Packaging

Bobst detiene il 65% di Gidue: intervista a Federico d’Annunzio, Ceo di Gidue

La multinazionale svizzera si è riservata un’opzione di acquisto per la quota rimanente del capitale, ma già da ora, grazie a questa consistente acquisizione, può ampliare la gamma di soluzioni per la stampa e il converting e accrescere la propria presenza nel settore delle etichette.

Bobst Group ha acquisito il 65% di Gidue (la cui nuova denominazione è Bobst Firenze S.r.l.), produttore italiano di impianti per la stampa flessografica e offset a banda stretta e media, destinati all’industria delle etichette autoadesive e del packaging flessibile.

«Il numeri del 2014» spiega Federico d’Annunzio «e quelli dell’anno in corso sono molto buoni e la media dei risultati prodotti negli ultimi quattro anni (2012-2015) ci informa che l’azienda è molto sana. Ciò che dunque mi ha spinto a venderne le quote di maggioranza è il desiderio di dare continuità al nostro business per ancora molti anni. Un’azienda italiana che oggi arriva a livello di 30, 40 o 50 milioni di fatturato incontra inevitabilmente problemi a compiere un salto di qualità. E questo è tanto più vero per il tipo di cultura d’impresa del nostro Paese. Mi sono reso conto che la crescita che avrei voluto per Bobst Firenze sarebbe stata difficile da ottenere senza un aiuto esterno: non solo per l’aspetto finanziario, ma piuttosto per un’attitudine all’esercizio della leadership. In passato ho ricevuto più di un’offerta anche da parte di aziende concorrenti, ma le ho rifiutate tutte finché non ho trovato il partner giusto che garantisse continuità e soprattutto la proiezione alla leadership nel nostro settore, ovvero il narrow e mid-Web printing. Il nostro è un management giovane, determinato e molto competente ed è importante che abbia la possibilità di imparare in un ambiente più strutturato».

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Federico D’Annunzio, CEO e azionista di Nuova Gidue.

Nel 2014 il totale delle vendite di Gidue è stato pari 30,9 milioni nel 2014, con un incremento del 19% rispetto all’anno precedente. L’Ebitda, inoltre, supera l’11%. «Le prospettive per l’anno 2015» aggiunge d’Annunzio «sono ancora molto positive: ci aspettiamo il solito 15-20% di crescita. In linea di massima, il 50% di questo fatturato è realizzato in Europa, il 45% nel resto del mondo e 5% in Italia: ecco su questo punto dovremo lavorare molto perché è necessario rifocalizzarci sul nostro Paese».

«La gamma di prodotti di Gidue» precisa d’Annunzio «si è notevolmente ampliata negli ultimi tempi e sta ancora crescendo nei due settori, le etichette e il flexo packaging, che hanno per noi uguale importanza e peso. Negli ultimi anni abbiamo raggiunto una posizione di leadership conclamata in Spagna, in Polonia e in Francia. Inoltre, da poco ci siamo insediati in Nord America. In questo mercato come nel resto delle altre piazze il nome Gidue scompare e rimane il nome Bobst Firenze perché è meglio associare totalmente i nostri prodotti al leader mondiale del packaging. Anche in questo caso, la scelta di perdere il nostro brand è avvenuta in maniera del tutto armonica, senza forzature: il cambio del nome simboleggia il passaggio di un’azienda che da realtà padronale diviene multinazionale».

Da Bobst la garanzia di una più adatta cultura aziendale

«Del resto i numeri» prosegue d’Annunzio «parlano chiaro: Gidue quest’anno ha fatturato quasi 31 milioni, Bobst un miliardo e 200 milioni. Si tratta di una realtà industriale di tutt’altra scala che saprebbe gestire un veloce aumento del fatturato. In effetti in Bobst hanno quelle conoscenze che permettono di evitare errori e di crescere in maniera sostenibile a lungo termine. Noi abbiamo sempre avuto nel nostro mercato una leadership tecnologica e continuiamo a svilupparci, tuttavia è chiaro che dobbiamo porci un limite in considerazione del fatto che siamo una Pmi metalmeccanica in grado di crescere non oltre il 15% annuo. Il rischio è che si commettano gli errori che ci hanno creato seri problemi nel 2007 e nel 2008, quando, in tempi di domanda calante, una crescita eccessiva, per non dire esplosiva, non è stata gestita in modo adeguato (nel dicembre 2008 Gidue aprì una procedura di liquidazione volontaria per far fronte a un drastico quanto inaspettato crollo delle vendite, tale da non permettere la copertura dei costi fissi societari, n.d.a.). Al fine di evitare una seconda fase di stress per l’azienda, abbiamo deciso di dotarla delle competenze giuste per poter raccogliere risultati concreti nel prossimo futuro».

d’Annunzio rimane l’anima di Gidue

«Certo», continua d’Annunzio «nel cedere la maggioranza ad altri, la cosa migliore è poter condurre la trattativa partendo da una posizione favorevole: noi veniamo da anni di continui e costanti profit e ciò ci ha permesso di avere un grande potere negoziale. È anche in questo modo che siamo riusciti a mantenere la nostra autonomia aziendale. E infatti il criterio di integrazione tra noi e loro è ispirato alla massima indipendenza: non è previsto che i manager di Bobst intervengano nella nostra operatività, Gidue piuttosto assorbirà un know how consolidato in termini di cultura aziendale e di ordine pratico come, per esempio, quello relativo agli strumenti di gestione del service. Ma niente cambierà nel management tanto è vero che mi hanno chiesto, e io ho accettato nonostante fossi disposto alla cessione della totalità delle azioni, di rimanere in pianta stabile in qualità di azionista e Ceo di Gidue. In altre parole Bobst si aspetta che continui a guidare il team di successo che ho formato. Del resto, anche l’azienda svizzera trarrà da noi parecchi vantaggi: propensione all’innovazione e una certa freschezza e dinamicità nella gestione d’impresa che magari un grande gruppo può aver via via perso».

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