Tirature brevi

Short run printing: come gestire le tirature brevi

Le richieste del mercato si stanno sempre più orientando verso la riduzione dei volumi delle tirature. Le short run sono sempre più caratterizzate da elementi di complessità come la stampa di copie singole, le personalizzazioni, le nobilitazioni sia analogiche sia digitali. Ecco come tutto ciò può diventare fonte di guadagno per lo stampatore.

Integrare la produzione di massa con le tirature di piccole dimensioni

L’argomento delle tirature brevi in stampa mi fornisce l’occasione di fare una premessa di carattere più generale rispetto al cambiamento delle modalità di fruizione della comunicazione, a cui stiamo assistendo ormai da parecchi anni, da quando cioè la rivoluzione digitale ha progressivamente modificato il paradigma stesso della comunicazione. La generazione del millennial unita alla grande crisi economica che ancora attanaglia la società occidentale ha profondamente mutato le abitudini all’acquisto da un lato e alla fruizione dell’informazione dall’altro. I giovani non leggono più, o meglio leggono solo frammenti che passano dai social, comprano on line e low cost. Non a caso le grandi agenzie di comunicazione mondiali stanno riconsiderando le proprie organizzazioni stringendo accordi con partner tecnologici allo scopo di sviluppare soluzioni in grado di massimizzare gli investimenti dei clienti, raggiungendo i target identificati con azioni sempre più precise. In quest’ottica – la personalizzazione spinta che si trasforma talvolta in individualizzazione del messaggio – anche il mercato della stampa viene naturalmente influenzato, sia nel campo dell’editoria, sia nel settore della comunicazione della brand identity e della stampa commerciale in genere per arrivare anche a interessare il packaging. I budget destinati alla stampa commerciale e pubblicitaria soffrono la concorrenza dei canali digitali per i motivi sopra citati e sempre più si afferma il concetto di just in time, non si pianificano le produzioni, si fa nel momento in cui si consuma. Evidentemente le cosiddette short runs ono sempre più richieste dal cliente dell’azienda di stampa e si affiancano alle produzioni di massa che fortunatamente ancora rappresentano uno zoccolo duro benché progressivamente rosicchiato dai nuovi scenari di marcato.

L’azienda di stampa si trova quindi dover pianificare flussi di lavoro a velocità variabili, facendo un grande esercizio di ottimizzazione di tempi e risorse.

Per questo motivo sempre più sono le soluzioni tecnologiche che dalla carta bianca permettono di giungere al prodotto finito senza soluzione di continuità del processo produttivo, senza l’intervento dell’operatore umano, ottimizzando quelli che sono i tempi di preparazione degli impianti, il raggiungimento degli standard qualitativi di produzione, il cambio di lavoro. L’industria 4.0, offrendo l’opportunità alle aziende di intraprendere un percorso verso l’automazione, l’integrazione dei processi e l’utilizzo pro attivo delle informazioni legate alle lavorazioni, può favorire un punto di incontro tra economia, margini operativi e richieste del mercato, sempre più orientato al consumatore 2.0.

Cosa significhi short run non è così scontato, o meglio, non si può definire con questo termine un insieme omogeneo di lavorazioni/prodotti. Un processo di stampa breve può essere costituito da elementi tecnologici differenti da applicazione a applicazione, a seconda del mercato di riferimento. Non è solo con i numeri che possiamo definire cosa sia una tiratura breve.

Short run: la definizione

Abbiamo posto una serie di domande a un paio aziende che affiancano alla produzione di massa realizzata fondamentalmente con il processo offset, tirature di piccole dimensioni, per cercare di capire come ognuna possa interpretare e organizzare questa particolare area produttiva.

Il Gruppo Rotolito copre questo segmento produttivo già da svariati anni, ed è parte integrante dell’offerta che l’azienda ha nel suo portfolio. Ci spiegano che con il termine short run, spesso, si intendono due concetti: print on demand e short run. Per print on demand si intendono ordini di stampati che per la maggior parte vengono effettuati tramite piattaforme di e-commerce e che consentono di ricevere in breve tempo la merce. I quantitativi vanno da una copia a poche decine di copie. Sono per lo più prodotti non particolarmente complessi e stampati su una scelta di carte limitate e in formati prestabiliti. La stampa short run è invece applicabile a una più vasta gamma di prodotti sia editoriali sia commerciale: dagli inviti ai prodotti del packaging di lusso. Le tirature sono ovviamente basse ma, se prendiamo ad esempio la clientela Nava Press, la qualità è molto elevata con lavorazioni complesse e finiture elaborate: cover in tessuto, uso di carte e supporti diversi, embossing, debossing, verniciature, finiture laser e fustelle che richiedono tempi più lunghi per la loro produzione.

Su questo aspetto anche Lazzati Industria Grafica ritiene che la tipologia di organizzazione interna e il portfolio clienti sia determinante nella definizione di short run; la strutturazione dei processi di preventivazione e vendita al cliente nonché la tipologia dello stesso, crea una differenziazione radicale nella gestione delle tirature brevi.

Va osservato che i principali player di stampa online, hanno ampliato enormemente il catalogo della propria offerta, sia in termini di tipologia di prodotto sia varietà di materiali; è indubbio peraltro che per gestire in tempi praticamente on the flyle commesse, l’omologazione e la standardizzazione devono farla da padrona. Formati di stampa e materiali in primis.

Emerge chiaro che l’organizzazione e l’integrazione dei processi interni è elemento sotto osservazione speciale delle aziende che si trovano a produrre una miriade di commesse il cui valore è spesso piccolo. L’obiettivo è quello di accorciare la filiera che dalla fase commerciale porta al prodotto finito, integrando i flussi tecnici digitale e tradizionale interfacciando i dati di commessa con quelli di produzione, di delivery e magazzino. Senza dimenticare che il valore del costo del clicè comunque un fattore imprescindibile nella definizione del break even tra offset e digitale, e di conseguenza è fattore determinante nella costruzione del margine.

Verso una gestione integrata

Parlando di short run, l’analisi dell’equilibrio economico tra processo digitale e tradizionale è un aspetto interessante perché le due tecnologie si stanno confrontando a colpi di tempi di avviamento sempre più performanti contro velocità sempre più alte, con qualità sempre più convergenti su standard comuni. Ciò che emerge dallo scambio con le aziende intervistate (Rotolito e Lazzati Industria Grafica) lascia intendere che questo trend benché pressoché stabile a livello numerico (numero di copie di break even) necessita di un approccio sempre più integrato. Paradossalmente il processo produttivo per alcune tipologie di prodotti, tende a diventare agnostico e solo alla fine si rivela in una tecnologia oppure in un’altra. Al cliente, fermo restando la qualità finale, materiali impiegati, tempi e costi, poco importa la tecnologia. Ritorna quindi pressante il tema della gestione integrata dei processi di pianificazione della produzione, controllo dei carichi delle macchine in tempo reale, controllo e indirizzamento dei file trasparente rispetto alle tecnologie.

Se le caratteristiche del prodotto da stampare sono chiaramente adatte a una tipologia di attrezzatura, il sistema di stampa che verrà utilizzato è ovviamente definito sempre prima, già in fase di preventivazione e il cliente è a conoscenza del sistema che verrà utilizzato. La maggior parte dei print buyer, in base alla tipologia del prodotto di cui hanno necessità, sanno quali sono tecnologie più adatte a stamparlo e di conseguenza a quale stampatore rivolgersi.

Come si possano gestire long run e short run è anche una questione di opportunità relative ai carichi di lavoro, come sottolinea Lazzati Grafiche, talvolta capita che si dirottino in digitale lavori che potrebbero essere svolti in tradizionale a causa dell’occupazione degli impianti con lavori di lunga durata.

Naturalmente, precisa Rotolito, customizzazione, personalizzazione, tempi di consegna e confezionamento, sono elementi che rendono la stampa digitale l’unica soluzione di stampa adatta a soddisfare queste esigenze. Personalizzazione e customizzazione sono richieste anche per cataloghi in alte tirature, ma con copertine customizzate con informazioni e immagini di diversi distributori per quanto riguarda i cataloghi di prodotti o di agenzie per i cataloghi di tour operator. Le macchine da stampa digitale inkjet di HP, collegate in linea a sistemi di confezionamento del blocco libro rendono il ciclo produttivo più veloce.

L’interoperabilità dei processi

Un altro tema che vale la pena di indagare per approfondire riguarda come si approccia il tema della interoperabilità dei processi. È possibile praticamente avere processi allineati sugli stessi standard e ripetibiliin ogni momento? Da quello che emerge è necessario distinguere tra produzioni di qualità standard come potrebbero essere opere editoriali, come ci dice Rotolito, laddove per esigenze del cliente, la tiratura in offset richiede di essere ristampata in digitale. Dato che molti editori tendono a eliminare le giacenze per ridurre i costi di stoccaggio e di obsolescenza che incidono molto sul costo di ogni libro, vanno gestite scorte e giacenze con copie stampate in digitale.

Differente il caso di produzioni di qualità molto elevata, come sostiene Lazzati Industria Grafica, dove per raggiungere gli standard richiesti è necessario ricorrere a calibrazioni e caratterizzazioni specifiche sul singolo lavoro, manutenzioni puntuali e spesso anche a prove preliminari. Qui l’allineamento con i processi tradizionali, è attività più delicata, che non può essere ottenuta senza una cura particolare per manutenzione, verifiche e processi di calibrazione.

Ma ciò è in linea con un approccio più moderno che, piuttosto che ricercare standard che definiscano i requisiti del processo tecnico, definiscano i requisiti di qualitàche deve avere il prodotto, definendo classi che consentano di gestire in modo efficiente le produzioni a seconda del valore che queste rappresentano, indipendentemente dal processo impiegato. È quello che viene fissato anche in normative ISO come la serie 15339, che fissa i criteri per i quali è possibile giungere ai risultati prefissati, indipendentemente dalle tecnologie impiegate, agendo su tutti i parametri del processo che influenzano la qualità cromatica, con l’obiettivo di ottenere una certa classe di ripetibilità e qualità finale. Un approccio molto seguito Oltreoceano, in quel contesto ideale, che parte appunto dal presupposto che sempre più non è il processo tecnico di stampa al centro della produzione, ma è il risultato che vogliamo ottenere che guida le scelte. Naturalmente è possibile pensare a un’integrazione come sopra appena accennata (richiederebbe un deciso approfondimento tecnico per una presentazione più dettagliata) possedere alcuni requisiti di base: uno su tutto, che le macchine di produzione in questione possano risiedere entro uno stessa comune gamma tonale di colori riproducibili (gamut); o meglio che il processo digitale sia in grado di copiare il processo tradizionale, attraverso le opportune calibrazioni e caratterizzazioni.

La preparazione dei file

L’aspetto della preparazione del file per la stampa nelle brevi tirature è senz’altro uno dei tasti che può diventare dolente e che ha fatto saltare parecchi progetti di aziende di stampa digitale. In generale tutto ciò che precede la stampa di un lavoro breve, rischia di mandare alle ortiche il piccolo margine che la commessa riesce a fatica a mettere insieme. Gli stampatori online lo hanno capito bene e delegano sul cliente tutti i problemi e responsabilità rispetto alla corretta preparazione del file, salvo addebitare eventuali costi aggiuntivi per la manipolazione o assistenza alla preparazione del file. Ma evidentemente questo approccio, che funziona nel print-on-demand non è applicabile tal quale nelle relazioni B2B, dove l’interazione con il cliente è più strutturata, la consulenza una prerogativa imprescindibile ricercata. In aziende come Rotolito o Lazzati Industria Grafica il flusso di lavoro attraverso il quale, a seguito della positiva conclusione della fase commerciale, la commessa viene generata, deve necessariamente essere altamente automatizzato e abbracciare tutti i processi produttivi e commerciali e logistici che contribuiscono alla realizzazione. A maggior ragione considerando l’incremento delle piccole commesse digitali; l’impegno delle macchine, la gestione degli approvvigionamenti, la preventivazione/consuntivazione e rilevazione dei dati di produzione la logistica, devono produrre il flusso di dati che governa il sistema e permetta di valutarne i risultati tecnici ed economici. La soluzione che Rotolito ha pensato prevede l’integrazione ai sistemi di gestione del flusso di lavoro, con parti sviluppate in proprio. In particolare, per quanto riguarda la stampa digitale inkjet, i sistemi di connessione tra la macchina da stampa e la macchina di confezione in linea sono stati sviluppati in collaborazione con i partner e rappresentano, per entrambe le due linee di produzione HP T360 connessa a Muller Martini e la HP T480 connessa a Man Roland, le due prime linee  di questi brand messe in produzione in modalità in linea. Lazzati Industria Grafica attualmente usa un sistema informatico di Proxima: proto con preventivo commessa consuntivo raccolta dati magazzino contabilità ecc. Il sistema è performante e preciso, ma un po’ troppo laborioso per un flusso digitale, quindi l’azienda ha allo studio soluzioni per integrare con software di terze pari per migliorare le prestazioni nella la gestione delle commesse digitali, che sia più snello rispetto a quello offset.

Va precisato che questo è stato un problema che si è presentato sovente quando si è tentato di adattare gestionali studiati appositamente per la produzione offset a flussi di lavoro digitali: alcune logiche non sono trasferibili senza un radicale adattamento (si pensi solo alla costruzione dei costi orari delle macchine, quando nel digitale l’unità base è il clic).

Aziende di dimensioni come quelle qui analizzate sono esempi di applicazione di metodi che e concetti industriali virtuosi applicati a produzioni alle quali tradizionalmente non erano abituate, come del resto è accaduto per tutte le aziende di stampa offset, chi più chi meno. Un aspetto che emerge sicuramente è che la possibilità di fare utili dalle short run è proporzionale al livello di efficienza che l’azienda ha saputo mettere in atto. Questo significa non solo tecnologie di stampa performanti, ma integrazione tra le fasi, automazione dei processi di finishing. Macchine che parlano tra di loro, in grado di ridurre al minimo i tempi di attesa tra una commessa e la successiva, setup automatici dei dispositivi. Il concetto della stampa push to stop è proprio questo: il flusso di produzione non si arresta se non per l’intervento dell’operatore (al contrario della filosofia push to start). Ma questo è possibile se il governo delle informazioni e il flusso dei dati è gestito in maniera integrata. La relazione con il cliente, gestito attraverso l’area commerciale può svolgere un ruolo fondamentale? A mio avviso sì; solo se il cliente viene educato e correttamente informato/istruito sulle reali aspettative che deve avere rispetto agli aspetti qualitativi, alle tempistiche, alla corretta preparazione dei file (elemento fondamentale), le short run, che sempre più saranno caratterizzate da complessità quali stampa di copie singole, personalizzazioni, nobilitazioni sia analogiche sia digitali, potranno essere fonte di guadagno per lo stampatore.

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