Digitale

Digitale, le verità nascoste

Abbiamo lavorato per molti anni a smontare falsi miti positivi e negativi della stampa digitale che ora sono relegati al passato. Già nella definizione di stampa digitale si butta sempre tutto insieme piccolo e grande formato, toner, inkjet elettroink, foglio e bobina, quasi che tutte queste differenze non interessino gli interlocutori. E che sono alla base di tante incomprensioni.

Malgrado sia un processo produttivo ampiamente impiegato e che ha delle regole ben note e definite quando si parla di stampa digitale si fa ancora fatica a far comprendere bene gli ambiti di applicazione, l’efficacia di un sistema verso un altro, usare i criteri adatti per fare le giuste valutazioni d produzione. È sicuramente curioso vedere questa resistenza ma è comprensibile capirne il perché.

La stampa digitale farà chiudere la stampa offset

Forse è il falso mito più grosso e ancora nella vulgata generale, argomento che spesso toccato nella stampa digitale quasi che ci sia l’obbligo di questa diatriba; di certo non è un mito senza un minimo di fondamento.

Alla base non c’è la tecnica di stampa a sé stante ma l’intero processo produttivo, cioè tutti passaggi del workflow che portano alla realizzazione dello stampato. È in questo ambito che si crea la prima contrapposizione tra il processo diretto della stampa digitale e gli inevitabili molteplici processi che portano a uno stampato offset.

Il processo di prestampa è più immediato sulle macchine da stampa digitali in quanto si lavora sui preset di macchina, favorita dalla maggiore stabilità e veloci procedure di allineamento. Tuttavia, queste dipendono dal tipo di macchina di stampa perché ci possono essere grandi differenze proprio in funzione della tecnologia di macchina sia essa inkjet, dry toner, elettroink. La prova di stampa può già essere la prima copia e quindi avere immediatamente il riscontro visivo del risultato finale. I vantaggi sono evidenti e aumentano l’appeal della stampa digitale ma come si può facilmente intuire funziona se tutto è definito e i limiti risultano evidenti.

La tecnologia di stampa determina quali supporti sono stampabili, con quale gamut, con quale velocità. Il formato di stampa vincola le cadute macchine e il tipo di prodotto realizzabile in funzione della finitura. Il volume di stampa determina se è sostenibile andare in digitale. Queste semplici considerazioni variano se si parla di stampa digitale a bobina, foglio grande formato, foglio piccolo formato e relativo inchiostro; per ognuno di questi processi ci sono specifiche considerazioni da fare perché anche la configurazione stessa delle macchine da stampa cambia e quindi la capacità produttiva.

Certamente la stampa digitale nella sua generalità ha permesso di spostare volumi di stampa dall’offset al digitale per una migliore gestione dei volumi di stampa, ha velocizzato produzioni di molti prodotti, ha aperto nuovi scenari produttivi in ambiti stagnanti, e di introdurre nuovi elementi di comunicazione in modo massivo come la elevata personalizzazione dei contenuti, cosa altrimenti non fattibile. E di certo ha dato un nuovo impulso anche agli stampatori offset in termini di efficienza e di aumento dello sfruttamento delle macchine disponibili aumentando la loro capacità di offerta sui clienti.

Con la stampa digitale stampi su qualsiasi cosa

Ecco uno dei grandi fake della stampa digitale figlio del marasma del termine. L’affermazione di per sé non è sbagliata se consideriamo l’intero comparto dalla stampa digitale dal piccolo al grande formato, dal toner agli inchiostri UV. La verità è che la stampa digitale è ipersegmentata con macchine specifiche che stampano in prevalenza su materiali specifici per cui c’è una iperspecializzazione produttiva delle macchine. Infatti la scelta di cosa stampare e su quale materiale determina quale sarà la macchina da stampa e lo stampatore adatto allo scopo. Per la stampa fine art di fotografie ci sono le specifiche tecnologie inkjet a base acqua che stampano su supporti in grado di ridare la pienezza e la profondità delle immagini; ma sono altre macchine e tecnologie che stampano la decorazione degli automezzi dove al fattore visivo si deve aggiungere la resistenza agli agenti atmosferici. Stampare libri di scolastica e cataloghi di mobili è fatta con macchine e tecnologie differenti per ottenere il giusto bilanciamento qualità prezzo.

Il fattore della diversità tecnologica è tanto trascurato quanto è da tenere molto presente perché i files di stampa dovrebbero essere ottimizzati per lo specifico processo di stampa specialmente in termini di risoluzione e profili colore proprio per le rese visive differenti.

Si stampano qualsiasi file

Tra tutti i falsi miti questo è quello “meno falso” ma comunque molto distorto. Si basa sul fatto che per stampare basta dare il comando stampa dal programma di partenza e in effetti la macchina stampa. Ma questa obsoleta e poco pratica procedura era già di piena di rischi e di possibili errori quando veniva fatta, oggi è totalmente in disuso, se non in alcuni flussi chiusi di produzione.

I sistemi di stampa digitali sono composti dai gruppi stampa e dai RIP che ha il compito di rasterizzare e gestire i file di stampa. Pur molto evoluti i motori di rasterizzazione seguono regole ben precise su come sono gestiti gli elementi: trasparenze, tinte speciali, stili di font, risoluzione delle immagini, vettori, conversioni colore, componenti che sono lavorate ed interpretate in modo completamente differente di vari RIP.

Il rischio di avere errori nell’interpretazione è alto se il file non passa per un processo di preflight in precedenza e i problemi possono manifestarsi sia in termini qualitativi, con parti di files che non sono stampate correttamente o con rallentamenti nella trasmissione dei dati in macchina, come nei casi dei grossi spool per la stampa transazionale. Per cui se si vuole ottenere il risultato di stampa atteso il file deve essere formattato correttamente per il processo di stampa individuato e lo stampatore deve rendere disponibili le specifiche per poterlo realizzare. È vero che spesso gli stampatori digitali si prodigano affinché ogni file, che di solito non è stato pensato per essere lavorato in digitale, sia adattabile processo di stampa ma se provate a rendergli la vita più semplice non disdegna.

La stampa digitale stampa in RGB

Ancora dura morire in alcuni casi, questa è sempre stata una fantasia che ha attecchito subito e non si scardina malgrado le evidenze. È evidente a tutti che il processo di stampa parte dalla quadricromia per estendersi a più colori di stampa quindi la stampa digitale in ogni sua forma è sempre annoverata nella sintesi sottrattiva.

Differente è come il rip è in grado elaborare i colori accettando sia files già separati in quadricromia sia files RGB. Questo aspetto è uno dei punti di vera differenza rispetto alla stampa convenzionale perché mantenere un flusso di lavoro di RGB fino all’ultima conversione consente di poter utilizzare gli ampi gamut di stampa che quasi tutti i sistemi di stampa digitale sono in grado di produrre. Ed ottenere sempre una ampia profondità colore che rende unica la produzione in digitale.

Saremo sempre pronti a rispondere a tutte le domande che riguardano il mondo della stampa digitale perché di falsi miti, come le fake news, sono duri a morire e spesso ritornano. Ma è proprio con la coerenza e le evidenze della tecnica che si abbattono e creano nuova cultura e opportunità.

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