Emergenza

Costi e materie prime, intervista al presidente di Assografici Emilio Albertini

Stiamo vivendo una dimensione difficile e in continuo divenire. Costi energetici alle stelle, mancanza di materie prime con una domanda di mercato molto forte e uno scenario internazionale incerto e pericoloso a causa delle conseguenze della guerra che infiamma l’est Europa. Tutto questo sta mettendo a dura prova la tenuta del comparto industriale

Urge una politica energetica di largo respiro e interventi immediati per scongiurare l’impensabile che rischia di diventare realtà, il blocco del settore.

Il vertiginoso aumento dei costi – dalle materie prime all’energia – sta pesando enormemente sulle aziende, anche quelle del settore grafica, stampa e trasformazione. Il divenire caotico e incontrollato degli eventi non rende possibile fornire dati né fare previsioni, possiamo però cercare di fotografare lo stato del settore – al momento in cui si scrive – e capire cosa si stia facendo per affrontare questa che è, a tutti gli effetti, una situazione mai vista.

Ci siamo fatti accompagnare in questo arduo percorso dal presidente di Assografici Emilio Albertini.

La condizione economica del Paese e dell’intera Europa è davvero difficile e i costi esorbitanti stanno mettendo in crisi la tenuta dell’industria. Quali sono i comparti del settore che stanno soffrendo di più?

«In generale stanno soffrendo tutti, perché la crisi delle materie prime tocca tutti i comparti. La condizione peggiore però la sta vivendo, ad oggi, il mondo delle etichette, anche in conseguenza degli scioperi che si sono avuti nel nord Europa. Ci sono stati fermi macchina di alcune cartiere che, sommati alla carenza di materiale a stock sul mercato e alla grande domanda di materiale europeo, hanno messo in crisi molte aziende. Diverse produzioni si sono fermate proprio per mancanza di materiale.

Un fenomeno che si sta verificando anche nel mondo della carta grafica, tanto più se si considera che molte cartiere in Italia hanno convertito i propri cicli, passando dalle carte grafiche ad altre produzioni. Il mercato di questo settore era in netta sofferenza già da oltre un decennio e a ciò ora si aggiunge la mancanza di materia prima.

Stessa situazione anche per il comparto della cartotecnica che sta vivendo un momento di fortissimi ordini in tutti i settori – food, farmaceutica, cosmetico – ma fatica a reperire la materia prima. Tutti i canali che arrivavano dall’Oriente e dal Sudamerica sono chiusi; addirittura è persino diventato sconveniente l’import da est, perché il costo del nolo è quasi quanto quello del prodotto trasportato. Le aziende trasformatrici si devono rivolgere quindi alle cartiere nord europee che, in questo momento, sono oberate di lavoro e devono affrontare l’aumento del costo dell’energia – pur se in maniera più contenuta rispetto alle cartiere italiane. Le consegne sono spesso a 6 o 7 mesi, creando grandi difficoltà alle aziende trasformatrici che non possono prevedere cosa servirà loro a mesi di distanza. Altra enorme difficoltà del momento è il trasferire nell’immediato le maggiorazioni dei costi delle materie prime ai clienti; la differenza di costo tra il momento in cui acquistiamo il materiale e il momento in cui lo vendiamo purtroppo lo dobbiamo assorbire noi».

Come stanno reagendo le aziende del settore: riducendo i margini, la produzione, innalzando i prezzi ai propri clienti ecc.?

«Qualche azienda nel settore rotocalco ha paventato una possibile riduzione della produzione a causa del costo dell’energia ma di fatto, ad oggi, credo che nessuno si sia fermato. In questo momento tutti abbiamo molto lavoro ed eventuali stop produttivi sono dovuti alla carenza di materiali. La preoccupazione in questo momento è il possibile fermo delle cartiere, che invece sono estremamente energivore. Recentemente – inizio marzo, nda – il gruppo Pro-Gest ha annunciato la chiusura momentanea di 6 cartiere che producono carta riciclata per ondulatore e questo potrebbe comportare grandi problemi nel prossimo futuro. Il gruppo produce una grande quantità di materiale destinato al mercato italiano e se si fermassero tutti i produttori di carta riciclata si fermerebbe il mondo dell’ondulato e gran parte della circolazione delle merci. Questo è un enorme problema.

Di certo le aziende del settore stanno subendo una riduzione dei margini. Riceviamo ormai aumenti mensili da parte dei produttori di carta e cartone che accettano prenotazioni a scadenza lunga, anche a 6 mesi, ma con prezzo aperto. Inoltre i fornitori mantengono lo spazio di produzione prenotato e il tonnellaggio, ma generalmente non garantiscono più di quello che è stato ordinato lo scorso anno, quindi se le nostre aziende dovessero trovare clienti nuovi con volumi importanti, non potrebbero acquisirli perché non avrebbero il materiale. È una situazione paradossale, mai vissuta prima.

L’eccesso di ordini dipenderà poi da quanto il mercato riuscirà ad assorbire nei prossimi mesi; non bisogna dimenticare che c’è uno spettro all’orizzonte: la risalita dell’inflazione. Non sappiamo a che livello arriverà a fine anno, ma se eroderà i salari, intaccherà anche il potere di spesa delle famiglie e, conseguentemente, i consumi ristagneranno. In questo momento c’è una domanda estrema che va oltre ogni aspettativa ma è probabile che si affievolisca nei prossimi mesi e che, una volta che i nostri clienti avranno ricostruito i magazzini, svuotati durante il periodo pandemico, gli ordini caleranno. Questo è ciò che si teme e che si vede a un orizzonte neanche troppo lontano. Non è possibile però prevedere cosa succederà e anche le conseguenze della guerra in Ucraina sono una grande incognita».

Ora è necessario tamponare la situazione, anche con un intervento urgente della politica, ma quali sono le soluzioni possibili e cosa bisogna fare invece come progettualità a lungo termine?

«La politica deve intervenire sull’energia, aiutando le aziende che non possono lavorare per pagare solo le bollette della corrente. Ci vuole assolutamente una politica energetica di lungo periodo che è stata trascurata da sempre nel nostro Paese, fin dai tempi del referendum di 35 anni fa quando si decise di non avere l’energia nucleare, senza però fare, da allora, alcun passo in direzioni migliori. Acquistiamo il 40% di gas naturale dalla Russia, non possiamo pensare che in breve tempo si possa sopperire con fornitori alternativi. Liberarsi dal giogo russo nel giro di poco tempo non è possibile, non sono cambiamenti che si fanno nell’immediato. In Italia purtroppo in tutti questi anni c’è stata la politica dei no; il no a tutto e adesso ne paghiamo le conseguenze, più di altri Paesi europei. Per fare un esempio prossimo a noi, la Francia ha il nucleare e ovviamente, quando si parla di energia, le aziende italiane rispetto a quelle francesi sono estremamente meno competitive».

Assografici cosa sta facendo o ha in progetto di fare per essere d’aiuto alle imprese del settore?

«Nell’ambito di Federazione, con Assocarta e Acimga, stiamo facendo un’azione insieme a Confindustria nei confronti del Governo per chiedere sgravi e aiuti; richieste ben precise che al momento però non hanno avuto seguito. Ci aspettiamo tuttavia un intervento da parte della politica per salvaguardare i posti di lavoro e la competitività a livello europeo delle nostre aziende, perché altrimenti non andremo da nessuna parte, non possiamo lavorare per pagare le bollette dell’energia.

Inoltre abbiamo avanzato anche richieste e proposte su settori specifici, come l’introduzione di un credito d’imposta per le carte per fini di editoriali, libri e riviste specializzate. Per esempio il mercato della scolastica ha prezzi bloccati che non possono aumentare per legge ma, dall’altra parte, ha costi di produzione che sono esplosi e le aziende rischiano di fermarsi. Andranno fatti quindi interventi urgenti da parte della politica anche in questo caso, perché non possiamo pensare che chi stampa libri per la scolastica lavori in perdita; dobbiamo dare una mano a questo settore.

Nell’immediato non vedo altra soluzione che accedere a bonus fiscali, crediti d’imposta o comunque soluzioni che aiutino le aziende a superare questo momento, perché il settore rischia davvero. Se chiudono le cartiere chiude tutto l’indotto. Noi senza carta siamo morti».

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