Canva: il servizio anti-stampa

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Ogni anno Canva fa registrare un incremento di utenti e servizi senza uguali: scopriamo pregi e difetti del web tool più utilizzato dai professionisti.

Questo articolo nasce dopo l’analisi di un trend in continua crescita all’interno della prestampa in cui opero; l’aumento dei file inviati dai committenti che non rispettano i requisiti minimi del mio workflow mi ha messo in allarme e avviato una serie di controlli che mi ha portato ad un unico “colpevole”: quasi tutti i PDF erano stati generati da Canva. Questo spunto vuol essere un documento condiviso per gli operatori e un monito per i creativi meno esperti.

Lo sviluppo di Canva

Quando nel 2007 la fondatrice, l’australiana Melanie Perkins, iniziava a porre le basi per Canva, nessuno avrebbe scommesso che in pochi anni sarebbe diventato un servizio usato da milioni di persone in tutto il mondo. La sfida, in parte vinta dal team di sviluppo, era quella di creare un software semplice e immediato, che rispondesse alla difficoltà di alcuni studenti nell’apprendere i fondamenti di Photoshop e InDesign. In principio Canva si posizionò proprio nella fascia di mercato dedicata agli appassionati e ai neofiti, come uno dei tanti software dedicato a chi, a corto di idee e software, cercava un applicativo gratuito per dar sfogo alla propria creatività. Lo sviluppo costante della piattaforma si è concretizzato in un portale che oggi si rivolge anche ai professionisti della stampa, che possono ordinare i propri lavori in classico stile web to print. Ad onor del vero, dopo l’analisi dei file creati da Canva, questo ultimo aspetto sembra decisamente essere la nota dolente di un servizio altrimenti impeccabile.

Cosa è oggi Canva?

Canva oggi è un portale che permette di creare grafiche per social e web partendo da set di elementi messi a disposizione dai numerosi database ad esso collegati. Non solo poster o flyer ma anche una serie di oggetti multimediali che comprendono, ad esempio, infografiche, video, piccole animazioni e immagini per social media. L’acquisizione recente di portali come Pexels e Pixabay, conosciuti per essere tra le banche fotografiche gratuite più utilizzate dai grafici e fotografi, ha lanciato Canva nel panorama della creatività come un unico tool che unisce la disponibilità pressoché infinita di elementi alla facilità di esportazione nei formati corretti a seconda della destinazione. La possibilità di avere uno spazio di archiviazione personale e la gestione multipiattaforma ne hanno rafforzato la leadership, tanto da mettere l’utente in condizione di passare a formule di abbonamento che aumentano la disponibilità di lavoro e offrono un ambiente unico e personalizzabile.

Il servizio di stampa, integrato negli ultimi anni, sta crescendo a ritmi elevati e, nonostante i prezzi non siano in linea con gli stampatori online, l’utente medio preferisce acquistare all’interno di Canva per un’esperienza globale che in pochi click ti porta dalla realizzazione della grafica alla sua realizzazione cartacea.

L'esportazione PDF da Canva
L’esportazione PDF da Canva

Quello che mi ha colpito è che il processo non è chiuso in se stesso: la possibilità di esportare gratuitamente un “PDF per la stampa” (sia in alta qualità che compresso), con crocini e margini inseriti automaticamente, permette all’utente di cercare una soluzione di stampa oltre Canva. Qualcuno di questi file è appunto passato per i miei workflow digitali e non con risultati poco rassicuranti.

L’analisi dei file

Eliminando le variabili riconducibili ad un uso errato del servizio, ho provato ad analizzare un PDF per la stampa partendo da uno dei template gratuiti offerti da Canva. La verifica preliminare di Adobe Acrobat non lascia spazio ai dubbi, gli errori sono molteplici sia di costruzione del PDF che di progettazione della grafica. Salta subito agli occhi la mancanza di intento di output all’interno del è questo è già un primo errore che può compromettere la riproduzione cromatica del progetto. Le immagini, spesso inserite nei documenti in riduzione e senza alcuna possibilità di conversione, non hanno profili incorporati. Nessuna opzione per la gestione della copertura di inchiostro, delle compressioni immagini o della personalizzazione dei marchi. Il PDF è esportato con versione 1.4, assolutamente non in linea con nessuno standard di stampa previsti dal PDF/X (ad oggi, la compatibilità con Acrobat 9/10 richiede un PDF 1.7+). I font incorporati sono Type 0. Ulteriori conferme arrivano anche utilizzando il preflight con strumenti dedicati come Enfocus e Callas: seguendo le specifiche GWG (simulando due ipotetici output, offset e digitale) in questo caso a mancare sono anche alcuni dati di struttura del PDF.

Gli errori riscontrabili nei PDF esportati da Canva non sono solo di natura tecnica. Le abbondanze, aggiunte automaticamente in fase di salvataggio, non sono omogenee e coerenti con la grafica (fig. 01). I colori selezionabili all’interno di Canva contemplano solo con codici esadecimali, non proprio un metodo ideale per chi si occupa di stampa. Nessuna opzione per la gestione delle tinte piatte ne colori Pantone, come prevedibile.

Conclusione

La conclusione è impietosa: benchè Canva possa essere un esempio di business vincente, non può considerarsi un software professionale per la realizzazione di progetti dedicati alla stampa. C’è da chiedersi quale sia la gestione dei flussi che portano alla realizzazione degli stampati: alle molteplici richieste di chiarimento, nessuna risposta è pervenuta da Canva che ad oggi non spiega ne quali attrezzature sono usate ne i metodi di elaborazione dei file. Il servizio è ben lontano dal soddisfare le richieste di un pubblico più tecnico, soprattutto quello che punta alla coerenza cromatica e alla riproducibilità nel tempo. Resta tuttavia un ottimo strumento per hobbysti o poco più: se siete a corto di idee per la prossima cartolina di Natale o avete bisogno di una grafica non personalizzata per l’utilizzo sui social network, forse Canva può fare al caso vostro.


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