Intervista a Claudio Delaini, consulente per le imprese di sicurezza industriale e 4.0.

Avere chiara visione dei traguardi strategici da cogliere: anche questo è Industria 4.0

Il concetto di Industria 4.0 non implica solamente l’accesso a condizioni particolarmente favorevoli per l’acquisto di nuove dotazioni hardware e software ma necessita in partenza, da parte delle aziende fornitrici e utenti, di una chiara visione dei traguardi strategici da cogliere.

di Roberto Carminati

Anche nel settore della grafica e fra gli stampatori l’ecosistema automatizzato e digitalizzato dell’Industria 4.0 comincia non solo a prendere piede ma anche a offrire risultati importanti in termini di incremento della produttività e tempi di risposta al mercato. La stessa Italia Grafica ha avuto modo di occuparsene e rendersene conto a più riprese grazie alle interviste effettuate ad alcuni fra i nomi di spicco dell’industria, in Italia e non solo. Questi hanno contribuito a mettere in luce aspetti della quarta rivoluzione industriale che rischiano talora di passare in secondo piano, oscurati dalla ghiotta opportunità degli iper e super-ammortamenti. Presupposto essenziale per godere appieno degli sgravi e soprattutto di quel surplus di efficienza che il modello garantisce è che le imprese posseggano già in partenza una visione chiara e a 360 gradi degli obiettivi che nel tempo intendono raggiungere. E di conseguenza, di quali dotazioni tecnologiche siano realmente necessarie a risolvere le loro problematiche e a soddisfare nel concreto i loro bisogni. Non solo. Se il dato diventa lo strumento intelligente per il tramite del quale i processi possono essere oggetto di un costante miglioramento, anche un diverso utilizzo delle informazioni deve essere tenuto nella massima considerazione. Quindi, deve essere studiato e analizzato nel dettaglio, prima ancora di procedere all’acquisto di macchine e software. Infine, ma non meno rilevante, l’imperativo è verificare preliminarmente se quel che si ha intenzione di installare sia a tutti gli effetti conforme a quanto previsto dal legislatore, per essere certi di potere accedere agli incentivi istituzionali. Mettendo a fuoco poi i requisiti specifici da osservare in materia di protezione degli addetti.

L’esperienza insegna

Titolare insieme al padre Renato della società milanese Dedo Risorse, l’ingegner Claudio Delaini si occupa di consulenza alle imprese e di sicurezza industriale e la transizione al paradigma 4.0 lo sta costringendo per certi versi a un autentico super-lavoro. Perché, ingolosite dal Piano Calenda, le società utilizzatrici di macchinari e sistemi rischiano di agire in maniera superficiale e incauta. E d’altra parte i fornitori approfittano talvolta del clima favorevole alle vendite per incrementarle con consegne non del tutto allineate agli standard e, non da ultimo, poco rispettose delle concrete esigenze di innovazione della clientela. Casi di studio relativi al settore hanno trovato spazio sulle pagine dello house organ di Dedo, con la descrizione di acquisti incauti che sono sfociati nel più classico dei bagni di sangue. Ma lo studio lombardo ha avuto altresì modo di confrontarsi con veri e propri protagonisti della grafica e della stampa tricolore, esaminandone da vicino il percorso di cambiamento per attestarne i numerosi pregi e intervenire in corso d’opera sugli eventuali difetti.

«Alcuni nostri interlocutori del comparto», ha detto Claudio Delaini a Italia Grafica, «hanno per esempio installato una nuova linea integrata con la quale è possibile gestire direttamente dall’ufficio tecnico i flussi di stampa dei libri, partendo dalle risme di carta. La linea dà modo di controllare per intero lo stato di avanzamento della produzione e la qualità del prodotto finito, ma anche l’ammontare degli scarti e lo svolgimento delle operazioni di tipo logistico». Tutto questo è risultato in un interfacciamento totale fra i sistemi di controllo delle linee di produzione e i personal computer degli stessi uffici tecnici, che genera «un flusso d’informazioni non solo ingente ma prezioso e tale da permettere un continuo miglioramento». Il passaggio decisivo è però rappresentato dalle metodologie di utilizzo delle informazioni. «Il segreto», ha proseguito Delaini, «sta nell’idea del learning by doing, ovvero di un ininterrotto apprendimento guidato dall’analisi dei dati e tale da promuovere una sempre maggiore efficienza delle attività. L’opera di un consulente è essenziale per stabilire se le tecnologie si adeguino o meno ai diktat del 4.0, in base alla documentazione tecnica e alle evidenze oggettive. Alla base dei mutamenti c’è però sempre l’approccio di ordine culturale».

Questione di filosofia

Nessun consulente potrebbe aiutare davvero le imprese che non sono disposte a investire in una inedita filosofia: chi ci ha creduto, invece, ha scoperto benefici impensati. «L’analisi dei flussi di dati», ha detto l’intervistato, «aiuta a correggere gli errori e a sbagliare sempre meno, come la nostra esperienza sul campo, fra le stamperie evolute, ci ha insegnato. Anche perché negli ambienti 4.0 le informazioni sono disponibili trasversalmente a una molteplicità di funzioni. Anche se spesso l’accento viene posto sui benefici che l’automazione assicura dal punto di vista della velocità di esecuzione, quest’ultima non può essere il solo scopo della rivoluzione. Perché i clienti finali sono forse maggiormente interessati alla qualità dei lavori e i casi affrontati ne danno la prova. La fedeltà a quanto richiesto è lo x-factor del successo». Allo stesso tempo, il monitoraggio remoto degli apparati e dei processi di produzione dà modo di intervenire preventivamente sui possibili guasti e malfunzionamenti. Il che limita la necessità di intervento da parte del personale tecnico, ma non la esclude affatto. E anzi, impone agli stessi manutentori il salto culturale di cui sopra. «Automatizzare le operazioni», ha spiegato Delaini, «vuol dire, secondo quel che abbiamo appreso dalla relazione coi clienti, ridurre i rischi naturalmente correlati a vari tipi di lavorazione. Non bisogna però dimenticare che la manutenzione è una delle attività più critiche e pericolose che possano effettuarsi. Anche nello scenario 4.0 le macchine debbono essere aggiustate, impostate, pulite. E soprattutto controllate, a evitare fra gli altri eventi come un loro inatteso avvio da remoto».

Il passaggio generazionale

Cioè a dire che se ci sono operazioni delicate in corso, l’attivazione di una macchina o di una linea da lontano non deve essere possibile. Un’apparente banalità, responsabile però in circostanze delle quali Delaini è stato diretto testimone, «di incidenti dagli esiti gravissimi». Sovente, la missione dei manutentori si complica quando, ed è un accadimento tipico dei settori della stampa e della grafica, ma anche della carta, ci si trova a usare macchinari già datati, ma soggetti con il passare degli anni a riadattamenti e restyling. E a maggior ragione quando a doversene fare carico è una sola persona, per esperta che sia. «Avverrà sempre più spesso», ha osservato Claudio Delaini, «perché la digitalizzazione fa sì che un solo operaio possa occuparsi di quel che in passato era tipicamente gestito da un team, o che un giovane, data facilità d’uso dei sistemi moderni, compia mansioni un tempo svolte dai più anziani. Tele-service e manutenzione predittiva sono entrambi presenti nel bagaglio dell’Industria 4.0 ma non credo che per il momento stiano guadagnando terreno. È ancora un fatto di cultura». Certamente, però, a paragone con le precedenti rivoluzioni o evoluzioni industriali, il plus è dato dalla più agevole accessibilità delle informazioni critiche per l’impostazione o setup delle macchine sulla scorta dei bisogni di ogni impresa. «Tutto è registrato e la componente più prettamente artigianale del lavoro perde di importanza», permettendo di ipotizzare che l’operaio-manutentore futuro debba essere più abile nella lettura dei dati che non con le mani. Ancora una volta è necessario evidenziare che i primi passi della trasformazione in senso 4.0 sono altresì i più importanti per il buon andamento a venire del business degli stampatori. «Le aziende che frequentiamo», ha concluso Claudio Delaini, «vogliono cambiare, vogliono evolversi ma incontrano sul loro cammino difficoltà molteplici. Forse, la parte più complessa è la scelta di fornitori credibili e affidabili che possano supportarle, in un momento in cui si diffonde una certa improvvisazione e molti si stanno presentando impropriamente come delle autorità nell’ambito dell’Industria 4.0. E questo anche perché gli ammortamenti fanno gola e c’è chi prova a inserirsi nella logica della legge senza averne i requisiti, come spesso accade».

Per avere un quadro completo della situazione e confrontarsi, su solide basi, coi consulenti, risorse mirate sono sul sito del Mise.

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