Formazione

Assografici, il lavoro aspetta i giovani

Il settore della stampa è alla ricerca dei tecnici di domani. L’impegno di Assografici per formare le nuove generazioni di stampatori.

Il settore della stampa è alla ricerca di una nuova generazione di tecnici, a cui sono offerti un lavoro sicuro, professionalità certe e prospettive di futuro. «Anche se siamo nell’era del digitale, la stampa ci sarà sempre, continuando a rappresentare per i giovani un’importante opportunità di inserimento lavorativo», assicura Orlando Paiardi, referente in Assografici sui temi della formazione e dell’istruzione e responsabile delle proposte formative dell’Unione GCT di Milano.

La sfida, semmai, è rendere il settore più attrattivo, liberandosi dagli stereotipi dello stampatore sporco di inchiostro fino alle orecchie. «Rispetto al passato, oggi l’ambiente in fabbrica è profondamente cambiato e non dovrebbe più essere associato a un’immagine di lavoro solo fisico, manuale e ripetitivo: spesso si gira al suo interno in camice bianco, si lavora in postazioni digitali, i macchinari non sono più rumorosi e oppressivi, si producono stampati e imballaggi sempre più tecnologici e sofisticati».

Di qui l’importanza di fare cultura puntando sulla formazione a vari livelli, proprio come è impegnata a promuovere la stessa Assografici. «Abbiamo un rapporto, diretto e soprattutto mediato dall’Enipg, l’Ente nazionale per l’istruzione professionale grafica, con le scuole dei vari territori e a loro cerchiamo di portare le esigenze formative tecniche e specialistiche che raccogliamo dalle aziende grafiche e da quelle che fanno parte dei vari gruppi merceologici del packaging». Ciò perché Assografici ha un canale aperto con le aziende, a loro volta sempre più attente al tema della formazione. «Qualcuna lo è in modo notevole», osserva Paiardi. «Più in generale, però, molte sono soprattutto preoccupate dall’invecchiamento medio della popolazione aziendale e dalla difficoltà di attrarre le nuove generazioni. In questo momento la forza della stampa e l’esigenza di rinnovamento arrivano soprattutto dal settore del packaging, in decisa crescita sotto tutti i punti di vista, dal cartoncino rigido alla stampa su flessibile, fino alle etichette».

La sfida del ricambio generazionale

Per assicurare il ricambio generazionale, con le maestranze storiche prossime al pensionamento dopo avere garantito per anni il funzionamento dei macchinari, la formazione scolastica professionale rappresenta un’esigenza di valore assoluto, soprattutto se rende la pratica un asset fondamentale, sottolinea Paiardi. «Proprio per questo motivo, la riduzione delle ore di laboratorio decisa dal Miur ha generato un problema di “lontananza” con i nostri tradizionali centri di formazione professionale. Alle nostre aziende interessano operai, professionisti e tecnici che siano in grado di fare funzionare i comparti stampa. Invece la tendenza più “di moda” e attrattiva per i giovani e cavalcata inevitabilmente dalle scuole è di occuparsi soprattutto di grafica e web design. Dopo il triennio, perciò, per una reale formazione tecnica spendibile in azienda, si rende spesso necessario un quarto anno professionale, altrimenti l’inserimento in azienda risulta difficile. Oltretutto, l’impellente sfida del ricambio generazionale non consente di concedere tempo a tirocini lunghi e lezioni sul campo, e sono richiesti studenti già formati. Di conseguenza, si rendono necessari corsi integrativi al quarto anno del professionale (già facoltativo), ma non di rado questi risultano difficili da attivare, richiedendo alle aziende stesse di investire tempo e denaro che non sempre hanno a disposizione».

In un certo senso analogo è il discorso degli Istituti Tecnici Superiori ITS. «A Milano sono stati attivati da tempo: nel 2010 è partito l’ITS grafico poi convertito in omnichannel, per creare tecnici in grado di sviluppare lavoro digitale, video e web, quindi non più tecnici di stampa. Solo recentemente, siamo riusciti a introdurre con successo il nuovo corso ITS Packaging Specialist, con importanti contenuti relativi alle tecniche di stampa. Tuttavia, i corsi ITS sono biennali, necessitano di finanziamenti specifici e anche di una compartecipazione delle aziende e diplomano al massimo 25 allievi per volta, un limite numerico evidente rispetto al forte bisogno di maestranze. Detto questo, anche a livello di Federazione Carta e Grafica (in partnership quindi con Assocarta e Acimga), si sta operando per la nascita di modelli di ITS indirizzati alla nostra filiera, non solo a Milano, ma anche in altri territori: ad esempio a Verona con un ITS Cartario Cartotecnico; e a Lucca con l’ITS Cartario-Cartotecnico-Meccanico. Quest’ultimo sta ottenendo ottimi risultati, grazie alla concentrazione sul territorio di numerose aziende del comparto carta tissue e carta sanitaria e grazie alla formazione su macchinari specifici per quel tipo di produzione, alternando perciò il biennio a vocazione cartotecnica a uno meccanico. Un’altra iniziativa è allo studio nel comprensorio di Treviso-Mestre-Padova».

Per fronteggiare la carenza di stampatori, un ruolo notevole lo sta ovviamente svolgendo Enipg, l’Ente nazionale per l’istruzione professionale grafica, sia attraverso la sede di Roma sia attraverso i Comitati territoriali, tra i quali quello di Milano è molto attivo. «Tutti insieme stiamo effettivamente svolgendo un ruolo di coordinamento con le scuole e gli ITS per cercare di creare proprio la filiera azienda, scuola e associazione, anche se naturalmente non è semplicissimo».

Inoltre, per i lavoratori già presenti nelle aziende, Enipg ha creato un programma di riqualificazione con corsi di formazione specialistici, per avvicinare ancora di più al digitale le professionalità più storiche e «affinché il tentativo abbia successo, è necessario il supporto dei sindacati con i quali si collabora strettamente».

Come attrarre i giovani

Attualmente, il problema maggiore è quindi che le nuove generazioni non si mostrano particolarmente attratte dal mondo della stampa, ammette Paiardi. «Il grosso sforzo che, non solo noi ma tutta Confindustria sta facendo, è valorizzare a livello scolastico un percorso che sia squisitamente tecnico, sul modello duale tedesco che ha nobilitato il tecnico puro. Viceversa, in Italia, negli ultimi trent’anni, abbiamo privilegiato i licei e considerato gli istituti tecnici e professionali come un ripiego. Eppure i centri di formazione professionale negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso hanno rappresentato un serbatoio formidabile di forza lavoro tecnicamente preparata».

Bilanci storici a parte, certo è che Assografici ha le idee chiare sulla necessità di supportare le aziende nelle loro esigenze formative di oggi e domani. «Alle aziende in questo momento interessano stampatori e cartotecnici, ecco perché a Milano, per esempio, si sta cercando di creare un percorso tecnico che comporta tre anni di formazione professionale e il quarto che dà accesso a un anno di perfezionamento IFTS completamente finanziato da Regione Lombardia, dopo il quale si può accedere all’ITS. In questo modo si configura un percorso che in sette anni porterebbe un allievo a diventare un tecnico specializzato di stampa cartotecnica e grafica, da inserire anche a un buon livello come posizione in azienda dopo la classica fase di rodaggio e tirocinio. D’altra parte già la formazione professionale, l’IFTS e l’ITS prevedono tutti degli stage aziendali. In questo modo il rapporto allievo, scuola e azienda ha modo di consolidarsi nel tempo».

È bene ricordare, tuttavia, che lo studente può interrompere anche prima il suo percorso di studio, senza dovere obbligatoriamente ottenere il diploma ITS di tecnico specializzato. «Così come è da notare che i nostri studenti ITS oggi provengono anche dai licei e dai ritorni universitari, sebbene un percorso coerente come quello sopra descritto sarebbe comunque preferibile. Il successo conseguito dall’Enipg nel fare inserire la cartotecnica fra le materie di studio dell’Istituto “Franchetti-Salviani”, un istituto grafico di Città di Castello, va proprio in questa direzione».

Al tempo stesso si segnalano le istanze al Miur per tornare ad aumentare le ore di laboratorio in una prospettiva duale della formazione. «Essere tecnici significa conoscere e sapere gestire i processi. Se i giovani si convincono che il comparto grafico cartotecnico oggi può garantire un lavoro sicuro, una professionalità certa e solide prospettive di futuro, credo che nei prossimi anni i problemi di reperire manodopera qualificata finalmente si potranno risolvere», auspica Paiardi.

Paiardi insiste in modo particolare su quest’ultimo punto. «Oggi il lavoro nei nostri comparti c’è e dobbiamo farlo capire agli allievi attraverso iniziative come manifestazioni, eventi e premiazioni, che la pandemia ha purtroppo rallentato. Del resto, l’evoluzione tecnologica è costante e alimenta nuove opportunità di mercato: si pensi alla crescita continua del settore del packaging e al valore acquisito oggi dalle etichette con il loro bagaglio di informazioni stampate».

Tutti i lati del packaging

Il settore del packaging oggi presenta inoltre competenze e sensibilità che vanno ben oltre ai tradizionali aspetti tecnici produttivi. Progettare e realizzare packaging comporta una conoscenza delle più moderne tecniche di stampa e dei materiali finalizzata anche alla realizzazione di imballaggi sempre più riciclabili e ambientalmente sostenibili. «Da questo punto di vista segnaliamo la collaborazione tra Enipg, Assografici e Democenter di Modena che ha dato vita la scorsa primavera a un primo corso di alta specializzazione proprio sul design e la progettazione di imballaggi sostenibili», segnala Paiardi. «Altro esempio importante, perché inserito in un territorio a notevole vocazione packaging, è il Matespack di Salerno, un Master universitario per packaging polimerici e cellulosici di alto profilo formativo, avviato con il contributo delle imprese locali e di Atif in stretta collaborazione con l’Università di Salerno».

Si tratta, perciò, di avviare nuove offerte formative che rendano centrale la conoscenza dei materiali e le loro evoluzioni, all’interno di quell’orizzonte green che innesca la ricerca di supporti alternativi. «Da questo punto di vista», precisa Paiardi, «anche sfruttando il fatto che il nostro settore si occupa prevalentemente di packaging a base cellulosica, dove la carta rappresenta un supporto privilegiato completamente riciclabile. Infatti, portiamo avanti campagne di stampa e sensibilizzazione per smentire l’idea che la sua produzione si basi su processi di deforestazione. Un discorso analogo si può fare comunque anche per gli imballaggi in plastica, in questo periodo inopportunamente demonizzati, senza invece tenere conto, come è per gli imballaggi flessibili, della loro fondamentale leggerezza e della loro funzione d’uso fondamentale nella conservazione degli alimenti e nella lotta allo spreco alimentare. Anche sulla plastica sono certamente di grande stimolo tutti gli studi in atto per produrre comunque imballaggi sempre più riciclabili e riciclati».

Conoscere significa, in fondo, fare con consapevolezza. «L’adeguata cognizione del materiale», insiste infatti Paiardi, «ne favorisce la gestione ottimale per la creazione di uno specifico prodotto. Più giovani si avvieranno verso questo tipo di studi e professioni, più garanzie ci saranno per il futuro di tutti noi e dei nostri comparti».

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