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New Aerodinamica a Print4All 2025

New Aerodinamica, specializzata in sistemi di aspirazione e depolverazione per il settore della stampa e del converting, presenta in fiera le sue ultime innovazioni progettate per migliorare l’efficienza produttiva e la qualità del prodotto finito.

In occasione di Print4All New Aerodinamica è pronta a stupire con tante novità in fatto di tecnologia applicata al mondo dell’aspirazione industriale scarti e refili, accompagnando il tutto con la professionalità che da sempre l’accompagna. Più di quarant’anni di storia, infatti, rappresentano un bagaglio importante fatto di esperienze, lavori in tutto il mondo, aggiornamenti continui e traguardi in fatto di realizzazione di macchinari sempre più all’avanguardia. Perché quando parliamo di questa azienda made in Bergamo, ormai conosciuta in tutti i continenti grazie ai tantissimi impianti realizzati, non possiamo non parlare di come, anno dopo anno, il team capitanato dal suo amministratore delegato Paolo Radaelli sia riuscito a toccare livelli elevati in fatto di innovazione e performance raggiunte. Basti pensare all’ideazione del ventilatore strappatore per capire come l’inventiva in casa New Aerodinamica non manchi. Si tratta del ventilatore strappatore ideato, progettato e realizzato proprio dal team di New Aerodinamica, ha rivoluzionato il mondo dell’aspirazione, consentendo con la sua installazione di aspirare e trasportare i rifili di carta e cartone di varie dimensioni e grammature. Con un diametro della girante che oscilla tra i 35 e gli 85 cm e ben nove differenti varianti, il ventilatore strappatore consente una velocità di flusso dell’aria tra i 300 ed i 30K m3/h.

Questo non è il solo assist vincente dell’azienda: grazie alle skill raggiunte e alla capacità di problem solving tutti i lavori commissionati, anche i più difficili, sono stati realizzati con successo, riuscendo sempre a studiare una soluzione mirata a ogni problema sottoposto dal cliente, assicurando una customizzazione totale di tutti gli impianti di aspirazione commissionati.

Sostenibilità 4.0

Non solo: l’introduzione di inverter 4.0, PLC, touch screen e connessione da remoto – con controllo totale e interfaccia anche con la macchina di produzione -, introdotti dal 2020, sono stati gli elementi vincenti ideati in questi ultimi anni da New Aerodinamica e hanno consentito di raggiungere un’autonomia del cliente in fatto di gestione dell’impianto, registrando performance altissime a fronte di un impatto zero sull’ambiente.

Un aspetto questo che rende New Aerodinamica un’azienda attenta alla sostenibilità: «Rispettare l’ambiente oggi è importantissimo per il futuro nel nostro Pianeta. Ecco perché la nostra attenzione oggi è rivolta sia all’assicurare al cliente il pieno raggiungimento dei suoi obiettivi in fatto di processo produttivo ma nel contempo un’attenzione totale all’ecosistema, limitando i consumi e riducendo così l’impatto sull’ambiente. A tal proposito, in questi ultimi anni la nostra azienda ha aderito ad un progetto speciale che noi abbiamo ribattezzato NA Forest ovvero siamo partner di Treedom, il primo sito al mondo che permette di piantare alberi a distanza e seguirne online la crescita. Un piccolo gesto per aiutare il nostro Pianeta ed il suo futuro». Queste le parole di Paolo Radaelli, che non ha mancato di anticipare alcune chicche per il prossimo “Print4All”. «Questo 2025 ci vede presenti in tantissime manifestazioni, da Monaco fino alla Thailandia, e confermare la nostra presenza al “Print4All 2025”, presentando anche in Italia le nostre novità, rappresenta per noi motivo di grande orgoglio. Arriviamo con altissime aspettative e siamo sicuri verranno confermate».

Le novità

L’azienda bergamasca, infatti, ha già anticipato alcuni dettagli delle novità che i tanti visitatori potranno toccare con mano in fiera. Tante le curiosità da scoprire, tra le quali spicca la nuova girante, caratterizzata da un trattamento innovativo che migliora la durata, aumenta l’assorbimento del rumore e ottimizza le performance. Un altro sviluppo significativo riguarda un sistema di controllo automatico dei consumi energetici dei motori in grado di regolare le pressioni delle tubazioni per ottimizzare velocità e consumi, individuando immediatamente eventuali problemi o intasamenti. Questo sistema stand-alone è integrabile sia su impianti esistenti che nuovi e permette di monitorare i dati tramite connessione remota, accessibile da smartphone, tablet o rete aziendale.

Print4All è inoltre l’occasione per mostrare anche al pubblico italiano una unicità ideata dall’amministratore delegato di New Aerodinamica: il ventilatore strappatore in versione Lego. Protagonista assoluto nelle ultime fiere alle quali l’azienda ha preso parte, il ventilatore strappatore Lego ha “strappato” sorrisi a tutti i clienti. Difficile infatti non fermarsi ad ammirare questo pezzo unico, nato dall’inventiva di Paolo Radaelli, grande appassionato di Lego e fucina di idee.

Un elemento quest’ultimo che possiamo ben definire come ingrediente principe di New Aerodinamica che, unito a un team di esperienza, pone oggi quest’azienda come pioniera non solo in fatto d’innovazione ma anche di creatività.

Formazione grafica e cartotecnica: il futuro passa dalle competenze

Tommaso Savio Martinico, direttore generale di ENIP-GCT

L’Ente Nazionale per l’Istruzione Professionale Grafica, Cartotecnica e Trasformatrice (ENIP-GCT), che quest’anno celebra il suo 70° anniversario, continua a rappresentare un punto di riferimento fondamentale nella formazione dei settori della stampa, del packaging e della comunicazione. In occasione di questo traguardo, il direttore generale Martinico ci offre una panoramica privilegiata sullo stato attuale e sulle prospettive future dell’istruzione professionale in questi ambiti.

Investire nella formazione significa garantire un futuro solido al settore della grafica e della cartotecnica, un comparto che negli ultimi anni ha affrontato cambiamenti epocali legati alla digitalizzazione e alla sostenibilità. In questo scenario, l’Ente Nazionale per l’Istruzione Professionale Grafica, Cartotecnica e Trasformatrice (ENIP-GCT), che ha appena tagliato il traguardo dei 70 anni di attività, gioca un ruolo centrale nel promuovere percorsi di crescita per studenti e lavoratori.

Attraverso una rete di scuole e aziende, ENIP-GCT sviluppa programmi formativi aggiornati, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Dalla stampa tradizionale alle nuove frontiere del packaging sostenibile, il settore richiede oggi competenze tecniche avanzate e capacità di adattamento alle tecnologie emergenti.

Oltre alla formazione di base, l’Ente punta sull’aggiornamento continuo per i professionisti già inseriti nel mondo del lavoro. Un impegno che si traduce in un valore concreto per le imprese, sempre più orientate verso innovazione e qualità.

Settanta anni di crescita e trasformazione

Per essere all’altezza di ogni nuova sfida, negli anni l’Ente ha vissuto un cambiamento costante, come racconta il direttore generale di ENIP-GCT, Tommaso Savio Martinico. «Nei primi 70 anni ENIP-GCT ha attraversato un’evoluzione straordinaria di cui, personalmente, ho vissuto gli ultimi 31. Siamo partiti come un ente di formazione tradizionale ed oggi siamo un punto di riferimento per la formazione e l’innovazione dell’intero settore grafico e cartotecnico, sempre supportati dalle nostre Fonti istitutive bilaterali di settore Assografici, SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM. Momenti significativi includono sicuramente il ruolo determinante avuto dall’ENIP-GCT Nazionale nel piano ministeriale di riordino degli Istituti Tecnici industriali, ottenendo l’indirizzo tecnologico “Grafica e Comunicazione”, che coniuga l’industria grafica tradizionale con la multimedialità (2009); l’inserimento della curvatura Cartotecnica accanto alla Grafica in seno alla Riforma degli Istituti Professionali (2019) ed il riconoscimento del ruolo istituzionale dell’Ente anche all’interno del CCNL Cartotecnici (2021). Nel 2023 il lancio della nostra piattaforma e-learning pensata per le nostre aziende associate e per le nostre 34 scuole a indirizzo grafico-cartotecnico ad oggi riconosciute, un portale con numerosi contenuti tecnici e trasversali, fruibili in modalità sincrona ed asincrona».

L’impatto delle nuove tecnologie sulla formazione

L’innovazione tecnologica ha profondamente trasformato il modo di insegnare e apprendere. Martinico spiega: «Abbiamo mappato le condizioni dei laboratori delle nostre scuole, insieme ad ARGI, promuovendo l’adozione di metodologie didattiche più interattive e pratiche, integrando l’uso di tecnologie digitali e strumenti di apprendimento innovativi, per rispondere alle esigenze del mercato. Questo ha comportato l’installazione, in alcune scuole, di macchinari innovativi per costruire competenze utili ai giovani per un più rapido inserimento nel mondo del lavoro».

Di fatto, la formazione nel settore grafico-cartotecnico si è evoluta rapidamente. «Con l’avvento delle nuove tecnologie, la formazione nel nostro settore si è trasformata. Abbiamo integrato software avanzati e tecniche di stampa digitale nei nostri programmi, preparando gli studenti a un mercato in continua evoluzione. Si tratta di cambiamenti repentini».

Martinico evidenzia poi l’impatto delle innovazioni didattiche. «Le tecnologie di realtà aumentata e virtuale, insieme a piattaforme di e-learning, hanno rivoluzionato l’approccio all’insegnamento, rendendo l’apprendimento più coinvolgente e accessibile e attraente per i giovani».

Il ruolo di ENIP-GCT nello sviluppo del settore

ENIP-GCT ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del settore grafico e cartotecnico. «ENIP-GCT ha svolto un ruolo cruciale nel preparare le condizioni a livello ministeriale per formare professionisti qualificati, lavorando sui nuovi profili professionali di settore e contribuendo così alla crescita del settore grafico e cartotecnico in Italia. Le nostre collaborazioni con le aziende hanno garantito che i nostri corsi siano sempre allineati alle esigenze del mercato. Importante l’iniziativa del Bando Formazione ENIP-GCT, che consente alle nostre aziende associate di aggiornare i propri dipendenti di settore con progetti di formazione mirati. Quest’anno il budget messo a disposizione dall’ENIP-GCT è di 200.000 euro».

Ormai, chi si avvicina a questo settore mostra competenze sempre più avanzate. «Oggi, gli studenti che frequentano le nostre scuole sono più diversificati e tecnologicamente preparati. Le competenze più richieste includono la padronanza delle tecnologie digitali, la creatività e la capacità di lavorare in team e per obiettivi. I nostri allievi lavoreranno all’interno di aziende all’avanguardia, non si “sporcheranno più le mani” come in passato, l’ambiente lavorativo è cambiato, si lavora “col camice”, in tutta sicurezza e su macchinari di ultima generazione. Questo è un messaggio che bisogna veicolare anche alle famiglie dei ragazzi, per una scelta più consapevole in termini di iscrizioni alle nostre scuole. A tal proposito stiamo realizzando un video di Orientamento, insieme ad Assografici, ARGI e ACIMGA, che sarà presentato in anteprima al Print4All 2025».

Inoltre, la collaborazione tra scuola e industria è essenziale. «La sinergia tra il mondo educativo e quello industriale è fondamentale. Le aziende possono fornire feedback preziosi sui programmi di formazione, mentre noi possiamo garantire che i futuri professionisti siano pronti ad affrontare le sfide del settore».

ENIP-GCT ha costruito forti alleanze con partner strategici. «Ho già citato la collaborazione con ARGI e il “Progetto Scuole”, che sosteniamo dal 2015 e che ci consente di avere una panoramica sempre aggiornata delle condizioni e delle esigenze delle nostre scuole, adoperandoci per offrire loro, tramite alcune Case Costruttrici a noi vicine, attrezzature aggiornate per i loro laboratori. Diventeranno sempre più strette le collaborazioni già in essere con i Gruppi di specializzazione di Assografici (GIFASP, GIFCO, GIFLEX e GIPEA) e con ATIF, Socio aggregato. Cercheremo di implementare sempre più la nostra e-learning platform a favore delle nostre scuole e aziende».

Le sfide del futuro

Il panorama dell’istruzione professionale presenta numerose sfide. «Attualmente, le principali includono l’adattamento alle rapide evoluzioni tecnologiche e la necessità di attrarre nuovi studenti in un contesto sempre più competitivo». Perciò, guardando avanti, il futuro della formazione grafica e cartotecnica si annuncia sempre più dinamico. «Credo che il futuro dell’istruzione professionale grafica e cartotecnica sarà caratterizzato da una maggiore integrazione tra teoria e pratica. ENIP-GCT continuerà a essere un attore chiave, promuovendo l’innovazione e la formazione continua».

In questa direzione, Martinico ci regala un’ultima riflessione sulle prospettive future. «Chi ci conosce, sa che l’Ente, soprattutto negli ultimi decenni, è cresciuto molto. In qualità di direttore generale, posso dire che non mi sono mai annoiato. Il nostro settore è stato caratterizzato da una continua evoluzione, che ha comportato, sia per me che per i miei collaboratori, una conseguente crescita, sia a livello personale sia professionale. Da quando l’ENIP-GCT ha abbracciato anche il comparto cartotecnico e della trasformazione, abbiamo registrato un’espansione dei servizi che offriamo alle nostre aziende e scuole. Guardando al futuro, gli obiettivi includono senz’altro il rafforzamento della missione dell’Ente, l’espansione delle collaborazioni con altri settori e l’adozione di pratiche sostenibili a favore di un settore più inclusivo e orientato al futuro. Vi aspettiamo alla XII Edizione del Convegno Nazionale delle Scuole Grafiche e Cartotecniche, che terremo a Torino, 8 e 9 ottobre 2025: sarà anche l’occasione per celebrare insieme i 70 anni di attività di ENIP-GCT».

Packaging: materiali ecocompatibili, design innovativi, tecnologie intelligenti

ll packaging del futuro unisce sostenibilità e tecnologia: materiali bio-based e imballaggi intelligenti, capaci di interagire con l’ambiente, migliorano sicurezza e impatto ambientale. Sfide aperte su costi e scalabilità, ma l’innovazione accelera verso soluzioni sempre più efficienti e circolari.

Il packaging di nuova generazione integrerà materiali sostenibili e tecnologie innovative. I nuovi materiali e le nuove tecnologie permettono all’imballaggio di percepire e reagire ai cambiamenti dell’ambiente in cui si trova e a eventuali variazioni intervenute nel prodotto confezionato.

Questo trend non trascura la sostenibilità declinata in nuovi materiali sempre più bio-based, riciclabili, riutilizzabili e biodegradabili.

Imballaggi e ambiente

La progettazione di un packaging sostenibile richiede un approccio olistico che comprenda protezione del prodotto, circolarità, attenzione per l’ambiente, fattibilità in termini di produzione dell’imballaggio stesso, macchinabilità sulle linee di confezionamento, fruibilità da parte del consumatore, informazione corretta e veritiera.

Molteplici organizzazioni internazionali hanno elaborato standard, linee guida e best practice che aiutano a rendere il packaging più sostenibile.

Tra i riferimenti più noti ci sono l’ONU con gli SDG – Sustainable Development Goals; la Commissione europea con regolamenti e direttive; ISO e ASTM con standard relativi all’imballaggio e all’ambiente; The Ellen MacArthur Foundation che patrocina l’economia circolare; Green Seal che sviluppa standard ambientali.

Particolarmente dettagliate sono le definizioni di imballaggi sostenibili messe a punto da Sustainable Packaging Alliance (SPA) – Australia e da Sustainable Packaging Coalition (SPC) – USA.

La prima fonda la sostenibilità del packaging su quattro principi: efficacia, efficienza, ciclicità e sicurezza.

L’efficacia è insita nella capacità dell’imballaggio di apportare valore alla società, contenendo e proteggendo efficacemente i prodotti lungo la filiera e supportando un consumo informato e responsabile.

L’efficienza è declinata in una progettazione che guardi all’utilizzo di materiali ed energia nel modo più efficiente possibile durante l’intero il ciclo di vita del prodotto. La ciclicità è basata su riciclo e riutilizzo.

La sicurezza sottolinea che gli imballaggi non devono presentare rischi per la salute umana e per gli ecosistemi.

La definizione di imballaggio sostenibile della Sustainable Packaging Coalition (SPC) – USA parte invece dalla necessità di ottimizzare la gestione delle risorse finite della Terra, a beneficio delle generazioni attuali e future.

L’imballaggio è sostenibile quando, in ogni fase del proprio ciclo di vita è utile, sicuro non danneggia salute e ambiente.

La sua progettazione è mirata al minor spreco possibile di energia e materiali dando quindi priorità a riciclo e fonti rinnovabili.

Il materiale è prodotto secondo best practice, impiegando tecnologie pulite; è trasportato e riciclato utilizzando energia rinnovabile, è recuperato e riutilizzato in modo efficace nei cicli biologici e/o industriali.

Infine, la sua sostenibilità copre l’intera catena del valore, includendovi anche quanto si aspetta il mercato in termini di prestazioni e costi.

I vantaggi della sostenibilità sono noti: adempimento di obblighi etici e morali, eliminazione degli sprechi, coinvolgimento dei consumatori trasformati da semplici acquirenti a soggetti attivi nel percorso di sostenibilità, creando un ampio impatto positivo.

Le difficoltà sono altrettanto note: produrre packaging di qualità è di per sé una sfida, garantire che sia progettato e prodotto secondo i criteri sopra citati aggiunge complessità.

Per prevenire un enorme spreco di risorse è necessario investire in ricerche davvero in grado di trasformare la realtà e che portino quindi a nuovi materiali realmente ottenibili e utilizzabili su scala industriale, superando gli attuali limiti alle forme e ai colori utilizzabili.

Ad esempio, il bianco candido è difficile da ottenere usando carta riciclata o bioplastiche.

Ulteriori ostacoli sono la ristretta cerchia di fonti di approvvigionamento dei materiali innovativi, le incertezze di un mercato dove molti dichiarano di essere disposti a pagare un di più per tutelare l’ambiente, ma questo proposito è raramente messo in pratica al momento dell’acquisto.

La non rispondenza tra la percezione di sostenibilità del prodotto da parte del consumatore e quanto è attestato dagli studi di LCA.

Plastiche degradabili

Dando per assodate le caratteristiche di riciclabilità delle diverse tipologie di materiali, l’attenzione di legislatori e ricercatori si è finora concentrata su soluzioni volte alla sostituzione della plastica ottenuta da combustibili fossili. Le strade percorse sono due plastiche biodegradabili e bioplastiche.

I consumatori e spesso anche le aziende non hanno ben chiare le differenze tra questi materiali.

Le plastiche biodegradabili si degradano in natura ma possono essere state ricavate da combustibili fossili o da bioplastiche.

Le bioplastiche hanno una base biologica e in dipendenza della loro struttura chimica possono essere biodegradabili o non biodegradabili.

Secondo la Direttiva n. 904 /2019/UE è biodegradabile la plastica in grado di subire una decomposizione fisica e biologica grazie alla quale si degrada entro sei mesi in biossido di carbonio (CO2), biomassa e acqua, ed è, secondo le norme europee in materia di imballaggi, recuperabile mediante compostaggio e digestione aerobica o anaerobica.

Sono compostabili i materiali che dopo la degradazione possono essere utilizzati come compost. La compostabilità è una forma specifica di biodegradazione che può avvenire in impianti di compostaggio industriale o domestico, in questo caso la biodegradabilità è una condizione necessaria ma non sufficiente.

La norma che specifica i requisiti e i procedimenti per determinare le possibilità di compostaggio degli imballaggi e dei materiali da imballaggio è la UNI EN 13432.

Per valutare la compostabilità di un materiale è necessario controllare i seguenti parametri: caratteristiche del materiale, biodegradabilità, disintegrabilità fisica, qualità del compost, assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio, verificata con una prova di ecotossicità sul compostaggio in scala pilota.

Le plastiche degradabili non sono biodegradabili o compostabili, ma hanno tra i componenti additivi chimici che consentono loro di decomporsi più rapidamente di quanto farebbero materiali privi di tali additivi.

Le plastiche oxodegradabili sono definite dalla Direttiva n. 904/2019/UE. Sono materie plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione ne comportano la frammentazione in microframmenti o la decomposizione chimica.

I biopolimeri

La ricerca di potenziali sostituti delle plastiche tradizionali è da anni focalizzata su biopolimeri, materiali ricavati da fibre vegetali e materiali biofabbricati ossia prodotti da cellule viventi o microrganismi come batteri, lieviti e miceli fungini.

Lo sviluppo di biopolimeri ricavati da biomasse è un’opportunità strategica per il settore packaging.

Le fonti sono note: acido polilattico, polidrossialcanoati, polisaccaridi (chitosano), nanocellulosa, alghe (alginato, carragenina, agar), gli scarti di papaya, polvere di buccia di melograno, aloe vera.

Le molecole più studiate sono amidi e amilosio ricavati da mais, orzo, patate, grano e la cellulosa proveniente dagli scarti dell’industria dello zucchero.

Si intensifica anche la ricerca di materiali a base di caseina e dei materiali provenienti dalla canapa, in particolare filamenti ritenuti utili per la stampa 3D. Un ulteriore passo avanti riguarda la possibilità di riciclare i polimeri ottenuti da biomasse.

Da diversi anni si lavora anche alla biofabbricazione, ossia alla produzione di biomateriali tramite organismi viventi, in grado di generare nuova materia sostenibile, dove si includono composti biosintetici e materiali bioassemblati.

I materiali biosintetici sono polimeri sintetici costituiti in tutto o in parte, da composti bio-derivati o bio masse e/o processati da un microrganismo vivente in genere tramite fermentazione. Le cellule trasformano molecole semplici in molecole complesse.

Un materiale bioassemblato è una struttura su macroscala che è stata coltivata in laboratorio direttamente da microrganismi viventi come micelio o batteri.

Esempi già applicati in ambito industriale sono la cellulosa batterica o gli imballaggi ottenuti a partire da micelio fungino.

La cellulosa batterica è un materiale sintetizzato naturalmente da diverse specie di Acetobacter attraverso la fermentazione batterica.

Ha la stessa struttura chimica della cellulosa vegetale e proprietà fisiche, chimiche e meccaniche altrettanto interessanti: elevata superficie, buona ritenzione idrica, elasticità, elevata resistenza e formabilità.

La purezza, la cristallinità e il contenuto di acqua molto elevati, sono le ragioni della sua ampia gamma di potenziali applicazioni e tra queste la possibilità di impiegarla come sostituto dei materiali di imballaggio in plastica monouso. Incorporando nella struttura alcune proteine di soia e rivestendola con un composto resistente all’olio, si ottiene un packaging per alimenti, trasparente, robusto, edibile, biodegradabile in due mesi.

Gli imballaggi ottenuti da micelio fungino sono già realtà. Il micelio cresce in laboratorio su substrati nutritivi a base di pula, lolla di riso o altri scarti vegetali. Il composto così ottenuto è poi inserito in stampi dove continua a crescere fino a raggiungere la forma prevista.

Il materiale risulta resistente e flessibile ed è finora utilizzato negli imballaggi da trasporto in sostituzione del polistirolo.

Industrializzare un processo biologico richiede tempo, renderlo scalabile è altrettanto complicato.

In alcuni casi i materiali di origine biologica diversi da quelli sopra citati poco si adattano alla standardizzazione necessaria comparto packaging.

Ad oggi alcuni biomateriali (bio-based o biofabbricati) sono trattati con finiture o additivati con filler non naturali per aumentarne le prestazioni e la durata. Questi trattamenti possono comprometterne il fine vita.

È fondamentale supportare le scelte di applicabilità dei materiali adottando strategie di ecodesign e analisi LCA.

Internet del packaging

Una seconda innovativa via percorsa dal settore packaging è l’imballaggio interattivo capace di raccogliere e trasmettere informazioni.

I sistemi IoP (Internet of packaging) tramite codici QR, sensori e chip RFID monitorano e regolano le interazioni tra mondo fisico e mondo digitale in azienda, lungo la filiera distributiva, e presso i consumatori.

L’evoluzione dei sistemi di interazione con il packaging si è nel tempo spostata dai codici a barre, ai codici QR, agli identificatori digitali passivi come RFID, fino a giungere ad universi digitali più complessi guidati da tag NFC.

I sensori Internet of packaging, se la sicurezza del prodotto lo richiede, tracciano le variazioni di temperatura e umidità durante la conservazione, indicano indebite aperture delle confezioni captando anomale esposizioni alla luce durante lo stoccaggio e il trasporto.

La radiofrequenza wireless garantisce la completa tracciabilità del prodotto lungo l’intera filiera distributiva, a beneficio di sicurezza, efficienza della gestione dell’inventario e delle consegne, riducendo le perdite e il danneggiamento.

L’interattività permette al consumatore di avere informazioni aggiuntive sul prodotto, sul suo utilizzo ed eventuali promozioni.

L’integrazione di tecnologie come IoP (Internet of Packaging)

IoT (Internet of Things), edge computing, cloud, intelligenza artificiale, migliora l’efficienza dell’intera catena del valore del packaging.

IoP (Internet of Packaging) e Internet of Things (IoT) raccolgono i dati, i sistemi 5G garantiscono connessioni costanti e alte velocità di upload e download, l’intelligenza artificiale, che si auto-alimenta, si corregge e si consolida, estrae ed elabora le informazioni facilitando il processo decisionale.

Il sistema deve essere dotato di misure di sicurezza informatica per proteggersi da hacker, phishing , furti e intercettazione passiva dei dati, interruzione distribuita del servizio causata dal tempestare di richieste il sistema, fino a renderlo irraggiungibile, clonazione e virus.

Il dover integrare soluzioni di imballaggio intelligenti con componenti informatiche basati su tecnologie obsolete ma ancora funzionanti, è uno degli ostacoli all’adozione diffusa di questi sistemi.

Altri ostacoli sono alti costi di applicazione di queste tecnologie agli imballaggi e talvolta difficoltà nel riciclo degli stessi.

La mancanza di standard universali e la necessità di disporre di personale specializzato in grado di implementare, monitorare e gestire il sistema, sono ulteriori barriere all’ingresso.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

L’Intelligenza artificiale aiuta il progettista a fondere gli imballaggi tradizionali con i miglioramenti digitali, creando manufatti visivamente sorprendenti e tecnologicamente avanzati con funzionalità interattive, tocchi personalizzanti o messaggi di sostenibilità. Il design dell’imballaggio rafforza così il proprio il ruolo di strumento di fidelizzazione al marchio.

I dati raccolti tramite Internet of Packaging possono essere utilizzati per la progettazione di nuovi imballaggi con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Gli obiettivi da raggiungere sono quelli già citati: miglioramento dell’esperienza utente declinata attraverso funzionalità, sicurezza, inviolabilità del contenitore, processabilità sulle linee di confezionamento, riduzione dell’impatto ambientale, monitoraggio in tempo reale lungo l’intera filiera.

Il punto di partenza sono i materiali compatibili con i prodotti e le linee di confezionamento, i dati che li contraddistinguono, il contesto socio – culturale dove il prodotto sarà distribuito, il grado di personalizzazione atteso negli acquisti presso il punto vendita o online.

In questo ultimo caso l’intelligenza artificiale, oltre a inviare messaggi al cliente, aiuta a creare etichette e confezioni “su misura” che rendono speciale l’unboxing potenziando la visibilità del marchio qualora il destinatario decidesse di condividere l’esperienza sui social.

Se abbinata a sensori sulle linee di produzione l’intelligenza artificiale può contribuire a rilevare difetti o contaminazioni durante il confezionamento. Emergono inoltre le grandi potenzialità del design generativo che consente ai progettisti di creare migliaia di alternative in modo rapido ed efficiente per poter scegliere le soluzioni migliori. Per esempio selezionando la migliore opzione che bilanci estetica, funzionalità e sostenibilità.

Altri algoritmi ottimizzano il layout dei prodotti nelle confezioni sfruttando al meglio lo spazio e riducendo gli sprechi di materiale.

L’intelligenza artificiale lavora anche sui processi di approvvigionamento: previsione della domanda, ottimizzazione degli inventari, gestione delle scorte di magazzino e nei processi logistici, riduzione delle emissioni associate al trasporto.

Il disporre non solo dei dati tecnici, ma anche dei dati relativi all’interazione tra contenitore e consumatore induce il progettista a ragionare su fattori che superano i confini fisici della confezione. Si ottengono così imballaggi che oltre a svolgere il loro abituale ruolo trasmettono un senso di esclusività e di connessione con il marchio.

Extended Color Gamut vs Spot Colour nella stampa del packaging

Il confronto tra il processo di stampa con colori spot e Extended Gamut sotto il profilo della variazione in stampa: utilizzando l’eptacromia (Extended Gamut) l’asse della tinta è suscettibile di maggiori variazioni. Questo è comprensibile in quanto il colore viene ottenuto con la sovrapposizione di più inchiostri. Nella foto un campione rosso e le sue variazioni in stampa con colore spot a sinistra e con Extended Gamut a destra. (Courtesy of Color Consulting and the FOGRA Color Management Symposium)

Il settore della stampa per il packaging è in continua evoluzione, spinto da esigenze di qualità elevata, sostenibilità e ottimizzazione dei costi. In questo contesto, l’adozione della tecnologia dell’Extended Color Gamut (ECG) in sostituzione dei colori spot rappresenta uno dei trend che da diversi anni interessa questo settore.

Che cos’è l’Extended Color Gamut in printing (ECG), anche definito Extended Gamut Printing (EGP)? L’ECG si basa sull’utilizzo di un set di inchiostri standard ampliato (tipicamente CMYK più arancio, verde e viola) per riprodurre una gamma cromatica più ampia, avvicinandosi a quella dei colori spot. Va detto subito che stampare con 7 colori di processo non è semplice: chi non è in grado di tenere sotto scrupoloso controllo tutte le fasi del processo di prestampa e stampa, tipicamente il processo CMYK, non deve approcciare questa tecnologia, sarebbe un fallimento annunciato. Questa tecnologia elimina o riduce significativamente la necessità di utilizzare inchiostri spot personalizzati. Di fatto si tratta di trasformare il processo di riproduzione in stampa eliminando quelle che vengono chiamate “le tinte piatte”, ossia inchiostri che vengono messi in macchina già miscelati nella tonalità da ottenere. Queste tinte vengono quindi riprodotte mediante la sovrapposizione di colori “di processo” utilizzando la tecnologia di halftoning (retinatura) tra 4 e fino a 7 colori. Questa metodica porta con sé tutte le implicazioni che la stampa con colori di processo (CMYK) determina: registro di stampa, riproduzione di una determinata curva TVI di stampa, stampa bagnato su bagnato con conseguente trapping di stampa, ecc.

Volendo approcciare la tecnica dell’ECG vanno considerati alcuni aspetti che contraddistinguono le due tecnologie. In linea teorica, uno stampatore che da sempre stampa in quadricromia, dovrebbe essere più “predisposto a questo salto”, perché più familiare con la gestione del processo di riproduzione basato su colori in sovrapposizione. Quindi uno stampatore che proviene dal mondo della stampa commerciale e che vuole aprirsi al mercato del packaging potrebbe trovare nell’extended color Gamut un passaggio “naturale”. Analizzerò per punti questo confronto, avvalendomi anche degli studi e l’esperienza sul campo di uno dei maggiori esperti a livello mondiale sulle tecnologie di color management in prestampa e stampa: Carlo Carnelli fondatore e titolare di Color Consulting.

Qualità cromatica e fedeltà dei colori

Naturalmente questo aspetto è un cardine su cui ruota tutto il processo decisionale. Tratteggiando una sintesi degli aspetti principali, rimandando agli approfondenti dei paragrafi successivi si può dire che, gli spot Colour sono ideali per garantire la massima fedeltà e consistenza di colori specifici, come quelli dei loghi aziendali o nelle grandi campiture di colore. La riproducibilità è precisa, ma richiede la miscelazione esterna degli inchiostri che comporta attrezzature e competenze specifiche. L’Extended Color Gamut può offrire una fedeltà cromatica elevata per la maggior parte dei colori, ma può avere difficoltà a riprodurre tonalità molto specifiche come certi che risultano fuori dal gamut cromatico, colori metallici, fluo o ad estrema saturazione.

Uniformità e stabilità dei processi

Questo è il punto forse più controverso del confronto tra le tecnologie. La cosa principale che si può dire è che la prestampa gioca un ruolo fondamentale per determinare la ripetibilità e stabilità dei processi. E non è la stessa per tutti i processi di stampa.

Sicuramente stampare un colore come tinta solida rappresenta un vantaggio in termini di riproducibilità del processo di stampa. E anche di ripetibilità se i componenti base della formulazione non cambiano, cosa che non è però sempre scontata. Ma per contro la correzione dei colori in macchina, benché non auspicabile e fonte di aggravio di costi, è una pratica comune. Grazie alle soluzioni hardware e software disponibili sul mercato per misurare il colore strumentalmente, calcolare e dosare la correzione, questa fase negli ultimi anni ha portato a notevoli ottimizzazioni in termini di tempo e risparmio di materie prime. Se parliamo poi di riproduzione dei colori spot come mezzetinte, ovvero come gradazioni tonali, la questione si complica, perché se non si linearizza ogni colore spot che si stampa, il risultato è abbastanza imprevedibile. Per questo aspetto aiuta la metodica descritta dalla norma ISO 20654:2017 (Graphic technology — Measurement and calculation of spot colour tone value), che fornisce la procedura e la formula matematica (CTV) per linearizzare un colore spot, allo scopo di ottenere una curva tonale definita (che nello specifico è una riproduzione lineare 50:50).

Nell’Extended Color Gamut c’è un prerequisito che non può essere bypassato e che alla base della possibilità di successo nell’utilizzo: l’accuratezza nel mantenere sotto controllo l’interno workflow. Se da un lato il fatto di operare sempre con i medesimi inchiostri rappresenta un elemento di stabilità, il controllo che bisogna garantire in prestampa e in stampa sulle variabili di processo è di capitale importanza. Se un’azienda non è in grado di mantenere in controllo la riproduzione in quadricromia (prestampa, riproduzione tonale sulle matrici di stampa, curve TVI di stampa) a maggior ragione non potrà mai garantire una ripetibilità e stabilità del risultato in eptacromia. La riproduzione in tonalità dei colori, essendo tutto il processo gestito come colori di processo, risulta però più prevedibile e se sotto controllo, ripetibile.

Efficienza produttiva

Dipende molto dalla tipologia di lavori, evidentemente ci sono lavori che per elezione trovano il massimo dell’efficienza se riprodotti con colori spot (es. pochi colori nell’artwork, assenza di parti fotografiche). In linea di principio, cioè astraendosi dalle tipicità di ogni produzione si può affermare tipicamente la tecnologia con spot color per ogni cambio di colore comporta tempi di fermo macchina per i lavaggi, sprechi di materiali per l’avviamento e l’eventuale fine tuning degli inchiostri e di conseguenza maggiori costi operativi. Minore flessibilità ne combinare lavori per sfruttare il formato della macchina, minore efficienza nel gestire le tirature brevi. In flessografia meno ottimizzazione nella gestione dei rulli anilox.

Extended Color Gamut riduce i cambi d’inchiostro e consente di stampare tirature multiple in un’unica sessione, ottimizzando i tempi e riducendo gli scarti. Ma, utilizzando sempre i medesimi 7 inchiostri, quando vi sono requisiti particolari del prodotto, come resistenze alla luce dei pigmenti, basso indice di metamerismo, possono evidenziarsi dei limiti. La gamma di pigmenti disponibile per la formulazione di colori spot offre una flessibilità maggiore nel garantire quei requisiti di resistenze citati, di cui che certi brand necessitano per la produzione dell’imballaggio.

Implicazioni sulle operazioni di prestampa

Entrambe le tecnologie richiedono delle lavorazioni aggiuntive rispetto ai normali flussi di lavoro in quadricromia.

Spot Colour. La prestampa richiede la preparazione di separazioni cromatiche specifiche per ogni lavoro, vale a dire che a partire dal file proveniente dal cliente o agenzia grafica, normalmente in CMYK + colori spot, oppure RGB + colori spot, oppure in sola quadricromia (molto frequentemente) il reparto deve decidere come separare e in quanti colori il lavoro in funzione della macchina da stampa che verrà utilizzata. Questo significa che gli elementi grafici verranno elaborati sia per quanto concerne il colore (spot o quadricromia) sia per quanto riguarda il trapping (sormonti). È richiesta molta esperienza degli operatori. Questa fase richiede tempi tendenzialmente più lunghi della normale attività di prestampa in quadricromia aumentando i costi.

Extended Color Gamut. Il massimo delle prestazioni si ha su lavori che vengono pensati fin dall’inizio per essere realizzati con questa tecnologia. Tipicamente partendo da un riferimento colore proveniente da libreria colore dedicata (es. extended gamut Pantone Guide). La separazione dei colori è più automatizzata e standardizzata grazie a software dedicati. I file provenienti dal cliente devono essere preferibilmente in RGB per quanto riguarda la parte fotografica, per sfruttare al massimo il gamut esteso dell’eptacromia. La complessità della generazione delle separazioni colore è ridotta e così anche i margini di errore. Ma vanno considerati alcuni limiti come ad esempio per la flessografia, la difficoltà di riproduzione dei punti minimi, che potrebbe determinare imprecisioni cromatiche nelle alte luci.

Impatto economico nella gestione degli inchiostri

Spot Colour: gli inchiostri spot devono essere formulati e miscelati a partire da basi fornite dal produttore di inchiostri. La formulazione e miscelazione è normalmente fatto internamente dall’azienda oppure dal produttore di inchiostri se l’azienda non è dotata di una cucina colore oppure quando quantità e riutilizzo dell’inchiostro lo rendono preferibile. Un aspetto economico non indifferente è la gestione degli avanzi e resi di produzioni, che se non ben riutilizzati o calcolati possono generare sprechi e costi aggiuntivi. In questo senso la cucina colore interna, deve essere accompagnata da software per la gestione dei resi di produzione che ottimizzi gli sprechi e contribuisca a rendere sostenibile la produzione.

L’Extended Color Gamut permette di ottimizzare l’uso degli inchiostri standard, riducendo il volume di inchiostri speciali circolante in azienda e i conseguenti costi variabili. Tuttavia, richiede un investimento iniziale in software e attrezzature specifiche per la generazione del file di stampa con le corrette separazioni colore. In macchina da stampa, sistemi di ottimizzazione dell’inchiostro in macchina (flexo), di controllo spettrofotometrico in-line closed-loop possono garantire il massimo della stabilità del processo.

PROPORRE L’EXTENDED COLOR GAMUT AI BRAND OWNER: SFIDE E VANTAGGI

Come presentare la Tecnologia Extended Color Gamut ai Brand Owner è un punto chiave nell’eventuale processo di adozione della tecnologia da parte dell’azienda di packaging. Tipicamente ogni cambiamento per un brand owner rappresenta una sfida che mette in gioco meccanismi molto delicati e complessi non sempre prevedibili (leggi aspetti di neuromarketing sul numero scorso della rivista all’interno dello “Speciale nobilitazione”). Quindi una refrattarietà di base al cambiamento deve essere messa in conto.

Alcune leve che possono orientare le scelte

•      Sostenibilità: Riduzione degli sprechi di inchiostro e materiali.

•      Riduzione dei Costi Operativi: Minori tempi di fermo macchina e scarti.

•      Flessibilità: Capacità di gestire più lavori contemporaneamente, adattandosi a piccole tirature o campagne promozionali.

Oggi vi sono esempi concreti di sperimentazioni di successo ottenuti con l’ECG, che sorprendono per qualità ottenuta, praticamente indistinguibile dal processo tradizionale, in rotocalco soprattutto. Questo ci ha riportato Esko Graphics, che ha collaborato in una recente applicazione italiana che ha dato risultati sorprendenti.

La questione del retino

Da quando la tecnologia ha fatto la sua comparsa, la visibilità più o meno accentuata del retino è sempre stata tra i principali ostativi verso questa scelta da parte del brand owner. Per una questione estetica ovviamente, prima ancora che tecnica. Ma lo studio condotto da Color Consulting e presentato al Fogra Color Management Symposium mostra cose interessanti sul piano della variazione in stampa del colore riprodotto con spot color e con ECG. Se sull’asse della luminosità e saturazione le due tecnologie si equivalgono in termini di variazione, sull’asse della tinta l’ECG è meno stabile. Questo è naturale dato che il colore è riprodotto con il concorso di più inchiostri in sovrapposizione. E le piccole variazioni nel trasferimento dell’inchiostro dovute alle variabili del processo di stampa del singolo inchiostro amplificano l’errore. Come pure le variazioni nel registro di sovrapposizione che inducono anch’esse variazioni nel colore. Sul versante della percezione del retino vengono invece in soccorso le moderne tecnologie di retinatura, con geometrie sempre più performanti e in grado di ridurre se non addirittura far scomparire alla vista i punti o eliminare gli indesiderati effetti di pattern.

Implicazioni dell’ECG

L’adozione della tecnologia dell’ECG si accompagna con la necessità di formazione del personale sulle applicazioni software specifiche per la generazione della prestampa e della conduzione della stampa. Questo implica di ampliare la familiarità con la lettura dei dati provenienti dalle letture degli strumenti, per la verifica delle condizioni di macchina rispetto alle curve TVI target, Le tecnologie per il color management in prestampa e stampa. Che si accompagna evidentemente al costo delle tecnologie software per implementare questi flussi di lavoro nel caso queste si affiancano a quelle tradizionali.

L’adozione dell’ECG richiede un adattamento delle operazioni di prestampa e delle attrezzature.

Bisogna acquisire una soluzione software per la separazione dei colori, che generi le separazioni ottimizzate per il gamut esteso. I principali player sul mercato che forniscono soluzioni per il color management e il workflow di prestampa hanno prodotti in grado di fare questa operazione.

Profilazione. È fondamentale creare profili ICC accurati per garantire una riproduzione cromatica consistente. Il sistema prestampa, formatura e stampa deve essere linearizzato e stabile. È un prerequisito irrinunciabile per poter creare profili colore precisi che corrispondano alle effettive prestazioni della macchina da stampa su quel supporto.

Anche in questo caso una preparazione specifica del personale è richiesta. Gli operatori devono essere formati per comprendere le differenze di approccio tra i processi tradizionali e quelli con gamut esteso.

Controllo dei processi produttivi nell’Extended Color Gamut

Un’azienda che decide di adottare l’ECG deve implementare un sistema rigoroso di controllo dei processi. Questo approccio si traduce in una calibrazione continua delle macchine da stampa per mantenere la coerenza cromatica. Per poter mettere in atto questo requisito è necessario avere un monitoraggio delle variabili: controllo preciso delle densità dell’inchiostro in stampa, temperatura e umidità durante la stampa, curve di stampa TVI, trapping di sovrapposizione degli inchiostri e registro di stampa. Le curve TVI giocano un ruolo determinante la qualità, l’accuratezza e ripetibilità del colore. Considerato che in molti casi le tolleranze sul colore hanno valori molto bassi (talvolta meno di 2 di delta E00), l’accuratezza della curva di stampa deve essere altrettanto precisa. I valori di tolleranza previsti dallo standard della serie ISO 12647 potrebbe non essere abbastanza per garantire il risultato.

A livello di prestampa l’utilizzo di strumenti di proofing digitali che siano in grado di simulare perfettamente le prestazioni della macchina da stampa sono uno strumento indispensabile.

Quale scegliere?

La scelta tra spot colour ed Extended Color Gamut dipende dalle esigenze specifiche della produzione e dei clienti. Mentre gli spot colour restano indispensabili per applicazioni al top della possibilità di fedeltà rispetto al riferimento o visivamente che abbiano un certo look&feel, con effetti cromatici particolari, l’ECG rappresenta una soluzione più sostenibile ed economica per una parte delle applicazioni di packaging e probabilmente destinata a guadagnare quote di mercato, come testimoniano sperimentazione recenti. Le esigenze del brand owner spesso precludono l’approccio in eptacromia, quando le tolleranze di deviazione e variazione sono particolarmente strette in termini di deltaH e indice di Metamerismo (MI). L’abbassarsi dei volumi medi di stampa e l’aumento del numero di commesse, assieme alla richiesta di prodotti più economici e sostenibili potrà costituirà la spinta perla diffusione dell’Extended Gamut Printing.

Dove va la stampa commerciale?

Il settore della stampa commerciale promozionale sta attraversando una fase di profonda trasformazione, spinta dall’evoluzione tecnologica, dai cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e dalle nuove esigenze del mercato.

Gli stampatori italiani ormai da tempo si trovano di fronte a opportunità che richiedono un ripensamento delle strategie e un adattamento ai nuovi trend. Il tessuto produttivo italiano è caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del settore della stampa che servono altrettante PMI manifatturiere e di servizi molto più diffuse altrettanto centrali. Se le prime possono vantare un know-how consolidato e una storicità che garantisce solidità, le seconde sono ancora lontane dallo strutturarsi per cogliere appieno le opportunità che la comunicazione stampata può offrire e sono poco propense a fare investimenti in tal senso, anche se ne sentono la necessità. Sono ancora le agenzie e i grandi clienti a fare da traino e da guida per questo tipo di iniziative a cui poi spesso si mettono in scia mano a mano tutti i player. E in un momento storico dove i dati indicano che l’appeal della comunicazione stampata sta crescendo sia per scarto generazionale e sia per una riscoperta della touch&fell, diventa fondamentale capire come muoversi.

Quali scenari per il settore della stampa commerciale

Le aziende di stampa italiane hanno da sempre il riconoscimento di saper coniugare qualità e creatività. Queste caratteristiche che hanno sempre accompagnato la produzione stampata nostrana oggi è necessario disegnarla sulle esigenze dei clienti. In prima istanza, e non smetteremo mai di ripeterlo, bisogna fissare i processi e i numeri che definiscono la qualità perché è solo in questo modo che è possibile dare libero sfogo alla creatività, alla flessibilità alla adattabilità che uno stampatore può dare per supportare la crescita e le richieste di un cliente. La qualità è fatta da numeri e indicatori oggettivi che consentono a tutte le figure professionali di muoversi con sicurezza e indipendenza nei processi produttivi e per questo garantire sempre un ottimo risultato. La ricerca di soluzioni creative su materiali, inchiostri, finiture, abbellimenti, allestimenti parte da questa certezza che permette in ogni momento di avere un punto di partenza solido.

Questo dovrebbe permettere anche di lavorare in modo sistematico e programmato sulla riduzione di alcune distanze che stanno rendendo difficile e piatta l’offerta e la domanda. La digitalizzazione e automazione dei processi produttivi è una strada necessaria sia per aumentare l’efficienza (e la flessibilità) sia per poter lavorare con una gestione dei tempi controllata, a cui deve essere affiancato un mix di tecnologie di produzione o di partnership forti per gestire in modo unitario richieste differenti di tirature, formati, prodotti. Perché il mercato del retail, della comunicazione in punto vendita e anche quello della comunicazione B2B richiedono di poter fare una personalizzazione continua localizzata e temporizzata della comunicazione e dei materiali collegati, che passi dal mondo digitale dei social media al mondo fisico del contatto umano in una integrazione e interscambi continuo.

Una delle aree di sviluppo che, ad esempio, hanno ancora una bassa offerta in termini proposta organica è la tematica della sostenibilità che è diventa un “must” di ogni tipo di comunicazione e che giunge distorta sulle nuove generazioni. Da una recente indagine fatta tra studenti di scuole superiori e ITS risulta che molti percepiscono la stampa come non “sostenibile” in generale perché associano il consumo di carta all’abbattimento di alberi. Questa percezione da parte dei futuri fruitori e committenti dimostra che c’è ancora un grosso lavoro da fare da parte delle associazioni di categoria ma al tempo stesso fa capire che la proposta di sostenibilità non si può limitare a FSC o PFEC bensì a una vera proposta di filiera che diventi strumento di comunicazione per il cliente. Tutti sono ingaggiati in questo ambito e quindi si tratta di raccogliere le informazioni e fare delle proposte creative in tal senso.

Quali strategie adottare?

Sfide e opportunità si colgono con il tempismo nelle decisioni e con una programmazione di crescita che permette di cogliere e metterle in campo. Lungi dall’avere una bacchetta magica abbiamo sicuramente delle linee di tendenza da esplorare che possono costruire la base di un piano strategico.

•               Investire nella digitalizzazione: investire in nuove tecnologie digitali vuol dire sia in termini di macchinari sia in termini di processo. La scelta va compiuta considerando l’obbiettivo che ci si è dato di crescita, ascoltando quello che chiedono i clienti attuali e quelli potenziali. L’offerta è ampia sia per valore sia per tipologia.

•               Puntare sulla specializzazione: la specializzazione in nicchie di mercato ad alto valore aggiunto può consentire di differenziarsi dalla concorrenza e di offrire servizi a valore aggiunto. Percorrere questa scelta richiede un investimento in crescita del know-how e scambio continuo con fornitori e clienti per cogliere le esigenze più specifiche e trovare per tempo soluzioni innovative.

•               Sviluppare partnership strategiche: la collaborazione strategica è qualcosa di innato nell’evoluzione della specie e quindi potrebbe essere la scelta più immediata da compiere. Possono essere di due tipi e in ogni caso richiedono, per essere davvero efficaci, di una costante attività di scambio di informazioni e di condivisione degli obbiettivi. La partnership di filiera consente di poter proporre prodotti ai clienti completi, con referenti unici per la commessa e con una certezza di tempi e costi che fa comprendere al cliente la forza della proposta. La partnership cliente – fornitore richiede un ascolto attivo e costante, una capacità di ricerca del miglioramento dei processi per un reciproco profitto ed un rafforzamento continuo del patto produttivo.

•               Investire nella formazione: le tecnologie continuano ad evolversi, i processi si automatizzano, ma servono continuamente figure ad alta professionalità che sappiano come istruire i processi e come valutare le scelte tecnologiche e produttive. Solide basi, cultura della qualità e dell’ottimizzazione, capacita di riportare e di condividere sono le capacità trasversali necessarie oltre a quelle propriamente specialisti che su cui investire.

•               Adottare pratiche sostenibili: l’adozione di pratiche di produzione sostenibili e l’utilizzo di materiali ecocompatibili possono consentire di costruire una proposta alternativa e forte per le esigenze dei brand e dei clienti che devono confrontarsi quotidianamente su questo territorio.

Concludendo, la stampa commerciale continua a essere un motore essenziale della comunicazione commerciale confortandosi continuamente con una evoluzione tecnologica continua, una crescente attenzione alla sostenibilità e alla personalizzazione che richiedono uno sforzo di comprensione delle esigenze. È arrivato il momento per gli stampatori di considerare l’inserimento di nuove figure professionali, magari lontane dalla produzione di stampa ma più vicine alle esigenze dei clienti e quindi in grado di tradurle nel mondo della stampa. Serve ancora una volta un patto associativo tra stampatori, scuole e associazioni per guidare queste scelte e formare queste figure. Sono situazioni cicliche, come quando arrivò l’informatica, la stampa digitale, l’online, e come allora è sarà capacità di adattarsi che continuerà a far prosperare.

Da Automation Address la nuova etichettatrice Herma Eco

Herma Eco, commercializzata in Italia da Automation Address, è la nuova etichettatrice entry level della famiglia Herma, pensata per applicazioni semplici senza compromettere qualità, affidabilità e precisione.

Disponibile in versione destra o sinistra, raggiunge velocità fino a 30 m/min con etichette larghe fino a 160 mm. Facile da usare, può essere controllata tramite il pannello o PLC. La macchina è dotata di funzioni avanzate, come un encoder master per sincronizzare la velocità del prodotto e dell’etichettatura e opzioni di aggiornamento del firmware. L’encoder master garantisce precisione anche con variazioni di velocità, sincronizzando l’alimentazione delle etichette alla velocità del nastro trasportatore.

Herma Eco è equipaggiata con fotocellula a forcella o sensore FS03 per una scansione affidabile delle etichette e una porta mini-USB per aggiornamenti del firmware.

Una soluzione versatile e di alta qualità, che incarna l’eccellenza della tecnologia “Made in Germany”.

Con oltre 30 anni di esperienza sul campo, Automation Address è il rivenditore esclusivo per il territorio italiano delle etichettatrici industriali Herma, che garantisce assistenza su tutto il territorio grazie alla sua struttura che conta tecnici altamente qualificati e costantemente formati per essere capaci di risolvere le problematiche sul campo o con assistenza telefonica.

PRX e PQX: nuovi standard per la qualità nella stampa

Gli standard ISO 20616-1 (PRX) e ISO 20616-2 (PQX) digitalizzano il controllo qualità nella stampa, migliorando efficienza e trasparenza. PRX definisce i requisiti, PQX standardizza le valutazioni, riducendo errori e costi.

di Dario Zannini

Per anni, il processo per garantire la qualità e l’accuratezza dei risultati di stampa si è basato in larga misura su campioni fisici: anche oggi, nella sua forma più basilare, c’è qualcuno che realizza prove colore e mock-up per simulare l’aspetto che dovrà avere il prodotto finale.

Nel mondo della stampa commerciale e del packaging, garantire i clori e in generale la qualità è una sfida diffusa e comune, ma allo stesso tempo anche complessa e non priva di trappole: soprattutto per i grandi brand che operano su scala globale, ma anche per i clienti più piccoli che hanno la stessa esigenza di qualità, ed infine per gli stampatori.

La poca diffusione di standard condivisi per lo scambio di dati tra acquirenti e fornitori ha tradizionalmente portato a processi frammentati e, in molti casi, a costi non trascurabili; con l’introduzione degli standard ISO 20616-1 (PRX) e ISO 20616-2 (PQX), il settore si orienta verso una gestione digitale integrata della qualità di stampa, che promette di aumentare l’efficienza operativa e di ridurre le possibilità di errori e incomprensioni.

Il problema: frammentazione e inefficienza

In generale, gli acquirenti di servizi di stampa hanno sempre lottato per monitorare la qualità dei prodotti richiesti, chi fornendo a monte delle prove colore, chi mandando delegati a supervisionare la stampa.

Dall’altra parte, ogni stampatore utilizzava strumenti di riferimento e misurazione diversi, anche incompatibili fra loro, rendendo difficile un’analisi centralizzata dei risultati da parte delle figure di controllo.

Questo scenario ha aumentato nel tempo i costi operativi, riducendo la trasparenza, e spesso ostacolando l’uniformità dei risultati, specialmente in contesti multi-fornitore.

Storicamente, il controllo qualità si basava su prove di stampa e campioni fisici, un processo lento ed esoso; oggi, con l’avvento di tecnologie digitali (es. librerie cromatiche virtuali e strumenti di analisi) settori come il packaging provano a migliorare precisione ed efficienza. Nonostante ciò, la proliferazione di soluzioni software proprietarie ha creato nuovi ostacoli: formati incompatibili, duplicazione dei dati, difficoltà di integrazione.

È qui che PRX e PQX intervengono, offrendo un linguaggio comune per l’intera filiera.

ISO 20616, PRX e PQX

Un’iniziativa di Idea Alliance e Brand Owner Council, partita nel 2015 per snellire ed agevolare le comunicazioni tra committenti e stampatori, è scaturita in una nuova norma ISO (attualmente in vigore) con l’obiettivo di creare uno standard che consenta ai fornitori di stampa di comunicare in modo uniforme e chiaro la qualità dei loro prodotti ai clienti.

Tramite ciò che secondo me è il proverbiale uovo di Colombo, PRX/PQX definiscono un formato di file con cui poter stabilire un modo condiviso per comunicare le caratteristiche della qualità di stampa in tutta la catena di fornitura, tra brand e fornitori e viceversa.

Il PRX (Print Requirements Exchange), definito nello standard ISO 20616-1, rappresenta un sistema che consente ai clienti di trasmettere in maniera univoca i requisiti qualitativi richiesti a fornitori e stampatori. Più che un semplice ordine di produzione, esso si configura come una vera e propria linea guida in cui vengono specificati, ad esempio, i riferimenti cromatici, le metriche per l’analisi e i requisiti di conformità. Grazie a questo approccio, i clienti hanno la possibilità di stabilire aspettative chiare e condivise, riducendo così il rischio di malintesi durante il processo di produzione.

Parallelamente, il PQX (Print Quality Exchange), disciplinato dallo standard ISO 20616-2, si occupa di standardizzare la risposta fornita dagli stampatori. Questo formato si caratterizza per la trasmissione dei dati grezzi relativi alla produzione, escludendo deliberatamente l’inclusione di tolleranze o valutazioni soggettive. In particolare, il PQX supporta sia dati spettrali che non spettrali, integrando il formato CxF per il colore, e permette ai destinatari di applicare autonomamente i criteri di accettabilità. In questo modo, risulta più semplice confrontare le prestazioni di diversi fornitori attraverso l’utilizzo di metriche uniformi.

Vantaggi per marchi e fornitori

Per i marchi, la possibilità di definire requisiti chiari e universalmente comprensibili si traduce in una maggiore libertà nel coinvolgere più fornitori, anche geograficamente distanti, all’interno dei propri programmi di qualità; questo non solo amplia le opzioni produttive, ma incentiva una sana competizione, che scaturisce in una qualità crescente.

Dal lato dei fornitori, la riduzione degli errori interpretativi e la possibilità di rispondere con dati oggettivi e confrontabili agevolano l’accesso a nuovi clienti, semplificano l’iter di produzione e controllo interno, e portano crescita tramite un’ottemperanza controllata.

La trasparenza generata da questi formati standardizzati costruisce un ponte di fiducia: i brand possono verificare la conformità in tempo reale, mentre gli stampatori dimostrano, attraverso metriche inequivocabili, di meritare l’approvazione dei committenti.

Inoltre, l’integrazione con strumenti digitali legati all’Industria 4.0 – come piattaforme di automazione e sistemi di analisi – trasforma ciò che un tempo era un processo statico in un flusso dinamico, dove i dati diventano strategici per ottimizzare produzione, ridurre sprechi e anticipare criticità: un circolo virtuoso che unisce innovazione, efficienza e collaborazione.

Sfide e prospettive

Le soluzioni PRX e PQX rappresentano un passo importante verso l’innovazione nel settore della stampa, anche se, al momento, si limitano a definire formati di file e non processi operativi completi; il loro futuro successo dipenderà in gran parte dalla diffusione e dall’adozione su larga scala, seguendo un percorso simile a quello intrapreso da standard precedenti come il CxF, che è riuscito a diventare un riferimento.

Guardando al futuro, è possibile immaginare che i vari fornitori di tecnologie svilupperanno soluzioni sempre più standardizzate e compatibili, creando un ecosistema aperto in cui le diverse piattaforme potranno comunicare e collaborare senza ostacoli; con l’evoluzione degli standard, si prevede anche l’introduzione di nuove funzionalità, come metriche avanzate per analizzare ulteriori dati e criteri di valutazione più sofisticati, che arricchiranno ulteriormente l’offerta tecnologica disponibile.

In conclusione, standard come l’ISO 20616, insieme a PRX e PQX, non possono essere considerati semplici protocolli tecnici, ma veri e propri pilastri per una filiera della stampa più trasparente, competitiva e all’avanguardia. Per i marchi e i professionisti del settore, abbracciare questi standard significa non solo ottimizzare l’uso delle risorse, ma anche instaurare collaborazioni solide e proficue, indispensabili in un mercato sempre più orientato verso la produttività e l’eccellenza.

PRX/PQX: Standard ISO per lo scambio di requisiti di qualità di stampa (PRX) e valutazioni di qualità di stampa (PQX). Sono basati su XML e consentono una comunicazione chiara e non ambigua delle specifiche di stampa, inclusi i colori del marchio (tramite CxF). PRX permette di specificare anche requisiti come la resistenza agli agenti atmosferici e alla luce. PQX, invece, permette lo scambio di valutazioni della qualità da parte dello stampatore all’acquirente

Stampa commerciale: quale futuro nell’era digitale

Nel panorama della comunicazione commerciale, la stampa mantiene un ruolo centrale, nonostante la crescente digitalizzazione. Il volantino cartaceo resta il mezzo più efficace per raggiungere i consumatori, affiancato da strumenti digitali come il QR code, mentre il packaging diventa sempre più veicolo di messaggi e valori. Tuttavia, il futuro potrebbe vedere una riduzione della stampa a favore del “retail media” e di strategie più mirate.

Cristina Lazzati, direttrice di riviste del mondo retail ed esperta del settore, ci guida tra le tendenze attuali e le prospettive della comunicazione stampata nel mercato.

Una parte consistente di ciò che quotidianamente vediamo e leggiamo – più o meno distrattamente – è costituita da stampati informativi e commerciali di vario genere, come volantini, manifesti, locandine, cataloghi, brochure. Mezzi di comunicazione che, come consumatori, possiamo considerare marginalmente, ma che in realtà sono molto efficaci nell’orientare e accompagnare le nostre abitudini di spesa.

Siamo nel campo della cosiddetta “stampa commerciale”, un mezzo indispensabile per le aziende produttrici e i distributori per comunicare con il mercato finale.

Abbiamo chiesto a Cristina Lazzati, direttrice delle riviste Mark UP, Gdoweek e Fresh Point Magazine di Tecniche Nuove, ed esperta del settore, di aiutarci a delineare il panorama della comunicazione commerciale, indagando il motivo del successo di alcuni canali rispetto ad altri e di delineare quali potrebbero essere le strategie delle aziende per i prossimi anni.

Il fascino della carta

Entrando nel multiforme mondo della comunicazione commerciale, il primo passo da compiere è capire lo stato dell’arte del comparto e quale ruolo ricopra oggi la stampa commerciale. Circondati da strumenti che ci immergono quotidianamente in realtà virtuali perennemente connesse al mondo, verrebbe da dire che il digitale sia imperante, ma la verità è un’altra e il primo dato che Lazzati fornisce non può che stupire. «Il volantino si conferma il mezzo più semplice per arrivare al mercato finale, capace di raggiungere un pubblico molto vasto, ed è al contempo anche il mezzo preferito dal consumatore». Tanto che «i volantini costituiscono il 90% della comunicazione stampata e peraltro, ad oggi, rappresentano l’investimento di marketing più importante della distribuzione» racconta la direttrice. Va da sé che anche la stampa, in questo ambito, mantiene un ruolo chiave.

Inoltre «il tema della sostenibilità non è irrilevante per il volantino cartaceo e da tempo l’industry si è attrezzata con volantini in carta riciclata e inchiostri ecologici».

Ovviamente, nel mondo della comunicazione commerciale, la digitalizzazione già esiste e permette una comunicazione più mirata sul singolo consumatore, meno costosa e anche più facile da adeguare, in termini tanto di prezzi quanto di differenziazione: un volantino digitale può cambiare da zona a zona, in base alle offerte del singolo punto di vendita, ed essere facilmente aggiornato automaticamente da remoto. Tuttavia, lo sviluppo e la diffusione della digitalizzazione sono ancora in itinere, almeno in Italia. «L’obiettivo del settore è di arrivare al cliente con una comunicazione digitale molto più personalizzata, ma per questo è necessario riorganizzare l’enorme mole di informazioni che i retailer posseggono, che esige uno studio accurato della propria clientela, attraverso specifiche soluzioni CRM (customer relationship management)».

Accanto a questa comunicazione, esiste poi anche «la cartellonistica all’interno dei punti di vendita, con i cartelloni e le grandi comunicazioni aeree. Anche in questo caso, le scelte variano da strumenti in carta e cartone, a strumenti digitali come i video».

La strategia del brand

La scelta della comunicazione però non è motivata esclusivamente da una questione di investimento, spesso è influenzata da una precisa scelta di posizionamento strategico del punto di vendita o del reparto all’interno di uno stesso punto di vendita. Si passa dalla digitalizzazione spinta, con il ricorso a video che, in un dato reparto, possono mostrare le pratiche di pesca, allevamento o coltivazione, a reparti che ricreando un’ambientazione da mercato, con banchi serviti e prodotti freschi. In questi casi si predilige la comunicazione stampata cartacea, a volte persino utilizzando la carta del classico sacchetto del pane, su cui sono riportate informazioni o messaggi invitanti, come fossero scritti a mano.

Nel mezzo tra questi due estremi – spiega Lazzati – vi sono poi le più classiche comunicazioni aeree del punto di vendita, in cui è riportato l’elenco delle referenze che il consumatore può trovare nel dato reparto, ma anche le grandi fotografie che in alcune catene rappresentano il fornitore: la cascina che fornisce un certo tipo di prodotti a chilometro zero o ancora la gigantografia dell’agricoltore che consiglia i propri prodotti. In altri casi, invece, vi sono poi le immagini legate specificatamente alla comunicazione e al branding. In ultimo – non certo per importanza – c’è tutto il mondo del packaging e della comunicazione commerciale che viaggia attraverso questo canale. «È quindi una questione anche di posizionamento» sottolinea Lazzati.

La comunicazione nel packaging

Proprio in riferimento all’imballaggio, è interessante notare come i mondi del packaging e della comunicazione commerciale si intreccino. L’imballaggio non è più solo uno strumento che serve per conservare, trasportare e proteggere, ma diventa esso stesso mezzo di comunicazione e quindi utilizzato dalle aziende a questo scopo, anche per veicolare messaggi specifici. Non solo, «tornando al tema della sostenibilità» aggiunge la direttrice «l’attenzione al prodotto sostenibile, in molti casi, parte proprio dal packaging. Il consumatore spesso sceglie un prodotto piuttosto che un altro in considerazione della sua sostenibilità; e gli italiani sono molto attenti a questo aspetto, per quanto in questo periodo storico la variabile prezzo sia particolarmente importante. Anche in questo ambito la carta sta avendo un nuovo boom, supportato dalla ricerca e innovazione che si sta facendo in questo campo, per creare tipologie di packaging in grado, pur essendo in carta, di aumentare la shelf life ovvero la vita del prodotto da quando esce dalla produzione a quando arriva nel carrello del consumatore. Un aspetto di valore anche agli occhi della distribuzione, in quanto limita di molto i prodotti da buttare, quindi lo spreco». La carta e il cartone si riconfermano, quindi, i materiali su cui al momento la distribuzione pone maggiore attenzione anche per il packaging.

QR code: tra stampa e digitale

Un altro aspetto interessante della comunicazione commerciale è l’integrazione tra packaging e digitale, resa possibile proprio dalla stampa. E il mezzo per attuare questa integrazione è il QR code. Si tratta di una soluzione molto utilizzata nella comunicazione commerciale per fornire maggiori informazioni sul prodotto in vendita, spiega Lazzati. Non solo «alcuni retailer utilizzano il QR code anche per il prezzo, in combinazione, ancora una volta, al volantino». Il codice bidimensionale a matrice permette di risolvere uno dei maggiori problemi dovuti al ricorso al volantino ovvero l’impossibilità di modificare ciò che ormai è stato stampato. «Il QR code consente di adeguare il prezzo dell’offerta che il punto di vendita applica a determinati prodotti, in base alle referenze e ai tempi». Si pensi, spiega la direttrice, alle catene della grande distribuzione organizzata (GDO) che hanno punti vendita di differenti dimensioni, dai grandi ipermercati ai piccoli market cittadini. Ovviamente questi esercizi hanno costi di gestione molto diversi tra loro – determinati da vari fattori, dalle modalità alle tempistiche di rifornimento, fino ai costi degli affitti – che influenzano inevitabilmente la possibilità di proporre le medesime offerte sui prodotti. Il codice bidimensionale consente di gestire, anche sul volantino stampato, proprio questa differenziazione tra i punti vendita. «Il QR code, quindi, potendo essere gestito digitalmente, permette di sfruttare le enormi potenzialità del volantino cartaceo, mantenendo le capacità di aggiornamento del digitale».

Il futuro della comunicazione stampata

In questo mix comunicativo tra stampa e digitale in cui i due piani al momento si intrecciano e lo fanno in maniera anche molto efficace, ci si chiede come evolverà il ruolo della stampa commerciale. Certamente è destinato a ridursi, sottolinea Lazzati, «il volantino cartaceo per ora in Italia continuerà ad esistere, ma andrà via via riducendosi man mano che i retailer – tanto la GDO quanto le grandi catene non-food – andranno sempre più a concentrarsi e a raffinare le proprie politiche CRM. A quel punto, anche gli investimenti si sposteranno». Il tema, spiega la direttrice, è inerente a una questione di guadagno. «Ad oggi, da una parte si ha l’opportunità rappresentata dai “retail media” – canali sulla rete media di un retailer in cui i brand inseriscono a pagamento i propri contenuti – che è però ancora poco sviluppata in Italia, a differenza di quanto accade all’estero. D’altra parte il volantino è un mezzo che lega – anche finanziariamente – aziende e retailer, vedremo se nel futuro questi investimenti andranno a spostarsi sui retail media o rimarranno ancorati al volantino».

Il valore del brand

Intanto si sta assistendo a un’evoluzione anche in Italia. «In passato la distribuzione produceva molti più stampati, come giornali o house organ, ma anche in questo senso si sta andando sempre più verso una riduzione della carta stampata e una maggiore attenzione a ciò che si stampa» prosegue Lazzati. «Per cui è ipotizzabile che dalla massificazione del volantino ci si sposterà su un suo utilizzo non più solo come mero strumento di promozioni, bensì come mezzo attraverso il quale comunicare i valori del brand, che identificano il marchio e con i quali si fidelizza il cliente». Vi rientra, spiega la direttrice, tutta la linea delle marche del distributore che, anche nel nostro Paese, interessa ormai quasi un terzo degli investimenti e ha ancora un buon margine di crescita. «In generale, quindi, la comunicazione dell’insegna si sposterà verso questo aspetto ed è probabile che, in parte, si ritornerà anche a fare delle comunicazioni su materiali più di pregio. Un approccio quindi che da tattico – qual è ad oggi il volantino – potrebbe diventare strategico, trasformando gli investimenti in qualcosa di più qualitativo e di meno massificato. E anche la carta stampata potrebbe tornare a essere, come succedeva in passato, un oggetto che il consumatore addirittura compra». Il consumatore, del resto, va conquistato e il prezzo può riuscire a farlo solo in parte.

Ci sono anche altre opportunità che, nel mondo della distribuzione, la stampa commerciale potrebbe sfruttare in futuro, per esempio realizzando nuovi tipi di espositori, facendoli diventare parte del messaggio o del valore comunicato. «Lo si vede soprattutto nel non-food» dice ancora Lazzati, «in particolare laddove si parla di sostenibilità, grazie al ricorso a materiali che sono più vicini a questi temi, come il legno o il cartone». Gli espositori diventano così mezzo essi stessi per raccontare la sostenibilità. «Per la distribuzione, migliorare questi aspetti potrebbe essere un’opportunità», coinvolgendo anche la comunicazione commerciale stampata.

In definitiva, al momento, almeno in Italia, il volantino resta il grande protagonista della comunicazione commerciale stampata, sul quale converge un duplice guadagno per i distributori: da una parte gli introiti dovuti a promozioni ed offerte, dall’altra gli investimenti dell’industria produttrice, che ha in questo strumento la voce di costo più alta del proprio marketing. «Solo il retail media potrebbe essere concorrenziale al volantino, garantendo maggiore marginalità. Resta però la necessità di un’attività di digitalizzazione che nei fatti, ad oggi, risulta ancora molto complicata».

Epson, due nuove stampanti SureColor P

Epson lancia due nuove linee di stampanti fotografiche: SureColor P7300 (24 pollici) e P9300 (44 pollici), progettate per soddisfare le esigenze di diversi settori: fotografia, prove colore, grafica, comunicazione visiva, fine art. Questi modelli si aggiungono a SureColor P5300 da 17 pollici completando la gamma di stampanti fotografiche di alta qualità progettate per soddisfare le esigenze dei fotografi professionisti.

SureColor P7300 e P9300 sostituiscono le affermate P6000 e P8000 e presentano importanti aggiornamenti, tra cui una maggiore velocità di stampa e l’innovativa testina di stampa Epson PrecisionCore da 2,64 pollici, che garantisce una qualità dell’immagine eccezionale. I nuovi modelli integrano un innovativo set di inchiostri UltraChrome PRO10 a 10 colori, disponibili in cartucce da 350 e 700 ml che, grazie alla presenza del viola e della tecnologia Black Enhance Overcoat, migliora la gamma cromatica e la densità del nero producendo stampe con neri più profondi e contrasto migliorato. Non solo: l’inclusione di ugelli PK/MK dedicati e la straordinaria risoluzione di 2.400×1.200 dpi aumentano la produttività riducendo al minimo i tempi di fermo, garantendo un funzionamento efficiente.

“Siamo orgogliosi – afferma Renato Sangalli, Head of Sales C&I Printing di Epson Italia – di presentare SureColor P9300 e P7300. Si tratta di stampanti caratterizzate da qualità, produttività ed efficienza senza precedenti per una vasta gamma di professionisti della fotografia e del fine art. Con il loro annuncio offriamo una gamma completa di stampanti fotografiche professionali a 10 colori, incluso il viola, consentendo di produrre immagini e prove colore sorprendenti per soddisfare gli standard più elevati.”

I due nuovi modelli sono dotati anche di un nuovo display LCD da 4,3 pollici da 4,3 pollici per una facilità di utilizzo che semplifica la navigazione e di una struttura antipolvere per impedire l’ingresso di sporcizia. Epson Media Installer, Epson Cloud Solution PORT per il monitoraggio remoto, un adattatore per rotolo senza perno e una meccanica accessibile frontalmente per una facile manutenzione sono alcuni dei miglioramenti apportati all’usabilità, mentre soluzioni software complete come Epson Edge Print PRO RIP e la compatibilità con software RIP di terze parti facilitano flussi professionali di lavoro di stampa senza interruzioni.

 

Konica Minolta, soluzioni per la stampa digitale ad alta produzione

Konica Minolta presenta la nuova serie di macchine da stampa AccurioPress, composta dai modelli C14010/S e C12010/S. Questi sistemi sono progettati per rispondere alle esigenze di stampa ad alta produzione, combinando velocità, qualità e versatilità.

Prestazioni elevate

I modelli AccurioPress C14010/S e C12010/S offrono velocità di stampa fino a 140 e 120 pagine A4 al minuto (ppm), rispettivamente, e sono in grado di gestire una vasta gamma di supporti, inclusi materiali di bassa e alta grammatura (fino a 450 gsm), buste, carta goffrata e adesiva. Il modello “S” include anche la possibilità di utilizzare il 5° colore, come il bianco, aprendo nuove possibilità per applicazioni creative.

Automazione ed efficienza 

Una delle principali caratteristiche della serie AccurioPress è l’adozione di sensori multimediali intelligenti. Questi sensori permettono di identificare automaticamente il tipo di carta, la grammatura e il formato, ottimizzando le impostazioni di stampa senza necessità di intervento manuale. La serie supporta anche la stampa di fogli banner fino a 1300 mm e la stampa fronte/retro automatica fino a 900 mm, aumentando la flessibilità nella gestione di lavori complessi come pieghevoli e copertine.

Tecnologia per ottimizzare i processi 

Le nuove unità di ottimizzazione come l’IQ-601, che include uno spettrofotometro in linea, e i sensori IM-104 e IM-105, contribuiscono a garantire qualità costante nel tempo, riducendo la necessità di interventi manuali. L’IQ-601 regola automaticamente il posizionamento dell’immagine per evitare errori di allineamento fronte/retro, ottimizzando la qualità della stampa e riducendo gli sprechi.

Una soluzione per la trasformazione digitale

La serie AccurioPress C14010/S si inserisce nella continua evoluzione della stampa digitale, rispondendo alle necessità delle aziende che puntano sulla trasformazione digitale. L’affidabilità e la produttività elevate dei nuovi modelli rappresentano una risorsa importante per i clienti del settore della stampa, dalle grandi aziende alle imprese di arti grafiche.

Secondo Karl Friedrich Edenhuizen, Senior Product Manager Professional Printing di Konica Minolta Business Solutions Europe, “AccurioPress C14010/S e C12010/S semplificano il passaggio alla stampa digitale per i nostri clienti, grazie a una tecnologia avanzata che ottimizza i processi e riduce gli sprechi.”

Marco Rossi, Product Manager della divisione Production Printing di Konica Minolta Italia, aggiunge: “Con questa nuova serie, Konica Minolta punta a offrire maggiore automazione ed efficienza, consentendo ai clienti di esplorare nuove opportunità nel business della stampa. Il lancio in Italia è previsto per la primavera del 2025.”