (Color eXchange Format) nasce nel 2000 in casa GretagMacbeth; dopo l’acquisizione da parte di X-Rite viene creato un sito Web dove sono disponibili molte informazioni che hanno aiutato a creare cultura e a far conoscere le potenzialità del CxF. Da allora si sono susseguite diverse versioni e nel 2015 il CxF è diventato lo standard ISO 17972-1:2015 con il titolo «Graphic technology – Colour data exchange format (CxF/X)». In pratica la norma si compone di quattro parti che mirano a regolamentare tutto quanto è necessario per caratterizzare, definire, scambiare e stampare un colore speciale.

Come spesso succede, l’adozione di uno standard da parte del mercato richiede tempo e anche per il CxF la strada da percorrere è ancora tanta soprattutto per i fornitori di soluzioni software. Osservando i lavori della comunità scientifica che opera nel settore grafico e leggendo le riviste tecniche, c’è la certezza che il formato si affermerà in ambito produttivo per due motivi:

  • la cultura del colore si sta diffondendo sempre più e con essa l’adozione degli strumenti di misura come gli spettrofotometri. Questo sta contribuendo a creare consapevolezza, lungo tutta la filiera, della necessità di eliminare qualsiasi ambiguità nella definizione del colore ricorrendo a un metodo scientifico di misurazione per abilitare un interscambio sicuro e semplice.
  • È basato su XML, un linguaggio di markup aperto e ampiamente utilizzato in molti ambiti.

Il settore del packaging e Atif: le parole di Sergio Molino

Uno dei settori maggiormente interessati al CxF è quello del packaging; proprio per questo Atif, associazione italiana per la flessografia, ha attivato un Comitato di studio sullo standard che a breve pubblicherà un documento a uso di tutti gli associati.

«Atif ha deciso di approfondire il tema del CxF raccogliendo le istanze che provenivano dalle aziende grafiche a loro volta sollecitate dai brand owner che hanno colto il valore intrinseco di una tecnologia capace di abilitare la comunicazione del colore in modo scientifico e in grado di eliminare incertezze e fraintendimenti» ci spiega Sergio Molino, coordinatore gruppi di lavoro comitato tecnico di Atif.

«Infatti se si pensa al flusso di produzione di uno stampato dove sono impiegati dei colori speciali, sono tre le fasi in cui il CxF può giocare un ruolo importante: in prestampa dove la definizione del colore viene acquisita mediante il file CxF, dai produttori di inchiostro che formuleranno il colore sulla base delle informazioni del CxF, dagli stampatori che dovranno stampare «in tolleranza» il colore richiesto e fornito in CxF.

«Ad oggi nelle aziende italiane l’adozione di questo standard ISO è agli inizi ma all’estero sono già parecchi i gruppi internazionali che lo hanno inserito nel proprio flusso di produzione. Considerando che il settore del packaging in Italia ha una quota rilevante di export, è fondamentale per le nostre aziende approcciare fin da subito questo tema che sempre più comparirà all’interno dei capitolati di fornitura imposti dai clienti.

«Un aspetto importante del lavoro del Comitato Atif ha riguardato il grado di adozione del CxF all’interno dei software di prestampa e questo è stato un elemento controverso a tal punto che abbiamo anche dovuto togliere il capitolo relativo dal documento. Infatti allo stato attuale sono pochissimi i programmi che hanno la capacità di interpretare il formato rispettando quanto specificato dalla norma ISO; inoltre abbiamo avuto anche qualche problema ad avere delle risposte esaustive da parte delle software house, segno che l’argomento è troppo recente per una sua diffusione nei prodotti.

«La norma ISO 17972-1:2015 si compone di più parti; a livello di normazione la parte 4 (CxF/X-4) è definita e pubblicata, però, data la sua natura tecnica che descrive le modalità di scambio dei dati di caratterizzazione per i colori speciali, è abbastanza complicata e per questo manca ancora una implementazione completa nei software. Nella parte 2 vengono descritte i protocolli e le modalità di definizione delle chart per l’acquisizione dei colori per i device tipo scanner affiancandosi alla norma ISO 12641-1:2016 Graphic technology — Prepress digital data exchange — Colour targets for input scanner calibration.

«Nella parte 3 della norma sul CxF/X vengono definiti i dati per le chart relative ai device di tipo printer. Essenzialmente si fa riferimento alla costruzione e definizione di tutti i metadati delle chart per le calibrazione dei diversi tipi di device.

Da ultimo vorrei sottolineare che il file CxF/X può essere archiviato e caricato nei software di controllo qualità per una verifica della tiratura e della fedeltà cromatica. Per esempio i software di controllo qualità della X-Rite sono in grado di interpretare un file CxF/X e usarlo come riferimento per le misurazioni successive.»

Dentro al DOC.09
Il documento sul CxF che Atif sta completando cerca di rendere chiaro e comprensibile anche al profano un argomento abbastanza complicato, poiché la norma sostanzialmente è una definizione di un protocollo di comunicazione software tra programmi informatici. Nel documento si è cercato di dare un’informazione quanto più discorsiva possibile spiegando lo scopo di questa norma, e utilizzando due programmi oggi disponibili, si è mostrato un esempio di procedura per la creazione di un file CxF/X, e il suo utilizzo in alcuni flussi operativi che si possono presentare sul campo.
Il documento è strutturato in undici capitoli dove vengono spiegati i diversi concetti con, dove possibile, esempi di utilizzo e realizzazione di file CxF/X.

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