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Heidelberg acquisisce i diritti del marchio e la tecnologia di Polar Mohr

Heidelberg ha annunciato di aver siglato un accordo per l’acquisizione dei diritti tecnologici, della proprietà intellettuale e del marchio di Polar Mohr, storico partner nella post-produzione. L’operazione rappresenta un importante passo strategico per Heidelberg nel suo percorso di crescita come system integrator nel settore del packaging e delle etichette.

Con il completamento della transazione, previsto nelle prossime settimane, Heidelberg otterrà l’esclusiva mondiale per le attività di vendita, marketing e assistenza dei prodotti postpress firmati Polar Mohr. Questo rafforzerà la posizione dell’azienda nei mercati in espansione di Asia, America Latina e Medio Oriente.

“Heidelberg punta a una crescita mirata tramite acquisizioni in segmenti di mercato attraenti,” ha dichiarato Jürgen Otto, Ceo di Heidelberg. “Questa operazione consolida la nostra offerta come fornitore completo per i clienti del settore packaging ed etichette, coprendo l’intera catena del valore in modo integrato e automatizzato”.

L’offerta Heidelberg nella post-produzione comprende soluzioni integrate e automatizzate che spaziano dal caricamento al taglio, dalla fustellatura alla fasciatura, rispondendo alle crescenti esigenze di produttività nella stampa di imballaggi ed etichette. Tra i sistemi di punta figurano la POLAR LabelSystem DC-12 RAPID, per la produzione in linea automatizzata e non presidiata di etichette tagliate e fascettate, e POLAR AirGo Jog, per l’allineamento automatico dei fogli prima del taglio.

Kyocera TASKalfa Pro 15000c: tutta la potenza della stampa in bobina dentro una macchina a foglio

Kyocera TASKalfa Pro 15000c installata in un reparto stampa professionale, con unità inkjet a foglio e finitura inline, in un ambiente luminoso con piante e ampie finestre

Chi opera nel settore della stampa sa che il panorama attuale richiede ben più della semplice scelta tra offset e digitale. Con margini sempre più ridotti, tirature in calo e una crescente domanda di flessibilità, rapidità e sostenibilità, il sistema Kyocera TASKalfa Pro 15000c emerge come una svolta concreta.

Rappresenta una “terza via” tecnologica capace di spostare volumi significativi dall’offset e dal digitale a toner, garantendo efficienza, costi operativi contenuti e un’elevata qualità su supporti diversificati, anche senza primer, il tutto con una stabilità costante in produzione.

Perché scegliere Kyocera TASKalfa Pro 15000c

Kyocera TASKalfa Pro 15000c non è una semplice alternativa, ma un vero e proprio nuovo paradigma. Grazie alla tecnologia inkjet a foglio, dotata di teste di stampa garantite fino a 60 milioni di stampati, rappresenta un investimento affidabile e altamente performante.

A differenza delle tecnologie convenzionali, questa macchina unisce i vantaggi intrinseci dell’inkjet a bobina – elevata produttività e affidabilità – con la flessibilità tipica della stampa su foglio singolo, senza compromessi sulla qualità finale.

Con una capacità produttiva che supera il milione di fogli al mese, la Kyocera TASKalfa Pro 15000c permette di gestire grandi volumi mantenendo i costi operativi sotto controllo.

La sua capacità di stampare direttamente su carte uso mano senza l’applicazione di primer elimina passaggi e materiali aggiuntivi, traducendosi in un risparmio economico significativo.

Questo la rende una scelta strategica per case editrici e aziende che producono manuali o gestiscono stampa transazionale e postale su larga scala.

Manuali tecnici, libri scolastici, documentazione transazionale e direct mailing trovano nella TASKalfa Pro 15000c un alleato straordinario. La macchina garantisce stabilità in tiratura, uniformità cromatica e tempi di avviamento rapidissimi.

È la risposta concreta per editori e centri stampa che devono gestire lotti frequenti e variabili, con esigenze di alta qualità e tempestività. La qualità di stampa si mantiene uniforme anche su tirature elevate, mentre l’assenza di ondulazioni nei fogli stampati consente una rilegatura immediata, migliorando l’efficienza dell’intero flusso produttivo.

Vantaggi produttivi della Kyocera TASKalfa Pro 15000c

Un uptime del 95% garantisce continuità di produzione e affidabilità costante. La semplicità costruttiva della macchina, unita a una manutenzione rapida e gestibile internamente, permette agli operatori di ridurre i fermi macchina e ottimizzare le risorse.

Le nuove unità di finitura in linea, per una produzione end-to-end completamente automatizzata, accrescono ulteriormente l’efficienza, massimizzando il ritorno sull’investimento: in un solo passaggio, la stampa è pronta per la consegna.

In un’epoca in cui la sostenibilità è un valore imprescindibile, la Kyocera TASKalfa Pro 15000c si distingue inoltre per i suoi bassi consumi energetici e l’utilizzo di inchiostri a base acqua.

Queste caratteristiche la rendono perfettamente in linea con i principi della transizione 5.0 e con le esigenze di un mercato sempre più attento all’impatto ambientale.

L’affidabilità non è solo una promessa, ma una garanzia. Kyocera TASKalfa Pro 15000c è molto più di una stampante: è un acceleratore di produttività, una certezza di affidabilità e uno strumento strategico per vincere sul mercato.

Se l’obiettivo di un’azienda è crescere, differenziarsi e guadagnare in efficienza, Kyocera TASKalfa Pro 15000c è la risposta. Ogni pagina stampata è un passo avanti in risparmio, qualità ed efficienza.

La stampa editoriale e commerciale sta entrando in una nuova era e farne parte può fare la differenza per il business.

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Resilienza e innovazione: l’industria cartaria europea accelera sulla transizione verde

Il settore europeo della carta e della cellulosa dimostra una volta di più la propria capacità di resistere alle crisi, mantenendo salda la rotta su sostenibilità e decarbonizzazione. A confermarlo sono i dati contenuti nel nuovo rapporto statistico 2024 di Cepi, la Confederazione europea dell’industria cartaria.

Dopo gli anni difficili tra il 2021 e il 2023, il comparto ha registrato una netta ripresa. Il consumo di carta e cartone è aumentato del 7,0%, mentre la produzione complessiva ha superato le attese con un +5,9% rispetto all’anno precedente. Tutti i segmenti produttivi hanno mostrato segni positivi: in testa la carta da imballaggio, con un +6,7%, seguita dalla carta tissue (+5,6%). Persino la carta grafica, tradizionalmente in calo, ha segnato un’inversione di tendenza, crescendo del 3,8%.

Nonostante questi risultati, il settore resta sotto pressione. La produzione nelle industrie ad alta intensità energetica – tra cui quella cartaria – è ancora inferiore del 10-15% rispetto al 2021, complice un contesto economico europeo fragilee costi di produzione e regolamentazione in crescita.

Anche l’export ha registrato un incremento del 4,6% nel 2024, pur restando inferiore del 19% rispetto al 2020. La carta europea si conferma comunque un prodotto competitivo a livello globale, con una forte esposizione ai mercati internazionali. Gli Stati Uniti, in particolare, rappresentano il secondo mercato sia per l’import che per l’export di prodotti cartari europei. Tuttavia, le tensioni commerciali e la sovracapacità produttiva in alcune regioni del mondo stanno acuendo la concorrenza.

In mezzo a queste sfide, la sostenibilità continua a essere il tratto distintivo del settore. Le emissioni di CO₂ sono calate del 50% rispetto al 2005, con un’ulteriore riduzione del 6,3% nel solo 2024, raggiungendo 0,24 tonnellate per tonnellata di prodotto. Questo grazie a investimenti continui in tecnologie più pulite, combustibili alternativi e maggiore efficienza energetica.

Un altro punto di forza è l’autonomia strategica: il 91% delle fibre naturali utilizzate proviene da fonti interne all’UE, da foreste gestite in modo sostenibile e da un mercato del riciclo solido e ben funzionante.

“Abbiamo dimostrato che l’industria è più resiliente quando investe nel lungo periodo nella sostenibilità”, afferma Jori Ringman, direttore generale di Cepi. “Ora attendiamo la proposta della Commissione Europea per una nuova Strategia della Bioeconomia, come segnale che l’Europa intende introdurre incentivi per creare parità di condizioni tra materiali fossili e bio-based”.

Labelexpo Europe 2025: l’analisi di Andy Thomas-Emans

Flexo a banda più larga, nuove configurazioni offset e sistemi ibridi inkjet-flexo faranno di Labelexpo Europe 2025 un appuntamento di riferimento per l’innovazione tecnologica. L’opinone di Andy Thomas-Emans, strategic director Informa Markets Labels & Packaging group.

“I visitatori di Labelexpo Europe 2025 assisteranno a un’evoluzione della tecnologia di stampa, con prestazioni avanzate in configurazioni convenzionali, digitali e ibride, oltre a un’integrazione sempre più stretta con i flussi di lavoro digitali.

A partire da quest’anno, Labelexpo includerà ufficialmente soluzioni per la stampa e la trasformazione cartotecnica e imballaggio flessibile con un focus sulle tecnologie di stampa flexo in linea, offset e digitali.

Questa convergenza tra tecnologie di stampa per etichette, imballaggi flessibili e cartotecnica è alimentata anche dal crescente interesse dei visitatori: nel 2023, il 25% ha mostrato interesse per la cartotecnica e il 40% per l’imballaggio flessibile.

La convergenza tra tecnologie di stampa e nuove applicazioni di stampa per imballaggi è particolarmente evidente nella flessografia.

L’edizione 2025 rafforza la tendenza verso formati “mid-web” più ampi, da 26 a 30 pollici (670-850 mm), ideali per la stampa economica di shrink sleeve, etichette in-mould, wrap around, imballaggi flessibili e cartoncini leggeri.

A Labelexpo 2025 sarà possibile esplorare varie configurazioni ibride flexo + inkjet UV.

Sebbene non ci siano macchine CI flexo in esposizione diretta, diversi fornitori CI saranno presenti con stand.

L’offset semi-rotativo è la tecnologia più comune in fiera, popolare nel segmento delle etichette vino e luxury.

Cartotecnica

La flexo inline e l’offset rotativo stanno diventando alternative interessanti al tradizionale offset a foglio per la produzione industriale di astucci.

Le tendenze principali della stampa digitale:

  • Maggiore velocità e risoluzione

  • Crescita dell’inkjet a base acqua

  • Adozione crescente della polimerizzazione LED-UV

Conclusione

Labelexpo Europe 2025 offrirà ai converter un’incredibile gamma di soluzioni tecnologiche capaci di trasformare radicalmente il futuro del settore. Automazione, IA, maggiore larghezza, velocità e risoluzione, e una crescente integrazione nei network produttivi”.

Ma che problemi AI? Il fascino (iniziale) di Adobe Firefly

Da buon creativo nel campo del design ho sempre avuto una certa propensione alla sperimentazione, tant’è che a ogni versione nuova di Photoshop (soprattutto all’inizio) la mia prima preoccupazione è sempre stata: ci sono da provare filtri nuovi?

E, se non ce n’erano, ci restavo inevitabilmente un po’ male (come se saper usare Photoshop fosse dipeso esclusivamente dai filtri…).

Comunque, dato che il lupo perde il pelo (io soprattutto, e ho già dato) e non il vizio, quando Adobe ha lanciato Firefly, ho subito iniziato a testarne le potenzialità, scoprendo che i filtri si trovavano anche lì, ma che non avevano niente a che fare con quelli che mi piacevano.

Innanzitutto all’inizio non c’era tutto quello che l’ecosistema Firefly sta proponendo adesso, ma al tempo rappresentava già “tanta roba”, ed erano le basi che ci hanno permesso ora di arrivare a generare contributi visivi di notevole qualità, da prompt di testo direttamente in Photoshop, riempire o estendere foto con il Riempimento Generativo, creare varianti creative in pochi secondi ecc… (date un occhio)

Sulla carta rappresentava sicuramente un sogno per chi, come me, ha sempre lavorato tra post produzione creativa di immagini e grafica, con il “plus” che Firefly ha fin da subito puntato sull’integrazione perfetta nel workflow Adobe e un’IA addestrata eticamente (su contenuti Adobe Stock e licenze sicure) – quindi niente rischi legali.

Il tutto con l’aspettativa di qualità che ci si aspetterebbe da Photoshop, insomma, una formidabile promessa di supporto per velocizzare bozzetti, post-produzione e, in molti casi, la creazione stessa di immagini da zero.

Prime prove nel beauty e nel fashion

Dopo i primi test in beta, contestualmente al rapido miglioramento qualitativo delle elaborazioni, erano aumentate inevitabilmente le sfide da sottoporre alle funzionalità basate su AI, prime fra tutte (per versatilità) forse il Riempimento Generativo con la relativa Espansione Generativa.

L’esigenza di base di per sé era semplice: allargare l’inquadratura di una ipotetica foto per adattarla a un layout diverso, mantenendo lo sfondo coerente.

Prendiamo quindi un generico caso campione: nella foto c’è una modella in costume da bagno, nulla di esagerato, immaginate uno shooting da catalogo estivo (o le foto delle vacanze al mare). Eppure, appena selezionato il bordo e cliccato sul pulsante del Riempimento Generativo (senza nemmeno inserire testo), ecco comparire l’avviso di stop: il risultato generato vìola le linee guida.

Quali linee guida? Perché?

Con certi contenuti Firefly si rifiutava persino di provare a estendere lo sfondo, come se la sola presenza di un bikini rendesse l’immagine in qualche modo “pericolosa”.

Non si trattava di casi isolati, riportando alcuni delle centinaia di casi ritrovati in rete fino a un paio di anni fa potete trovare utenti che lamentavano situazioni oltre il paradossale:«se c’è troppa pelle, tipo bikini o perizoma, non ti fa neanche espandere l’immagine… Sto solo cercando di allargare i lati per un formato quadrato, senza toccare la modella, ma mi dice comunque che viole le linee guida».

Ancora peggio (se possibile) quando si prova a ritoccare anche solo un modello a torso nudo: «Photoshop’s AI is like a pre-teen that thinks everything is sexual… GROW UP» .

In pratica Firefly “vedeva” potenziale pornografia ovunque, bloccando anche operazioni lecite e creative su immagini del tutto innocue.

È ancora così?

Risposta breve: “Ni”. 

Attualmente le limitazioni risultano molto meno invasive rispetto al principio, così come i blocchi per questo tipo di elaborazioni sono decisamente meno frequenti, tuttavia, se questo vale per “da testo a immagine”, non posso dire lo stesso per “da testo a video” dove, ad esempio, non c’è stato verso di ottenere una generazione basata su una foto di donna di schiena, fintanto che non è stata coperta (quasi) integralmente la schiena.

La situazione può quindi assumere dimensioni surreali: Firefly non sempre distingue tra presunta pornografia e semplice glamour o moda mare, qualsiasi accenno di nudità parziale – anche un innocente ombelico scoperto – può far scattare un filtro che impedisce di generare contenuti. Ciò rende Firefly poco “affidabile” proprio in quei contesti di beauty/fashion/glamour femminile, dove il corpo (a volte anche solo mani, gambe, schiena) è protagonista dell’estetica, e per chi deve lavorare su costumi, lingerie, alta moda o ritratti artistici.

L’immagine originale è la numero 1, con la schiena parzialmente scoperta, con questa origine non c’è verso di far partire la generazione di un video che animi le frange e l’ambiente. Così ho coperto progressivamente la schiena fintanto che la generazione è partita, l’immagine numero 2 è il minimo che Firefly tollerasse per far partire il task. L’immagine 3 è un fotogramma del breve video che si è generato, con delle improbabili frange uscite magicamente dalle falde del cappello…

 

Una delle tipiche immagini di blocco, con cui non c’è verso di dialogare per spiegare le proprie ragioni

Le linee guida Adobe: necessarie, ma…?

Da dove derivano queste restrizioni così rigide?

Adobe è stata chiara sin dal lancio di Firefly: ci sono ferree linee guida d’uso per mantenere i contenuti generati “sicuri, rispettosi ed evitare abusi”. In cima alla lista di ciò che non si può fare c’è “materiale pornografico o nudità esplicita”.

In altre parole, Firefly è programmato per rifiutare qualsiasi output che possa rientrare in categorie vietate (pornografia, odio, violenza grafica, ecc.). Dal punto di vista aziendale è comprensibile: Adobe vuole evitare che i suoi strumenti vengano usati per deepfake o contenuti offensivi che potrebbero causare danni reali, meglio mettere paletti severi, anche a costo di scontentare qualche utente creativo.

Da un lato è un bene che si prevengano usi poco etici dell’AI (nessuno, o quasi, vuole facilitare abusi o contenuti illegali), dall’altro lato però, la scelta di bannare in blocco qualunque incipit di nudità appare a molti eccessiva, perfino ipocrita nel contesto artistico.

Adobe Photoshop è lo strumento dei fotografi e artisti digitali da decenni, molti dei quali lavorano anche con il nudo artistico o comunque con il corpo umano, imporre all’AI di “chiudere gli occhi” indiscriminatamente di fronte a queste immagini significa rinnegare una parte della tradizione creativa che la stessa Adobe ha sempre supportato. Come ha scritto qualcuno sul forum Adobe: se pago per un tool creativo dovrei poterci fare quello che voglio. E se sono un fotografo di nudo artistico? … Dopo molte lamentele, altri software hanno cambiato le condizioni d’uso e tolto molte limitazioni, il mercato ne ha sicuramente giovato, ma la questione puramente etica è tutt’altro che risolta.

Cercando di spezzare un’arancia a favore di Firefly, va detto che ha molto da dire in molti altri ambiti: ad esempio generare grafiche vettoriali, effetti artistici o riempimenti puliti, funziona benone (a volte benino) anche quando ci sono di mezzo elementi umani, basta evitare i contesti di cui sopra e/o non arrabbiarsi troppo se decide di non essere collaborativo.

L’integrazione in Photoshop e Illustrator poi è indubbiamente molto efficace per ritocchi rapidi: luci, prospettiva e blending dei riempimenti generati spesso sono impeccabili, facendo risparmiare ore di lavoro.

Oltre a tutto questo, Adobe ha scelto un training “responsabile” – niente opere di artisti rubate dal web, solo dataset controllati – il che tranquillizza le aziende sull’uso commerciale, quindi in contesti come grafica pubblicitaria o social, dove non tocchi argomenti delicati, Firefly rimane uno strumento validissimo ed eticamente sicuro.

Gli altri motori generativi: Firefly vs il resto del mondo

Collezioni di lingerie, costumi da bagno, abiti da sera scollati, body art ecc… sono scenari che possono ancora costituire un campo minato per Firefly. L’ultima release di Firefly Image 4 a mio avviso ha ulteriormente mitigato molte limitazioni assurde, ma è innegabile che altri motori generativi per così dire “concorrenti” risultino più duttili.

Già OpenAI con DALL-E 3 (ora presente anche in ChatGPT per gli utenti Plus e integrabile nell’interfaccia di Firefly) ha sempre offerto un approccio più permissivo su questi fronti, nonostante abbia anch’esso filtri di sicurezza per violenza e pornografia esplicita, ma per esperienza personale gli posso riconoscere meno vincoli.

Oltre a questo, DALL-E 3 eccelle nella comprensione dei prompt complessi (Firefly un po’ meno) e nel generare immagini talvolta più dettagliate e coerenti.

Sul banco di prova ho chiesto a entrambi i motori di creare “una modella in abito da sera futuristico sulla passerella di un fashion show” e il risultato è stato sorprendentemente ricco e usabile, con figure umane armoniose da ambedue.

La generazione di modelle inesistenti con capi di vestiario probabilmente altrettanto inesistenti è andata bene, sia con Firefly sia DALL-E (ognuno alla sua maniera)

La musica è cambiata sostituendo la richiesta di abito da sera con un bikini, Firefly ha bloccato la generazione (indipendentemente dalla versione v3 o v4), mentre DALL-E ha regolarmente prodotto la sua proposta.

Certo, DALL-E non restituirà mai un nudo integrale – i limiti ci sono anche lì – ma nell’ambito beauty/fashion/glamour mainstream è molto più collaborativo. Non a caso molti stilisti e art director di mia conoscenza stanno sperimentando DALL-E per creare moodboard e bozze di campagne, sfruttando la sua capacità di tradurre descrizioni testuali in pose e outfit realistici.

 

Cambiando solo le parole “Abito da sera” con “bikini” Firefly si blocca, presentando il consueto avviso di violazione delle policy. Se non si è d’accordo con il riscontro, stavolta si può procedere con “Contrassegna per revisione”, il che si traduce soltanto in una fantomatica segnalazione di cui non si sa il destinatario né tantomeno l’esito. DALL-E invece propone la sua versione, ampiamente entro i limiti della decenza

Uscendo definitivamente dai motori generativi Adobe (proprietari o aggregati che siano) è poi il caso di citare l’ecosistema open source di Stable Diffusion. Se Firefly è un giardino recintato, Stable Diffusion è una giungla libera: si possono scaricare modelli, addestrarli su dati personali, montare plugin in Photoshop alternativi, e generare qualsiasi immagine si voglia (a proprio rischio e responsabilità).

Molti creativi “frustrati” dalle censure di Firefly erano migrati su altre piattaforme, tra cui Stable Diffusion e, anzi, ammetto che anch’io, dopo l’ennesimo “content violation” di Adobe avevo fatto un periodo a svolazzare dalla concorrenza, sperimentando ambienti diversi e portando a casa esperienze rivelatesi molto utili.

Certo, si tratta di contesti molto più parametrici e articolati, distanti dalla proposizione ultra intuitiva di Adobe, quindi all’inizio la curva di apprendimento è molto più verticale: i risultati grezzi vanno perfezionati in processi iterativi (molto più di Firefly), e bisogna smanettare parecchio con valori e prompt.

Ma la comunità open source ha di bello che fornisce infinite risorse – modelli addestrati su pose da passerella (per restare in tema fashion), LoRA (Low Rank Adaptation) specifici per stili tessili, ControlNet per mantenere le proporzioni del corpo, ecc. – e con pazienza si ottengono output di altissima qualità.

Vale naturalmente la pena menzionare anche Midjourney, altro generatore AI molto popolare tra designer e artisti, celebre per la sua capacità di produrre immagini di stile fotografico estremamente complesse e curate. Anche lì esistono i soliti filtri, ma chi lo usa sa che c’è maggiore tolleranza per immagini sensuali o artistiche. Difatti, basta fare un giro sulla galleria pubblica di Midjourney per trovare illustrazioni di moda avanguardistica, modelle in pose drammatiche e outfit stravaganti generati dall’AI senza troppe censure, non ottenibili (al momento) con FireFly o DALL-E. 

L’output di Midjourney è inoltre così ben rifinito da sembrare spesso uno shooting professionale – un punto in cui Firefly ancora insegue, visto che non raggiunge lo stesso livello di fotorealismo e stile complesso.

Libertà condizionata

Ad oggi la mia esperienza con Adobe Firefly si può riassumere così: uno strumento indubbiamente potente, molto immediato, a volte un po’ frenato dai propri eccessi di prudenza e con i limiti tipici dei sistemi basati su combinazioni di predefiniti.

Da un lato comprendo i punti di partenza di Adobe: mantenere l’AI “pulita” tutela sia l’azienda sia gli utenti da grane legali ed etiche. Dall’altro, però, queste scelte così restrittive rendono Firefly potenzialmente meno adatto a certi settori creativi, in primis il glamour, il beauty, e, parzialmente, il fashion design (più in generale: tutto ciò che ruota attorno alla figura umana con pochi vestiti addosso, per farla corta).

Il mondo dell’immagine femminile, molto più di quello maschile, rischia di essere involontariamente censurato: viene il dubbio che un’IA addestrata su database “safe for work” finisca per penalizzare o distorcere proprio quell’estetica del corpo che è centrale in ambienti come la moda.

Fortunatamente, le alternative non mancano: oltre ai famosissimi strumenti sopra citati come DALL-E 3, Stable Diffusion e Midjourney, ci sono una pletora di soluzioni ad hoc che consentono risultati eccellenti in contesti operativi ottimizzati.

Come dire: se sei bravo a fare poche cose vieni considerato sicuramente un super esperto, se sei bravo a fare tutto probabilmente passi per quello che non è poi così bravo in niente.

Federazione Carta e Grafica, intervista al nuovo presidente Andrea D’Amato

Il nuovo presidente di Federazione Carta e Grafica, Andrea D’Amato, racconta, in un’intervista, le priorità del mandato: rafforzare la filiera, affrontare le sfide regolatorie come il PPWR e gestire la questione energetica, che mina la competitività delle aziende della filiera.

Lo scorso 29 maggio, in occasione dell’assemblea privata dei soci, Federazione Carta e Grafica ha eletto il suo nuovo presidente: Andrea D’Amato.

Già direttore generale di Seda International Packaging Group D’Amato, insieme ai vicepresidenti Aldo Peretti e Lorenzo Poli, guiderà la Federazione che rappresenta l’intera filiera per i prossimi due anni.

Lo abbiamo intervistato, per conoscerlo meglio e scoprire quali saranno i principali punti del suo mandato.

Nel segno della continuità e della filiera

Andrea D’Amato raccoglie il testimone dal predecessore Michele Bianchi, portando avanti progetti già avviati ma anche qualche novità. «Il mandato della Federazione, così come l’hanno voluta le tre Associazioni che l’hanno costituita, resta sempre lo stesso. Quindi anche la mia azione sarà in continuità con quanto fatto dai miei predecessori» commenta il neopresidente. «In particolar modo, Bianchi ha svolto uno straordinario lavoro, sul quale abbiamo avuto modo anche di sintonizzarci nel passato. Come presidente, quindi, continuerò a insistere sulle tematiche di lobby fondamentali per la nostra industria e sul presidio di alcuni temi di advocacy rilevanti per la nostra filiera, in senso sia orizzontale sia verticale». L’intento, spiega, è far crescere la Federazione, costruendo un soggetto che sia sempre più ampio e rappresentativo delle industrie che vi aderiscono. «Intendo estendere e rafforzare il concetto stesso di filiera, andando ad abbracciare anche le categorie collaterali, a valle e a monte del nostro processo produttivo, per cercare di rafforzare, quanto più possibile, la rappresentanza della nostra industria a livello italiano ma, soprattutto, a livello europeo».

Sviluppare sinergie e fare sintesi, dunque, sono tra gli obiettivi della ricca agenda del nuovo presidente.

Obiettivi di filiera

Dalla sua fondazione, in effetti, la Federazione ha dimostrato di saper unire la filiera, dotandola di una voce più forte e di un peso maggiore anche nell’interlocuzione con le istituzioni e la politica. In tal senso, i fronti d’intervento attualmente aperti, su cui FCG sta agendo, sono diversi. «Di grande attualità le nuove normative europee sul packaging, derivanti dal Regolamento (UE) 2025/40, PPWR (packaging and packaging waste regulation) e i temi legati all’energia, che sono trasversali e interessano tutte le aziende rappresentate da FCG. E ancora le tematiche, su cui Federazione continua a spendersi in maniera molto importante, che riguardano il sostegno alla lettura e alla scrittura su carta – preziose per la salute e la crescita dei nostri giovani – e la divulgazione del mezzo cartaceo come elemento culturale». Un tema, quest’ultimo, che sta particolarmente a cuore al nuovo presidente. «È una criticità sociale, più che un mero interesse settoriale. Che riguarda le generazioni future e il loro sviluppo psicofisico. Sosteniamo l’importanza del pluralismo informativo e di giovani in grado di sviluppare pensiero critico e autonomo, il che passa dalla capacità di lettura e di comprensione di un testo scritto» sottolinea «non rinneghiamo il digitale, né l’intelligenza artificiale, ma il paradigma non può essere rovesciato».

Se questi sono i principali filoni su cui Federazione concentrerà le proprie attività, i fronti aperti, in realtà, sono tanti, precisa D’Amato. «L’attività istituzionale e di lobbying è un cantiere in continuo divenire e legato alle novità legislative italiane ed europee».

Il fronte Europa con le sue normative è uno di quelli più delicati per FCG. Il trend di iper regolamentazione assunto, da qualche anno a questa parte, dall’Europa interessa molte delle lavorazioni e dei prodotti della filiera. Oltre al già citato PPWR per il packaging, D’Amato ricorda anche il Cleaning Industrial Deal – o patto per l’industria pulita – una strategia della Commissione europea pubblicata nel febbraio 2025 che mira a decarbonizzare l’industria europea e rafforzare la sua competitività nel contesto della transizione verde. «Sono argomenti che impattano fortemente sui nostri settori e sui quali la Federazione deve inevitabilmente approfondire e, dove necessario, intervenire».

PPWR e l’attesa degli atti delegati

L’attuazione del Regolamento europeo PPWR, con i vari atti delegati, rappresenta uno dei temi centrali per Federazione. «Sul Regolamento, in più di cinque anni di lavoro, c’è stata grande coesione e allineamento tra l’industria italiana, le Associazioni di categoria, Federazione e Confindustria, che ha indirizzato l’azione del Governo e, alla fine, influenzato il processo legislativo europeo» afferma in merito D’Amato. «I risultati raggiunti dimostrano come l’Italia sia stata per una volta un modello eccellente dal punto di vista della compattezza nel perseguire gli obiettivi di interesse del nostro Paese».

Il lavoro sul regolamento è stato lungo e complesso, nel corso del quale, dice il presidente, ci sono state diverse luci e ombre. «Siamo partiti da un regolamento che aveva una vocazione fortemente ideologica e ambiziosa dal punto vista della sostenibilità, ma poco supportata da fatti e verità scientifiche. Abbiamo corretto il tiro, avanzando le argomentazioni dimostrate da studi, analisi e LCA, che hanno supportato e che supportano tuttora la nostra posizione.

Crediamo in una sostenibilità che sia “science and fact-based”» dichiara. «Tra gli obiettivi più importanti conseguiti ci sono la difesa e la valorizzazione dell’economia circolare italiana che ha raggiunto risultati eccellenti a livello europeo, puntando in particolare sul riciclo che, per gli imballaggi in carta, non può essere sostituito da pratiche di riuso. Salvaguardati anche gli imballaggi e i prodotti monouso in carta, che sono sempre riciclabili e ampiamente riciclati. In questo, è stato importante introdurre nel Regolamento il chiarimento che un imballaggio con un 95% di carta è da considerare monomateriale e non alla stregua di un imballaggio in plastica».

Attualmente Federazione prende parte a tavoli tecnici sugli atti delegati con l’obiettivo di definire le linee guida di riciclabilità dei vari imballaggi, previste e necessarie per dare attuazione al Regolamento. «Delicate e rilevanti sono quelle che attengono la progettazione dei prodotti poliaccoppiati a base carta, che la nostra filiera vorrebbe si continuassero a riciclare in in maniera efficiente, all’interno di cartiere standard.

Forte di un background che deriva dall’appartenere a un’azienda presente da decenni nel mondo del packaging – Seda International Packaging Group – D’Amato ha iniziato ad affacciarsi alla questione europea «ben prima che il Regolamento diventasse un rischio concreto per tutte le aziende del nostro settore» dichiara. «Ho anche l’opportunità di fare parte del CdA di Comieco, il che mi ha permesso di approfondire il mondo della carta, anche al di là del packaging, e mi ha fatto scoprire il grandissimo asset che il nostro Paese è in grado di esprimere con l’industria del riciclo. L’Italia è campione e modello nell’economia circolare e sappiamo che, sulla base di questo virtuosismo, poggiamo la nostra credibilità. Dobbiamo continuare a guadagnare e affermare questa credibilità a livello europeo».

Un’energia giusta

Altro tema rilevante per la filiera carta e grafica, si è detto, è quello del costo dell’energia, che si innesta in un momento storico di grande complessità e incertezza, legato a una situazione geopolitica in continuo cambiamento. Tutto questo non giova ai mercati, agli scambi commerciali e agli investimenti. «Il costo dell’energia, ormai da tempo, rappresenta uno degli elementi maggiormente impattanti sulla salute delle nostre aziende, in quanto è un elemento di costo rilevante, sul quale le aziende italiane continuano a scontare un gap competitivo con le concorrenti europee» commenta D’Amato. «Il progetto del mercato unico rappresenta una proiezione che, quanto più possibile, deve avvicinarsi a un elemento di certezza, perché è nel mercato unico che l’Europa deve costruire la propria leadership a livello globale». È un elemento fondamentale, dice il presidente, perché «mercato unico significherà garantire transizione energetica, sicurezza degli approvvigionamenti, competitività del mercato energetico. Sono elementi su cui non possiamo accettare compromessi».

E ricorda come, recentemente, la Commissione europea abbia introdotto, nel nuovo piano di aiuti di Stato, una soglia minima di 50 euro a MWh per gli energivori, come aiuti di Stato per i Paesi europei. Un’azione che mette a rischio il progetto di mercato unico e il principio di coesione, in quanto danneggia Paesi, come l’Italia, che non hanno una flessibilità tale da permettere loro di raggiungere questo tipo di livello. «Politiche che hanno contenuti di questo tipo non fanno altro che generare e contribuire ad accentuare un’asimmetria all’interno del mercato unico dove, ancora una volta, l’Italia viene penalizzata. L’Italia non è figlia di un dio minore» sottolinea «è un Paese fondatore della Comunità europea e, in quanto tale, non può essere in alcun modo penalizzata da politiche che dovrebbero mirare a una maggiore coesione e maggiore forza del progetto del mercato unico». Questo, dice il presidente, deve diventare una certezza.

Gas ed energia elettrica in chiave competitiva

L’Italia attualmente paga i costi di energia e gas più alti rispetto agli altri Paesi della Comunità europea. La situazione si complica a livello globale, dove le imprese italiane sono chiamate a confrontarsi con aziende che non hanno obiettivi di decarbonizzazione. Target imposti con intenti certamente in linea con una strategia futura volta al benessere collettivo e del pianeta, ma che al momento finiscono per penalizzare la competitività delle aziende italiane, in primis, e di quelle europee.

A questo proposito, «il lavoro che si sta facendo sui tavoli di Confindustria – e che Federazione supporta pienamente – va nella giusta direzione» commenta D’Amato. «Si sta portando avanti un dialogo aperto con i produttori di energia, soprattutto sulle tematiche che riguardano lo sviluppo delle rinnovabili, dell’idroelettrico e di ciò che porta a un risparmio e a una maggiore sopportazione dei costi». Proposte, dice il presidente, che mirano alla riduzione dello spread, ovvero del differenziale tra gli indici italiani e la media europea, per cercare di allineare i nostri costi ai livelli attesi europei. E ancora, ridurre il costo del gas facendo leva su nuove forme di energia green per decarbonizzare i settori energivori – dal biometano all’elettrificazione rinnovabile, fino alla valorizzazione delle biomasse. «Queste sono le linee su cui bisogna insistere, ma è indispensabile il supporto dello Stato e una visione strategica che garantisca, anche sul mercato delle rinnovabili, continuità e sicurezza dell’approvvigionamento».

Le sfide del mandato

I prossimi due anni di mandato si prospettano, quindi, ricchi di impegni e di obiettivi da raggiungere. «L’impegno in Federazione è sicuramente gravoso» ci dice D’Amato quando gli chiediamo cosa porterà della propria esperienza lavorativa e personale nella presidenza di FCG. «Ma guardo a Federazione come a un’esperienza dalla quale sicuramente potrò anche imparare molto, soprattutto su temi critici trasversali alla filiera o che impatto più sulla parte a monte della filiera, come quello dell’energia. È poi stimolante e gratificante lavorare sui grandi temi di advocacy ai quali crediamo fortemente: la sostenibilità della carta, il valore dell’imballaggio, l’importanza della lettura su carta e della scrittura a mano. Così come importante accompagnare le aziende del settore sulle due grandi transizioni che impattano su tutti: quella ambientale e quella digitale. In particolare, vogliamo rilanciare l’azione federativa mirata a creare cultura d’innovazione nelle aziende e a promuovere investimenti in nuove tecnologie».

Nuova HP Indigo 6K+: automazione intelligente e versatilità al servizio della produttività

HP ha annunciato il lancio della HP Indigo 6K+ Digital Press, una nuova soluzione che segna un’evoluzione significativa nel campo della stampa digitale di etichette. Progettata per rispondere alla crescente domanda del settore, la 6K+ punta su produttività potenziata, robustezza operativa e massima versatilità.

Basata sulla collaudata tecnologia della HP Indigo 6K — con oltre 2.300 installazioni in tutto il mondo — la nuova versione si presenta con una piattaforma aggiornata, arricchita da strumenti di automazione intelligente e dal nuovo SmartControlSystem, pensato per migliorare affidabilità e tempi di attività macchina.

La HP Indigo 6K+ rappresenta il passo successivo nella nostra visione di stampa digitale senza interruzioni,” ha dichiarato Noam Zilbershtain, VP & General Manager di HP Indigo. “Con intelligenza artificiale integrata, automazione avanzata e una piattaforma digitale consolidata, questa macchina consente ai converter di affrontare qualsiasi tipo di lavoro, oggi e in futuro”.

Produttività intelligente e diagnostica avanzata

Il nuovo SmartControlSystem della HP Indigo 6K+ è stato sviluppato per ridurre la manutenzione non programmata e massimizzare l’output per turno. A supporto, una suite di strumenti basati su AI, tra cui HP PrintOS Suite, Automatic Alert Agent 2.0, HP Spot Master e HP Nio, ottimizza l’efficienza produttiva, riduce gli sprechi e semplifica l’onboarding degli operatori.

Tra i primi clienti beta figura Summit Labels, il cui Plant Manager Jordan Fischer conferma: “Abbiamo aumentato l’uptime del 15% e migliorato la produttività complessiva. La HP Indigo 6K+ soddisfa pienamente le esigenze dei nostri clienti”.

Anche Geostick, pioniere dell’indigo 6K, ha accolto positivamente il nuovo modello. “Abbiamo notato un netto miglioramento nella stabilità dell’immagine e una riduzione significativa dei tempi di fermo”, ha dichiarato Tom Schouten, Production Manager.

Alta versatilità e qualità cromatica

Progettata per lavori ad alta variabilità e basse tirature, la HP Indigo 6K+ si distingue per l’estrema flessibilità. La macchina gestisce una vasta gamma di applicazioni: dalle etichette autoadesive alle shrink sleeves, passando per in-mold labels, tubi laminati, imballaggi flessibili e astucci pieghevoli.

Con sette stazioni colore e una copertura fino al 97% dello spettro cromatico, offre una qualità superiore grazie anche alla più ampia gamma di inchiostri speciali del settore, tra cui Silver ElectroInk, inchiostri invisibili e resistenti alla luce e un portafoglio completo di inchiostri bianchi.

Sostenibilità e risparmio operativo

La HP Indigo 6K+ riduce le emissioni di CO₂ legate ai supporti fino al 20% per lavoro e consente una gestione più efficiente dei materiali. Inoltre, i materiali di consumo di nuova generazione permettono di risparmiare ore di manutenzione ogni mese e di ridurre gli scarti, supportando così gli obiettivi di sostenibilità e redditività dei converter.

Anteprima a Labelexpo Europe 2025

La nuova HP Indigo 6K+ sarà presentata ufficialmente alla prossima Labelexpo Europe 2025, per la prima volta a Barcellona. I visitatori potranno assistere a dimostrazioni dal vivo della nuova macchina e confrontarsi direttamente con gli esperti HP.

La disponibilità globale della HP Indigo 6K+ è prevista per la fine di luglio 2025.

Best of Publishing di Fedrigoni, la nuova collezione di carte per l’editoria

Fedrigoni amplia la propria proposta per il mondo dell’editoria con il lancio di Best of Publishing, una raccolta di carte progettata non solo come catalogo, ma come strumento ispirazionale ed educativo per designer, editori e professionisti della comunicazione visiva.

Pensata per offrire una nuova prospettiva sul ruolo della carta nell’editoria, la collezione integra supporti fisici e digitali, combinando materiali tradizionali con QR code, video e podcast. Al centro del progetto, le voci e i progetti di otto affermati designer editoriali internazionali raccontano un viaggio creativo attraverso linguaggi, materiali e approcci eterogenei.

La collezione si articola in tre sezioni principali:

  • Read Me: un volume da collezione realizzato su 29 carte Fedrigoni patinate e naturali, che raccoglie interviste originali a otto designer di rilievo internazionale:
    David Pearson (Regno Unito), Eduardo Aires (Portogallo), Thomas Kronbichler – Studio Mut (Italia), Sulki & Min (Corea del Sud), Lorenz Klingebiel (Germania), Fanette Mellier (Francia), Matt Willey – Pentagram NY (USA) e Wang Zi Hong (Taiwan).
    Ogni intervista approfondisce percorso creativo e visione del designer, accompagnata da una selezione di lavori rappresentativi. I contenuti audio sono disponibili anche in formato podcast nella serie Design Signatures by Fedrigoni, su Spotify e YouTube.

  • Choose Me: una selezione curata di carte editoriali Fedrigoni, divise per applicazione – copertine, legatoria, inserti, pagine interne – e scelte per estetica e performance tecniche. Tra le protagoniste: Imitlin, Sirio, Woodstock, Materica, Arena, Symbol, Arena High Definition, X-Per, Cotone100, GSK Translucent+ e Terrae. Ogni campione è accompagnato da QR code che rimanda a schede dettagliate online.

  • Footnotes: una guida pensata per il pubblico più giovane che si avvicina al mondo editoriale. Un’introduzione accessibile ma accurata ai processi di stampa, produzione e progettazione, con un focus sul ruolo della carta nella comunicazione visiva.

“In quanto produttori di carta, comprendiamo quanto l’editoria rappresenti un pilastro fondamentale in un mondo in continua evoluzione — una testimonianza della creatività e del patrimonio culturale,” dichiara Céline Bertuzzi, Marketing Director di Fedrigoni Special Papers. “Con Best of Publishing vogliamo rafforzare la nostra leadership nel settore della carta editoriale, offrendo una nuova collezione capace di ispirare la community creativa. Abbiamo superato l’autoreferenzialità per dare voce ad alcuni dei designer più innovativi del panorama contemporaneo.”

Best of Publishing rappresenta così un progetto editoriale completo, che fonde carta e digitale per esplorare nuove possibilità nel mondo del design editoriale, confermando l’impegno di Fedrigoni nella valorizzazione della cultura visiva e dell’innovazione.

Heidelberg e Gallus, le novità a Labelexpo 2025

Heidelberg e Gallus si preparano a scrivere un nuovo capitolo nel panorama della stampa di etichette con la presentazione di due nuove soluzioni tecnologiche in occasione di Labelexpo Europe 2025. L’evento, che quest’anno si svolge nella nuova sede di Barcellona, sarà il palcoscenico per dimostrare come il gruppo intende rispondere alla crescente richiesta di tirature brevi, consegne rapide e massima efficienza produttiva.

Tecnologie mirate alle nuove esigenze del mercato

Le nuove soluzioni annunciate si inseriscono in un contesto di profonda trasformazione del mercato delle etichette, sempre più orientato verso la digitalizzazione e l’ottimizzazione dei processi. Heidelberg e Gallus ampliano il loro portfolio per coprire ogni segmento di mercato, confermando l’impegno nel fornire soluzioni modulari, scalabili e pronte a integrare tecnologie complementari grazie al concetto System to Compose di Gallus.

Oltre alle innovazioni digitali, Heidelberg presenta anche nuove soluzioni offset a foglio per la produzione efficiente di etichette con colla a umido e in-mold, ampliando ulteriormente l’offerta per i convertitori.

Un ecosistema connesso e collaborativo

“La nostra presenza a Labelexpo rafforza la rilevanza strategica del mercato delle etichette per Heidelberg,” dichiara David Schmedding, chief technology & sales officer di Heidelberg. “Offriamo un ecosistema integrato con soluzioni end-to-end che puntano alla massima efficienza, produttività e qualità.”

Gallus, da parte sua, conferma il proprio impegno nell’abbattere le barriere all’adozione del digitale e nell’accompagnare i clienti nella trasformazione verso una stampa sempre più intelligente e connessa. Tra le novità, si segnala anche Gallus MatteJet, una nuova tecnologia per la finitura opaca ad alte prestazioni della Gallus One, lanciata all’inizio dell’anno.

“Labelexpo è da sempre un crocevia globale per l’innovazione,” afferma Dario Urbinati, CEO di Gallus Group. “È il luogo dove le idee prendono forma grazie alla collaborazione. Insieme ai nostri partner, intendiamo mostrare cosa è possibile raggiungere affrontando le sfide di settore con una visione condivisa.”

Lecta si allinea al Regolamento Europeo sulla Deforestazione

Lecta conferma il proprio impegno verso la sostenibilità ambientale aderendo pienamente al Regolamento Europeo sulla Deforestazione (EUDR), la nuova normativa UE volta a contrastare la deforestazione e il degrado forestale nelle catene di fornitura.

In vista dell’entrata in vigore del Regolamento prevista per il 30 dicembre 2025, Lecta ha già definito nuovi procedimenti interni e sta adeguando i propri sistemi informatici per garantire la piena conformità ai requisiti normativi.

Consapevole che il legno, materia prima rinnovabile alla base dei propri prodotti, proviene da boschi e piantagioni forestali da tutelare, Lecta considera l’approvvigionamento responsabile e la tracciabilità delle materie prime aspetti centrali del proprio modello produttivo, operando secondo un rigoroso sistema di Catena di Custodia.

L’impegno di Lecta verso l’EUDR si inserisce in una visione più ampia di responsabilità ambientale, testimoniata anche dalla pubblicazione di un documento di Domande frequenti (FAQ) disponibile sul sito aziendale, pensato per supportare i clienti nella comprensione del nuovo regolamento e delle azioni intraprese dal Gruppo.

La sostenibilità è un valore fondante per Lecta, che continuerà a lavorare per contribuire alla creazione di un futuro più responsabile e rispettoso dell’ambiente.