Installazioni

Tipografia San Martino: una Kodak Nexpress al momento giusto per costo e qualità

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Nata nell’82 in provincia di Reggio Emilia, Tipografia San Martino è un’azienda che nel tempo ha saputo coniugare abilmente l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti del mercato proponendo, grazie a un team aggiornato e professionale, servizi di stampa a tutto tondo. In questi giorni l’azienda è salita agli onori della cronaca perché di recente ha messo a regime una nuova Kodak Nexpress SX3300, un importante investimento che segna l’inizio di un nuovo modo di pensare la produzione, un investimento che permette alla tipografia di commutare la stampa dall’offset al digitale delle tirature comprese tra le 1.000 e le 1.500 copie. Senza perdere in alcun modo in qualità. «Al nostro interno» spiega a Italia Grafica Stefano Caffagni, socio imprenditore insieme all’amico Alfredo Lugli «avevamo già piccole macchine digitali a integrazione dell’offset e quindi per noi questa tecnologia ha sempre rappresentato una prospettiva importante. Qualcosa insomma da tenere d’occhio. Fino a oggi però non eravamo riusciti a concretizzare l’acquisto di una macchina digitale da produzione principalmente per una questione di convenienza economica: il rapporto tra costo della macchina e costo dei materiali e costo delle tirature permetteva la produzione al massimo di 300 copie. E quindi la stampa in offset risultava di gran lunga più conveniente. Oggi, invece, la Kodak Nexpress, ma anche gli altri modelli suoi concorrenti (si pensi a Xerox o Hp) riesce a essere performante perché ha innalzato il punto di rottura tra l’offset e il digitale, collocandosi tra le 1.000 e 1.500 copie, mentre si è ridotto al contempo il costo della macchina stessa e dei consumabili».

Una macchina completa

«Quindi» prosegue Caffagni «nella primavera del 2015 abbiamo scelto la Kodak Nexpress SX 3300 perché la qualità di stampa è davvero vicina a quella dell’offset: oltre alla quadricromia, Kodak offre il quinto colore Light Black HD che garantisce una qualità tale da rendere superfluo per noi specificare nei preventivi se la stampa sia realizzata in offset o in digitale. Anzi, in certi casi la qualità è addirittura superiore: per esempio nelle carte naturali e non patinate, attualmente molto richieste dalle agenzie e dagli studi grafici, la Nexpress stampa con un gamut colore molto vicino a quello delle carte patinate e allo standard Iso europeo di riferimento per l’offset. Questo significa che possiamo servire l’esigente clientela del settore dell’abbigliamento e delle ceramiche (l’azienda in effetti sorge tra i rispettivi distretti industriali di Carpi e Sassuolo, n.d.a.), oltre che soddisfare la domanda proveniente dall’ambito biomedicale e meccanico-agricolo. E se fino a ieri era per noi impensabile stampare su supporti particolarmente materici e al tatto molto gradevoli, oggi grazie a questa macchina è possibile. Il quinto colore, inoltre, permette di ottenere toni continui più omogenei, toni grigi e neutri più realistici. E così tutte le copie che prima erano lavorate dalle 35×50 offset sono state dirottate su questa macchina. Del resto questo era il nostro progetto da tempo: chiudere definitivamente una parte della produzione offset implementando un sistema digitale competitivo ed eccellente nella qualità di stampa. Inoltre, la Kodak Nexpress SX3300 offre il formato 35×100 cm che ci consente di produrre in digitale molti tipi di stampati: cataloghi in A4 in brossura filo refe, depliant a quattro o tre ante, copertine per cataloghi con bandelle. Insomma, si tratta di un formato versatile che forse ha rappresentato il quid in più di Kodak rispetto ai modelli, pur validissimi, di altri costruttori. Ultima, ma non ultima la precisione di registro: abbiamo utilizzato la Kodak Nexpress SX 3300 per personalizzare alcuni stampati in offset con elementi a incastro lavorati in digitale che dovevano essere a registro perfetto. Ebbene tale perfezione di registro tra offset e digitale è stata ampiamente raggiunta».

Nuove risorse e nuovi progetti

«Nel luglio del 2015» precisa Caffagni «è avvenuta l’installazione, ma la produzione vera e propria è iniziata a settembre. Si tratta di un impianto complesso che richiede in ogni caso la presenza di un professionista. Un personale preparato è l’unico in grado di “estrarre” da questa macchina il vero valore aggiunto con prodotti davvero sorprendenti. Del resto, è necessario modificare anche l’approccio di chi fa questo mestiere al mondo del digitale: parliamo di macchine che offrono una qualità elevata solo se sono affiancate dalla bravura dell’operatore. In altre parole: in tipografia il fattore umano rimane dirimente. Nel nostro caso l’unione del capitale umano e tecnologico ci ha permesso, circa un anno e mezzo fa, di inaugurare un sito e-commerce, mybrochure.it, su cui vendiamo stampati speciali e particolari, prodotti di comunicazione sfiziosi, anche in piccole quantità. Questa iniziativa ci permette di occupare una nicchia interessante con una macchina innovativa (si veda il discorso sul formato di cui sopra), con prezzi super competitivi e con la possibilità di conseguire buoni margini di crescita in assenza di concorrenza. Benché la Kodak Nexpress SX 3300 serva perfettamente anche il progetto e-commerce di mybrochure.it, è bene sottolineare che questo investimento è stato pensato precipuamente per sostituire una parte della produzione in offset. Un investimento che, considerando un arco medio di quattro anni, è stimabile intorno ai 600mila euro tra manutenzione e varie altre voci di costo. Anche in questo caso, è importante sapere che l’investimento nel digitale è ben diverso rispetto a quello su impianto offset: quando si acquista una macchina offset si compra solo la macchina perché tutti gli altri materiali sono gestiti da altri fornitori. Per il digitale non è così: quando si sceglie la stampa digitale si sposa in un certo senso una causa, una modalità diversa di pensare la stampa, in cui è richiesta una diversa cura e attenzione nella gestione dei file e del colore. Ecco perché anche l’ammontare di un investimento deve essere calcolato diversamente».

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Da sinistra: Paolo Caffagni, Marco Lugli, Stefano Lugli. Paolo è figlio di Steafano Caffagni (l’intervistato) e Stefano e Marco (i figli del socio Alfredo Lugli).

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