Offset

Come cambiano le macchine

Ciò che maggiormente differenzia le macchine da stampa moderne rispetto a quelle della precedente generazione non è tanto nelle soluzioni prettamente meccaniche ed elettroniche ma piuttosto nel software di controllo, che sfruttando algoritmi di intelligenza artificiale, aiuta il processo produttivo nell’ottimizzazione di parecchi parametri, non ultimo nell’attività di prendere decisioni, derivanti dall’analisi e dall’apprendimento che scaturisce dall’esperienza della produzione pregressa

Se guardiamo alla tecnologia strettamente intesa la macchina da stampa offset non notiamo cambiamenti drastici. Ciò invece che sono stati rivoluzionati sono i processi produttivi, le politiche commerciali, la possibilità di andare in tiratura in tempi brevissimi. L’automazione è la parola d’ordine di questi ultimi anni che ha influenzato tutti gli ambiti della macchina da stampa.

La macchina da stampa offset convenzionale per la produzione nel settore commerciale non è cambiata in modo drastico negli ultimi decenni. Se confrontiamo le mutazioni rispetto alla stampa digitale, dove le tecnologie sono evolute in modo esponenziale, ci sembra un settore in ristagno sotto il profilo dell’innovazione tecnica. E ancora, se guardiamo all’interno di un reparto odierno di stampa offset commerciale, grosso modo vediamo le stesse cose che vedevamo allora. Macchine da stampa pluricolori con un pulpito di comando, bancali di carta stampati in attesa di asciugare prima di ricevere le lavorazioni successive, o pronti per essere stampati. Sicuramente molte più macchine con sistemi di asciugatura UV e magari UV di ultima generazione (LED UV) che limitano i tempi morti produttivi e incrementano la possibilità di stampa su materiali difficili. Ma se guardiamo all’organizzazione dei processi produttivi aziendali, alle politiche commerciali e di mercato che danno l’input alla produzione, allora le cose stanno in modo diverso. Oggi la stampa, come la maggioranza delle merci, risponde a logiche di “time to market” che richiedono tempi più brevi dalla progettazione alla realizzazione del prodotto finito. E i clienti della stampa adottano logiche diverse nell’approvvigionamento, non si immobilizzano più prodotti in magazzino per un utilizzo nel tempo, tutto deve essere prodotto nel cosiddetto “just in time”.

Per questo l’innovazione tecnologica non si ferma e si insinua, il progresso che deriva dalla ricerca e sviluppo dei produttori di macchine, impatta costantemente il mondo della produzione con proposte che promettono migliori risultati in tutti gli aspetti tecnici e organizzativi. L’automazione storicamente è andata di pari passo con la tecnologia di stampa ma mentre i primi progressi in quest’area erano puramente meccanici, molti dei miglioramenti più recenti riguardano i sistemi software, come quelli che guidano il flusso di lavoro o che integrano le operazioni concatenate (produzione lastre e fasi di post stampa) in processi più connessi. Oggi il mantra che pervade i reparti di stampa offset è «incrementare la produttività», rendere cioè maggiormente efficienti i centri di lavoro. Come può essere ottenuto questo risultato è la scommessa da vincere, considerando l’erosione dal basso che i sistemi di stampa digitali cercano costantemente di mettere in atto. E le logiche di marketing attuali, esito di un processo che è ormai in atto da anni, che impongono un ricambio continuo della veste grafica della comunicazione, e quindi una frammentazione dei lotti di produzione alla ricerca della “customizzazione” assoluta verso il consumatore, non aiutano certo gli stampatori offset, che si ritrovano sul pulpito della macchina da stampa una pila di cartelle di lavorazione da 1500 pezzi l’una da realizzare in un turno di lavoro.

Come sono cambiate allora le macchine da stampa e dove sono diretti gli sforzi dei produttori per far fronte a queste sfide?

Non è certo la velocità massima di stampa che ha caratterizzato le nuove generazioni; sebbene qualche incremento si può considerare, le macchine vendute oggi sono paragonabili a quelle di 10-15 anni più vecchie. Oggi non è importante andare veloci in tiratura, data la diminuzione media di queste, è fondamentale andare in tiratura in tempi brevissimi. L’automazione è la parola d’ordine di questi ultimi anni che ha influenzato tutti gli ambiti della macchina da stampa. Sia sul piano delle procedure che sull’interconnessione con i sistemi gestionali aziendali. Il perché non è difficile capirlo se si analizza l’aspetto strettamente tecnologico: automatizzare le operazioni si traduce in minore spreco di tempo nell’avviamento con conseguente maggiore competitività nei confronti dei processi concorrenti, digitale in primis. Dopo analizzerò alcune delle automazioni più  significative nelle odierne macchine da stampa, ma qui mi sembra importante sottolineare un altro obiettivo che i costruttori hanno tenuto nel mirino: la mano d’opera, ossia i problemi legati al mondo del lavoro. Si sa che uno dei costi più importanti nei processi manifatturieri come la stampa è il costo del lavoro, che si basa su addetti ad alta specializzazione. Ebbene l’intento di spingere l’automazione al massimo è sostenuto da due fattori “umani” determinanti: diminuire la necessità di personale a bordo macchina e rendere sempre meno indispensabile l’impiego di personale ad alto tasso di esperienza. La tesi che i costruttori hanno seguito è quella di trasformare la macchina da stampa in un sistema “intelligente” in grado di sostituire l’uomo in molte delle operazioni sia manuali, di intervento sugli organi della macchina (cambio lastre, lavaggi, impostazioni dei sistemi di guida del foglio), sia nelle regolazioni della qualità del risultato stampato (registro di posizione e sovrapposizione, corrispondenza colore).

In fase di preset della macchina, le regolazioni per il cambio formato e cambio carta sono gestite in modo automatico grazie alla programmazione delle commesse di lavoro, le macchine si impostano in modo autonomo grazie all’interconnessione con il MIS aziendale che pianificazione e ottimizza la sequenza delle commesse che consente il massimo risparmio nei tempi di avviamento.

Il lavaggio dei cilindri caucciù e di pressione può avvenire in parallelo e simultaneamente, anche con il cambio lastre, riducendo al minimo questi intervalli. Avendo sotto controllo tutti gli step del processo, il software di controllo può identificare le singole lastre che l’operatore ha posizionato per il cambio automatico, prevenendo eventuali errori di caricamento.

L’intelligenza artificiale

Ma l’automazione si spinge oltre. Una parola nuova che sicuramente non caratterizzava le macchine di più vecchia concezione è: “AI”, “intelligenza artificiale”. Una parola che rischia di essere inflazionata, soprattutto oggi dove non c’è piena consapevolezza da parte di tutti di cosa realmente voglia dire. L’intelligenza artificiale per quanto estremamente attuale, nasce molto tempo fa, almeno come concetto, quando i computer entrarono nella nostra vita, nel 1956. Allora si parlò di Sistemi Intelligenti perché in grado di risolvere teoremi partendo da informazioni di base. Negli anni successivi ci fu un fermento di nuove idee rivolte a riprodurre nelle macchine il pensiero e la logica tipiche del comportamento umano, che se da un lato portò i sistemi software ad accrescere in modo esponenziale le capacità computazionali, dall’altro rivelò i primi limiti dell’intelligenza artificiale, che non riusciva a riprodurre i processi intuitivi e di ragionamento della mente umana. Negli anni successivi grazie agli sviluppi e alle applicazioni in campo biologico, l’intelligenza artificiale fece passi in avanti considerevoli, e negli anni ’80 con l’invenzione dell’algoritmo che permetteva l’apprendimento per reti neurali, si allargò a svariati campi di impiego, fino ai primi autoveicoli a guida autonoma che ai giorni nostri consentono di imitare il comportamento umano con l’ausilio di innumerevoli sensori che inviano i dati all’algoritmo software di controllo del veicolo. Ma l’intelligenza artificiale, perché così la si possa veramente chiamare deve poter riprodurre alcuni parametri tipici del comportamento umano, ossia avere una conoscenza non sterile, una conoscenza quindi che permetta di prendere decisioni non basate semplicemente sul calcolo logico unita all’abilità di risolvere problemi in maniera diversa a seconda dei contesti in cui ci si trova. Nel caso di un autoveicolo ad esempio, di fronte a un ostacolo, prendere la decisione di sterzare oppure di frenare. Un tipico approccio è quello della Teoria delle Decisioni, basata su un albero di decisione, che permette di valutare per ogni azione/decisione le possibili conseguenze, prendendo quindi poi la decisione più conveniente.

Uno dei principali passi in avanti nella storia dell’Intelligenza Artificiale è stata fatta quando si sono potuti ricreare degli algoritmi specifici, tipici del comportamento umano, in grado di far migliorare il comportamento della macchina. Ciò che oggi chiamiamo “machine learning”, la capacità di migliorare della macchina, grazie all’esperienza, ossia di imparare dai propri errori.

Questo dovrebbe portare la macchina a svolgere azioni anche se queste non sono state previste tra le azioni previste. Questa tecnologia consente oggi alle macchine da stampa di affiancarsi all’operatore in parecchie decisioni, che vanno dalla scelta della sequenza di commesse da mettere in macchina al controllo di tutti i parametri di funzionamento della stessa. Immagazzinando in modo ininterrotto tutti i dati di funzionamento, di tutti i componenti e sistemi nonché del risultato di stampa, può agire in modo predittivo rispetto alla necessità di manutenzione e dall’atro lato, ottimizzare la qualità di stampa facendo riferimento ai pattern di parametri memorizzati durante tutta l’esperienza lavorativa. Un po’ come se l’operatore ricordasse senza alcuna esitazione, tutte le tirature fatte in precedenza, tutti i parametri di regolazioni e le decisioni prese e quali hanno prodotto i risultati più efficaci. Il tema dell’intelligenza artificiale applicata ai settori manufatturieri, senza dubbio affascinante, pone però anche interrogativi preoccupanti: sostituirà la mano d’opera? E come cambieranno le skill professionali degli operatori che dovranno collaborare con essa? E spingendo all’estremo il ragionamento: le macchine sostituiranno l’uomo in tutto e per tutto quando raggiungeranno la consapevolezza della loro superiorità? La letteratura fantascientifica su questo ha già prodotto scenari futuribili. Stando con i piedi per terra mi piace qui citare il recente libro dal titolo “Irriducibile” di Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore italiano.  È stato capo progetto e designer dell’Intel 4004, il primo microprocessore al mondo, e lo sviluppatore della tecnologia MOS con porta di silicio, che ha permesso la fabbricazione dei primi microprocessori, delle memorie EPROM e RAM dinamiche e dei sensori CCD. Da trent’anni ha iniziato un percorso di ricerca scientifica sulla natura della coscienza umana concludendo che, per quanto i computer potranno evolversi non potranno mai raggiungere il livello del pensiero umano, mancando loro la “consapevolezza” dell’esperienza vissuta, che è una dimensione che trascende la logica. Lettura un po’ difficile ma illuminante.

L’operatore

Tornando alle macchine da stampa, vi è un altro importante asse verso il quale l’innovazione si spinge e riguarda gli aspetti più legati all’interazione con l’operatore. Se da una parte si tende a ridurre il bisogno di mano d’opera, dall’altra la ricerca mette l’ergonomia al centro, creando un ambiente di lavoro il più possibile salutare e privo di pericoli e stress fisico. Si sa che lo stampatore storicamente è sempre stato costretto a posture spesso non comodissime nell’effettuazione di certe manovre (pulizie ad esempio o manutenzioni, come cambi caucciù o regolazione dei rulli). E se è vero che, (ahimè), l’età pensionabile si raggiunge sempre più tardi, il confort fisico sul posto di lavoro acquisisce un valore ancora più significativo. Ma anche verso l’ambiente, l’attenzione dei produttori è puntata a rendere il processo di stampa offset “carbon neutral”, che si esplicita nella compensazione della C02 prodotta nella produzione delle attrezzature e nel risparmio energetico del sistema, che in momenti come questi, in cui il costo dell’energia non ci fa dormire sonni tranquilli, è senz’altro qualcosa che capita “a fagiolo”.

Una battuta finale: si estinguerà prima la stampa offset, perché sostituita dai prodotti digitali che oscureranno per sempre l’immagine stampata, o si estinguerà prima lo stampatore perché sostituito da bracci robotici e intelligenza artificiale. Chi negli anni ’90 diceva che il libro si sarebbe estinto nel giro di pochi anni sostituito da CD-ROM interattivi e computer non ci ha preso molto, staremo a vedere.

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