Storie

Ritorno al passato: il restauro conservativo di un’antica tipografia

Un gruppo di amici rileva a Milano una vecchia cartoleria con tipografia e con un accurato restauro conservativo la trasforma in un luogo magico dove convivono vecchie e nuove arti tipografiche e si possono comperare raffinati oggetti legati alla scrittura e alla stampa.

Se a Milano passate per il numero civico 1 di via Tagliamento fermatevi per un attimo davanti alle vetrine della Cartoleria Tipografia Fratelli Bonvini. Se avrete fortuna, vedrete in quella di destra un signore in rigoroso grembiule nero da tipografo che inserisce un cliché o una composizione di caratteri mobili di piombo o legno in una pedalina, una piano cilindrica Imperia o una Heidelberg Stella per stampare all’antica biglietti da visita o carta da lettere. E, se decidete di varcare la soglia, potrete uscire con la versione moderna della matita Blackwing 602 cara a Steinbeck, con un blocco da 12 matite copiative Nirvana originali degli anni 40 o con una stampa tipografica di un paesaggio industriale prodotta in dieci esemplari da una composizione creata a mano nel 1940 con l’utilizzo di soli punti spaziatori e di parentesi. Ma anche con una penna Bic o una busta da venti centesimi, se servono. In ogni caso uscirete dopo molto tempo. E non perché ci sia la fila alla cassa. Tra poco capirete perché.

Dal passato al presente

Entrare nella Fratelli Bonvini è un salto nel passato perché ha il sapore di una tipica cartoleria e tipografia di quartiere, quelle che la digitalizzazione e i centri commerciali hanno abbattuto una dopo l’altra. Ma è anche un salto in un bel presente, perché il patrimonio della bottega aperta nel 1909 dalla prima generazione dei proprietari, i fratelli Bonvini appunto, non è stato disperso grazie all’iniziativa imprenditoriale di un gruppo di amici appassionati di tipografia e di scrittura che l’hanno rilevata da sicura chiusura che ne avrebbe sparpagliato i contenuti, restaurando i locali con i mobili e le attrezzature originali e rimesso in attività le macchine tipografiche. E oggi, per una nicchia di appassionati che non è nemmeno tanto nicchia, visto che in Bonvini entrano persone che spaziano dalle mamme del quartiere ai collezionisti americani, Bonvini è un negozio di cose belle, una stamperia preziosa e un luogo dinamico dove vengono organizzati (i soci hanno rilevato anche l’abitazione dei fondatori, sopra la tipografia, e un altro negozio a pochi metri dalla tipografia) workshop dove imparare a comporre, progettare e stampare un ex libriso creare un libro a concertina cilena. «L’idea del recupero di questo luogo – ci racconta Edoardo Fonti, uno dei soci di Fratelli Bonvini Milano 1909 (questa la ragione sociale completa della rinata struttura) – è maturata dopo un incontro con il marito della figlia dei fondatori, che ancora la gestiva. Abbiamo rilevato l’attività e, dopo un restauro conservativo che è durato un anno, abbiamo riaperto i battenti nel 2015. Abbiamo preservato accuratamente il luogo, conservando gli arredi originali. Anche l’impianto elettrico e di riscaldamento sono stati messi a norma impiegando accessori originali d’epoca. Il restauro conservativo ha interessato anche la stanza dedicata alla tipografia e oggi si possono vedere in funzione le macchine originali di Bonvini lasciate nella posizione originale».

 

Una bottega, non un museo

La forza di questa bottega è che non è un museo. Chi entra dalla porta principale può fare due chiacchiere con Fonti, che è sempre dietro il bancone, e tra la vendita di un oggetto e l’altro ascolta e racconta storie senza nessuna fretta. Ascolta quella di un’anziana signora del quartiere che ha fatto stampare lì negli anni 60 gli inviti per il battesimo della figlia e racconta a una signorina inglese di come quella busta che ha in mano è stata stampata in letterpressnel locale vicino imprimendo una decorazione ottenuta dalla copia in metallo di un cliché dei primi del novecento in legno della tipografia, prodotto per preservare il delicato originale. L’anziana signora esce contenta con un paio di buste da venti centesimi in mano, mentre l’inglese va a vedere la Heidelberg Stella nel locale attiguo, rigorosamente aperto al pubblico. E dove può saperne di più sulla stampa tipografica da Luca Mariani, l’altro socio della tipografia che si occupa principalmente di far funzionare le macchine. Difficile a questo punto, per qualunque persona appassionata di antiche tecniche tipografiche resistere alla tentazione di commissionare a Mariani 200 biglietti da visita stampati da quella Stella degli anni 50. Chi scrive si è fatto tentare, mentre la signorina inglese è passata nel retrobottega, adibito a legatoria con attrezzature ovviamente originali d’epoca e libreria, dove ha scelto di comprare il manuale di grafica editoriale di Franco Achilli, un altro dei soci fondatori di Bonvini, edito da Editrice Bibliografica. Lo avrebbe potuto comprare anche su Amazon, ma qui è un’altra cosa. Anche perché il valore aggiunto dei testi che si possono comprare da Bonvini è rappresentato dalla scelta dei titoli, oltre che dal luogo. Scelte fatte con amore e competenza, come accade anche per la piccola cancelleria, che spazia dalla colla liquida Coccoina 88 da due euro e mezzo all’edizione limitata dello storico marchio in quattro barattoli di metallo progettati da artisti e designer per Fratelli Bonvini. La scelta c’è e entrare in bottega è comunque un’esperienza da vivere. Anche perché i soci sono prima di tutto appassionati e poi imprenditori. A volte vendono, a volte chiacchierano con gli appassionati e basta. A Mariani chi scrive fa vedere un buon biglietto da visita stampato da Godado in rilievo. «È bello nonostante sia molto caro – dico, e lui conviene – ma a me piacerebbe averne una versione stampata con la Stella». «Anche noi siamo molto cari» ribatte Mariani con lo sguardo azzurro di chi sa che la bellezza ha un prezzo.

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