Tra i precursori della stampa digitale, Tipografia Soavese non ha esitato a puntare sul grande formato, seguito a breve dal piccolo formato, scommettendo su post stampa e integrazione.
La migliore risposta a un periodo difficile è investire. Non solo in macchinari, ma anche in competenze. Di fronte a un rapido cambiamento di scenario, molto probabilmente non basta cambiare mentalità, servono infatti anche nuovi strumenti e relativa capacità di sfruttarli, all’occorrenza aggiustando il proprio punto di osservazione. Fino a qui, in realtà poco di nuovo, soprattutto nelle buone intenzioni. Più degno di nota invece, trovare una testimonianza in grado di dimostrare come sia possibile passare dalle parole ai fatti. Secondo quando dimostrato da Andrea Golin, socio di Tipografia Soavese, in modo anche insolitamente lineare, come naturale evoluzione di un’attività nel mondo della comunicazione visiva.
Come è strutturata oggi la vostra attività?
Io rappresento la terza generazione di un’azienda fondata nel 1965, quando si usavano ancora i caratteri mobili. Testimonianze ancora oggi custodite gelosamente. Ho spinto io per passare al digitale, già nel 2010, quando ho iniziato a capire i limiti che avrebbe incontrato l’offset in futuro. Mio papà e mio nonno non erano per nulla d’accordo, ma oggi la considero una decisione azzeccata.
Cosa l’ha spinta in direzione di una decisione forse fin troppo prematura ai tempi?
All’inizio, non ero neppure convinto di voler subentrare nell’attività. Poi, un commerciale locale mi ha parlato di un plotter e mi ha convito a incontrarci in Viscom per vederlo in azione. L’interesse è cresciuto e subito dopo siamo partiti con il primo acquisto, un Roland.
Cosa l’attirava del grande formato?
Soprattutto il wrapping. Parlavamo però di una proposta agli inizi. Nel tempo l’abbiamo comunque sviluppato, affiancato sempre più dal grande formato. Poi, a partire dal 2018 ho voluto dedicarmi anche al piccolo formato digitale, puntando in questo caso su una Canon. Di recente aggiornata alla Serie C910.
Con quali risultati?
Decisamente ottimi. Ha iniziato a lavorare da subito e a grandi ritmi, al punto da spingerci a un ulteriore investimento, proprio poco tempo fa. La sfruttavamo talmente tanto da sentire bisogno di un supporto per le fasi di post stampa, diventate troppo lunghe e onerose. Dovevamo affidare tanti lavori a terzi.
Come vi siete mossi?
La domanda sul grande formato aveva raggiunto livelli tali da garantirci buoni margini. Guardandomi intorno, ho inquadrato presto la soluzione in un sistema di finitura Duplo DC-618. Conoscevo il marchio, ma serviva un contatto. L’abbiamo trovato in fiera e abbiamo subito trovato la risposta in Quadient.
Quando è scattata la decisione?
La domanda cresceva e facevamo fatica a rispettare i tempi. Potavamo contare su una taglierina manuale ed era diventato un problema. La stampa era ai livelli desiderati, ma dopo perdevamo troppo tempo. Ci servivano velocità e praticità.
Come l’avete inserita nella vostra organizzazione?
Mi interessava soprattutto per l’integrazione con il software Impose, la possibilità di gestire la fase di finitura insieme a quelle di imposizione. Con il passare del tempo però, abbiamo imparato ad apprezzarne tutti i benefici, in termini di precisione nel lavoro e soprattutto risparmio di tempo.
Cosa l’ha colpita in particolare?
Ci sono diversi aspetti. All’inizio poteva sembrare anche solo un modo per sgravare il lavoro al tagliacarte. Poi, i vantaggi si sono rivelati più estesi, a partire dalla possibilità di sfruttare Impose. L’integrazione naturale con il software Efi permette di generare in automatico il file di taglio in fase di imposizione e inviarlo al multifunzione. Significa automatizzare la procedura. Inoltre, si è anche rivelata molto precisa nelle operazioni. Subito dopo i primi giorni, i risultati in termini di produttività sono apparsi evidenti. Pensavamo di usarla soprattutto per i biglietti da visita, ma in realtà si è rivelata molto più versatile del previsto, grazie anche alla facilità di gestire impostazioni manuali.
Come la sfruttate al momento?
Soprattutto taglio e cordonatura. A volte anche fustella e piega, mentre per ora la richiesta di perforazione è piuttosto limitata. La modularità però, resta un altro degli aspetti importanti Duplo. Ho comunque intenzione di procedere prima a poi anche all’acquisto del perforatore e non sarà un problema inserirlo nel sistema.
Un altro tra gli aspetti più interessanti, è il periodo in cui avete deciso di investire. Tra marzo 2020 e marzo 2021 non sembrava il momento ideale. Cosa vi ha spinto?
In effetti, non è stato facile. In quei mesi, il vuoto iniziale di fatturato ci ha spinto a chiudere per qualche tempo. Ne abbiamo approfittato per cercare di capire come si sarebbe mosso il mercato. La prima risposta sono stati i calpestabili. Abbiamo pensato anche sarebbe stato difficile recuperare i materiali, così abbiamo fatto subito scorta. Insieme a etichette e segnaletica, ci hanno permesso di riprendere subito il controllo. Grazie a pubblicità e capacità di rispondere in tempi brevi, abbiamo spedito in tutta Italia; praticamente ogni giorno avevamo un furgone di consegne da affidare ai corrieri.
Dopo, come vi siete assestati?
Si è ripreso dal piccolo formato, soprattutto cantine e ristoranti della zona. Il settore è passato dalla richiesta di brochure generiche a prodotti più di nicchia e di qualità. Anche per noi, il lavoro diventava più impegnativo, quindi i macchinari disponibili non erano più sufficienti. Dovevamo poter trattare più materiali, anche particolari, lavorarli meglio e più in fretta.
A questo punto, mancherebbe solo la nobilitazione. È nei programmi?
Sì. L’idea è continuare sempre a migliorarci e nobilitazione e verniciatura sono tra le opzioni in esame. I primi risultati in termini di riduzione dei tempi, qualità e minori scarti sono evidenti. Soprattutto però, è aumentata la soddisfazione dei clienti. Sia per le consegne puntuali sia per i risultati.