La decarbonizzazione della filiera della carta è una strada obbligata che se ben gestita può diventare una grande opportunità.
Decarbonizzare. Non è solo una parola d’ordine degli ambientalisti in tempi di cambiamenti climatici, ma è anche una necessità delle imprese. Da un lato la diminuzione della percentuale d’emissioni nella produzione manifatturiera è ormai una “qualità” necessaria dei prodotti, viste le barriere “politiche” che si stanno mettendo alle attività ad alta intensità di carbonio, le quali prima o poi potrebbero sfociare in una carbon-tax, mentre dall’altro lato c’è una ricerca di prezzi bassi dell’energia, legati alla stabilità degli stessi, due caratteristiche essenziali per offrire una maggiore competitività alle filiere manifatturiere e specialmente a quelle hard-to-abate, come quella della carta. L’argomento della decarbonizzazione è stato il punto cardine dell’assemblea annuale di Assocarta tenutasi il 21 giugno 2024 a Roma, presso l’associazione Civita, nella quale Lorenzo Poli, presidente dell’associazione ha fatto il punto sulla questione. «La tecnologia della cogenerazione, sviluppatasi notevolmente negli anni ’90 nel settore cartario per la sua adattabilità ai processi produttivi, offre significativi vantaggi ambientali riducendo le emissioni di CO₂ rispetto alla produzione separata di energia», ha detto Poli. Del resto, la cogenerazione è stata promossa da tempo dalla Direttiva Europea 2004/8/CE per i suoi benefici, tra cui la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e l’incremento dell’efficienza energetica, con un rendimento medio dell’80%. Oltre a tutto ciò, la cogenerazione diminuisce le perdite energetiche nel trasporto e libera capacità sulla rete elettrica. Questa tecnologia oggi, grazie agli avanzamenti tecnologici, copre circa l’80% del fabbisogno elettrico del settore cartario, con il restante 20% soddisfatto dagli acquisti dalla rete. «Dal 2005, il settore cartario ha ridotto le emissioni specifiche del 24%, raggiungendo un punteggio di 0,78 (su 1) secondo l’indice di circolarità della Ellen Mac Arthur Foundation. Questi progressi devono proseguire nel campo energetico, e l’accordo con il GSE offre il contesto ideale per avanzare in questa direzione», ha proseguito Poli.
Cogenerazione fondamentale
La cogenerazione, secondo Assocarta, è fondamentale e deve essere rilanciata e integrata con le fonti rinnovabili, in particolare il biometano, che ne ottimizza l’utilizzo. La cogenerazione, per l’associazione, può inoltre fornire capacità di riserva per un sistema elettrico sempre più dipendente da fonti non programmabili. È essenziale promuovere la produzione di energie rinnovabili direttamente connesse all’industria per accelerare la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica. «Il settore della carta richiede condizioni competitive paritarie rispetto ai concorrenti europei per affrontare la concorrenza extraeuropea, che beneficia dell’economia circolare europea senza le stesse responsabilità ambientali», ha replicato Poli che ha aggiunto: «Numerosi provvedimenti supportano le fonti rinnovabili, come per esempio, l’agrivoltaico, il FER2, il FERX, ma i benefici economici in termini di riduzione del prezzo dell’energia elettrica non si sono concretizzati. Nel 2023, oltre il 40% dell’energia elettrica è stata prodotta da fonti rinnovabili, ma il mercato italiano non riesce a trasferire questo vantaggio ai consumatori. L’unico trasferimento è rappresentato dagli oneri di sistema necessari per finanziare i regimi di sostegno. Ciò accade nonostante il capacity market riconosca agli impianti termoelettrici una parte della remunerazione, che prima doveva essere inclusa nel prezzo di vendita dell’energia».
Decarbonizzazione aggressiva
L’Europa, oggi, richiede alle imprese un piano di decarbonizzazione molto aggressivo, per il settore cartario ciò significa ridurre le emissioni climalteranti del 70% al 2030, per arrivare al net-zero al 2050. E si tratta di una riduzione supplementare per un segmento industriale come quello della carta che ha già affrontato un percorso simile negli ultimi dieci anni del secolo scorso e che la filiera ha saputo trasformare in un’occasione di competitività, anche perché in qui frangenti sono stati concepiti e realizzati una serie di strumenti che oggi sono molto utili per ridurre ulteriormente l’impronta carbonica, anche se è necessario ragionare come queste pratiche possano essere aggiornate alla luce del panorama tecnologico che è ovviamente mutato ed è in costante, e rapida, evoluzione. Tutto ciò aumenta la complessità della sfida anche perché è sempre e comunque necessario salvaguardare la competitività delle imprese. E in questo quadro, Assocarta sta cominciando ad analizzare con attenzione e cura tutta la filiera alla luce delle due dimensioni che riguardano la decarbonizzazione dell’industria cartaria: il calore e l’elettricità.
Il calore è fornito in massima parte dalla cogenerazione quindi oggi dal gas e le soluzioni per decarbonizzare questo aspetto sono quelle legate all’utilizzo di fonti a basso o nullo contenuto di carbonio, come l’utilizzo del biometano o di altri vettori. Nel caso del biometano il problema non è tecnologico, come per l’idrogeno, ma normativo. Questo vettore, infatti, è a livello chimico totalmente identico al gas naturale d’origine fossile utilizzato quotidianamente, ma ciò che manca è uno strumento, che ne certifichi l’origine rinnovabile, una volta messo in rete. «Oltre a ciò, c’è la possibilità di aumentare il tasso d’elettrificazione delle cartiere, ma non è una cosa che si fa nel giro di poco tempo. – ha affermato Riccardo Siliprandi, SeniorPrincipal AFRY presentando lo studio AFRY/Assocarta “Progetto di Decarbonizzazione dell’Industria Cartaria Italiana” – E inoltre c’è la questione della scarsità delle risorse rinnovabili che sono limitate, biometano compreso allo stato attuale». Le nuove tecnologie sono promettenti, come l’idrogeno e la cattura della CO2(CCS), ma devono essere testate a fondo prima di essere implementate nella filiera della carta. Un esempio per tutte è quello delle pompe di calore che, ora, fanno fatica ad arrivare alle temperature necessarie alle cartiere, mentre sul lungo termine, il percorso della decarbonizzazione delle imprese cartarie potrebbe guardare anche a tecnologie un poco controverse come il nucleare con reattori di piccola taglia modulari (SMR) anche perché producono sia elettricità, sia calore di processo. Ma le prospettive su questo fronte sono di lungo periodo.
Sperimentazione in corso
In questo quadro, Assocarta ha sottoscritto il 24 maggio 2024 presso la Cartiera dell’Adda a Calolziocorte, un accordo con il GSE che ha l’obiettivo di condividere una strategia competitiva di decarbonizzazione del settore. L’accordo, che è stato firmato dal Presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, dal Presidente e dall’Amministratore delegato del GSE, Paolo Arrigoni e Vinicio Mosè Vigilante, prevede che le aziende aderenti all’associazione potranno confrontarsi con i tecnici del GSE sulle opportunità derivanti dagli incentivi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili e sull’implementazione di interventi di efficientamento energetico. «La cogenerazione può fornire capacità di riserva per un sistema elettrico sempre più basato su fonti non programmabili», ha affermato Poli, mentre il presidente del GSE Arrigoni a proposito ha detto: «La filiera italiana della carta, seconda in Europa solo alla Germania, è un attore importante del tessuto imprenditoriale italiano. Per preservarne la competitività e traghettare le industrie della carta verso la neutralità carbonica è necessario quindi adottare una strategia diversificata, che includa l’efficientamento energetico dei processi industriali, economia circolare, uso di combustibili low carbon, cattura della CO2 ed elettrificazione dei consumi». In pratica, con il protocollo che ha una durata di tre anni, GSE e Assocarta individueranno una serie di progetti sperimentali rivolti ai processi del comparto della carta, con lo scopo di far emergere soluzioni tecnologicamente avanzate, anche sostenute da incentivi pubblici, utilizzabili per la diffusione delle best practice, tra cui l’utilizzo dell’idrogeno verde, del bioidrogeno e il supporto del processo di elettrificazione. Saranno inoltre promosse le configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile e l’implementazione di tecnologie innovative e sostenibili con lo scopo di ridurre le emissioni e, al contempo, aumentare la competitività delle aziende italiane della filiera. Insomma, la filiera della carta, ancora una volta, come negli anni passati, è un grande laboratorio per risolvere le sfide industriali dell’Italia. Negli anni passati, il problema era il costo dell’energia; ora si punta a ridurlo ulteriormente anche attraverso la decarbonizzazione. Low cost e net-zero, potrebbero sembrare un’equazione impossibile da risolvere, ma le soluzioni ci sono.