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Sistema di rendicontazione sostenibilità: tutte le novità

Rendicontare la sostenibilità è un obbligo di legge e un’opportunità per le imprese sia per posizionarsi meglio sul mercato sia per implementare percorsi di miglioramento interno e delle proprie strategie. FpS-tool e il Protocollo per la definizione della Strategia ESG di FCG si aggiornano, alla luce delle novità normative. Ecco come e cosa aspettarsi.

Come è noto il “Progetto Sostenibilità ed Economia circolare” di Federazione Carta e Grafica (FCG) ha impostato una metodologia integrata per aiutare le aziende della filiera a monitorare e rendicontare le proprie performance di sostenibilità; un metodo studiato sulle loro esigenze e caratteristiche, ma anche rispondente alle normative a livello nazionale ed europeo. Nel 2020 ha ideato quindi due strumenti che le imprese del settore stanno già utilizzando: il Protocollo per la definizione della Strategia ESG (environmental, social and governance), che è stato aggiornato con la nuova versione a gennaio 2023, e la piattaforma software online FpS-tool –“Federazione Carta e Grafica per la sostenibilità” –, lo strumento attraverso il quale le aziende possono eseguire un’autovalutazione dei propri impatti e del relativo grado di sostenibilità. Per spiegare come e per chi cambino gli obblighi di rendicontazione, in cosa consista l’aggiornamento metodologico e quali siano i vantaggi di FpS-tool, FCG lo scorso marzo ha organizzato il webinar intitolato “Federazione per la Sostenibilità (FpS): obblighi di rendicontazione, vantaggi di FpS-tool e aggiornamento metodologico”.

Norme che cambiano

Il settore è chiamato a rendicontare la propria attività in ambito ambientale, con un’attenzione non solo alle novità che arriveranno nei prossimi anni, ma anche al peso sempre più rilevante che tale azione sta avendo sul mercato, ha spiegato Massimo Medugno, direttore di Federazione Carta e Grafica, nel presentare l’evento. È innanzitutto un approccio culturale, prima che un adempimento, nel cui sviluppo la Federazione accompagnerà le aziende.

Dalla nascita del progetto nel 2020 c’è stata un’evoluzione normativa importante, tuttora in corso. «Le aziende sono già abituate a fornire dati sugli impatti ambientali, in quanto richiesto dalla propria filiera» afferma Elisabetta Bottazzoli, project leader di Federazione Carta e Grafica, «ma se fino a qualche anno fa si trattava di un impegno volontario, ora la rendicontazione è diventata obbligatoria, come previsto dalla legge. Il primo passo in Italia è stato la cosiddetta “dichiarazione non finanziaria” (DNF) che richiedeva a taluni soggetti di rendicontare gli impatti ambientali, sociali ed economici secondo specifici criteri obbligatori. Successivamente, nel dicembre del 2022, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della direttiva “Corporate sustainability reporting directive” (Csrd) 2022/2464/EU ha introdotto alcune novità, rendendo obbligatorio il reporting anche per altri soggetti prima non interessati dall’obbligo. Questo percorso sulla rendicontazione si intreccia con interventi a livello europeo per la decarbonizzazione, l’accelerazione di transizione ecologica ed economia circolare, e la digitalizzazione».

Le informazioni sui temi ambientali, sociali e di governance diventano quindi ancor più rilevanti e, oltre che qualitative, si richiede che siano anche quantitative, con un’importanza crescente dello strumento di misurazione e monitoraggio di impatti e performance. Non solo, con le nuove disposizioni le informazioni ora devono essere anche prospettiche e retrospettive, permettendo alle aziende di guardare al breve, medio e lungo periodo il proprio ruolo nel miglioramento delle loro stesse prestazioni.

La nuova rendicontazione

La nuova “dichiarazione di sostenibilità” introduce quindi tre fattori, prosegue Bottazzoli: la “doppia materialità” nella gestione ambientale, che prevede che siano presi in considerazione l’impatto delle attività aziendali sull’ambiente e quello delle tematiche ambientali sull’azienda; i contenuti della dichiarazione, che devono includere specifiche informazioni rispondenti a una rendicontazione basata su indicatori standardizzati; e l’ubicazione della dichiarazioneche prevede che l’informativa sia riportata in un’unica sezione dedicata all’interno della relazione sulla gestione. Altri elementi caratterizzanti la nuova dichiarazione sono una platea sempre più ampia dei soggetti coinvolti – oltre alle grandi imprese, anche le società europee ed extra-UE o filiali europee di società non UE che siano quotate sui mercati regolamentati dall’UE, escluse le microimprese – e l’obbligo alla digitalizzazione con la pubblicazione delle informazioni in un unico formato elettronico.

Per quanto riguarda gli standard, infine, l’Europa identifica uno standard unico europeo tenendo presente quelli volontari GRI (global reporting initiative), ovvero gli standard di rendicontazione di cui recentemente è stata emanata una nuova versione.

L’utilità del tool

Al di là degli aspetti puramente tecnici, è importante che le aziende considerino la dichiarazione come un’opportunità di miglioramento sia delle proprie dinamiche e politiche interne sia dei rapporti con il resto della filiera. «È bene sottolineare» dice ancora Bottazzoli «che anche i soggetti non coinvolti dai nuovi obblighi di rendicontazione ne saranno indirettamente interessati, nella misura in cui la rendicontazione stessa uscirà dall’azienda coinvolgendo la catena di approvvigionamento e la catena del valore di queste imprese. La richiesta di conoscere, misurare, capire e minimizzare gli impatti lungo le proprie filiere implicherà la richiesta di specifiche informazioni qualitative e quantitative alle realtà che le costituiscono. Inoltre la dichiarazione diventerà sempre più uno strumento per avvalorare il proprio posizionamento sul mercato».

FCG dal 2020 ha colto l’opportunità della rendicontazione e, per aiutare le aziende, ha elaborato un manifesto di sostenibilità, identificando obiettivi e attività specifici, arrivando all’elaborazione del metodo e degli strumenti, poi aggiornati a inizio 2023.

FpS-tool, in particolare, è uno strumento flessibile, il primo a livello confindustriale, tanto da avere meritato il premio “Best performer per l’economia circolare 2022” di Confindustria. È stato creato sia per le grandi aziende che sono sottoposte all’obbligo di rendicontazione sia per le piccole imprese che, invece, non lo sono; è capace di adattarsi alle diverse realtà industriali con indicatori che identificano la produzione e il mercato dell’azienda. La metodologia è stata sviluppata in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile (FFS)e BDO Italia ed è stata validata da un ente terzo, la società SGS, che si occupa di servizi di ispezione, verifica, analisi e certificazione. Il tool è importante anche per raccogliere dati a livello di settore e consentire poi una maggiore incisività nelle attività di lobby.

Le novità dello strumento

Al webinar Andrea Gambaro, supervisor/sustainable innovation team di BDO, ha spiegato le novità di FpS-tool. Lo strumento, come noto, prevede diversi livelli di profondità. Il livello 1 è destinato ad aziende che per le piccole dimensioni o per competenze non hanno mai fatto esperienza di rendicontazione di natura non finanziaria. Prevede un set di indicatori ispirato agli standard più autorevoli ESG e in totale coerenza con le linee guida GRI. A questo livello il supporto del Protocollo è imprescindibile. «Si tratta di raccogliere dati di natura quantitativa e facili da reperire per qualsiasi azienda, per esempio i consumi energetici o i dati sul personale, che aiutano a formare un approccio graduale delle aziende a queste tematiche». Se ne genera un “resoconto”, un semplice pdf dei vari set di indicatori che racconta i principali impatti, rispondendo alle sfide con le quali l’azienda è chiamata a confrontarsi. «È importante non percepire la rendicontazione come un obbligo, ma considerarla un’opportunità. Ad oggi» spiega Gambaro «ci sono diversi interlocutori che manifestano l’interesse su queste tematiche, per esempio le banche, che realizzano checklist su temi di sostenibilità con cui valutano i soggetti per poi agevolare crediti, o ancora la pubblica amministrazione».

Il livello 1 ha infine la funzione di preparare le imprese al passaggio al livello 2. Questo «è pensato per le aziende che già effettuano report di sostenibilità, sia in quanto soggetti obbligati sia perché proattive; inoltre è previsto anche per le aziende che saranno presto chiamate all’obbligo, in base alla nuova direttiva Csrd». Nel livello 2 devono essere presenti tutti gli indicatori dei GRI standard – che da aprile dispongono della nuova versione per lo standard universal integrata con altri KPI (key performance indicator), gli indicatori chiave di prestazione, selezionati a livello internazionale, europeo e nazionale – e i KPI di Federazione “FGC900”. Inoltre sono inclusi nel livello 2 anche altri indicatori, per esempio quelli dell’economia circolare e quelli che esprimono le esigenze più peculiari di settore.

La dichiarazione di livello 2 consente di avere evidenza immediata del rispetto dei dettami della DNF, del perseguimento dei 17 SDGs (sustainable development goals) e della coerenza con i criteri ESG. Inoltre consente di avere una struttura di report di sostenibilità e di avere evidenza dell’andamento degli impatti, grazie a diagrammi e grafici che si aggiornano automaticamente man mano che si aggiornano i dati nel report.

Gli standard GRI 2021

I report di sostenibilità pubblicati dal 1° gennaio 2023 devono essere redatti in conformità ai nuovi Standard GRI 2021. Sviluppati dalla Global reporting initiative, questi costituiscono un sistema modulare di standard interconnessi.

Rispetto alla precedente del 2016, la versione aggiornata degli standard si basa su tre tipologie di indicatori: gli universal, i sector e i topic standard.

La novità legata agli universal standard riguarda la presentazione del profilo dell’azienda e della sua strategia –attività, governance e politiche –, oltre all’aggiornamento dell’analisi di materialità. I sector standard, previsti a livello dei singoli settori, forniscono informazioni circa la descrizione del settore di riferimento, la lista dei probabili temi materiali per le aziende che ne fanno parte e l’elenco delle informazioni da rendicontare per ciascuno dei temi materiali proposti. In questo caso, precisa Gambaro, la Federazione ha svolto un ruolo molto importante perché, non essendo ancora stati realizzati gli specifici standard settoriali GRI per la filiera carta e grafica, ha fatto una prima analisi delle tematiche di sostenibilità più importati per i comparti in cui le sue aziende operano per aiutarle e identificarle facilmente. I topic standard infine permettono la rendicontazione accurata, descrivono le informazioni da riportare sugli impatti generati dall’azienda in relazione alle specifiche tematiche identificate come materiali e ai KPI individuati.

L’importanza della validazione

Nell’economia odierna la sostenibilità non è più solamente un valore a cui un’impresa deve tendere, ma diventa ormai un fattore integrato nel suo modello di business e nelle sue attività finanziarie. Del resto, «le tematiche ESG sono sempre più tenute in considerazione per scegliere partner commerciali o per elargire finanziamenti» afferma Laura Ligi, product coordinator D&I e parità di genere di SGS. «Non è più sufficiente dichiarare e comunicare il proprio impegno, ma è indispensabile dimostrare che politica, iniziative e progetti di modelli di sviluppo sostenibile si traducono in azione reali. La posta in gioco quindi è la fiducia, che diventa l’asset rilevante di un’azienda, probabilmente il più importante. Ecco quindi che, per creare tale fiducia, la valutazione di modelli, dati e strategie da parte di un Ente terzo indipendente è essenziale e può fare la differenza».

A questo scopo, spiega, Federazione per il proprio “Progetto sostenibilità ed economia circolare” ha coinvolto SGS con il compito di effettuare la validazione tanto sulla metodologia quanto sugli strumenti. «Il processo di validazione è iniziato a fine 2021 con la presentazione del progetto, è stata poi analizzata l’architettura della metodologia, sono stati identificati i temi materiali, in quale modo sono stati scelti e coinvolti gli stakeholder, e come sono stati individuati i temi della materialità e i KPI di riferimento. Tutto questo è avvenuto attraverso l’analisi documentale del Protocollo e del funzionamento della piattaforma. È stata quindi definita e validata l’aderenza degli strumenti in ambito di sostenibilità ed economia circolare. L’intera attività è stata fatta in partnership con la Federazione con cui si prosegue a collaborare in merito all’aggiornamento del tool». Anche questo, conclude Ligi, sarà oggetto di validazione.

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