Come ridimensionare le immagini in Photoshop

L’algoritmo di interpolazione Bicubico di Photoshop non ha subito molte evoluzioni, tuttavia nell’Anteprima Tecnologia la seconda revisione dell’algoritmo Mantieni Dettagli presenta interessanti evoluzioni qualitative.

Sono passati 6 anni da quando trattai su queste pagine l’argomento degli algoritmi di interpolazione in Photoshop, e nonostante il tempo trascorso non ci sono stati grandi stravolgimenti in questo senso. Non che Adobe abbia mai brillato in questo ambito, capiamoci, il tradizionale algoritmo Bicubico è rimasto sostanzialmente immutato da più di trent’anni e, nonostante risultati generalmente accettabili ha sempre pagato dazio nei confronti di servizi di terze parti più efficienti basati su bspline, frattali ecc… La mia impressione personale è sempre stata che Adobe si accontentasse di un (più che) buon compromesso tra qualità e tempi di processo, e del resto non mancano trattati verticali su come migliorare il dettaglio delle immagini (primo fra tutti il Real World Image Sharpening di Jeff Schewe e del compianto Bruce Fraser) né metodologie più o meno articolate per finalizzare le immagini dopo il ricampionamento. A ogni modo ci eravamo lasciati a fine 2014 con una allora new entry: il Mantieni Dettagli, c’è oggi qualcosa di nuovo? Sì, c’è.

Mantieni Dettagli 2.0

Con il rilascio di Photoshop CC2018 venne inserito nell’Anteprima Tecnologia la seconda revisione dell’algoritmo Mantieni Dettagli: un metodo di interpolazione per ingrandimenti espressamente basato su Adobe Sensei che presenta interessanti evoluzioni qualitative. Non esiste significativa documentazione tecnica pubblica, e se c’è non sono ancora riuscito a trovarla, in compenso in rete si trovano diverse comparative interessanti che presentano dettagliate analisi a posteriori. Quello che è certo è che si tratta di una tecnologia ancora in fase di sviluppo (Anteprima Tecnologia, appunto) che trarrà sempre più giovamento dalle evoluzioni delle logiche di deep learning e sull’intelligenza artificiale (ne avevamo fatto accenno nell’articolo L’intelligenza non basta, circa un anno e mezzo fa).

Abilitare il nuovo algoritmo

Per poterla abilitare bisogna innanzitutto abilitarla dalle Preferenze, alla scheda Anteprima Tecnologia, dopodiché risulterà accessibile nel menu a tendina del ricampionamento nella finestra Dimensione Immagine. Precisiamo subito che va selezionato espressamente altrimenti non verrà mai applicato in Automatico, come invece può capitare a discrezione del software per gli algoritmi Mantieni dettagli (ingrandimento), cioè la versione 1, e Bicubica più morbido (ingrandimento). Aggiungo inoltre che detto algoritmo non può essere utilizzato con la Trasformazione Libera, dove continuano comunque ad essere selezionabili tutti gli altri.

L’immagine 1 è ottenuta con la leggendaria tecnica di ingrandimento progressivo, tipo 10% alla volta, che non fa altro che aggiungere errori di approssimazione su errori di approssimazione, l’immagine risultante è più che morbida, è proprio sfocata. L’immagine 2 è interpolata al 500% con Bicubico più morbido, mentre la 3 usa Mantieni dettagli 2.0. La valorizzazione del dettaglio sottile è evidente, soprattutto sulla buccia dell’arancia dove c’è più trama con alte frequenze da analizzare.

Funziona?

Come tutte le funzioni nuove (o seminuove), soprattutto se in fase beta, l’interrogativo è d’obbligo: vale la pena? Risposta breve: sì. Il cambio di rotta, così come il miglioramento, sono ben percepibili. Risposta meno breve: l’algoritmo enfatizza 6 i dettagli riducendo molto gli aloni generati invece dagli altri algoritmi, in pratica cerca davvero di ricostruire le varie texture dell’immagine rispettando maggiormente i dettagli fini senza eccedere con il disturbo sulle aree prive di dettaglio. Il cursore per la riduzione del disturbo fornisce un buon controllo, con una mascheratura automatica (del tutto invisibile all’utente) che somiglia a quella della sezione dettaglio in Camera Raw. Fermo restando che le caratteristiche dell’immagine di partenza possono condizionare la scelta dell’algoritmo (e che può subentrare la componente soggettiva, quindi il gusto personale), il rispetto di trama e microdettaglio è superiore. Pur essendo proposto come miracoloso per gli ingrandimenti delle immagini piccole (con tutte le perplessità del caso, non soltanto mie) l’algoritmo per me fa la differenza quando le immagini di partenza sono grandi e ben fatte. Più sono i dati iniziali e migliori sono i risultati dei calcoli (vale per tutti gli algoritmi di interpolazione naturalmente), anche e soprattutto quando subentra una intelligenza artificiale che può attingere alle analisi di miliardi di immagini per rigenerare i dati mancanti. Se è sempre vero che non è possibile recuperare da un’immagine più dati di quanti ne siano presenti nativamente, ora diventa vera anche la possibilità di generare dettagli plausibili in base al contesto. Magari non sono veri, ma sicuramente sono verosimili.

Le alternative

Ci sono diverse alternative (ci sono da sempre), quelle basate su algoritmi generativi più interessanti secondo me sono quelle online, alcune anche gratuite o con un periodo/quantità di prova. Tra quelle che ho potuto testare personalmente con buona soddisfazione: imglarger.com, letsenhance.io, imageupscaler.com, deep-image.ai, ma è giusto per citare alcuni tra i più noti visto che l’offerta è ampia. Spesso i risultati sono migliori ma il divario, rispetto al decennio scorso, si è assottigliato. Nel prossimo appuntamento affronteremo una questione in parte già trattata negli anni scorsi, quella legata alla preparazione delle immagini per il grande e grandissimo formato (ma i principi di base servono anche per le medio-piccole dimensioni e la stampa fine art). Sfrutteremo i risultati di questi algoritmi prima di passare ad una corretta metodologia di post produzione, senza dimenticare la fondamentale relazione tra la risoluzione adatta e la distanza di visione dell’osservatore.


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